sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI:LA MAKHNOVICINA; VICTOR BELASH (1893- 1938) ... ; PIOTR ARCHINOV (1897-1937) ,MARUSYA NIKIFOROVA (1885-1919) , AARON BARON ( 1891-1939ca.); FANJA BARON ( 188?- 1921), LEAH FELDMAN (1899-1993)

                       

                                                  LA MAKHNOVICINA 
Il movimento rivoluzionario ucraino che Makhno aveva avviato già a partire dalla primavera del 1917, subito dopo  la sua liberazione dalla prigione zarista , in cui era rinchiuso,  è noto con il nome “ La makhnovicina ". . "La makhnovicina" è anche il titolo di una canzone in cui si narra della resistenza ucraina  contro i bianchi e i rossi, che volevano imporre la loro  supremazia sui contadini e gli operai. 
Canzone da commentare: “ LA MAKHNOVCINA” : “  Makhnovcina , Makhnovcina / Le tue bandiere sono nere nel vento / Sono nere della nostra pena /  Sono rosse del nostro sangue. / Per i monti e le pianure. / Nella neve e nel vento/ Attraverso tutta l' Ucraina / Si levano i nostri  partigiani /  In primavera i trattati di Lenin / Hanno consegnato l’Ucraina ai tedeschi / In autunno la Makhnovicina li aveva gettati  al vento /  “Makhnovcina , Makhnovcina / Le tue bandiere sono  ….. “ / L’armata bianca di Denikin  / E’ entrata in Ucraina cantando / Ma  presto la Makhnovcina l’ha dispersa nel vento . / Maknovcina, Makhnovcina / Armata nera dei nostri partigiani / Che combatteva in Ucraina / Contro i rossi e i bianchi . /  Makhnovcina, Makhjnovcina / Armata nera dei  nostri partigiani / Che voleva scacciare dall’ Ucraina  / Per sempre tutti i tiranni .  /   Makhnovcina , Makhnovcina / Le tue bandiere sono …… “  (  traduzione italiana della versione francese “ più o meno, letterale del testo russo “. 
Si può trovare  su You Tube cantata, credo,  da  ETIENNE RODA- GIL (1941-2004) e questa versione in lingua spagnola la si trova sempre su   GOOGLE o You Tube anche cantata da  SERGE UTGE-ROYO.   Esiste in italiano anche una versione  più lunga tradotta da Riccardo Venturi nel 2005  “ condotta direttamente sull’originale russo " :  “LA MAKHNOVSCINA “: “ Makhnovscina, Makhnovscina / Il vento ha intrecciato le tue bandiere / fatte nere dalla pena /  fatte rosse dal sangue “ ( bis:  le ultime due righe) / Sopra i colli e sulle pianure / nella pioggia, nel vento e nella nebbia / per la steppa dell’ Ucraina / andavano i drappelli di partigiani ( bis:  le ultime due righe )  / A Brest-Litovsk, l’Ucraina / ai tedeschi Lenin consegnò / in sei mesi la Makhnovscina / li ha dispersi nel vento come polvere  (bis: le ultime due righe) / I denikiani entrarono a valanga / si erano riuniti persino a Mosca  / tutta la loro armata, la Makhnovscina / l’ha falciata come erba / ( bis: le ultime due righe) / Ma un colpo alla schiena del popolo   / hanno portato i bolscevichi / e la Makhnovscina è morta  / per mano dei traditori  (bis: le ultime due righe) / Tu sei morta, Makhnovscina / ma hai lasciato un testamento ai combattenti / Noi, in questo anno severo / ti abbiamo serbata nel cuore / ( bis: le ultime due righe )  / Tu sei il nostro lascito , Makhnovscina / per tutti gli anni a venire / tu volevi dall? Ucraina / cacciare i tiranni per sempre  (bis: le ultime due righe ) / E oggi, Makhnovscina / le tue bandiere sventolano ancora / sono nere come la pena / sono rosse come il sangue (bis: le ultime due righe ) / Ti ribelli, Makhnovscina / e i borghesi scappano via / per la steppa dell’Ucraina / per la tundra e la taigà / (bis: le ultime due righe) / E qualche fiume di sangue / non fermerà il fuoco della lotta / Mai e poi mai ci fermerà / e comunismo domani sarà ! “ (In http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=3209&lang=  )                                                 

In questa scenetta , ho messo al centro, VOLIN,  che lavorò in Ucraina nel movimento machnovista,  in cui gli venne affidata la sezione  “Cultura e Educazione”, in due riprese, alla fine del 1919 e alla fine del 1920.   La figurina in prima fila a sinistra di Volin potrebbe essere VICTOR BELASH (1893-1938) Capo- di Stato maggiore dell’esercito makhnovista e membro del Consiglio degli insorti rivoluzionari. Dopo che Makhno dovette lasciare, ferito, l’Ucraina, Belash divenne  il Comandante Generale dell’Esercito Nero. Catturato dai bolscevichi nel settembre del 1921, la sua condanna a morte fu commutata  in una condanna di 20 anni di prigione.  Liberato nel 1923 in seguito ad una amnistia fu nuovamente arrestato più volte sino alla sua  fucilazione nel 1938. Il figlio Alessandro pubblicò nel 1993 un libro su Makhno basato sulle  memorie del padre. Sarebbe davvero un bene che questo libro fosse tradotto in italiano. La figurina a destra di Volin potrebbe essere  FEDOR SCHLUSS (  1893-1921) contadino, marinaio,  prestigioso capo partigiano contro gli austro-tedeschi, nel 1918,  già prima di unirsi all’ armata makhnovista Per la notorietà delle sue  vittorie nella guerra contro gli austro- tedeschi il suo nome era  quasi altrettanto popolare  di quello di Makhno  .  Nell’esercito maknovista occupò ruoli assai importanti e fu ucciso nel giugno del 1921 nella provincia di Poltava combattendo contro l’armata rossa. In seconda fila, in alto a sinistra potrebbe essere  VASSILI KURILENKO (1891-1921), grande agitatore politico,  abile comandate di cavalleria, membro del consiglio degli insorti . Al tempo dell’accordo politico militare tra makhnovisti e bolscevichi fu il delegato  designato dal consiglio per le trattative. Ferito più volte in combattimento  morì nell’estate 1921  combattendo contro i bolscevichi. La donna potrebbe essere  GALINA KUZMENKO (1892-1978), moglie e compagna di Makhno, di cui è stato recentemente trovato un diario, scritto nel febbraio-marzo  del 1920,  e alla sua destra si intravede lo stesso Makhno. 

Brani da commentare: 1) “… Perché ci chiamano machnovisti? Perché per la prima volta durante i giorni più oscuri della reazione in Ucraina, abbiamo visto tra noi un amico leale, Machno, la cui voce di protesta contro ogni forma di oppressione dei lavoratori risuonò per tutta l' Ucraina, esortando alla lotta contro tutti i tiranni, i malfattori e i ciarlatani della politica che ci ingannavano, Machno, che ora marcia deciso al nostro fianco verso la meta finale, l’emancipazione del proletariato contro ogni forma di oppressione.  Che cosa intendiamo per emancipazione? Il rovesciamento dei governi monarchici, di coalizione, di repubblicani, socialdemocratici e del partito comunista bolscevico, cui deve sostituirsi un ordine indipendente di soviet dei lavoratori, senza più governanti né leggi  arbitrarie. Perché il vero ordine dei soviet non è quello instaurato dal governo socialdemocratico-comunista bolscevico, che ora si definisce potere sovietico, ma una forma più alta di socialismo antiautoritario e antistatale, che si manifesta nell’organizzazione di una struttura libera, felice e indipendente della vita dei lavoratori, così come la società nel suo complesso, possa costruirsi da sé la propria felicità e il proprio benessere secondo i principi di solidarietà, di amicizia, di eguaglianza. Come consideriamo il sistema dei soviet? I lavoratori devono scegliersi da soli i propri soviet, che soddisferanno i desideri dei lavoratori-cioé soviet amministrativi, non soviet di stato. La terra, le fabbriche, gli stabilimenti, le miniere, le ferrovie e le altre ricchezze popolari devono appartenere a coloro che vi lavorano ovvero devono essere socializzate…”. (da “Chi sono i machnovisti e per cosa si battono? ,  Sezione culturale-educativa dell’esercito machnovista.).  2) “ Noi PARTIGIANI makhnovisti abbiamo sempre sostenuto che soltanto l’ opera attiva delle masse può trarre la rivoluzione dal vicolo chiuso in cui si trova e metterla sulla via giusta. Come esempio noi abbiamo indicato quella rete di organizzazioni create dalla massa nel 1917, quando era ancora piena di fede e di entusiasmo rivoluzionario. I partiti politici autoritari, invece , volendo fare sulla massa ogni sorta di sperimenti, hanno ucciso tutte le forze del lavoro vive e attive. Oggi i parti mostrando l’indifferenza delle masse , dicono che le masse sono un gregge inerte che non vuol curarsi della propria esistenza: solo i comunisti bolscevichi, soltanto i socialisti rivoluzionari, soltanto loro possono dare tutto ai contadini e agli operai. Guardate da quanto i partiti continuano a distribuire i loro benefici! Hanno dato tanto, che hanno gettato le masse nei guai nel bisogno nella miseria e le hanno consegnate agli artigli della burocrazia rossa e bianca.  Ora , basta! E’ giunto il momento in cui il proletariato deve liberarsi dalle catene dell’autorità e del capitale. Gli operai debbono mostrare le loro capacità di costruirsi una propria vita indipendente. […] Costruite il nuovo edificio  sulle fondamenta di liberi accordi, come si conviene  a esseri ragionevoli. Forgiatevi la vostra felicità. Createvi la vostra cultura. Aprite la strada della vostra primavera! Basta dormire! E’ tempo di realizzare le idee che ci sono care. Con voi sta il nostro esercito insurrezionale, che confortato dalla vostra azione decuplicherà i suoi sforzi e sarà barriera insormontabile, su cui si frangeranno le contro-rivoluzioni di destra e di sinistra. Abbasso i funzionari di Stato ! Viva l’azione delle masse operaie e contadine! ( Victor Belash, un makhnovista parla di una società organizzata dai lavoratori ).

Bibliografia:  Primo brano in  in Paul Avrich, Gli anarchici nella rivoluzione russa La Salamandra, 1976, p. 17 e secondo brano in  Pietro Archinov, Storia del movimento makhnovista, Collana Porro, Edizioni RL Napoli 1954 pp. 295-296                                                                    
PIOTR ARCHINOV , pseudonimo di Piotr Marine   ( 1897 – 1937 ) .figlio di operai e operaio lui stesso.  Aderì  dapprima, nel 1904, al  partito bolscevico e poi due anni dopo,   trasferitosi  in Ucraina per  sfuggire alle persecuzioni della polizia zarista,  divenne  anarchico illegalista e  partecipò a diversi attentati terroristici e nel 1907  davanti a numerosi  spettatori,  sparò,  uccidendolo, al direttore  delle officine centrali ferroviarie , che aveva contribuito con le sue denuncie alla condanna a morte di diversi operai  coinvolti durante gli avvenimenti della rivoluzione del 1905. Sebbene fosse stato immediatamente catturato, riuscì a fuggire e trovò riparo prima in Francia e poi in Austria,  dove,  nel 1910 , arrestato dalla polizia austriaca fu estradatato in Russia. Condannato alla pena di  20 anni  nella prigione di Boutiski , dove divenne amico del giovane Makhno anche lui detenuto  in quel carcere. Durante la rivoluzione di febbraio del 1917 furono entrambi liberati. Nel 1918 dietro insistenti inviti di Makhno si trasferì in Ucraina dove svolse un importante ruolo all’interno del movimento makhnovista . Nel 1921   dopo la sconfitta  del makhnovismo si trasferì in Francia e fu il principale estensore della cosiddetta “ Piattaforma organizzativa dell’unione generale degli anarchici” , documento, che come si è detto suscitò tante polemiche all’interno del movimento e a cui Volin oppose il cosiddetto “sintetismo”. Nel 1935 Archinov tornò in Russia  dopo avere pubblicamente  rinnegato le idee anarchiche.  Nel 1937 accusato di  agire  col fine di “restaurare l’anarchismo” fu  condannato a morte e fucilato.  Sino a qualche decennio fa   Archinov, era, per quanto ne so, generalmente  considerato un traditore della causa anarchica, oggi , forse anche a causa dell’apertura degli archivi  della polizia comunista russa, si sta diffondendo sempre di più l’ opinione  che la sua abiura dell’anarchismo, condizione imprescindibile per il suo ritorno nella Russia stalinista,  fosse finalizzata alla diffusione clandestina dell’ anarchismo. Non so se  questa spiegazione , sostenuta tra altri, da Alexander Skirda, sia vera, ma se lo è,  spero che ciò valga anche per il ritorno in Russia, nel 1927,  dell’ anarchico russo, EFIM YARTCHOUK,  il cui passato di rivoluzionario era ancora più prestigioso di quello di Archinov.  (cfr. post : LE DUE RIVOLUZIONI DEL 1917)
Bisogna inoltre dire che “ La storia del movimento makhnovista " di  Archinov è sempre stata e lo è ancora un punto di riferimento fondamentale per il movimento anarchico internazionale e a detta dello stesso Volin ,  che fu negli anni trenta un accanito avversario di Archinov, essa è un’ opera  la cui lettura è necessaria per conoscere  la "meravigliosa dottrina" anarchica e per  decifrare “ gli avvenimenti del presente “ (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ogni operaio e contadino, ogni rivoluzionario, ogni uomo pensoso e interessato alla realtà debbono leggere con attenzione questo libro, riflettere sulle considerazioni che lo chiudono, rendersi chiaro conto del suo insegnamento […]  L’anarchismo non è un privilegio di eletti ma un insegnamento vasto e  profondo e una visione del mondo che tutti devono conoscere. Forse il lettore non diverrà anarchico: forse potrà accadergli ciò  che accadde ad un vecchio professore, capitato ad una conferenza anarchica. Commosso fino alle lacrime, alla fine disse: “ E io che sono un professore, ho vissuto tanto senza sapere nulla di questa meravigliosa dottrina … Ne ho vergogna …” Forse il lettore non sarà mai anarchico. Non è necessario essere anarchico: ma conoscere l’anarchismo – si deve “. ( Prefazione di Volin alla Storia del movimento  makhnovista di Archinov) .
Bibliografia: Pietr Archinov,  Storia del movimento makhnovista   Collana Porro Edizioni  RL Napoli  1954 pp. 25-26
 Il rapporto tra i  makhnovisti e gli intellettuali anarchici, soprattutto all’inizio, fu alquanto problematico .   (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Si poteva pensare che gli anarchici, che avevano parlato tanto di un movimento rivoluzionario di massa e lo avevano atteso per anni come si attende un messia, si sarebbero affrettati a entrare in quel movimento, a fondersi in esso, a darsi  completamente. In realtà questo non avvenne. La maggior parte degli anarchici russi che avevano seguito la scuola dell’anarchismo teorico, restarono isolati nei loro circoli, che in quel momento non erano utili a nessuno, tutti in disparte, discutendo quale fosse la natura di quel movimento e il mododi rapporti da intrattenere con esso, senza nulla fare, cercando di quietarsi la coscienza con la dichiarazione che il movimento non era genuinamente anarchico …. (Pietr Archinov,  Storia del movimento makhnovista_ )
Bibliografia: Pietr Archinov,  Storia del movimento makhnovista   Collana Porro Edizioni  RL Napoli  1954 p. 244 
Tale rapporto iniziò a mutare, in una certa misura dopo il 1919 , quando ormai la controrivoluzione bolscevica si mostrava in tutta la sua evidenza  e alcuni valenti intellettuali anarchici russi si trasferirono per alcuni periodi a Guliai- Pole, centro principale del makhnovismo ( cfr. brano)
Brano da commentare :  “ Sempre nel maggio 1919 la confederazione delle organizzazioni anarchiche d’ Ucraina “ L’ Allarme”  ( Nabat ) la più attiva e la più valida fra tutte le organizzazioni anarchiche russe, cominciando a comprendere che il cuore della vita rivoluzionaria delle masse batteva nella regione che da sola con i suoi partigiani era riuscita a liberarsi, decise di volgere le sue forze verso questa regione. Al principio del giugno 1919 mandò a Guliaui-Pole Volin, Mracni, Iosif Emigrant e parecchi altri militanti [………] Comunque gli anarchici vennero al movimento con grandissimo ritardo, quando il suo sviluppo normale era già stato troncato; quando il movimento , strappato dalla sua base di concrete realizzazioni sociali, dalle circostanze avverse era già stato spinto su un terreno prevalentemente militare. …. ((Pietr Archinov,  Storia del movimento makhnovista_)
 Bibliografia: Pietr Archinov,  Storia del movimento makhnovista   Collana Porro Edizioni  RL Napoli  1954 p. 244 
                                                                              
MARIA  NIKIFOROVA  (1885-1919)  nota col sopranome di Marusya , comandante  militare anarchica (“atamansha”) era nata  nella città di Alexandrovsk   (il suo nome dal 1921 fu  mutato in Zaporojie) in Ucraina .     Archinov e né Volin ,  trattando del movimento machnovista,   fanno menzione di lei  eppure     Maria Nikiforova  intrattenne stretti rapporti con Makhno e combatté spesso  sia contro  i bianchi e i rossi in  piena  sintonia con  lui. Durante il suo viaggio  in treno, insieme ad Emma Goldman, attraverso l’ Ucraina,  Alexander Berkman,  ascoltò  dalla viva voce di alcuni ebrei  russi   dicerie  popolari  su  Makhno  e Marousya,  che alcuni ritenevano erroneamente  fratello e sorella,   e vi era persino chi li aveva visti  compiere insieme  un  pogrom in quella città ,  in un  periodo di tempo,  in cui lei,  probabilmente,  era già morta.  (cfr. brano) 
Brano da commentare :  “ La popolazione ebraica vive in un timore mortale, le occupazioni precedenti  erano state accompagnate da terribili pogroms. Al ristorante  “clandestino” vicino alla  Casa del soviet  i commensali parlano di incidenti della più incredibile barbarie.  Essi parlano a vanvera di Bianchi, di Verdi, di Marusya,  di Machno e di altri che hanno  assalito la città in differenti momenti ( epoques)  Si afferma  che Marusya, un’ amazzone , di cui l’identità resta misteriosa, si astiene  al saccheggiare la città: essa  “uccide solamente i comunisti e i commissari”.  Certi insistono nel dire che essa è la sorella di Makhno ( sebbene  quest’ ultimo non ne abbia), allora altri dicono che è una contadina che ha giurato di vendicarsi contro i bolscevichi perché il suo amoroso fu ucciso da una spedizione punitiva.  […]  L’ ultima volta che Makhno era qui, delle persone hanno detto che avevano visto Marusya con lui. Essi hanno percosso e  depredato  degli ebrei  sui doks.  - Voi vi  ingannate , protesta il giovane impiegato  del soviet che era stato incaricato di aiutarmi nel mio lavotro. Io ho  partecipato all’interrogatorio degli uomini fatti prigionieri a quell’epoca. Erano dei Verdi e  dei banditi di Gregoriev, Marusya non era affatto nella città in quel periodo . ....." ( Alexander Berkman,  Le mythe bolchevik. Journal 1920-1922 )
Bibliografia:  Alexander Berkman,  Le mythe bolchevik. Journal 1920-1922 , La Digitale, 1996 pp. 237-238
 Maria Nikiforova divenne anarchica comunista  a 16 anni. Nel 1906 fu condannata a morte dai zaristi per avere partecipato ad alcuni attentati  e rapine insieme   ai   Bezmotivniki  ( terroristi senza motivazioni) ( cfr. post LA RIVOLUZIONE DEL 1905). La pena fu commutata all’ergastolo (da  scontare a Pietroburgo) e poi, dal 1910,   alla deportazione in Siberia. Evasa ,  raggiunto il Giappone si imbarcò per gli Stati Uniti, dove entrò in contatto con vari anarchici, tra cui Aaron e Fanya Baron, Volin ed altri. Nel 1912   visitò numerosi paesi europei  e infine si stabilì  a Parigi dove  frequentò sia  artisti tra cui Modigliani, Kokhoscha, Soutine  sia rivoluzionari , tra cui l’anarchico  polacco WITOLD BZHOSTEK., con cui si sposò.  Durante la prima guerra mondiale aderì alla tesi pro-intervento di Krolpotkin e andò a combattere sul fronte  di Salonicco contro gli imperi centrali. .  Nel 1917  disertò per poter partecipare alla rivoluzione del 1917. Soggiornò a Kronstadt  dove conobbe l’anarchico I. S. Bleikhman (cfr. post LE DUE RIVOLUZIONI DEL 1917) e , al fianco dei marinai partecipò all’insurrezione del luglio 1917. Riuscì a sfuggire alla feroce repressione di quel moto da parte del governo Kerenski e tornò ad Alexandrovsk.  dove avviò una intensa attività di guerriglia alla guida di un distaccamento di  “guardie nere”, a cui dette il nome di "Gruppo ( Druzhina) del libero combattimento". Le “guardie nere”, composte da militanti anarchici armati, erano apparse , la prima volta, nel 1917, su iniziativa della Federazione degli  Anarchici di Mosca”.  Presto  nacque una stretta collaborazione tra i guerriglieri  di Makhno e quelli della Nikiforova e Makhno era presente quando, nel gennaio 1918, dopo una vittoria su  delle truppe nazionaliste cosacche Maria Nikoforova  parlò ai prigionieri cosacchi suscitando in loro una forte  commozione ed ammirazione . (cftr. brano) .
Brano da commentare: “… Poi gli anarchici presero la parola, particolarmente Maria Nikiforova,  la quale dichiarò ai cosacchi che gli anarchici non promettono niente a nessuno, che desiderano che gli uomini imparino a conoscere se stessi, a comprendere la loro situazione, sotto l’attuale regime di schiavitù, che desiderano, infine, che questi uomini conquistino essi stessi la loro libertà. “ Ma prima di parlarvi di tutto questo più dettagliatamente, sono obbligata a dirvi, cosacchi, che voi siete stati fino ad ora i boia dei lavoratori della Russia. Resterete tali in futuro o prenderete finalmente coscienza del vostro ruolo odioso e rientrerete nella famiglia dei lavoratori, questa famiglia che fino ad ora non avete voluto riconoscere e che, per un rublo dello zar e per un bicchiere di vino, foste sempre pronti a crocifiggere?..” A questo punto i cosacchi , che erano presenti in parecchie migliaia, si tolsero il loro “papakha”  (= berretto alto di astrakan) ed abbassarono la testa. Maria Nikiphorova parlava sempre. Molti cosacchi singhiozzavano come bambini. E parecchi intellettuali, venuti da  Alexandrovsk, si trattenevano vicino alla tribuna degli anarchici e, parlando  tra loro, dicevano :” Come sembrano scialbi e meschini i discorsi dei rappresentanti del Comitato Rivoluzionario e dei  partiti politici nei confronti dei discorsi degli anarchici e soprattutto di quello di Maria Nikiphorova!” Ci fu gradito di udire quelle parole dalla bocca di coloro che da anni si erano sempre tenuti in disparte da noi. Ma non era a tale scopo che dicevamo la verità ai cosacchi. Volevamo soltanto che essi capissero la verità, ed ispirandosi ad essa, si liberassero da coloro che li avevano soggiocati e al servizio dei quali erano divenuti i boia di tutte le libere iniziative dei lavoratori, dai tempi remoti in cui si erano stabiliti sul Don e il Donetz, sul Kuban e il Terek.  … “ (resoconto di Nestor Makhno del discorso fatto da Maria Nikiphorova a dei cosacchi bianchi che erano stati disarmati dopo un cruento scontro a fuoco l’8 gennaio 1918 )
Bibliografia:  Nestor Makhno, La rivoluzione russa in Ucraina Marzo 1917-Aprile 1918, La Rivolta 1971 pp. 157-158

  Le vittorie di Maria Nikiforova sulle armate bianche meritarono gli elogi incondizionati del Generale Ovseenko dell’Armata Rossa sino a pochi giorni prima  della notte tra l’11 e il 12 aprile del 1918, quando ebbe ufficialmente  inizio con feroci e sanguinose  incursioni in 6 centri anarchici di  Mosca la sistematica  persecuzione bolscevica contro il movimento anarchico (interrotta, talvolta, temporaneamente, , quando si rendeva conveniente per le autorità bolsceviche, l’aiuto degli anarchici contro i bianchi). Dall’aprile del 1918 le guardie nere  di Maria Nikiforova dovettero agire, quindi,  con molta cautela per essere sempre pronti a controbattere a eventuali  attacchi  dell’armata rossa, oltre che a quelli dei bianchi.   Furono dapprima proprio i bolscevichi che accusandola  falsamente di vari reati, tra cui quello di diserzione,  punibile con la pena di morte, imbastirono contro di lei un processo, al quale presenziò anche Makhno ed altri compagni armati, tra cui l' anarchico  Garine, amico della Nikoforova e comandante di un treno blindato, carico di parecchi uomini,  con cui era entrato in città, che la difese minacciando implicitamente i giudici.  (cfr. brano) 
Brano da commentare: “  Egli  (Garine) dichiarò con ardore davanti ai giudici e il pubblico che egli era convinto che se “ la compagna  Nikiforova aveva accettato di  andare sul banco degli accusati, era perché riteneva  la maggior parte dei giudici dei veri rivoluzionari e che  sapeva che uscendo da lì, lei e il suo distaccamento sarebbero stati assolti da ogni sospetto, che  le si sarebbero rese le armi e che andrebbero a combattere la contro-rivoluzione. Se essa avesse temuto che il tribunale potesse mostrarsi docile ai  piani del governo e dei suoi provocatori, ella mi avrebbe informato e io dichiaro nel nome di tutto l’equjpaggio del mio treno blindato che noi l’avremmo liberata con la forza … “ ( Nestor Makhno,  Memorie)
Bibliografia: in  Mila Cotlenco, Maria Nikiforova. La revolution sans attendre. L’ épopée d’une anarchiste a travers l’ Ukraine (1902-1919),  Mutines seditions, 2014,  p. 76
                                                                        


Sebbene fossero indignati dalle parole pronunciate da Garine,  interpretate giustamente come delle implicite minacce, i giudici  assolsero  la Nikiforova da tutte le accuse. Un secondo arresto a cui seguì un altro processo,  le fu mosso, poco tempo dopo, per motivi più o meno analoghi, sempre da parte dei bolscevichi  . Sebbene rischiasse, anche stavolta, una condanna a morte, se la cavò, invece, essendole stato riconosciuto il suo rilevante contributo nella lotta contro i bianchi, con una condanna per sei mesi, di sospensione  dalla sua carica, una pena, che, d’altronde, rispettò solo parzialmente.  Già nella primavera, unitasi a un gruppo di compagni , che, agendo in clandestinità (da qui il nome di “anarchici underground”) si divisero in tre gruppi: il primo , guidato da MAXIM CHERNYAC aveva come obiettivo un attentato contro il dittatore “ bianco” , Kolciak, il secondo guidato da KASIMIR KOVALEVITCH tentò invano di liberare un distaccamento makhnovista catturato dai bolscevichi e il terzo, infine, guidato da Maria Nikiforova si diresse in Crimea per compiere un attentato contro il generale bianco, Denikin. Nel tentativo di adempiere quella sua missione, nel settembre 1919, Marusya fu catturata e giustiziata dai “bianchi”, insieme al suo compagno Witold Bzhostek. Come si è già accennato anche dopo la sua morte circolarono voci  che la davano ancora in vita e più che mai combattiva . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Secondo alcuni, , essa  sarebbe stata impiccata da Slachter a Sinferopol, nell’autunno 1919, ma noi ritroviamo una “Maroussia” alla testa di un distaccamento che  lottava contro i rossi, nell’autunno 1921, senza che noi possiamo stabilire con certezza se si tratta della stessa. Ardente libertaria, essa è  descritta  talvolta    tutta vestita  di nero su un cavallo bianco  guidando al suo seguito 1500 cavalieri  infervorati ( fanatisés) ! ( Alexander Skirda,  Nestor Makhno…..)
Bibliografia:  Alexander Skirda, Nestor Makhno. Le cosaque de l’ Anarchie. La lutte pour les soviets libres en Ukraine 1917-1921 ,   A.S. 1982 p. 374 
Vorrei , per concludere,  ricordare le parole di un vecchio canto rivoluzionario ucraino cantato sia dai seguaci di Marusya che dai makhnovisti
Canzone da commentare:    Noi intonammo il nostro canto sotto l’uragano e la tempesta (sous  le tonnerre et la fureur) /  Sotto i tiri delle granate ( obus)  e sotto i fuochi fiammeggianti /  Sotto  la bandiera nera di una lotta titanica, / al suono del richiamo della tromba ! /  Noi cantiamo per gli  innumerevoli, i dimenticati dalla sorte, / Torturati in prigione, uccisi sul ceppo, / Essi hanno combattuto per la verità, essi hanno combattuto per te, / E sono caduti da eroi, in una lotta  ineguagliabile ( inéquitable). /  Prendi i tuoi fucili e pistole con  decisione (assurance)  / Noi  combatteremo i borghesi, combatteremo per la giustizia! / Che  l’onta e la servitù abbiano fine / andiamo  a d annegare nel sangue  le sofferenze  (le chagrin) del popolo !.”  ( La volontà del popolo , le cui parole erano cantate sull’aria di un vecchio canto rivoluzionario  Terra e Libertà )
Bibliografia: in  Mila Cotlenco, Maria Nikiforova. La revolution sans attendre. L’ épopée d’une anarchiste a travers l’ Ukraine (1902-1919),  Mutines seditions, 2014,  p.55 nota: 4


                                                             

Tra gli anarchici che contribuirono  nei mesi che vissero a Guliai-Pole  alle attività culturali o militari del movimento makhnovista mi limito a ricordare oltre a  VOLIN , anche AARON E FANJA BARON e OLGA TARATUTA.                                                                                                      
 AARON BARON : Dopo la rivoluzione del 1905 Aaron fu deportato in Siberia, da dove evase riuscendo a raggiungere  gli Stati Uniti.  A Chicago, assieme alla sua compagna FANJA , pubblicò il giornale “ Campana d’allarme o a stormo”  (in russo, Nabat).  Nel 1917 Aaron e Fanja tornarono in Russia, ma ben presto perseguitati per le loro idee anarchiche dai bolscevichi, si trasferirono in Ucraina dove divennero, assieme a Volin,  membri, assai attivi,  della sezione “Cultura ed educazione “ machnovista. Imprigionato nel 1920, ad Aaron fu concesso assieme a Fanny e ad altri compagni, di  partecipare ai funerali di Kropotkin e fare un discorso a condizione di tornare la sera in prigione. Tornato in prigione , Aaron  continuò ad essere duramente perseguitato dai bolscevichi sino alla sua morte. 
Brano da commentare: “ Il Machnovismo non è anarchismo. L’esercito machnovista non è un esercito anarchico e non è composto da anarchici. L’ideale anarchico di una felicità ed eguaglianza per tutti non può essere raggiunto dall’opera di  alcun esercito, anche se fosse composto da soli anarchici. Nel migliore dei casi un esercito rivoluzionario servirà a distruggere il vecchio e  aborrito regime;  all’opera di ricostruzione di creazione dell’organizzazione, qualsiasi esercito, che per sua natura si appoggia sulla forza degli ordini, è del tutto impotente e anche dannoso […]  Il makhnovismo è un movimento profondamente rivoluzionario: ogni makhnovista è un anarchico in potenza e quando tornerà a casa a lotta conclusa, sarà un uomo che costruirà l’avvenire. Quanto più  permeato di una coscienza anarchica sarà il movimento makhnovista, tanto più velocemente ci avvicineremo alla meta ultima, alla rivoluzione sociale, a una società antiautoritaria di liberi lavoratori“ ( quest’articolo, del 1920,   è firmato Palevoi, ed è probabilmente, secondo me,  proprio di Aaron Baron. )
Bibliografia: 1) in Pietro Arscinov, Storia del movimento machnovista, Collana Porro, Edizioni RL, 1954, pp.301-303; 
FANJA  BARON.  Nel 1921 Fanja evase dalla prigione, ma nell’eroico  tentativo di far fuggire anche Aaron, fu catturata e fucilata.
 Brano da commentare:  “E la nostra  cara , splendida Fanja, raggiante di vita e di amore, salda nella sua consacrazione agli ideali, di una femminilità commovente e tuttavia coraggiosa come una leonessa in difesa del suo cucciolo, dotata di una volontà indomita, aveva lottato fino all’ultimo respiro. Non andò incontro al suo destino passivamente. Resistette e dovette essere portata di peso sul luogo dell’esecuzione dai difensori dello stato comunista. Ribelle fino all’ultimo, Fanja aveva opposto per un attimo al mostro le sue forze indebolite e poi era stata trascinata nell’eternità mentre il terribile silenzio dei sotterranei della Ceka veniva rotto ancora una volta dalle sue grida al di sopra degli improvvisi colpi di pistola”
Bibliografia: in  Emma Goldman, Vivere la mia vita,  (1917-1928)  Zero in condotta,  p. 298 
                                                                      

LEAH FELDMAN  (1899-1993)  Nata a Varsavia ,a causa delle sue idee politiche, emigrò a Londra dove  si guadagnò da vivere  nei cosiddetti “ateliers del sudore” dell’East End. Nel 1917, quando scoppiò la rivoluzione russa , raggiunse Mosca. Partecipò ai funerali di Kropotkin, e, in dissidio col regime bolscevico, si trasferì in Ucraina, dove lottò nel movimento makhnovista.  Nel 1922, dopo la repressione del makhnovismo tornò in Inghilterra. Andò poi in Palestina dove  mise la basi per la nascita di una  federazione anarchica. In questa sua esperienza le fu di aiuto la sua amica,  libertaria, PAULA GREEN , che divenne , poi, senza rinnegare le sue idee, la moglie di DAVID BEN GURION.  Allo scoppio della rivoluzione sociale in  Spagna sostenne attivamente gli anarchici spagnoli, e continuò poi, ad appoggiarli anche durante  la dittatura di Franco. Tra  gli anarchici spagnoli era soprannominata “ la yaya (= nonna) makhnovista”. 
Brano da commentare: “… Leah, however, had made her own way to Russia. Upon arrival she saw the reality of Bolshevik rule and was not impressed. As a working woman she could see the effects of their dictatorship in a way that visiting intellectuals could not. Before leaving Moscow she attended Kropotkin’s funeral, the last permitted anarchist  demonstration until the collaps of  Stalinism. (In a great display of self-discipline all of the anarchist political prisoners who were paroled for the funeral returned to jail, in the hopo that  the Bolsheviks would give parole to others in the future). Leah travelled south to the Ukraine and joined the anarchist Revolutionary insurrectionary Army led by Nestor Makhno. The  Ukranian anarchists fought Tsarism, foreign intervention and then the Bolshevik dictatorship. Though she did not actually fight (some women who could ride korseback did)  she joined the train that followed the army and prepared clothes and food for the orphans and stray they picked up everywhere…”
Bibliografia: http://libcom.org/history/articles/1899-1993-leah-feldman
                     

 

 


 
 

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