sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: VOLONTARI/E ANARCHICI FRANCESI 2: GASTON LEVAL (1895-1978);, ANDRE PRUDHOMMEAUX (1902-1968); BENJAMIN PERET (1899-1959), ROBERT CAPA (1913-1954), GERDA TARO (1910-1937)

                                                         
GASTON LEVAL (1895-1978) Il  vero nome di Gaston Leval era Pierre Robert Pillier, nato a Saint Denis. Suo padre era stato un comunardo parigino. A 14 anni partecipò ad una manifestazione per la liberazione di  Francisco Ferrer  Nel 1915  per evitare  la chiamata alle armi  si recò in Spagna, dove militò nella  CNT (Confederacion Nacional de Trabajo). Nel 1921 fu inviato come delegato all’Internazionale  Sindacale Rossa e tentò invano di perorare la causa dei detenuti anarchici nelle prigioni bolsceviche.  Nel 1924  si recò in Argentina, dove militò nella FORA . Tornato in Spagna, allo scoppio della rivoluzione del 36 si impegnò nella organizzazione delle collettività  libertarie  rurali e urbane. Nel 1938 tornò in Francia dove venne subito arrestato e condannato a 4 anni e mezzo di prigione. Nel 1940 fuggì dalla prigione e iniziò la sua attività clandestina negli anni della guerra.  Dagli anni cinquanta in poi   fu estremamente attivo scrivendo importanti libri e collaborando  a numerose riviste anarchiche, tra cui anche l’italiana Volontà,
 Brano da commentare: “..  16) Le collettività non sono state opera esclusiva del movimento libertario. Quantunque applicassero principi nettamente anarchici, erano spesso creazione spontanea di persone lontane da questo movimento (“libertarie” senza saperlo) La maggior parte delle c Coletività di Castiglia e di Estremadura sono state opera di contadini cattolici e socialisti, ispirati o no dalla propaganda di militanti anarchici isolati. Malgrado l’opposizione ufficiale della loro organizzazione, molti membri della  U:G:T: sono entrati nelle Colettività o le hanno organizzate, e così pure i repubblicani sinceramente desiderosi di realizzare la libertà e la giustizia, (17)  I piccoli proprietari erano rispettati. Le tessere di consumatori fatte anche per loro, il conto corrente che era loro aperto, le risoluzioni prese a loro riguardo lo attestano. Soltanto s’impediva loro di aver più terra di quella che potessero coltivare, e d’esercitare il commercio individuale. L’adesione  alle collettività era volontaria, gli “individualisti” vi aderivano solo se e quando venivano persuasi dai migliori risultati del lavoro in comune”. 
Bibliografia: Gaston Leval, Né Franco né Stalin Istituto editoriale italiano 1952 p. 313 s.
                                                     
   
ANDRE PRUDHOMMEAUX (1902-1968) : André Prudhommeaux , dopo avere studiato Scienze all’ Università di  Parigi, fu assunto al laboratorio di ricerche del Ministero dell’ Agricoltura, ma  fu presto licenziato a causa delle sue idee politiche comuniste. Sposatosi nel 1928  con  DORI RISS  aprì con lei la “ Librairie Ouvrière”. Dal 1929 al 1931 partecipò alle attività di un gruppo di comunisti consigliari (GOC).   Trasferitosi in Francia  scrisse , con la collaborazione di Dori, il libro Spartacus et la Commune de Berlin 1918-1919     dove sulla base di una rigorosa documentazione ed esposizione dei fatti criticò, tra l'altro, l'impostazione "fideistica e al tempo stesso nichilista" del materialismo storico così come esso veniva concepito sia dal partito bolscevico che da quello social-democratico (cfr. brano)

Brano da commentare: Sono trascorsi vent’anni che noi abbiamo cominciato la ricerca e la traduzione dei materiali che costituiscono questo  piccolo libro (petit livre). In questa epoca, nella gioventù rivoluzionaria, i fatti e le idee sulla Commune  tedesca del 1918-1919, mal conosciuti o già dimenticati, erano, in Francia eclissati dal prestigio della Russia sovietica.  Nella stessa  Germania, lo spartachismo, il luxembourghismo, il comunismo dei consigli operai – egualmente banditi da tutte le centrali ufficiali , non avevano trovato rifugio che in oscuri giornali, di piccole sette in via di fossilizzazioni, resti di un passato glorioso.   Il bolscevismo, così come la social-democrazia, sembravano volere cancellare le orme reali di questa tradizione, per non conservare che l’efficacia vagamente religiosa. […] Dal suo lato  l’ Humanité, caduta dalle mani di  Jaurés a quelle di Renaudel, poi da Reneudel a Cachin, sembrava avere dimenticato quale lezione gli spartachisti avevano dato a  questi due socialisti dell’ Unione Sacra, e quanto le vittime erano entrambe lontane dal militarismo borghese  e dal neo-militarismo sovietico [ … ] . Disfare le religioni  spiegandole, ciò non è solamente una impresa indispensabile per sbarazzarsi delle  idee parassitarie ; è anche il solo mezzo  per riprendere contatto con l’esperienza, intima, primordiale, sulla quale sono impregnate  (échafaudées) le psicosi e le ideologie, e che nasconde gelosamente l’opinione organizzata in propaganda.  E’ possibile che questa ricerca sia considerata come “idealista” dai partigiani del materialismo storico – quanto meno da alcuni di loro. Per la loro  “scienza” certe cose devono succedere; e , sapendolo, non ci si può ingannare che sul ritmo, ma non sul senso del loro  sovrastrutturale.  Disgraziatamente, tutto questo materialismo storico non è quasi che una mescolanza di fideismo e di nichilismo,  mistura che si ritrova presso Koestler a proposito dello Spartaco antico; e più abbondantemente ancora, a proposito dello Spartaco moderno, sotto la penna degli specialisti di formazione bolscevica, senza escludere Trotsky, Victor Serge o Paul Frölich….“ ( André et Dori Proudhommeaux, Spartacus et….   (1932)
Bibliografia : André et Dori Prudhommeaux, Spartacus et la Comune de Berlin 1918-1919,  Spartacus 1949  p. 116                                                                                   
  Proudhommeaux sostenne, inoltre,  nel 1933, con vari interventila difesa di Marinus van der  Lubbe, giovane comunista consigliare olandese, autore del tentativo di incendiare il Reichstag di Berlino, contestando in tal modo le accuse dei comunisti e anche di alcuni anarchici a quel rivoluzionario  olandese,  di essere  un provocatore al servizio dei nazisti.  Anni più tardi in una lettera all'anarchico tedesco Helmut Rüdiger, che da poco si era  anche lui ricreduto sul caso Marinus van de Lubbe,  Proudhommeaux ricordava  le sue difficoltà negli anni trenta, in Francia e in Spagna, a sostenere la tesi della riabilitazione di Marinus van de Lubbe, dopo tante calunnie e menzogne, , negli ambienti della sinistra (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “… Io sono stato il primo in Francia a sostenere questa tesi (riabilitazione di Marinus Van der Lubbe ) allo stesso momento che  la stampa di sinistra, nella sua quasi-unanimità, si  aggrovigliava (enferrait)  senza rimedio nella tesi “provocazione" immediatamente adottata da Mosca. In effetti io ero al corrente da anni delle posizioni e del  formarsi (devenir) dei gruppi rätekommunist olandesi di cui Lubbe era un elento particolarmente devoto e combattivo, e io sono riuscito a trascinare sul terreno del gruppo olandese “Spartacus” (minoranza antiparlamentare del NAS di Sneevliet ) un pugno di militanti francesi, olandesi, inglesi, italiani, spagnoli e tedeschi dispersi attraverso l’Europa e appartenenti ai movimenti  libertari, socialisti di sinistra, sindacalisti rivoluzionari, o anarchici individualisti. […] Questa piccola fraternità si è prolungata in Catalogna nel 1936, e tu ti ricorderai forse che il nostro gruppo si è proposto di aderire alla FAI sotto il nome di Gruppo Marinus  van der Lubbe, ciò a cui la DAS non ha mancato di opporsi con veemente indignazione perché aveva preso partito , con Rocker e Souchy, per la tesi antifascista ufficiale. Mi è particolarmente gradevole di vderti  riconsiderare il tuo atteggiamento, ed entrare nello stesso tempo in questa fraternità spirituale di “resistenti alla menzogna” che si è formata ai margini delle organizzazioni e delle ideologie e che contava dal 1933 al 1939, su alcuni  punti d’appoggio isolati: Marcus Graham negli USA, Ernestan in Belgio, Lopez Cardozo ad Amsterdam, Camillo Berneri, Simone Weil, Michel Alexandre, Louis Bertoni, Guy A. Aldred, René Lefeuvre, Gaston Michaud, René Martin, Willy Fritzenk ötter, Armando Borghi, A. Barbé, Sylvia Pankurst, nelle città e nei luoghi più diversi. …” (  Lettera di André Proudhommeaux ad Helmut Rüdiger il 10 novembre 1959) 
Bibliografia:  Nico Jassies, Marinus van der Lubbe et l’incendie du Reichstag  Editions Antisociales, 2004, pp. 155-156.  (traduzione italiana mia. Credo che esista anche una versione italiana di questo libro, ma io ho solo questa edizione francese)
  Nel 1934 fondò, con la collaborazione di VOLINE (cfr. post a suo nome) il giornale anarchico di lingua francese, Terre Libre.  Durante la rivoluzione sociale del 1936, insieme a Dori, visse  per un certo tempo a Barcellona, e la CNT/FAI gli affidò  il compito  di preparare un’edizione francese del loro giornale  Solidaridad Obrera Tornato a Parigi, Proudhommeaux, con l'aiuto sempre di Volin iniziò subito questo nuovo giornale, a cui si dette il nome di L'Espagne antifasciste . Già nell'ottobre 1936 sul giornale apparvero considerazioni critiche sulla partecipazione della CNT al governo della Generalitat catalana, che risultarono sgraditi ai vertici della CNT. Ma la tensione crebbe quando di fronte alla successiva e ancora più impegnativa partecipazione della CNT al governo Caballero,  Proudhommeaux  criticò duramente   e senza sconti il cosiddetto “ ministerialismo anarchico” (cfr. brani) 

 Brani da commentare : “1) Ogni collaborazione che obbliga gli anarchici a conformarsi all’opinione, all’ atteggiamento, all’azione dei partiti o frazioni politiche reprimendo le proprie idee e accettando una non-attività pubblica, è una collaborazione organica e nefasta. Essa deve essere respinta puramente e semplicemente, per principio, ovunque  sempre.” ( André Proudhommeaux, L’Espagne antifasciste , 28 novembre 1936); 2) La nuova posizione presa momentaneamente dalla CNT/FAI in Spagna: partecipazione al governoi, collaborazione con i partiti politici, militarizzazione delle masse,  inclinazioni stataliste, etc. […] ha dato un colpo sensibile all’  anarchismo internazionale.” (André Proudhommeaux, L’Espagne antifasciste , 18 dicembre  1936)
Bibliografia: Daniel Aiache, La revolution défaite. Les groupements révolutionnaires parisiens face à la révolution espagnol, Noir et Rouge 2013 p.87 (traduzione italiana mia )
    L’ Espagne antifasciste ,  per volontà della CNT fu definitivamente sospesa e sostituita , escludendo Proudhommeaux ,dalla  Nouvelle Espagne antifasciste che si  allineò rapidamente e  completamente alla linea politica adottata dalla CNT/FAI. In risposta Proudhommeaux fondò un nuovo giornale, L’ Espagne nouvelle, che mantenne, tra altri argomenti,   nella sua critica al "ministerialismo anarchico". (cfr. il post : I MINISTRI ANARCHICI).  Durante la II guerra mondiale Proudhommeaux  si stabilì con Dori  in Svizzera e si dedicò soprattutto alla letteratura . Tornato, dopo la guerra , in Francia si impegnò intensamente  nel movimento anarchico  e , dopo la ricostituzione nel 1953, di una nuova Federation Anarchiste fu redattore del  Monde Libertaire. Nel Colpito negli anni sessanta dal morbo di Parkison morì nel 1968                                                                               




 BENJAMIN  PERET (1899-1959):  Poeta surrealista francese. Libertario e internazionalista, nell’agosto del 1936, si recò in Spagna per arruolarsi tra le file del POUM, ma in seguito a  contrasti tra lui e i dirigenti di quel partito  andò a combattere tra i miliziani della Colonna Durruti e più precisamente nel  battaglione “Nestor Makhno”. In Spagna conobbe la pittrice e simpatizzante anarchica,  REMEDIOS  VARO  (1908-1963).  In seguito alla militarizzazione delle  milizie , Peret lasciò la Spagna e si recò, insieme a Remedios Varo , in Francia  e poi,  all’arrivo dei nazisti a Parigi,  emigrarono in Messico. Nel 1947, separatosi da Remedios Varo, Peret tornò   in Francia,  dove morì nel 1959.
Brano da commentare: “ L’uovo di Durruti si schiuderà. Intesa la mattina del 20 maggio scorso, in un dormiveglia attraversato da immagini confuse del Fronte d’Aragona lasciato tre settimane prima, questa frase mi svegliò di colpo. Ho sempre visto in Durruti il dirigente anarchico più rivoluzionario, quello la cui attitudine si opponeva più violentemente alle capitolazioni degli anarchici entrati al governo e il suo assassinio mi aveva turbato molto. Pensavo che l’insegnamento costituito dalla vita di Durruti non si sarebbe perso, che – per riprendere un diffuso luogo comune – il seme (l’uovo) che egli aveva gettato sarebbe nato (si sarebbe dischiuso) presto. Colei ( Remedios Varo: parentesi mia)  che  amavo era su posizioni anarchiche ed ammirava Durruti. Lei non stava con me, quindi non era nata alla mia vita, ma speravo che vi si decidesse presto, che vi si schiudesse”  (Benjamin Peret, L’oeuf de Durruti  èclorà)
Bibliografia:  Benjamin Péret, Sparate sempre prima di strisciare, Nautilus 2001 p. 9
                                                                        

L’ ungherese ROBERT CAPA (1913-1954)  , (il cui vero nome era Endre Friedman e la tedesca  GERDA TARO  (1910-1937), il cui vero nome era Gertha  Pohorylle) entrambi emigrati , già da alcuni anni, dai loro paesi d'origine, a causa del loro antifascismo,  a Parigi. In quella città avvenne , nel 1934, il loro primo incontro e l’inizio di un sodalizio oltre che professionale  affettivo.  Nell'agosto 1936 si recarono in Spagna, dove era iniziata, in risposta al golpe  dei militari ribelli,  una rivoluzione sociale, col fine di portare, con supremo sprezzo del pericolo, il loro importante contributo come foto-giornalisti  alla lotta antifascista. Prescindendo dalle loro  simpatie nei confronti del Partito  Comunista ,  (  bisogna però dire che Gerda Taro, comunque intratteneva stretti contatti anche con  il Partito Socialista Operaio (SAP) antistalinista ) entrambi furono  attratti,  almeno per quanto riguarda i primi mesi della guerra civile spagnola , dal processo sociale rivoluzionario e libertario in corso. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ La loro attenzione e la loro simpatia andarono alle manifestazioni “positive” e ai traguardi della sollevazione rivoluzionaria di massa. L'interazione di speranze individuali e collettive, per Taro e Capa, si palesava e concentrava nelle azioni e nel comportamento delle persone, nei loro sforzi e nei simboli che usavano. Entrambi erano entusiasti: venivano messi a confronto, ovunque andassero, con il profondo sovvertimento attuato dalla rivoluzione. Le fabbriche catalane erano in mano agli operai, le milizie sceglievano da sé i propri comandanti, le donne partecipavano alla lotta armata  e in alcuni villaggi fu addirittura abolito il denaro. La situazione a Barcellona e la non pericolosità del fronte aragonese rafforzarono ancora di più il loro ottimismo e la loro fede nel progresso e nella storia.  Bob Capa era affascinato soprattutto dagli anarchici, così raconta Miravitlles. Gli piacevano tanto la forza impressionante quanto il "romanticismo" dei lavoratori e contadini anarchici ..."  ( Irma Schaber, Gerda Taro)
Bibliografia: Irme  Schaber, Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 pp. 128-129
                                                                                 


Gerda Taro ,  era , invece,  particolarmente attratta dal radicale cambiamento che quella rivoluzione sociale stava operando sul ruolo tradizionale imposto da secoli alle donne, ( per esempio la presenza nelle milizie  di  combattenti donne) . Le sue foto di donne armate , in cui si rifletteva probabilmente anche il suo personale desiderio di emancipazione, suscitarono oscillanti giudizi su di loro da parte dell'opinione pubblica. (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ Sulla spiaggia di Barcellona le miliziane si esercitavano a sparare con revolver e fucili, a marciare e a schierarsi. Le fotografie di donne armate e in uniforme erano un obbligo per qualunque fotoreportage straniero; per la stampa di Parigi o Londra queste combattenti incarnavano la rivoluzione. Le donne erano un simbolo inequivocabile della rottura con i vecchi ordini e tradizioni l’aspetto rivoluzionario degli avvenimenti in Spagna. “Regards” pubblicò a settembre , sulla pagina femminile, una foto di Gerda in cui si vedeva una miliziana con un fucile e un compagno con un elmo in testa […]   L’articolo pubblicato accanto alla foto lascia intuire le discussioni accanite che le immagini di donne armate scatenano nella società francese […] “ Se alcuni vedevano eroine degne d’ammirazione, altri, nelle stesse donne, scoprivano assassine, prostitute e pistolere che tradivano l'indole femminile, sempre pacifica. Le fotografie di Gerda Taro e Capa erano piene di simpatia e di ammirazione, ma nonostante  Su “Vu” e “Regards” le donne spagnole apparivano forti, politicamente consapevoli, battagliere. Nei giornali conservatori e fascisti , la resistenza della Repubblica fu attaccata e denunciata come debole proprio usando le fotografie delle donne armate  […] Il punto di vista ideologico, di volta in volta diverso, definiva quale aspetto valorizzare rendendo le donne combattenti o sante o puttane ." ( Irma Schaber, Gerda Taro .........)
Bibliografia: Irme  Schaber, Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 p. 124
                                                                        

Per comprendere quello che doveva essere lo stato d'animo di Gerda Taro , in quei mesi in cui il processo rivoluzionario in atto , contagiò, in qualche misura,   chiunque vi partecipasse, mi sembra , inoltre,  estremamente significativa   la sua famosa  foto, scattata nell’ agosto del 1936,  di una giovane repubblicana, inginocchiata,  in procinto di sparare . Per quanto riguarda questa foto mi sembra  particolarmente  interessante il commento , accompagnato da un bel disegno, di  Paolo Cossi nel suo fumetto Gerda Taro.   Dal canto mio, come al solito,  non ho resistito alla tentazione di farne, pur con tutti i miei limiti,  una riproduzione  con la  creta. 

Bibliografia: Paolo Cossi, Gerda Taro in  A rivista anarchica 377 , febbraio  2013 p. 47

Tale particolare legame, inoltre, tra Gerda Taro e le donne armate da lei fotografate  risulta evidente  anche tenendo conto che essa  , per quanto ne so, è stata la prima donna foto-reporter presente  nei combattimenti al fronte e che oltre ai pericoli  abbia condiviso con  quelle coraggiose miliziane anche i contrastanti giudizi sulla loro  non convenzionale condotta. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il fatto che in Spagna la fotografa tedesca non rivestisse ruoli prettamente femminili , quali quello dell’infermiera, della madre sofferente o della prostituta, sollevò una serie di questioni che emergono con chiarezza nei racconti  delle persone che la conobbero. Se alcuni la definirono  una “puttana” per le sue numerose  storie d’amore, altri furono particolarmente turbati, o almeno colpiti, dalla sua volontà di documentare le situazioni belliche più estreme al punto di gettarsi nelle trincee. L’enfasi posta sul  suo coraggio si unisce così a una serie di racconti sugli effetti benefici che la sua bellezza e femminilità avevano sul morale dei combattenti “
 Bibliografia:  Prefazione di  Elisabetta Bini a Irme  Schaber, Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 pp. 128-129. Si veda a questo proposito a p. 155 il giudizio fortemente negativo espresso da Ernest Hemingway su Gerda Taro.


Nell' estate 1937 Gerda Taro , rifiutata un proposta di matrimonio da parte di Robert Capa, tornò da sola sul fronte spagnolo e dopo avere svolto un rischiosissimo reportage fotografico durante la battaglia di Brunette ,morì, come è noto,  travolta da un blindato di fabbricazione sovietica.
  
 

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