venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: * PIETRO FERRERO ( 1892-1922) E MAURIZIO GARINO (1892-1977) . IL BIENNIO ROSSO E LA STRAGE DI TORINO


Le  drammatiche condizioni  di vita  della classe operaia e contadina, in Italia, durante la I guerra mondiale, si aggravarono ancor di più nell’immediato dopoguerra. Tra le cause, che furono all' origine delle durissime lotte operaie, che caratterizzarono  l’Italia, dal 1919 al 1920, (cosiddetto “biennio rosso”) e che culminarono con l’occupazione armata delle fabbriche, assunsero una particolare importanza:   il crescente dilagare dell’occupazione e dei licenziamenti, l’aumento vertiginoso dei generi di prima necessità, la mancata realizzazione delle promesse fatte, durante la guerra, di una giusta e radicale riforma agraria, ecc. Dopo circa un mese di lotta  in cui gli operai, difendendo le loro fabbriche con le armi, dimostrarono, attraverso  i Consigli di Fabbrica, di  sapersi autogestire mirabilmente sotto tutti gli aspetti (organizzativi, produttivi, ecc.) il Consiglio direttivo nazionale della CGL , in mano dei riformisti, e il Partito Socialista,  lusingati dalle   promesse fatte, e poi ovviamente mai mantenute,  dal governo Giolitti e dagli industriali,  ordinarono la fine delle occupazioni, nonostante le proteste dell'Unione Anarchica Italiana (UAI) , dell' l'Unione Sindacale Italiana (USI) e  della  componente rivoluzionaria della FIOM/CGL .
 Per una riflessione sull' esito fallimentare dell'occupazione  mi sembra   particolarmente istruttivo ricordare : 1) il discorso fatto dall'industriale Giovanni Agnelli (1866-1945),  al momento della riconsegna della FIAT di Torino da parte degli operai , dopo l’occupazione delle fabbriche. Un discorso ( "tutto latte e miele" come lo definì Maurizio Garino) a cui seguì  , dopo breve tempo, la spietata “controrivoluzione” padronale e fascista ( e cioè per quanto riguarda la sola Torino, migliaia di licenziamenti, prigione, bastonature ed uccisioni di coloro che vi avevano partecipato ); 2)  un articolo di Errico Malatesta, scritto alcuni anni dopo, in cui è bene espresso  quale sia stato l' atteggiamento anarchico  nei confronti di questa lotta operaia. 
Brani da commentare: 1)  “ ….  Ringrazio il  Consiglio di Fabbrica, ringrazio la massa operaia, i miei operai, che con la civiltà che si addice a un popolo come quello torinese hanno saputo difendere il patrimonio di tutti, le macchine, le attrezzature che, come hanno constatato i miei dirigenti, sono in perfetto  stato. Mi auguro che con questo sia finito il conflitto tra noi e voi, che cercheremo di collaborare in base a quello che abbiamo stabilito”  (  parole di Giovanni Agnelli agli operai   subito dopo la fine dell'occupazione delle fabbriche in  Il sogno nelle mani . Torino 1909-1922. Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi di Maurizio Guarino); 2) " ..Quando vi fu l'occupazione delle fabbriche io non feci che predicare la necessità di allargare il movimento e correvo di fabbrica in fabbrica per incitare alla resistenza : " Se voi- io dicevo agli operai - lascerete le fabbriche, che oggi tenete da padroni, vi rientrerete più tardi come schiavi, da cani frustrati, e ricadrete in quello stato di miseria e di abiezione, che eravate riusciti a superare”. La nota dominante di tutti i miei discorsi era sempre questa: “ Agite subito, o la borghesia vi farà scontare con lacrime e sangue la paura che le avete fatta…” ( da Errico Malatesta, Per la verità in Pensiero e Volontà (1926)
 Bibliografia:  1) in Il sogno nelle mani. Torino 1909-1922., Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi di Maurizio Garino, a cura di Guido Barroero e Tobia Imperato, Zero in condotta, 2011 p. 140.  2)Malatesta, Pensiero e Volontà,. Scritti 1924-1932 3 volume  edito a cura del Movimento Anarchico Italiano p. 271
                                         
Nel 1910, a Torino, Pietro Ferrero fondò la scuola Moderna “Francisco Ferrer”, ( di cui fu segretario, ) per giovani operai, , assieme a Maurizio Garino . (cfr. brano)
Brani da commentare:  "..Ora noi non seguiamo esattamente , anche perché ci mancherebbero i mezzi materiali e morali, la pratica di Francisco Ferrer in quantoché egli dedicava la massima cura ai bambini, ma dedichiamo modestamente le nostre attenzioni ai giovani i quali hanno abbandonato da poco le scuole ufficiali per l'officina. [...]  Assicurata la vita materiale del nostro Circolo, le nostre maggiori attività saranno volte all'opera principale: Fare degli uomini [...] Cercheremo modestamente nei limiti del possibile di iniziare i corsi di istruzione i quali andranno dall'insegnamento pratico ed elementare dei maggiori problemi della vita, alle conferenze che rivestono un carattere scientifico [....] Cercheremo di renderle più pratiche mediante la constatazione diretta delle verità affermate, promuovendo visite ai musei. Invitiamo i soci all'allenamento oratorio. Li incoraggeremo al massimo studio [....] Un altro ramo di attività sarà la ricreazione [...] E allo scopo incoraggeremo il canto, la musica, faremo gite ricreative famigliari ". ( Programma del circolo di Cultura Francisco Ferrer di Torino (1911)  
Bibliografia:   in  Tobia Imperato,  Pietro Ferrero e la strage del dicembre 1922 a Torino in Collegamenti Woobly 13 (2008) p.  72
 

Ferrero e Garino , entrambi operai metallurgici, dapprima aderirono  all ’Usi, il sindacato rivoluzionario,  poi alla  FIOM con lo scopo di fare avanzare, in questa organizzazione, la tendenza rivoluzionaria  invece di quella riformista. Tale tendenza si manifestava chiaramente con la concezione di Ferrero e di Garino, e per merito di loro nella FIOM torinese, dei "Consigli di fabbrica" , tema, in quel periodo , fondamentale, anche tenendo dell'importante ruolo, che essi avevano avuto, col il nome di "soviet"  nelle rivoluzioni russe, del 1905 e del febbraio del 1917 (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ Il problema dei Consigli di Fabbrica e di Azienda, riveste in questo momento una speciale importanza anche nei riguardi del movimento comunista anarchico. […] La necessità di foggiare, nella cerchia delle possibilità contingenti, armi maggiormente idonee a sostenere l’urto rivoluzionario, ci ha consigliati a favorire il sorgere di questi nuovi organismi, eccellenti strumenti: primo per l’azione immediata, secondo per garantire la continuità della produzione nel periodo insurrezionale, terzo per l’essere essi le possibili cellule della gestione comunista. Il Consiglio di Fabbrica è un organismo a sé. Esso raggruppa tutti i produttori del braccio e del cervello sul luogo stesso del lavoro. Essendo plasmato sui diversi momenti della produzione, dà garanzia di conoscere intero il processo produttivo e quindi ha in sé qualità sufficienti per assumere l’eventuale gestione spogliandosi dell’involucro capitalista, rigettando fuori del sistema produttivo tutti gli elementi  parassiti. Inoltre, come mezzo di lotta immediata rivoluzionaria, il Consiglio  è perfettamente idoneo, sempre che non sia influenzato da elementi non comunisti. Esso sostituisce alla mentalità del salariato la coscienza del produttore, imprimendo ai movimenti operai un chiaro sentimento espropriatore. Una delle maggiori qualità del Consiglio, inteso come mezzo di lotta rivoluzionaria, è appunto questa. Esso porta  la lotta di classe sul suo terreno naturale, e la feconda di una grande forza di conquista […] Si è confuso il Consiglio di Fabbrica con il Soviet. E’ d’uopo ripetere che mentre il primo inquadra tutti i produttori sul luogo di lavoro, allo scopo di gestire i mezzi di produzione, il secondo è l’organo politico, attraverso il quale i comunisti autoritari intendono esercitare il potere … “  (  dalla relazione presentata da Maurizio Garino al Congresso dell’Unione Anarchica Italiana  dell’1-4 luglio 1920 a Bologna)
 Bibliografia:  in Il sogno nelle mani. Torino 1909-1922., Passioni e lotte rivoluzionarie nei ricordi di Maurizio Garino, a cura di Guido Barroero e Tobia Imperato, Zero in condotta, 2011 pp. 227-228

  Durante il  cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920) Ferrero e Garino svolsero un ruolo importante nelle lotte operaie di quegli anni  e in particolare  nello “sciopero delle multe” (novembre  1919), nello “sciopero delle lancette” (marzo-aprile 1920) , e infine , in seguito  alle serrate delle  maggiori industrie italiane , nell’ occupazione armata delle fabbriche . Nonostante il loro manifesto dissenso nei confronti della cessazione dell’occupazione delle fabbriche toccò proprio a Ferrero, segretario della FIOM di Torino, e a Maurizio Garino il doloroso compito di riconsegnare la FIAT all’industriale Giovanni Agnelli (1866-1945).  La lotta operaia comunque non cessò anzi si fece ancora più dura. Oltre al fatto che , come era prevedibile,  le promesse fatte dalla classe dominante (maggiore controllo operaio nelle fabbriche,  condizioni di lavoro migliore, ecc.) non furono mantenute, la situazione degli operai, dopo il 1920, era molto peggiorata.  Furono, infatti,  licenziati dalla FIAT  1500/2000 operai ed ebbero inizio,  da parte dei fascisti, ampiamente spalleggiati dalla forza pubblica,    quotidiane aggressioni contro  tutti gli operai che si erano esposti durante l’occupazione. E in tale clima di feroce reazione, Pietro Ferrero a causa del suo grandissimo ascendente sulla classe operaia  ,   divenne  per i fascisti  uno dei  principali nemici da eliminare a tutti i costi  e una sera del 1922,  le squadracce fasciste  di Pietro  Brandimarte, dopo avere distrutto la ormai indifesa Camera del Lavoro,  vigliaccamente lo aggredirono e , dopo terribili sevizie, lo legarono a un camion e, trascinandolo, a tutta velocità,  per le vie della città, gettarono il suo cadavere davanti alla statua di  Vittorio Emanuele. In quella stessa notte morirono anche altri undici antifascisti ( tra cui il comunista Carlo Berruti) . La maggior parte di essi fu uccisa nelle loro case davanti ai loro cari , inclusi i loro  bambini ( strage del  17 dicembre 1922). Dopo la morte di  Ferrero, Maurizio Garino, durante il ventennio fascista rimase a Torino subendo continui arresti e persecuzioni. Partecipò attivamente  alla  Resistenza  e arrestato nel 1944  fu  rilasciato in seguito a uno scambio di  prigionieri. Nel dopoguerra rifondò la Scuola Moderna  torinese. Morì nel 1977. 


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