giovedì 1 settembre 2011

RISORGIMENTALINE: ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL (1758-1799) ,BIANCA MILESI (1790-1849), VIRGINIA MENOTTI ( 1800-1861)




                                                            INTRODUZIONE

La serie delle  Risorgimentaline” è nata, più o meno, durante i “festeggiamenti  “ dei centocinquant'anni dell’ Unità d’ Italia.  Ma personalmente  più che  la  loro adesione agli ideali risorgimentali e alla loro  coraggiosa  partecipazione agli eventi  più drammatici e rivoluzionari  del Risorgimento (( i moti del 1821 e del 1831, le insurrezioni messinese e palermitana del 1848, le cinque giornate di Milano, l’eroica difesa delle repubbliche di Roma, Brescia e Venezia, la spedizione dei mille e le successive imprese garibaldine ) ho voluto mettere in evidenza  come tratto comune di tutte le donne, menzionate in queste sintetiche cretastorie,  la loro    aperta sfida, pagata spesso con la loro stessa vita,  contro le  convenzioni sociali di quel  tempo tese a relegare le donne in uno stato di totale subordinazione sia nella vita privata che in quella pubblica.


 

 ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL (1758-1799), di origine portoghese,  si  separò ancora giovane da un marito violento,  generale dell’esercito napoletano. Fu egualmente bene accolta alla  Corte del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone e della regina  Maria Carolina grazie alla sua grande cultura, ispirata alle  nuove idee illuministe. Dopo l’avvento della Rivoluzione francese ciò che prima  alla  corte di Napoli era fonte d' interesse ed era pertanto relativamente tollerato non lo fu più e trovatole nel suo appartamento libri di Diderot e D’Alembert fu arrestata. Liberata dalla sollevazione popolare  del 1799 e dall’arrivo dei francesi la Pimentel  diventò, durante  il periodo della Repubblica Napoletana,  giornalista e direttrice  del giornale libertario “Le Moniteur”. Con il ritorno dei Borboni  fu condannata a morte e affrontò l'esecuzione della sentenza con grande serenità e coraggio.  Sebbene essa visse prima di quello che è stato definito  in senso stretto come "Risorgimento" la Pimentel  può comunque essere considerata, sotto molti aspetti, una precorritrice delle "eroine" risorgimentali più rivoluzionarie.
 Bibliografia: cfr. Bruna Bertolo, Donne del Risorgimento. Le eroine invisibili dell’unità d’Italia, Ananke 2011. A questo libro mi sono riferito principalmente  per tutta la serie, soprattutto per le numerose e belle  illustrazioni .  Ho consultato anche Antonio Spinosa, Italiane. Il lato segreto del Risorgimento, Mondadori 1994
                          



   LA SOCIETA' DELLE GIARDINIERE . Pochi decenni dopo la morte di  Eleonora Fonseca de  Pimentel, e quando ancora era assai vivo il suo ricordo, sorse in Italia la “Società delle Giardiniere” una variante femminile  della società segreta della Carboneria  e di altre  società segrete affini come quelle degli   “Adelfi” o dei “Federati”.  Gli obiettivi di queste società segrete variavano a seconda della situazione politica dei vari  stati ,  nati in Italia, dopo il Congresso di Vienna del 1815.  Comune era però, in tutte queste,  sia nel Nord che nel Sud, la richiesta di una Costituzione, che garantisse  i diritti dei sudditi contro l’ assolutismo  dei governi del tempo.  Inoltre in tali sette iniziava a diffondersi , sempre più,   il concetto di italianità. Nella società delle giardiniere  si distinguevano  le apprendiste dalle maestre giardiniere. Loro caratteristica  era il tenere uno stiletto  sotto la gonna. Quando la loro identità di   cospiratrici veniva scoperta la loro punizione  era durissima, quanto quella dei loro confratelli. Tra le maestre giardiniere , più note,  mi limito, qui, a ricordare BIANCA MILESI (1790 - 1849), pittrice, filosofa e scrittrice di libri per l’infanzia.  Nata a Milano da famiglia agiata, Bianca Milesi  fu, durante un suo soggiorno romano,  allieva del pittore  Francesco Hayez e amica dello scultore  Antonio Canova Fu anche  intima amica dell’inglese Mary Edgeworth e della tedesca Sofia Reinhardt,  tra le prime acute critiche degli stereotipi femminili dell’epoca. Carlo Cattaneo  descrisse così la Milesi: “ La Bianca faceva la filosofessa: rinunciò a tutte le inezie donnesche: si recise le trecce, vestì un abito di lana con grosse  scarpe, pose tutto il suo denaro a comprar libri ….”.   E tra i tanti libri letti particolarmente prezioso per lei era  Il saggio sull'intolleranza di John Locke. Ideatrice di un codice segreto per i congiurati,  noto col nome di “carta frastagliata", durante i moti del 1821 fu arrestata, ma grazie alla sua fermezza ed astuzia , la polizia,  priva di prove sicure,  fu costretta a liberarla. A 31 anni sposò il medico genovese, Carlo Mojon ed entrambi diventarono, a Genova,  un punto di riferimento sicuro per i milanesi esuli, tra cui per un certo periodo anche  la contessa di Belgioioso.  Trasferiti negli ultimi anni a Parigi , morirono entrambi di colera nel 1849.
 Nota:  Sulle “ Maestre Giardiniere” e su Bianca  Milesi,  un' interessante scheda  allegata a  un costume dell’epoca la si trovava  nella mostra "Mode nei giardini"  a Villa Torlonia a Roma (luglio 2012).
 
Nota: Ringrazio Fridericus della precisazione   http://icopisky.blogspot.com/. Io , con molto ritardo involontario, me ne sono accorto solo ora, ma spero che, nel frattempo, altri l'abbiano già consultato. 
 
 
VIRGINIA MENOTTI

VIRGINIA MENOTTI ( 1800-1861) nata a Migliarina presso Carpi  era la sorella minore di Ciro Menotti, di cui condivideva e condivise sino alla morte, le idee patriottiche e politiche.  Nel 1831, mentre il suo fratello attendeva in prigione il giorno dell’esecuzione della condanna a morte   decretata dal duca Francesco IV d’Este, tentò previo travestimento di liberarlo, sostituendolo, con la complicità del carceriere, per una notte in cella, per dare  tempo al fratello di fuggire e mettersi in salvo,  ma l’ audace tentativo non riuscì.  Virginia dovette fuggire e si recò  prima Bologna poi a Marsiglia e in fine a Parigi, dove entrò in contatto con Giuseppe Mazzini, di cui divenne seguace.  Nel 1834 intanto il marito Luigi Pio di Savoia che Virginia aveva sposato a  soli diciassette anni, morì, dopo essere stato per un certo periodo, rinchiuso in prigione e più volte interrogato dalla polizia interessata agli spostamenti della moglie. Qualche anno più tardi Virginia si unì al patriota Cesare Rosa. Durante i moti rivoluzionari  del ’48, Virginia poté tornare , per un breve periodo , a Carpi, ma da lì dovette di nuovo fuggire quando con il trionfo della reazione Francesco IV  riprese, sempre con l’aiuto degli austriaci, il potere. Si trasferì presso Firenze , continuando a frequentare gli ambienti patriottici, e in quella città, nel  1861,  morì, dopo avere finalmente assistito  alla cacciata degli Estensi. 

 

RISORGIMENTALINE: COSTANZA ARCONATI ( 1800-1871) 5) ENRICHETTA BASSOLI CASTIGLIONI (1803 - 1832 ) 6) GIUDITTA BELLERIO SIDOLI (1804-1871

 

 

 

COSTANZA ARCONATI

COSTANZA ARCONATI ( Vienna 1800-1871): Figlia del marchese milanese  Lorenzo Galeazzo Trotti e della nobildonna Maria Antonia Hedwig Schaffgotsch .  Tramite la madre, la famiglia era in ottimi rapporti con gli Asburgo, e l’ infanzia e l’adolescenza di Costanza  trascorse in frequenti spostamenti tra Vienna e Milano. Costanza,  sposò, appena diciasettenne ,  il giovane marchese, suo cugino, Giuseppe Arconati Trotti Visconti, e condivise da subito gli ideali liberali risorgimentali del marito. In seguito alRCONATI fallimento dei moti del 1821,   Giuseppe Arcorati, che vi aveva partecipato,  svolgendo un ruolo di primo piano insieme a Federico Confalonieri , fuggì, grazie agli avvertimenti  della bene informata  suocera delle intenzioni repressive della polizia austriaca,  all’estero, e la moglie  col figlioletto Carlo, lo seguì. La sentenza di condanna a morte in contumacia di Arcorati ,emessa , nel 1822 ( o secondo altre versioni nel 1824), dagli Asburgo, colse la copia quando si era già stabilita in Belgio, dove il Marchese era,  proprietario , tra molti altri beni, ,del Castello di Gaesbeek . Il Castello divenne presto  un rifugio per molti esuli italiani , tra cui Giovanni Berchet, nominato  precettore di Carlo e legato a Costanza da un profondo sentimento ai margini tra amore e  amicizia. Carlo apprese, per volontà della madre Costanza, anche -la conoscenza della lingua  e della cultura tedesca , i cui pregi , secondo l’opinione materna, non dovevano essere confusi  con la repressiva  politica dell’ impero austro-ungarico  nel Lombardo-Veneto. Nel 1829 morì , a 11 anni (o secondo altre versioni nel 1839 a 19 anni), il figlio Carlo. Tornata col marito in Italia nel 1838, In seguito a un’amnistia imperiale, Costanza si  impegnò  come “cronista  culturale” ,  svolgendo il rischioso ruolo di messaggera tra i patrioti detenuti in prigione e i patrioti sparsi in Italia o in esilio all’estero. Durante le Cinque Giornate di Milano Costanza collaborò strettamente con il marito per l’ unione del Lombardo-Veneto  al Piemonte. Nel 1850 la coppia si trasferì a Torino dove il marito Giuseppe  Arconati  fu eletto deputato  al Parlamento del regno di Sardegna e nel 1865,  avvenuta l’ Unità d’Italia, fu nominato  senatore. In quella città acquisì una notevole fama il  salotto di Costanza,  frequentato da illustri  intellettuali e artisti liberali.  Costanza morì nel 1871 e suo marito nel 1873.


ENRICHETTA CASTIGLIONI

ENRICHETTA BASSOLI CASTIGLIONI  ( 1803 - 1832) . Così come altre  donne del Risorgimento anc

 ò insieme al suo amore per la patria  la sua resistenza al sottostare  ai pregiudizi e alla convenzioni  borghesi  del suo tempo . A sedici anni fu data in sposa all’anziano  Francesco Marini di Padova, benestante, con cui ebbe una  bambina. A vent’ anni rimase vedova e si innamorò del patriota e rivoluzionario,  SILVESTRO CASTIGLIONI, figlio del Presidente del Supremo Consiglio di Giustizia del Duca di Modena  .  Sfidando le convenzioni del tempo vissero insieme condividendo i rischi e i pericoli di una intensa  attività  cospiratoria. Dalla loro unione extra-matrimoniale , nacque, nel 1831,  un bambino che fu chiamato Enrico. In quello stesso anno Silvestro Castiglioni partecipò attivamente ai moti rivoluzionari del 31.  Dopo il fallimento della rivolta Silvestro ed Enrichetta  fuggirono da Modena per via di mare. Nei pressi di Ancona l’imbarcazione fu intercettata dalla marina austriaca e condotta a Venezia. Sbarcati,  Silvestro fu arrestato e rinchiuso nella prigione di San Severo. Enrichetta ne volle condividere la sorte e in carcere sposò Silvestro nel marzo del 1832.  In Aprile  Enrichetta morì di cancro  in prigione    dopo 13 mesi di  stenti  e di sofferenze.  

 

 

GIUDITTA BELLERIO SIDOLI (1804-1871)

Sposata giovanissima con il “carbonaro”Giovanni Sidoli , condivise con lui  i suoi ideali. Dopo i moti del 1821 Giovanni Sidoli fu condannato a morte, ma riuscì a fuggire con la moglie e la loro bambina, in Svizzera. Nel 1828 Giuditta, rimase vedova.  I suoi 4 figli  le furono sottratti dal suocero, fedele a Francesco IV. duca di Modena. Nel 1831, Giuditta   partecipò attivamente ai moti guidati da Ciro Menotti indossando abiti tricolori. Falliti i moti  tornò in esilio prima in Svizzera e poi in Francia, dove conobbe Giuseppe Mazzini, a cui fu sentimentalmente legata per molti anni. Divenne  responsabile e amministratrice del giornale “Giovane Italia, organo dell’associazione mazziniana avente lo stesso nome. Nel 1848 il figlio Achille  combatté nella Repubblica Romana. Nel 1852 fu arrestata e incarcerata per circa un mese a Parma, dove governava il duca Carlo III. Dopo un breve periodo in Svizzera, dove si era rifugiata dopo il carcere, si stabìlì con le sue figlie, che condividevano anch’esse le idee  materne,  a Torino. La sua casa divenne un luogo d’incontro per molti cospiratori. Morì nel 1871, dopo avere rifiutato