giovedì 28 aprile 2011

ANARCHICINI: ERRICO MALATESTA (3): IL PENSIERO: MEZZI E FINI - LA MORALE ANARCHICA - VOLONTARISMO - LIBERO AMORE E CONSIDERAZIONI



Per ora in questo post mi limiterò ad esporre , per ragioni di spazio, solo alcuni concetti –chiave  del pensiero di Errico Malatesta , che, a mio parere, oltre che sul piano rivoluzionario politico ed economico, possono servire, ancora oggi, come criteri base per  la nostra vita quotidiana.
                                                                                  

                                                                MEZZI E FINI
 Brano da commentare:  “Il fine giustifica i mezzi. Si è molto maledetta questa massima; ma in realtà essa è la guida universale della condotta. Sarebbe però meglio il dire: ogni fine vuole i suoi mezzi. Poiché la morale bisogna cercarla nello scopo; il mezzo è fatale.  Stabilito lo scopo a cui vuole giungere, per volontà o per necessità, il gran problema della vita sta nel trovare il mezzo che secondo le circostanze, conduce con maggiore sicurezza e più economicamente, allo scopo prefisso. […. ], Lo scopo dei giacobini e di tutti i partiti autoritari, che si credono in possesso della verità assoluta, è di imporre le proprie idee alla massa dei profani. Essi devono perciò sforzarsi di impadronirsi del potere, di assoggettare le masse e di costringere l’umanità nel letto di Procuste delle loro concezioni.  In quanto a noi la cosa è diversa: molto differente essendo il nostro scopo, molto differenti devono pur essere i nostri mezzi.  Noi non lottiamo per metterci al posto degli sfruttatori e degli oppressori di oggi e non lottiamo neppure per il trionfo di una vacua astrazione. [ …… ] . Secondo noi tutto ciò che è volto a distruggere l’oppressione economica e politica, tutto ciò che serve ad elevare il livello morale e intellettuale degli uomini, a dar loro la coscienza dei propri diritti e delle proprie forze e a persuaderli di fare i propri interessi da sé, tutto ciò che provoca l’odio contro l’oppressione e suscita l’amore fra gli uomini, ci avvicina al nostro scopo e quindi è un bene [….. ] E al contrario è male, perché in contraddizione con il nostro scopo, tutto ciò che tende a conservare lo stato attuale, tutto ciò che tende a sacrificare, contro la sua volontà, un uomo al trionfo di un principio […..] Noi vogliamo il trionfo della libertà e dell’amore” (da “L’ En Dehors,” agosto 1892)
Bibliografia: Primo brano in   Malatesta, vite e idee,  a cura di  Vernon Richards Edizione Collana Porro.  !968, p. 77                                                      
                                                                                  

                                                 LA MORALE ANARCHICA
 " E' cosa comune trovare degli anarchici che "negano la morale". Al principio è un semplice modo di dire per significare che, dal punto di vista teorico, non ammettono una morale assoluta, eterna, immutabile, e che, nella pratica si ribellano contro la morale borghese, che sanziona lo sfruttamento delle masse e condanna quegli atti che tornano a pericolo e  danno dei pregiudicati. Ma poi, a poco apoco, come suole avvenire in tante altre cose, prendono la figura rettorica per l'espressione della verità.  Dimenticano che nella morale corrente , oltre le regole inculcate dai preti e dai padroni nell'interesse del loro dominio, si trovano pure, e ne sono in realtà la parte maggiore e sostanziale, anche quelle regole, che sono la conseguenza e la condizione di ogni coesistenza sociale; dimenticano che il ribellarsi contro ogni regola imposta colla forza non vuole dire affatto rinunziare ad ogni ritegno morale e ad ogni sentimento di obbligazione verso gli altri; dimenticano che per combattere ragionevolmente una morale, bisogna opporle, in teoria e in pratica, una morale superiore ; e , per poco che il temperamento e le circostanze aiutino, finiscono col divenire Immorali , nel senso assoluto della parola, cioé uomini senza regola di condotta, senza criterio per guidarsi nelle loro azioni, che cedono passivamente all'impulsione del momento. Oggi si leveranno il pane di bocca per soccorrere un compagno, domani ammazzeranno un uomo per andare al bordello. La morale è la regola di condotta che ciascun uomo considera buona.  Si può trovare cattiva la morale dominante in una data epoca, in un dato paese, in una data società, e noi  infatti troviamo pessima la morale borghese; ma non si può concepire una società, senza una morale qualsiasi, né un uomo cosciente che non abbia un qualsiasi criterio per giudicare di quello che è bene e di quello che è male per se stesso e per gli altri . quando noi combattiamo la presente società noi opponiamo alla morale individualistica dei borghesi , alla morale della lotta e della concorrenza, la morale dell'amore e della solidarietà, e cerchiamo di stabilire delle istituzioni che corrispondano a questa nostra concezione dei rapporti tra gli uomini. Ché altrimenti perché dovremmo trovare male che i borghesi sfruttino il popolo .... ". ( Errico Malatesta, Errori e rimedi, in " L' Anarchia" Londra , agosto 1896)  
Bibliografia:  Errico Malatesta. Scritti scelti, a cura di Giovanna Berneri e  Cesare Zaccaria, Collana Porro,  1954, pp. 22 -23                                         
                                                   
                                 VOLONTARISMO
Brano da commentare: “  L’esistenza di una volontà capace di produrre effetti nuovi, indipendenti dalle leggi meccaniche della natura è un presupposto necessario per chi sostiene la necessità di riformare la società “ […] L’armonia fra gli uomini non è l’opera spontanea della natura, essa si deve conseguire e mantenere per l’opera cosciente e voluta dagli uomini; vale a dire che è un fatto contingente che può essere o non essere secondo che gli uomini regolano in un modo o nell’altro i loro rapporti, non è un fatto necessario (una legge ) indipendente dalla volontà umana “ […] “ noi diciamo che bisogna fare la rivoluzione, che vogliamo fare la rivoluzione; e ci sforziamo di suscitare e riunire le volontà intente a tale scopo. Ma un’obbiezione fondamentale ci si oppone. La rivoluzione, ci si dice, non si fa per capriccio degli uomini. Essa viene, o non viene, quando i tempi sono maturi. La storia non si muove a casaccio, ma si svolge secondo leggi naturali, ecc. In pratica, almeno nella maggior parte dei casi, non si tratta che di un espediente polemico … o politico. Si afferma che una cosa è impossibile quando non la si vuole; si nega la potenza della volontà quando si è invitati a fare uno sforzo in una direzione che non conviene … Ma quando poi una cosa interessa e piace, si dimenticano tutte le teorie, si fa lo sforzo necessario, e, se si ha bisogno del concorso degli altri si fa appello alla loro buona volontà e della volontà si esalta la potenza “ […] Non si è anarchici, non si è socialisti, non si è uomini che s’adoperano per un fine qualsiasi, se non con questo presupposto, cosciente o no, confessato o no, della efficacia della volontà umana.” (  alcuni frammenti vari tratti da articoli di Malatesta sul “volontarismo )
Bibliografia: in Luigi Fabbri, Malatesta ,’uomo e il pensiero, Napoli Edizioni RL  1951 p.  69, 70, 71
L’attualità di questi tre concetti fondamentali del pensiero di Malatesta , che superando i limiti dell’agire politico si estendono anche alla sfera privata e  alla vita quotidiana di ciascuno è ben  espressa da Massimo Ortalli nel suo intervento, , nel 2003, al Convegno anarchico in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita  di Errico Malatesta . (cfr. brano da commentare).
Brano da commentare: "... Ed è questa corrispondenza, fra il fine di una società fondata sulla libertà e solidarietà e i mezzi per arrivare a questa società senza sbavature autoritarie e coercitive, il lascito più importante, più attuale, che Malatesta ha consegnato all'anarchismo militante. [...] Un processo maieutico, in sostanza, in grado di affermare , nella temperie della lotta quotidiana, l'universalità dei principi fondanti dell'anarchismo, individuando, fra i mezzi coerenti con i fini, quelli più idonei ad affrontare le più diverse situazioni. Da qui, quindi, le ragioni della preminenza dell'etica, intesa come coincidenza gtra azione  e tensione libertaria, su quelle del "realismo politico" e da qui le basi di quel profondo umanesimo sociale che vedeva nella libertà individuale, inscindibile dalla libertà collettiva, il motivo fondante dl progetto anarchico. E da qui soprattutto la prevalenza della volontà , intesa come il tratto caratteristico di un consapevole desiderio di liberazione, in contrapposizione con le interpretazioni dominanti dello scontro sociale che l’epoca offriva, vale a dire il materialismo marxista, che riduceva tutto a un processo dialettico automatico destinato ad esaurirsi nella ineluttabile sintesi della rivoluzione, e il determinismo kropotkiniano, ingenuamente fiducioso nella linearità di un processo evolutivo “positivistico”.  E in piena coerenza con l’affermazione della  centralità della volontà  “rivoluzionaria” e della specificità del singolo individuo, si poneva la costante riproposizione del principio della responsabilità individuale, della sperimentazione come antidogmatica affermazione di libertà, del gradualismo riformatore come percorso di avvicinamento all’anarchia “. ( Massimo Ortalli, 
"  ( Massimo Ortalli, Coerenza tra mezzi e fini... dicembre 2003) 
Bibliografia: Massimo Ortalli, Coerenza tra mezzi e fini . Enrico Malatesta Anarchico in Enrico Malatesta. A centocinquant’anni dalla sua nascita. Atti del Convegno Anarchico Napoli, 5-6-7 dicembre 2003, Edizioni La Fiaccola, 2007, pp. 164-165
                                                                            
                                                            AMORE LIBERO

In stretta correlazione con quei concetti, secondo me , è  quello di  “amore libero “ affrontato da Errico Malatesta in un articolo  , intitolato Il problema dell’amore nel giornale di Paterson, La questione  sociale nel gennaio del 1900 .
Brano da commentare:  “ Ora, diciamolo subito, noi non abbiamo nessuna  soluzione ai mali che possono venire all’uomo dall’amore perché essi non si possono distruggere con riforme sociali e nemmeno con un cambiamento di costumi. Essi dipendono dai sentimenti profondi […] dell’uomo, e non sono modificabili, se lo sono, che per lenta evoluzione ed in modo che noi non sapremmo prevedere. […] Noi vogliamo la libertà; noi vogliamo che gli uomini e le donne possano amarsi ed unirsi liberamente senz’altro motivo che l’amore, senza alcuna violenza legale, economica o fisica. Ma la libertà […] non risolve radicalmente il problema […]  Del resto l’amore è quello che è; e la gelosia, intesa nel senso migliore della parola, è generalmente una cosa sola con l’amore […] Fino a che gli uomini avranno i sentimenti che hanno – e non ci pare che basti a cambiarli un cambiamento nell’assetto economico e politico della società -  l’amore produrrà , nello stesso tempo che grandi gioie, anche grandi dolori. Si potrà diminuirli e attenuarli eliminando tutte le cause eliminabili, ma non si potrà completamente distruggerli. Ma è questa una ragione per non accettare l’anarchia e volere restare nello stato attuale? Distruggiamo lo sfruttamento  e l’oppressione dell’uomo sull’uomo, combattiamo  la brutale  pretesa del maschio a credersi padrone della femmina, combattiamo i pregiudizi religiosi, sociali e sessuali, assicuriamo a tutti, maschi e femmine, uomini e fanciulli, il benessere e la libertà, diffondiamo l’istruzione e avremo ben ragione di rallegrarci se non vi resteranno altri mali che quelli dell’amore. “  ( Errico Malatesta, Il problema dell’amore , La questione sociale (Paterson) gennaio 1900)
Bibliografia:  Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 358. Ho letto di questo articolo solo quanto ho trovato nel libro di Gianpietro Berti e mi sono limitato a citare solo la parte in cui parla del  "libero amore"

L’argomento dell’amore libero è stato trattato da Errico Malatesta anche nel capitolo  XI dell’ opuscolo  Al caffè. Conversazioni dal vero di anarchia e libertà
Brano da commentare:  AMBROGIO (magistrato)  -  dunque, parlatemi un po’ della famiglia. Già siccome volete mettere ogni cosa in comune, metterete in comune anche le donne, e farete così tutto un gran serraglio, non è vero? . GIORGIO (socialista anarchico)  - Sentite, se volete discutere con me, fate il piacere di non dire sciocchezze e di non fare dello spirito di  cattiva lega . E’ troppo seria la questione che trattiamo per inframettervi dei lazzi volgari!  . AMBROGIO:  - Ma io… dicevo sul serio. Che cosa farete delle donne? GIORGIO. – Allora tanto peggio per voi, poiché è veramente strano che non … comprendiate l’assurdità di quello che avete detto. Mettere in comune le donne! E perché non dite che vogliamo mettere in  comune gli uomini? Ciò che solo può spiegare questo vostro concetto è che voi, per abitudine tradizionale ed inveterata, considerate la donna come un essere inferiore fatto e messo al mondo per servire da animale domestico e da strumento di piacere pel signore maschio e quindi fate di lei il conto che si fa di una cosa e supponete che si debba assegnarle il destino che si assegna alle cose. Ma noi che consideriamo la donna come un essere umano pari a noi, che deve godere di tutti i diritti e di tutti i mezzi di cui gode, o deve godere, il sesso maschile, noi troviamo semplicemente vuota di senso la domanda: Che cosa farete delle donne? Domandate pIuttosto: che cosa faranno le donne? Ed io vi risponderò che faranno quel che vorranno  che siccome esse, hanno al pari degli uomini bisogno di  vivere in società, è certo che vorranno accordarsi con i loro  simili maschi e femmine per soddisfare ai loro bisogni col maggiore vantaggio proprio e di tutti.  […]AMBROGIO : - E per le relazioni  sessuali ? Voi volete l’amore libero, la …. .  GIORGIO -  E via! O che credete che possa esistere davvero un amore schiavo? Esisterà la coabitazione forzata, l’amore finto per forza, per interesse o per convenienza sociale; magari vi saranno uomini e donne che rispetteranno il vincolo matrimoniale per convinzione religiosa o morale; ma l’amore vero non può esistere, non si concepisce se non perfettamente libero. AMBROGIO . -  questo è vero, ma se ognuno seguisse i capricci che gli ispira il dio amore, non vi sarebbe più morale e il mondo diventerebbe un lupanare. GIORGIO. – In fatto di morale, potete vantar davvero i risultati delle vostre istituzioni! L’adulterio, le menzogne d’ogni sorta, gli odii lungamente covati, i mariti che uccidono, le mogli che avvelenano i mariti, gli infanticidi, i fanciulli cresciuti fra gli scandali e le risse familiari … e questa la morale che voi temete minacciata dalla libertà dell’amore?  Oggi sì che il mondo è un lupanare, perché le donne son costrette spesso a prostituirsi per fame; e perché il matrimonio, sovente contratto per puro calcolo d’interesse, è sempre per tutta la sua durata un’unione in cui l’amore o non c’entra affatto o c’entra solo come un accessorio. Assicurate a tutti i mezzi per vivere convenientemente ed indipendentemente ,  date alla donna libertà completa di disporre della sua persona, distruggete i pregiudizi religiosi od altri che vincolano uomini e donne ed una quantità di convenienze che derivano dalla schiavitù e la perpetuano -  e le unioni sessuali saran fatte d’ amore, dureranno tanto quanto dura l’amore, e non produrranno che la felicità degli individui ed il bene della specie. AMBROGIO: - ma insomma siete partigiani delle unioni perpetue, o temporanee? Volete le coppie separate, o la molteplicità e varietà  delel relazioni sessuali o la promiscuità addirittura ? GIORGIO: - Noi vogliamo la libertà. Finora le relazioni sessuali hanno subito tanto la pressione della violenza brutale, delle necessità economiche, dei pregiudizi religiosi e delle prescrizioni legali, che non è possibile dedurre quale sia il modo di relazioni sessuali che meglio risponda al bene fisico e morale degli individui e della specie. Certamente, una volta eliminate le  condizioni che oggi rendono artificiose e forzate le relazioni tra uomo e donna, si costituiranno un’igiene ed una morale sessuale che saranno rispettate, non per legge,  per la convinzione fondata sull’esperienza che esse soddisfano al bene proprio e della specie. Ma questo non può essere che l’effetto della libertà .  …” ( Errico Malatesta, Al caffé .... )

Bibliografia   Errico Malatesta, Al caffè. Conversazioni dal vero.  Nuova Ristampa a cura del gruppo E. Malatesta, Roma 1948. pp. 42 e pp. 45-46.  Cfr. anche con qualche variante,  Errico Malatesta, Al caffè. Discutendo di rivoluzione e anarchia, Edizioni del CDA/La Fiaccola,  1978, (capitolo XI) p.74 e pp. 76-77.  So che  è stata pubblicata recentemente  una nuova edizione :  Errico Malatesta,  Al caffè. Conversazioni di anarchia e di libertà, Formica, 2010 , che non ho ancora consultato.  

 Luigi Fabbri,  i cui rapporti di grande amicizia  con Malatesta sono ben noti, assume su questo tema un' impostazione analoga a quella di Malatesta, criticando aspramente le concezioni  sul "libero amore" più sovversive rispetto alla morale dominante. (cfr. brano) 
Brano da commentare: “ Per metterci in cattiva luce presso il popolo, gli scrittori borghesi, dal fatto che noi critichiamo l’ordinamento attuale della famiglia, a base di autorità e d’interesse e di sopraffazione dell’uomo sulla donna, hanno dedotto che noi vogliamo l’abolizione della famiglia e, giù giù, la comunione delle donne, la promiscuità, la confusione delle figliolanze, con i relativi incesti, violenze carnali e quanto più altro di selvaggio e ridicolo insieme si potesse immaginare. La dottrina anarchica invece, fin dal principio, non ha mai predicato che la purificazione degli affetti da ogni intrusione o sanzione estranea, sia di legislatori che di preti, sia politica che religiosa; e con ciò, la emancipazione della donna , resa libera  e uguale all’uomo, la libertà dell’amore sottratto alle violenze della necessità economica e di qualsiasi autorità estranea all’ amore stesso ; - in una parola la redenzione della famiglia, restituita alle sue basi naturali: la reciproca attrazione amorosa e la libertà di scelta. “
Bibliografia: Luigi Fabbri, Influenze borghesi sull’anarchismo. Saggi sulla violenza, Zero in condotta,  1998, p. 45
                                                                             

E’ nota la riservatezza di Errico Malatesta  nei confronti della sua vita privata ed amorosa. Essa è stata, per tutto il XX secolo, osservata anche dai suoi biografi  ( Nettlau,  Fabbri, Borghi, ) . Tale riservatezza si è infranta  a partire dal primo decennio del XXI secolo.  (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Volendo ora scandagliare l’ambito strettamente personale , dobbiamo constatare che le cose si complicano di molto perché la dedizione pressoché totale alla rivoluzione lasciò all’ anarchico italiano poco spazio alla sua vita privata; ciò spiega perché essa si presenti impenetrabile. Va ricordato, a questo proposito, che egli non ha lasciato scritto niente  riguardo ai suoi affetti  e ai suoi eventuali rapporti amorosi. Del resto nemmeno i suoi biografi , che lo conobbero molto bene – Nettlau, Fabbri, e Borghi – ci sono su questo punto d’aiuto, dato che su questo argomento i loro testi tacciono. Tuttavia una vita privata ci fu e su di essa, per quanto risulti difficile dire qualcosa di certo, cercheremo di fare un po’ di luce. E qui, come abbiamo accennato , ci può soccorrere “Virgilio” , le cui informazioni diventano  ora più utili, anche,se, ancora una volta, occorre sempre ascoltarlo con una certa cautela critica. …” ( Giampietro Berti , Errico Malatesta …)
Bibliografia:  Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 352

 Chi è Virgilio ? Da quanto leggo dal libro di  Giampietro Berti è Ennio Belelli, un ex anarchico, diventato confidente  del Ministero  degli  Interni nella primavera del 1901. [ cfr. post ERRICO MALATESTA (1)    E’ "grazie" ad   “infami” di quel  tipo, a cui si univano poliziotti  sia in borghese che in divisa , che oggi gli storici dispongono  sul famoso anarchico  italiano  di  informazioni , sin troppo, dettagliate,  sui due "triangoli amorosi"  che Malatesta avrebbe vissuto nel corso della sua esistenza. Essendo queste le nuove fonti mi sembra utile ricordare quanto osservava su di esse  Giorgio Sacchetti nel suo libro Sovversivi agli Atti.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “E’ nota la disistima , del resto comune a tutta la storiografia di sinistra, per un uso troppo insistito se non quasi esclusivo delle fonti di polizia. E si può anche condividere l’osservazione che queste siano, in molti casi, più utili per comprendere l’ideologia, la mentalità, gli stati d’animo degli uomini e degli organismi che ne curano la compilazione  che non per comprendere appieno l’oggetto di queste cure […]   Ora appare del tutto evidente come queste carte siano piuttosto una fonte sui sorveglianti che sui sorvegliati. Degli anarchici, soggetti sotto osservazione fin dalla costituzione dello Stato unitario, la struttura informativa del Ministero dell’interno, ci fornisce un’immagine spesso stereotipata ed inficiata quasi sempre da pregiudizio. Si ritiene però che in definitiva nessun punto di osservazione possa essere considerato, di per sé del tutto attendibile o scientificamente “neutro”. Ed ecco che allora anche una visione palesemente “nemica” può diventare elemento indispensabile della conoscenza. “…” 
Bibliografia:  Giorgio Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del ministero dell’interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del  novecento, La Fiaccola, , 2002,  p. 7 e p.
 
Quanto detto, mi sembra, che poi valga ancor più quando  questi resoconti polizieschi  riguardono come  “oggetti in cura “  le donne anarchiche e sovversive in genere.  Esse a priori nell’ Italia crispina e giolittiana e poi  nell’Italia fascista e democristiana, e in parte ancora oggi, sono state sempre   considerate da   poliziotti  e da funzionari dello Stato come  “prostitute “ amorali o come  "  mogli e madri snaturate ", ecc.  come ha giustamente rilevato  Martina Guerrini nel suo libro  Donne contro  (cfr. brano)
Brano da  commentare:  …” E’  essenziale evidenziare quanta influenza abbia giocato la cultura, il pregiudizio, la collocazione ideologica di ogni singolo estensore dei fascicoli – spesso un oscuro impiegato d’ufficio – nel suggerire motivazioni e moventi fortemente discriminatori e sessisti per le azioni e scelte delle donne in oggetto. Gli uomini  preposti alla classificazione e all’allestimento delle biografie sovversive hanno un posizionamento ben definito,  eterosessisti con forte pregiudizio omofobo, membri della classe politica dominante, fiduciosi nel ruolo disciplinare della famiglia autoritaria  [….] E’ quindi con questi occhi che i compilatori  descrivono e talvolta inventano profili inattendibili di  donne militanti o sovversive spesso definite come “dedite alla prostituzione” perché compagne non sposate di un sovversivo, oppure perché già sposate ma compagne di un uomo diverso oppure semplicemente perché frequentatrici di compagnie  politiche maschili : quale diverso motivo avrebbe potuto spingere uomini ad accogliere con tanta frequenza una donna durante i loro incontri, non essendole  attribuita alcuna capacità o volontà autonoma di autodeterminazione in ambito pubblico ? " (Marina Guerrini, Donne contro

Bibliografia: Martina Guerrini, Donne contro.  ribelli, sovversive, antifasciste, Zero in Condotta,  2013, pp. 27-28
                                                                                  
ERRICO MALATESTA E LUISA MINGUZZI
 Esamino dapprima la fonte proveniente dal  Ministero italiano degli Esteri sulla presunta relazione amorosa  che Malatesta avrebbe vissuto a Buenos Aires insieme a Luisa Minguzzi , moglie/compagna di Francesco Pezzi , così come la si trova citata  nel libro di Claudia Bassi Angelini , Amore e anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi due ravennati nella seconda metà dell'ottocento.  (cfr. brano)
Brano da commentare:  …” Nel giugno del 1889 pervenne al Ministro degli Esteri la falsa notizia che tra Pezzi e Malatesta, fuggiti insieme, ci sarebbe stata una rissa e che il primo “accortosi che l’altro gli aveva sedotto la moglie, lo avrebbe gravemente ferito di coltello”. Alla richiesta di chiarimenti il console rispose alla fine di agosto smentendo la notizia della rissa e dicendo che, mentre probabilmente Malatesta era già fuggito in Uruguay, Pezzi, al contrario si trovava ancora a Buenos  Aires, Non smentì tuttavia la faccenda della “seduzione” , anche perché la fonte del Ministro era in questo caso lo stesso “Pezzi” che “ne aveva scritto a una sua sorella  in Ravenna, senza peraltro accennare alla contesa avuta col Malatesta” (in una lettera evidentemente intercettata dalla polizia). ( Claudia Bassi Angelini, Amore e  anarchia …..)
Bibliografia: Claudia Bassi Angelini, Amore e Anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi due ravennati nella seconda metà dell'ottocento,  Longo Editore Ravenna, 2004 p. 111
                                                                                  
   Prescindendo dal lato ridicolo della questione  se si pensa  alla grande agitazione, davvero  un po’ eccessiva,   nel Ministero degli Esteri italiano  intorno alla vita amorosa  dei tre “pericolosissimi”  anarchici, mi sembra che  tale notizia presenta degli indubbi lati oscuri e contradditori. (rissa, sì, rissa, no).  Il contenuto della lettera di Pezzi alla sorella, che potrebbe essere illuminante è riferito solo in sintesi e filtrato da  interposta persona ( addirittura il ministro  stesso) la cui obiettività è tutt’altro che affidabile. Ritengo comunque che valga la pena di  approfondire l'argomento. Secondo Claudia Bassi Angelini , la relazione tra Malatesta e Luisa Pezzi  iniziò  nel 1889 a Buenos Aires  ed ebbe fine nel 1891 a Capolago, dove Malatesta  e Luisa Pezzi, partiti da Londra,  si erano recati per partecipare a quel convegno anarchico internazionale.  Pur premettendo di  disporre  di "pochi indizi " l' autrice   avanza alcune ipotesi sulla relazione tra  Malatesta e Luisa Pezzi e  sul  conseguente atteggiamento di Francesco Pezzi :  (cfr. brano)
Brano da commentare:   “ I comportamenti dei Pezzi in Argentina, e ancor più quelli successivi al loro rientro in Europa, avvalorano la notizia della relazione di Luisa con Malatesta . Una probabile stanchezza nel suo rapporto con Francesco, il clima di disimpegno della  colonia anarchica italiana nella capitale argentina, l’ammirazione sempre nutrita per Malatesta – di appena un anno più giovane di lei – fecero il resto, tanto più  che le teorie anarchiche sul libero amore” offrivano una legittimazione ideologica ai nuovi sentimenti a cui scelse di abbandonarsi .  Probabilmente Malatesta l’aveva convinta a replicare a Buenos Aires il “ménage a  trois” cui era abituato a Londra con i coniugi Defendi,  ma i “triangoli” siano essi proletari o borghesi funzionano  solo se graditi ad ognuno dei partecipanti. Tutto fa pensare che non fosse il caso di Francesco, che probabilmente tentò di adeguarsi a comportamenti che sentiva estranei, soprattutto per coerenza con quelle teorie anarchiche sulla libertà dell’amore che egli stesso aveva sostenuto. .[ …]  Ben più delle astratte  teorie “sul libero amore” che tentò invano di aggiornare, fu doloroso per lui convincersi che anche unioni originate da autentico trasporto sentimentale, come certamente era stata quella tra lui e Luisa, potevano non solo incrinarsi ma anche concludersi secondo copioni che una volta gli erano sembrati espressione esclusiva dell’ipocrisia borghese .  […] Riuscì  a salvare sentimenti di amicizia e di affetto per Luisa, ma per Malatesta da allora in poi non ci sarebbe stato che il formale rapporto di rispetto di un militante anarchico per il proprio dirigente. “ ( Claudia Bassi Angelini, Amore e Anarchia....

Bibliografia: Claudia Bassi Angelini, Amore e Anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi due ravennati nella seconda metà dell'ottocento,  Longo Editore Ravenna, 2004 p. 111-112-113

  Ma , sebbene tali ipotesi siano suggestive, come spiegare, pur ammettendo  “ la seduzione” da parte di Malatesta di Luisa Pezzi con la proposta di Malatesta di formare un " ménage à trois ". Nei suoi  scritti sull’amore libero, tratti da Al Caffé ...., citati sopra,  Malatesta   non  identifica mai,  a differenza di Giovanni Rossi (Cardias),      i liberi amori contriangoli amorosi”,   chiamati dal Rossi "amplessi anarchisti” o “baci amorfisti ( cfr. post GIOVANNI ROSSI  E LA COLONIA CECILIA) . Per Malatesta ,come si è visto, al pari di Luigi Fabbri,  il  "libero amore" era definito   più semplicemente  come l’ opposto  di un “amore schiavo” e cioè un  “amore libero” da vincoli  legali,  economici, religiosi, ecc.  
                                                                             
EMILIA DEFENDI E ERRICO MALATESTA
Inoltre , secondo  Claudia  Bassi Angelini , la proposta di   Malatesta  ai coniugi Pezzi consisteva in una replica del “menage a trois " tra lui e i coniugi Defendi a Londra. L’informazione  di questo presunto "triangolo amoroso" , citata  con “cautela critica” da Giampietro Berti,   proveniva , anch' essa,   prevalentemente da  rapporti   di poliziotti  pregiudizialmente  prevenuti   e di   ex anarchici  divenuti confidenti disposti ad inventarsi di tutto pur di  compiacere i propri datori di lavoro e guadagnarsi il  compenso pattuito .  Nella gara a chi la sparava più grossa chi primeggiava  nel  perseguitare e calunniare Malatesta era, come si è detto in precedenza, " Virgilio"  ( si pensi per esempio alla voce da lui sparsa che Malatesta, coerentemente contrario, in quanto anarchico, alla guerra italiana in Libia,  era una spia turca) .La relazione di Virgilio al ministero dell' Interno sui rapporti tra Errico Malatesta e la famiglia Defendi è densa di informazioni. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ E’ lei [la Trulzio”] che prepara ogni giorno il pasto all’agitatore [ Malatesta ]. Lo ha conosciuto trent’anni fa in Italia e ivi conobbe anche Cafiero. Essa è una Zanardelli, figlia adottiva di un Zanardelli, cospiratore al suo tempo, padre di quel Tino Zanardelli che fu compagno di Cafiero, del Malatesta e del Costa di altri tempi.  Tito, dopo il fatto di Benevento, andò in Francia e fu espulso circa ventun anni fa e sua sorella, che da Genova, dove si trovava colla madre aveva voluto raggiungerlo a Parigi, lo trovò invece a Londra dove era riparato. A Londra si mise a fare la sarta e a vivere ora col Malatesta, ora da sé, finché uscito dalla reclusione francese non capitò qui il Defendi. Quest’ultimo, mantovano, è agitatore ed emissario rivoluzionario repubblicano garibaldino, e che di Garibaldi possiede alcune lettere che il generale gli diresse, scontò dieci anni di reclusione a Parigi e fu quindi espulso.  Arrivato povero e scalzo a Londra si ritrovò con Malatesta e fu sostenuto anche dalla Zanardelli [  nome della famiglia adottiva di Emilia Triulzio ] che piano piano diventò la sua compagna. Da allora si è rimesso alquanto, economicamente parlando, ed ha  impiantato una bottega di vini e di generi di salumeria, oli e formaggi, ecc., ben s’intende anche con l’aiuto del Malatesta che in fondo è colui che ha dato vita e denaro  al commercio suddetto. Così si misero a fare vita in tre e presto diventarono in parecchi per la nascita di vari figli. Malatesta si poté sentire quindi più libero a fare le sue escursioni rivoluzionarie ora in Italia, ora in Spagna col Tarrida  del Marmol e il Malato, ora nel Belgio col Malato e poi di nuovo in Italia e in  America più di una volta ...." ( Virgilio, Relazione del 25 marzo 1902, Ministero dell'Interno. Casellario politico centrale, fasc. Malatesta Errico B 2950).

Bibliografia:  Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 353

Giampietro Berti, dopo avere sottolineato alcune inesattezze e gratuite malignità di Virgilio, non esclude l’ipotesi di un triangolo amoroso tra la Triulzio, Malatesta e il Defendi  e la possibile paternità di Malatesta  di alcuni dei figli della Triulzo (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ …” Vi sarebbe stata dunque per circa un trentennio una sorta di ménage a trois? La cosa non deve stupire più di tanto, se si considera che i coniugi Defendi erano entrambi anarchici militanti e dunque – si presume -  favorevoli al “libero amore “. I Defendi , poi, secondo i rapporti di polizia, nutrivano verso Malatesta “ un’ammirazione, che  sconfinava  con l’idolatria “.  Per di più il marito e i figli sarebbero stati sempre soggiogati  dalla personalità della moglie e della madre e ciò spiegherebbe , ulteriormente, l’accettazione da parte di tutti dell’insolita situazione.  […]   Se è vera, quindi, l’ipotesi del  “triangolo” , la domanda inevitabile che sorge ora è questa: quanti di questi  sei figli, sono di Defendi e quanti di Malatesta?… “ (Giampietro Berti,  Errico Malatesta …, opera citata)
Bibliografia:  Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 355

Rispondendosi a  questa domanda  Gianpietro Berti dopo avere osservato che “ad essa non si può rispondere con certezza” afferma che semmai, attraverso uno scrupoloso computo delle date di nascita possibili figli di Malatesta potrebbero essere Enrico, Adele e Giùgiù.   Ma mi chiedo io se quei tre militanti anarchici  ( Errico, Emilia e Giovanni) erano  “favorevoli  al “libero amore pluralista” , perché tanti misteri  e non fare di questa loro pratica un  motivo di propaganda  per  uno stile di vita alternativo alla famiglia monogamica , come aveva tentato, in via sperimentale, Giovanni Rossi nella Colonia Cecilia e così come facevano, più o meno in quegli anni, in Francia, nei “milieux libres"  gruppi anarchici individualisti e ? ( cfr. i post GIOVANNI ROSSI E LA COLONIA CECILIA e LES MILIEUX LIBRES 1 e 2  ) . E se i desideri “licenziosi” della madre erano accettati supinamente da tutta la famiglia  perché    nasconderli ?  Inoltre non mi sembra credibile, per quanto ne so di di Malatesta, che egli  accettasse  un “idolatrazione “  , che rifiutava risolutamente dagli estranei, nei confronti della sua persona da  persone a cui era legato da sincero affetto.  Ed è proprio  la reciprocità di affetti  e non l’ idolatrazione che a me sembra  legare Malatesta  alla famiglia Defendi, così come testimonia il suo racconto della coatta partenza da Londra per l'Italia  nel 1913. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …”ho infine lasciato Londra, ma che strazio amico mio. Una folla di persone grandi e di bambini (i figli e i nipoti dei Defendi) che io ho visto nascere tutti e che mi amano e ch’io amo, e che sono infatti la mia famiglia, si sono sforzati di trattenermi un giorno di più, e mi hanno visto partire  piangendo per paura che mi arrivi disgrazia, che non mi vedranno più, ecc. Sono tutto scombussolato e piango anch’io. “ ( Lettera  di  Malatesta a Luigi Fabbri luglio 1913)
Anche il suo rapporto con Emilia Trulzio  fu descritto  da Malatesta  nel 1916, al suo ritorno a Londra  in termini , come sottolinea Gianpietro Berti  ” in senso cameratesco , non certo sotto forma di relazione amorosa “ . (cfr. brano)
Brano da commentare :  Quindici giorni dopo il mio arrivo la Defendi, cui mi legano più di cinquant’anni di affetto fraterno, fu colpita da straziante malattia che la tiene ogni giorno in pericolo di vita e che non lascia – o ben poca- speranza di guarigione […] Per mesi e mesi ho dovuto stare al suo capezzale notte e giorno e non mi sono riposato altrimenti che dormicchiando  vestito sopra una sedia “  ( Lettera di Malatesta a Luigi Fabbri  gennaio 1916)
Personalmente io  sarei ben contento del ritrovamento di fonti che confermino  gli esperimenti  da parte di Malatesta    di “nuovi modi di relazioni sessuali che meglio rispondano al bene fisico e morale degli individui e della specie “, ma non sulla base di  “chiacchiere “  finalizzate esclusivamente a gettare fango su Malatesta e i suoi cari.  (cfr. brani) 
Brani da commentare: 1) " Secondo una relazione della spia Orlando De Martis la Trunzio e Zanardelli sarebbero però stati per due o tre anni anche amanti. (rapporto del 9 giugno 1880 dell'ambasciatore a Londra al ministro degli Esteri in ASDMAE, Polizia Internazionale B 5. Rapporti ambasciata a Londra. Elenco Internazionalisti  (1880-1881) ; 2)  " Malatesta, ora è qualche tempo, ha fatto questione con i Defendi maschi, non così con la femmina. La questione è nata dal fatto che vari, e in pubblico e con lettere anonime, hanno criticato acerbamente la sua posizione in casa Defendi e la tolleranza di costoro a loro riguardo. [...]  A cagione di questa sua posizione Malatesta cerca ora una bottega di fabbro in località non lontana però dal quartiere italiano per restarvi il giorno e tenere più coperta la sua tresca colla Defendi". ( Rapporto del 24 febbraio 1904. ACSR, Ministero dell'Interno. Casellario politico centrale, fasc. Malatesta Errico, ...); 3) " Malavasi è ritornato ad essere l'amante ufficiale della signora Defendi: furono visti l' 8 corrente uscire insieme da un albergo. Franchini risaputo della cosa sfida il Malavasi e, nei pressi del Covent Garden, si tempestano di pugni. Vengono divisi dagli amici, si lasciano più nemici di prima, perché Franchini, fino a pochi mesi fa, fu l'amante della Defendi. " (ACSR, Ministero dell'Interno. Direzione generale di pubblica sicurezza. Ufficio riservato (1905); 4)  " Ieri, lunedì, è andata dai Defendi la moglie del Calzitta (si trattava di un anarchico). La Defendi, che è una vecchia carica di tutti i vizi, sembra voglia distogliere la moglie del Calzitta dai suoi doveri coniugali per darla in braccio al figlio Enrico e indurla a tutte le bestialità del libero amore" ( Rapporto del 20 agosto 1907. ACSR, Ministero degli Interno. Direzione  generale di pubblica sicurezza . Ufficio riservato (1909).
Bibliografia:  Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 354 nota . 81 (brano n. 1) ;  p.  356 nota 89 (brano n. 2)  e nota 90 (brani n. 3 e n.4)
Come si deduce da questi brani ,  bisogna dire, inoltre, che, è in particolare su  Emilia Truilzio Defendi, in quanto donna aderente ai principi anarchici , che si concentrano le infamanti e calunniose maldicenze   poliziesche , il che vale , mi sembra, come ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno,  di quanto scriveva  Martina Guerrini, nel brano sullo sguardo maschile  poliziesco sulle schedate, citato sopra.

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