sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI : L’ INDUSTRIAL WORKERS OF THE WORLD (IWW) (2), IL PANE E LE ROSE. LO SCIOPERO DI LAWRENCE (1912) ; ARTHUR GIOVANITTI (1884- 1959), JOE HETTOR.

Nel 1912 Lo Stato del Massachussetts  approvò una legge che riduceva l’orario di lavoro  da 56 a 54 ore  alla settimana . I padroni risposero diminuendo  i salari, già di per sé molto bassi.    Con l’aiuto del sindacato IWW e degli anarchici, pertanto, ebbe inizio uno sciopero ,che coinvolse soprattutto le officine tessili (dove numerosa   era la mano d’opera  fenmminile e infantile e quasi tutta  composta da immigranti,)  Fu in quell’occasione, a Lawrence, che venne  gridato, per la prima volta, lo slogan “Vogliamo il pane, ma anche le rose” da cui poi fu immediatamente fatta una famosa canzone  con parole di James Oppenheim . Durante una manifestazione, nei  primi giorni di sciopero, fu uccisa dalla polizia, una scioperante di origine italiana, Maria lo Pizzo. La morte di questa donna fu il pretesto per l’arresto dei sindacalisti Ettor e Giovanitti . Dopo il loro ingiustificato arresto  la tensione crebbe  di molto e tra gli uomini della milizia e i manifestanti avvenne un duro scontro , in cui perse la vita  un lavoratore di 18 anni, di origine iraniana , John Rami.  I bambini furono un elemento molto importante dello sciopero di Lawrence ( per   questo ne ho messo almeno uno nella scenetta) sia per la loro vivacissima partecipazione durante le manifestazioni  sia perché ebbe  grande successo  l’iniziativa di mandare i bambini, più piccoli (circa cento), come ospiti di famiglie americane,  solidali con quello sciopero, che vivevano nelle principali metropoli americane . Un’esperienza, per quei bambini, sociale e culturale di altissimo livello, soprattutto per i bambini emigrati , che dall’oggi al domani, vennero a contatto con realtà e stili di vita per loro inimmaginabili . Bisogna però ricordare che la polizia interruppe questa pacifica iniziativa il 24 febbraio del 1912, quando caricò brutalmente 40 ragazzini che dovevano partire per Philadelphia. I bambini accompagnati alla stazione dalle loro madri e da alcune insegnanti furono percossi duramente con i manganelli e arrestati. Alcune madri furono poi  incarcerate con l’accusa di negligenza e di incapacità nella tutela dei figli e 10 bambini furono sottratti alle famiglie e mandati in Istituti per poveri. La ragazzina invece, nella scenetta,  con il vestito colorato,  vorrebbe  invece essere un  riferimento alla giovanissima operaia, Josephine Liss, che fu arrestata, perché, insultata e picchiata da un soldato della milizia, armato di fucile con baionetta in canna,  l’aveva colpito in faccia con il suo manicotto e lui, grande e grosso, era caduto. Lei lo stava aiutando a rialzarsi quando intervennero altri soldati e picchiandola selvaggiamente l’avevano arrestata. Sarà lei stessa poi a raccontare quest’episodio davanti alla signora Taft, moglie del Presidente. 
Canzone da commentare : “Vogliamo il pane e vogliamo anche le rose   / Mentre marciamo, marciamo nello splendore del giorno / Milioni di scure cucine , di grigie fabbriche/  Vengono sfiorate da un sole radioso ed improvviso/ Perché la gente ci sente cantare “pane e rose, pane e rose” / Mentre marciamo, marciamo, combattiamo anche per gli uomini / Perché sono figli delle donne e noi li mettiamo al mondo/Le nostre vite non saranno più sudore dalla nascita alla tomba / I cuori possono morire di fame tanto quanto i corpi, dateci pane e rose/ Mentre  marciamo, marciamo, innumerevoli donne morte /   Passano piangendo e cantando la loro vecchia canzone del pane    / I loro spiriti oppressi hanno conosciuto poca arte, amore e bellezza /    Sì, combattiamo per il pane, ma anche per le rose / Mentre marciamo, marciamo, apriamo la strada  a giorni più grandi   / Non più l’oppressa e la parassita/   Dieci a lavorare mentre una riposa/ Ma dividiamo  le gioie della vita, pane e rose, pane e rose   “( “ Bread & Roses” ,  parole di   James  Oppenheim)
Canzone da commentare : “Vogliamo il pane e vogliamo anche le rose"   
 Nota:  Ho letto il testo italiano della canzone  per la prima volta  nella rivista femminista  EFFE luglio –agosto 1976, anno IV n. 7-8  p. 14 . Per quanto riguarda invece il testo originale inglese, io l'ho trovato in https://chavedrosin.wordpress.com/2008/05/09/bread-and-roses-by..... . Eccolo:

BREAD AND ROSES:  “As we come marching, marching in the beauty of the day, / A million darkened, a thousand mill lofts gray,/ Are touched vith all the radiance that a sudden sun discloses, / For the people hear us singing: Bread and roses!” / As we come marching, marching, we battle too for men, / For they are women’ children, and we mother them again. /  Our lives shall not be sweated from birth until life closes; / Hearts starve as well as bodies give us bread, but give us roses! / As we come marching, marching, unnumbered wome dead / Go crying  through our singing their ancient cry for bread. /  Smail art and love and beauty their  drudging spirit knew . / Yes, it is bread we fight forbut we fight for oses, too! / As we come marching, marching, we bring the greater days . / The rising of the women means the rising of the race. /  No more the drudge and idler – ten that toil where one reposes, / But a sharing of life’s  glories: Bread and roses! Bread and roses! ( James Oppenheim , Bread and roses, 1911)
                                                                   
                           
JOE ETTOR E ARTHUR GIOVANITTI : Joe Ettor, la cui famiglia era  di origini italiane, nacque a Brooklin e fu uno dei più autorevoli membri dell’ Industrial Workers of the World (IWW). Nel 1909 fu uno dei  "wooblies" che organizzò lo sciopero di 8000 dipendenti della Pressed Steel Car Company a  McKees Rocks in Pensylvania, conclusosi con la vittoria dei lavoratori e la cacciata dei cosiddetti "cosacchi", il più violento  corpo di polizia anti-operaio degli Stati Uniti.  Nel 1912 andò ad organizzare  lo sciopero di Lawrence e volle al suo fianco  il giornalista e poeta , Arturo Giovanitti, il quale, di  famiglia, abbastanza agiata, e con titoli di studio,   era giunto , nel 1904. dal Molise  negli Stati Uniti  più per spirito d’avventura che per ragioni economiche. Poco dopo il suo arrivo, Giovanitti si convertì   ad una  forma di protestantesimo radicale e  laureatosi in teologia   andò a predicare, grazie alla sua conoscenza di parecchie lingue,  tra i minatori della Pennsylvania. Ben presto però  aderì alla Federazione Socialista Italiana del Nord America,  e nel 1909 diventò direttore del settimanale, di lingua italiana, Il proletario. Arrivato a Lawrence, con il suo inseparabile, foulard rosso,  gli venne affidato l’incarico, che svolse con successo, di assistere le famiglie degli scioperanti e di  persuadere gli operai, soprattutto quelli di origine italiana, dell’importanza della solidarietà di classe e della fiducia nella propria forza se uniti.
Brano da commentare: “Il capitalismo è lo stesso  sia in patria che qui. Non siete considerati altro che macchine: macchine umane nel paese  d’origine, macchine umane in questo paese… Nessuno s’interessa a voi e alle vostre condizioni. Se deve essere fatto uno sforzo per migliorare le vostre condizioni e innalzarvi alla dignità di uomini e donne, questo sforzo deve venire da voi, e da voi soltanto: non potete contare su nessuno tranne che voi stessi. Solo attraverso la vostra forza, la vostra determinazione, la vostra solidarietà, riuscirete a ottenere cose migliori” ( tratto da un  discorso di Giovanitti a Lawrence) .
 Bibliografia:  in  Marcella Bencivenni , Il dirigente sindacale e politico  in  Il Bardo della libertà. Arturo Giovanitti (1884-1959)    a cura di Norberto Lombardi, Cosmo Iannone Editore, 2011 p. 96. Leggermente diversa la traduzione italiana di questo passo in Louis Adamic, Dynamite. Storia della  violenza di classe in America Bepress edizioni, 2010 p. 123

  Però , già nei primi giorni dello sciopero,  Ettor e Giovanitti vennero  arrestati con l’accusa di omicidio di primo grado,  per cui era prevista la pena di morte,  quali responsabili morali dei disordini che avevano portato  all’uccisione della giovane Anna Lo Pizzo . Grazie a una  possente mobilitazione a loro favore e alla assoluta inconsistenza dei capi d’accusa,  formulati contro di loro, il processo si concluse con la loro piena assoluzione (sebbene vi furono momenti in cui la loro uccisione sembrò  certa e già stabilita in precedenza,  come furono quelle, qualche anno più tardi , di Joe Hill e di Sacco e Vanzetti ) .  Per l'esito del processo fu molto importante l'  appello alla giuria di Arturo Giovanitti durante il processo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ….  E se il vostro verdetto, signori giurati, sarà tale da aprirci le porte del carcere , permettendoci di uscire per  tornare alla luce del sole, allora lasciate che vi anticipi quel che faremo. Permettetemi di dirvi che il primo sciopero che si organizzerà in questo  Stato (Massachussetts ) o in qualsiasi altro d’America dove l’opera e il sostegno, la mente di Joseph Ettor e di Arturo Giovanitti, saranno richiesti e necessari , noi vi andremo, incuranti di minacce e paure.  Anonimi, modesti, misconosciuti, incompresi, torneremo alla nostra umile azione, soldati del grande esercito della classe lavoratrice che, al di là delle ombre e del buio del passato, lotta per l’emancipazione del genere umano, per l’instaurazione dell’amore, della fratellanza, della giustizia per ogni uomo e per ogni donna sulla terra. Se, invece, il verdetto sarà contrario, se ci giudicherete tanto indegni da non meritare né l’infamia né la gloria del patibolo, - se deciderete che i nostri cuori debbono essere soppressi sulla stessa sedia di morte e della stessa corrente che ha annientato la vita dell’uxoricida e del parricida e del fratricida, allora, signori giurati, vi dirò che domani noi saremo sottoposti a un giudizio ben più importante: domani passeremo dalla vostra presenza a quella in cui sarà la storia a dire l’ultima parola. Quale che sia il vostro verdetto, signori giurati, io vi ringrazio”  ( Arturo Giovanitti, Appello alla giuria del 27 gennaio 1913 )
Bibliografia: traduzione italiana in http://www.ripamici.it/persone/difesa/nit1.html. L’originale  in inglese si trova invece in  Il bardo della libertà Arturo Giovanitti (1884-1959,   a cura di Norberto Lombardi, Cosmo Iannone editore, 2011 pp. 316-317.

Durante il periodo in prigione Giovanitti compose la famosa poesia - The Walken -, ( = Il camminatore che insieme ad altre scritte più tardi, gli assicurò i soprannomi di “poeta del proletariato”, di  “bardo della libertà” e di “cantore degli oppressi”. Alcune sue poesie sono ora inserite in testi antologici adottati nelle scuole americane. 

Poesia da commentare “ Al di sopra del mio capo, odo il rumore dei  passi tutta la notte /  Avanti e dietrot; vanno  e vengono … Ancora, ancora…ancora ….  / Tutta la notte; tutte le notti… /  Un’ eternità nei quattro passi che vanno; Un’eternità nei quattro passi che tornano; e nei brevi, sempre eguali intervalli pesa il  Silenzio, la  Notte, l’Infinito. /  Ché infiniti sono i nove piedi di una cella di prigione e senza fine è la marcia di colui che cammina, tra il muro di mattoni gialli e  il roso cancello di ferro, ingenerando pensieri che non si possono ammanettare, perché errano lontano, nella luce  solare del mondo, ed ognuno di essi va peregrino verso la meta del suo destino”           ( Arthur Giovanitti,  “The Walkenr
Bibliografia:  in http://www.il fatto quotidiano.it/2014/04/10/libri-arturo-giovanitti-p....
                                                                       
                                                                         JOE HILL       

  
Allo sciopero di Lawrence dedicò una canzone  anche Joe Hill, in cui rivela anche i  retroscena sindacali tra  Sammy Gompers , presidente del sindacato corrotto "American Federation of Labor" ( AFL) e il presidente della "United Textile Workers", affiliata alla AFL,  John Golden. ( cfr.  canzone da commentare )
Canzone da commentare:   “ A Lawrence, quando le masse affamate si misero a scioperare per avere da mangiare e Wood testa- di- legno gli scioperanti  tentava di piegare, a Sammy Gompers scrisse: “ Dimmi che farò” e questa è la risposta tal quale il postino la portò: Una piccola chiacchierata una piccola chiacchierata con Golden sistema tutto.  A qualsiasi sciopero taglierà la testa se ci sono abbastanza soldi in vista. Invitalo a pranzo, fa che ci godi e tutto andrà nel migliore dei  modi Una piccola chiacchierata con Golden sistema,  sistema tutto. Predicatori, poliziotti e re del denaro tra loro han concluso un patto di ferro. I ragazzi in blu, con le stelle  e le strisce furono mandati dallo zio Sam. Di nuovo le cose sembrano peggiorare perché i lavoratori sanno tutti quanti che è duro lavorare ai telai con le baionette ai fianchi. John Golden ha con M. Wood un colloquio privato. Ora sa come il sindacato IWW può essere decapitato. Esce poco dopo con un sorriso largo più che mai, dice: “Ho fatto fuori i leader operai” . John Golden combinò con tutti i suoi “detectives e burattini”  uno sciopero falso pensando che gli altri avrebbero seguito come  di scervellati pazzi un branco. Ma con sua grande sorpresa degli “stranieri” nessuno c’è cascato sono tutti organizzati in un solo grande e solido sindacato. Questa volta Golden non è riuscito a sistemare, sistemare tutto. A tutti i suoi intrighi in barba gli scioperanti han vinto la battaglia. Quando i lavoratori si  uniscono in un patto fecondo il mondo e le sue ricchezze si piegano al loro comando.  ( da Joe Hill,  John Golden and the  Lawrence Strike) 
Bibliografia: in  Gibbs M. Smith, Joe Hill, la vita (leggendaria) e le canzoni (rivoluzionarie) del "primo eroe popolare del ventesimo secolo  La salamandra 1978,  pp. 296-298 
 
 

Allo sciopero di Lawrence e allo slogan “ Il pane e le rose”  si è ispirato , a cinque anni di distanza da “Terra e Libertà”,   un altro importante film di Ken Loach : “Bread and roses”.  In questo film si fa  riferimento alle   lotte, realmente avvenute, negli Stati Uniti , verso la fine del XX secolo, degli addetti alle pulizie , per la maggioranza  emigrati , regolari e clandestini ,  contro le loro disumani condizioni di lavoro e di vita. Numerose furono le lotte, che, in quegli anni, coinvolsero anche altre categorie  di lavoratori , e in tutte vennero proficuamente esperimentate nuove tecniche di resistenza operaia ( corporate campaign, work-to rule- slowdown ecc.) e  furono anche  ripristinate vecchie ed efficaci strategie  anarco-sindacaliste. Tornarono d’attualità , inoltre, nel movimento operaio americano,  negli anni 90, anche   vecchie canzoni  di protesta sindacale (soprattutto di Hill e di Guthrie), nonostante la minaccia  , da parte di molte aziende, di  provvedimenti disciplinari per chi le cantava.  
Canzone da commentare: “Se dalla schiavitù del salario liberarvi volete/ unirvi dovete al grande sindacato operaio,/ se dalla miseria e dalla fame esser liberi volete/ venite! E da uomini lottate./ C’è del potere, c’è del potere/ in un’associazione di lavoratori,/ che lottano fianco a fianco./ E questo potere, questo potere / deve governare ogni paese/ il potere del grande sindacato operaio/. Vorreste avere in cielo, palazzi d’oro e smalto/ e , come in passato, in baracche vivete l’una all’altra ridosso?/ Vorreste avere le ali per volare in paradiso- lassù in alto/ e qui la fame patite, senza niente mettervi indosso?/ Se del sangue dell’agnello stancati vi siete/ al grande sindacato operaio unirvi dovete/ Se tanto per  cambiare, uova e prosciutto volete, / venite, e da uomini lottate/ Se con la testa i manganelli respingere, amate/ non organizzatevi e tutti i sindacati disprezzate;/ se non desiderate nulla finché in vita siete/ le mani ai padroni stringete e la strada della “saggezza” scegliete/ Lavoratori da ogni paese venite/ e al grande sindacato operaio unitevi,/ Allora esigere ci vedrete quanto ci spetta di questa terra./ Venite! E da  uomini lottate. (“C’è potere in un sindacato  parole di Joe Hill)
 Bibliografia:  Il testo della canzone si trova in Gibbs M. Smith, Joe Hill, op. cit. p. 298.  
 
 
Bread and Roses Strike (1977) di Ralph Fasanella
 

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