sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI : (2) ANARCHICI/E VOLONTARI/E ITALIANI/E IN SPAGNA : UMBERTO TOMASSINI (1896-1980), ENRICO ZAMBONINI (1893-1944) , FOSCA CORSINOVI (1897-1972),TOSCA TANTINI (1913 -1940 ? ), ZAZZI MARIA ( 1904-1993), GIGLIOLI SIBERIA (1908-2005), EMILIA BUONACOSA ( 1895-1976), MARIE VAUTHIER (nota anche come PIERINA o PIERETTE (1908-1973). EMILIA NAPIONE ( 1901- ?), MINON LUCIA ( 1903 - ? ) ; GIUDITTA ZANELLA (1885-1962); ILARIOMARGARITA (1887-1974)

                     NOTA:   GUARDARE QUESTO POST DOPO "  ANARCHICI ITALIANI VOLONTARI IN SPAGNA (1)                                      

                                                                               

 UMBERTO TOMMASINI (1896-1980). Nato a Vivaro, piccolo comune vicino a Trieste aderì  presto  al partito socialista e partecipò, controvoglia , come soldato, alla  I guerra mondiale. Fu catturato dagli austriaci  durante la disfatta di Caporetto. Nel 1921 seguendo l’esempio del fratello Vittorio, divenne anarchico. Nel 1922, fu arrestato per la prima volta e, poi, di nuovo, nel 1926. Condannato a 5 anni di confino che compì nell’isola di Ustica (1926-1928) e poi nell'isola di Ponza (1928-1931), dove conobbe , tra gli altri, Bruno Misefari (cfr. post: BRUNO MISEFARI). Tornato libero per sfuggire alla stretta sorveglianza della polizia, nel 1932,  espatriò, clandestinamente  dall' Italia e , passando per la  Slovenia e la Svizzera, si recò  a  Parigi, dove grazie a Rivoluzio Gilioli trovò un lavoro come operaio. A Parigi si unì alla compagna triestina Anna Renner ed ebbero un figlio nel 1935. Nel 1936 partì per la Spagna per arruolarsi nella Colonna italiana (cfr.brano)
Brano da commentare :  “ In Luglio arriva la notizia che un’insurrezione fascista aveva attaccato la Repubblica e che tre quarti della Spagna era sotto il controllo fascista. Dopo arriva la notizia che gli antifascisti avevano contrattaccato, specialmente a Barcellona, e in due giorni l’avevano liberata. Allora l’entusiasmo ai cieli. Era la prima volta che si affrontavano i fascisti con le armi in campo aperto. […..] Il 7 agosto mi sono deciso di partire anch’io […]  Sono arrivato alla frontiera francese, a  Cerbère. A  Port Bou c’è una galleria. Venendo fuori si è vista la stazione tutta pavesata in rosso e nero. Un’emozione! Striscioni  “CNT/FAI”, “UGT”, tutte queste cose. Un qualcosa di fantastico, proprio!  Io e un altro ci siamo presentati ai compagni responsabili della stazione e abbiamo detto le nostre intenzioni. Ci hanno accolto molto bene e ci hanno portato da mangiare. Fatti i documenti, con il primo treno siamo andati a Barcellona” ( Umberto Tommasini, autobiografia) 
  Bibliografia:   in Umberto Tommasini,  Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona. Umberto Tommasini,  a cura di Claudio VenzaOdradek  2011, p. 215   
 
Dopo avere partecipato  alla battaglia di Monte Pelato,  Tommasini fu incaricato, insieme ad altri quattro compagni, gli anarchici  Gino Bibbi e Giovanni Fontana, il repubblicano Giobbe Jopp e il socialista Alfredo Cimadori, rivelatosi poi una spia fascista, di una missione di sabotaggio, autorizzata dal Ministro della  Marina e dell’Aria, Indalecio Prieto.  Nelle sue memorie Tommasini ricorda come entrò a far parte di quel gruppo di sabotatori. (cfr. brano)

 Brano da commentare:  Là ( nota mia: Parigi, dove Tommasini era momentaneamente in licenza)  ho incontrato un ingegnere , un certo Giobbe Jopp, che avevo conosciuto al confino, repubblicano, ma d’azione, di sinistra. […]  Mi ha detto: “ sai, verrò anch’io in Spagna, ma non verrò al fronte”. “ E allora cosa vieni a fare” il turista? “ No, per una missione speciale e mi ha raccontato di che cosa si trattava. Con un motoscafo velocissimo doveva entrare nel porto  di Ceuta o dove erano rifugiate le navi franchiste spagnole, doveva minare il porto o le navi che saltassero in aria. Un lavoro un po’ difficiletto, pericoloso che, forse, se non intervenivano prima i comunisti, non ero qui a raccontarlo.  Gli ho detto “ Tu sai le mie capacità. Se tu avessi bisogno di me, avrei piacere di prendere parte a questo gruppo di sabotaggio”.” Va bene. Fra poco verrò in Spagna e dirò a Berneri se ho bisogno di te e ti farò chiamare.” […] Sono tornato in Spagna, al fronte. Un giorno è venuto Berneri, che era commissario politico della formazione, e  mi ha detto: “Guarda che Giopp è a Barcellona e ha detto di venire là domani”. I compagni sul fronte aragonese hanno cominciato a criticarmi : “Eh, vai via dal fronte… “ Anche loro erano presi da quello spirito di combattentismo. Pensavano che quelli che erano a Barcellona o comunque non erano là con loro, erano degli imboscati. Me ne hanno dette di tutti i colori e ho risposto: “ Un giorno saprete perché”.  Con Giopp c’era anche Bibbi che era nell’aviazione e doveva fare le esplorazioni per vedere dove si trovavano le navi e dare indicazioni. …” (Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico….)

 Bibliografia:  Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 153-154. 
 
  Prima di arrivare a destinazione in Marocco i membri del gruppo furono arrestati, nel febbraio 1937,  in una piccola città spagnola,  Altea, dove vi era un posto di blocco sorvegliato da Guardie d'assalto e con l’accusa  di essere  agenti fascisti furono trasferiti a Valencia,  nella ceka  di Santa Ursula, dove svolgevano un ruolo importante anche alcuni  funzionari russi e polacchi inviati da Mosca formalmente dipendenti dal Ministro degli Interni, Angelo Galarza.  Dopo pesanti interrogatori e maltrattamenti e nei confronti di Umberto Tommasini persino una simulazione di fucilazione,  infine , su sollecitazione dei loro compagni, tra cui Camillo Berneri, preoccupati della loro scomparsa, e all'interessamento al caso di autorevoli esponenti dell'antifascismo italiano, tra cui Pietro Nenni, segretario del PSI e di Luigi Campolonghi, presidente della Lega dei Diritti dell'Uomo (L.I.D.U.) ed altri, furono liberati, nell'aprile del 1937   grazie a un energico intervento  della CNT .  Umberto Tommasini nelle sue memorie indica come cause  della prigionia a Valencia e il forzato fallimento della  missione di sabotaggio la dura contrapposizione, all' interno del fronte repubblicano tra la " destra e la sinistra". (cfr. brano)

Brano da commentare. “ Quello che racconterò è collegato alla volontà dei comunisti di avere il  predominio in Spagna.  Ma c’entra anche con la rivalità tra i ministeri. Si erano formati due gruppi. Il gruppo di destra e il gruppo di sinistra. E gli anarchici che quella volta erano al governo , disgraziatamente. Là gli anarchici erano  tra i due gruppi e anche loro si bilanciavano. Facevano quello che potevano fare e si neutralizzavano perfino. Come si vedrà in questo affare. Le forze ministeriali si neutralizzavano reciprocamente perché se qualcuno faceva qualche lavoro importante, gli altri per non fargli avere dei successi , li sabotavano. [...]  C'era questa rivalità fra un ministero e l'altro: Prieto aveva detto che cercavano di sabotarlo in tutti i modi, in tutto quello che faceva. Perché se ad esempio fossimo riusciti a far saltare una nave, sarebbe stato un onore di Prieto  che sapeva organizzare e fare. I comunisti invece non volevano che acquistasse  popolarità. Se lo facevano loro andava bene, ma un altro no.  Le rivalità, la lotta terribilmente politica... La nostra azione era andata completamente a monte." ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico...)

 Bibliografia: Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione  e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio magris, Odadrek 2011, p. 152 e p. 164

 Se ai termini destra e sinistra    si sostituiscono quelli di “ controrivoluzione e rivoluzione” si ha secondo me una lucida visione della  crescente " lotta terribilmente politica" che  stava avvenendo, nella prima metà del 1937, sul fronte repubblicano e che sfociò poi, da lì a poco,  nelle  Giornate di maggio (Majo  sangriento) a Barcellona. (cfr. brano)

Brano da commentare: “…Quando sono partito  da Barcellona c’erano già pattuglie, posti di blocco. Di notte bisognava andare a dormire presto perché fuori si girava solo armati. In certi rioni dominavano i compagni nostri, in altri i comunisti, in altri i socialisti. Tutti avevano la tessera: “Chi sei, hai la tessera?” Se era la tessera di un altro [partito], lo prendevano e lo eliminavano. C’era un clima terribile. […]  Dopo hanno invaso ( nota mia: stalinisti e affini) Barcellona.   C’era  un clima proprio stalinista. Ci sono stati cinquecento-seicento morti. I compagni nostri hanno risposto. I fatti di Barcellona del 1937 sono stati veramente un’insurrezione popolare, della base, come intendiamo noi, spontanea. Il conflitto era questo: i comunisti e anche i socialisti e la centrale repubblicana volevano dare di nuovo le fabbriche, le terre ai proprietari. Erano contro l’espropriazione, contro la rivoluzione! ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico…)

 Bibliografia: Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione  e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio magris, Odadrek 2011, p. 165 e p. 166

A quei tragici avvenimenti seguirono, come è noto,  la caduta del governo Caballero, il governo di Juan Negrin con netto predominio dell’influenza  stalinista, la soppressione del POUM, lo scioglimento  del Consiglio di Aragona, l' attacco armato dello stalinista Lister alle collettivizzazioni aragonesi, ecc. 

Appena liberato dal carcere di Valencia Tommasini era andato a trovare Camillo Berneri a Barcellona. .  Fu il loro ultimo incontro. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Avevo visto Berneri, era anche fisicamente giù. Siamo andati a  mangiare e gli ho detto: Camillo, non vedi che non stai nemmeno in piedi? Bisogna che tu vada a riposarti da qualche parte!”. “Ah! –mi ha detto- ho ancora qualcosa da fare e dopo andrò in una comunità a scrivere”. Invece non ha mai trovato il  momento di andarsene e così è rimasto e lo hanno fregato. Berneri era ingenuo e non voleva la guardia del corpo. Gli ripugnava. Faceva degli articoli di fuoco sulle purghe in Russia. Gli altri compagni voleva stare in buone per non rompere il Fronte Popolare.  Lui, invece, faceva il giornale “Guerra di classe” e ha scritto una lettera aperta alla Montseny. E chiudeva un articolo: “ Fra Burgos e Mosca si trova Barcellona che ha saputo sbaragliare il fascismo e saprà anche affrontare…” […] Ce l’avevano con Berneri, sapevano chi era. Hanno approfittato dei fatti di maggio per andare a prenderlo. […] Marzocchi dice che appena li hanno presi [nota mia. Berneri e Barbieri], li hanno portati giù in strada e li hanno ammazzati a pochi passi di distanza. Era el paseo. [ …] Adesso tanti dicono che sono stati gli altri. Io dico che è stata la controrivoluzione marxista. Non stalinista, perché Stalin era marxista e quelli che applaudivano Stalin era marxisti e sono marxisti ancora oggi. Devono rinnegare Stalin. Non l’hanno ancora rinnegato, ma ci sono quelli che ce l’hanno in casa e lo pregano come la madonna. “ ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico …)

Bibliografia:  Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 165 e 166

 Tornato in Francia fu internato in un campo di concentramento e poi nel 1942  fu consegnato alle autorità italiane e confinato nell’isola di Ventotene sino alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943. Poi mentre i comunisti , i socialisti ed altri antifascisti democratici venivano liberati, solo gli anarchici e i partigiani slavi furono trasferiti al lager di Renicci. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Renicci d’Anghiari! Era un campo di concentramento per tutti gli Slavi; quelli che erano sospetti di essere partigiani li prendevano e li portavano là.  Là ho passato un inverno terribile. E’ morto un mucchio di gente: dormire sotto le tende, un freddo! In mezzo alle montagne dove nasce il Tevere, in quella valle. […] L’otto settembre, fine della guerra,  eravamo sempre là. Abbiamo fatto lo sciopero della fame. Gli Slavi hanno avuto il permesso di fare un comizio per la pace. La contentezza, l’entusiasmo, qualcuno ha parlato in sloveno, qualcuno in italiano. Dopo era già tardi e dovevamo rientrare nelle baracche. Alle nove dovevamo essere dentro ed eravamo cinque minuti in ritardo. Si cominciava ad andare via cantando l’Internazionale. Caro mio, un tenente della milizia ha cominciato a  protestare e con la rivoltella ha cominciato a sparare, a intimidire. Tutto un pasticcio corri di qua corri di là . Le guardie di fuori sparavano anche loro, per fortuna sparavano in aria! […]  Hanno cominciato a mandare via alla spicciolata, cinque o sei al giorno. Tutti i giorni venivano con la lista. E tutti “ Sarò anche io ? Ci sarò anche io?” Ed è venuto il giorno anche per me. L’11 settembre, tre giorni dopo l’armistizio. …” (  Umberto Tomassini, Il fabbro anarchico…)

Bibliografia:  Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 190-191. Cfr. anche Paolo Pasi, Antifascisti senza patria, eléuthera, 2018 pp. 183-187 . Cfr. anche il post: CAMILLO BERNERI: ESILIO ...)

UMBERTO TOMMASINI

 Nel 1945 Tommasini  tornò a Trieste e  fu tra i fondatori del gruppo anarchico "Germinal " e del giornale omonimo.  Durante le lotte libertarie del 1968-1969  si confermò come  riferimento assai valido, soprattutto per le giovani generazioni del  movimento anarchico. Fu proprio lui ad “accogliere” ,alla fine degli anni ’60, un gruppo di giovani attratti dalle idee anarchiche/libertarie. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ A Trieste ogni tanto si vedeva morire qualcuno e nessun altro giovane veniva! E allora: “Porca miseria! Va a finire che restiamo soli. Chi resterà l’ultimo?  Facevamo dell’ironia… 1969 doveva essere. Sono venuti al caffè qualche volta e abbiamo cominciato a discutere e io ho preso coraggio e ho detto ai compagni: “Guardate che ci sono questi giovani che si avvicinano. Sarebbe bene cercare di assecondarli, di incoraggiarli, di aiutarli, dare libri, fare conoscere le idee, eccetera”. E’ venuto il problema della sede. Prendere la sede! Mi è sempre piaciuto stare in tutte le parti dove si parla di politica, ma specialmente in mezzo ai giovani, perché pensavo sempre che qualcuno si  potesse agganciare alle nostre idee per la continuazione, perché altrimenti moriamo tutti e nessuno porta avanti questo lavoro.  [….] Mi ha fatto piacere che il gruppo abbia cominciato ad affermarsi, volontà di fare, attivi, continuamente, anche troppo attivi, per conto mio, tutte le sere al gruppo. Ho detto: “ Se vengono, non sono mica costretti. Verranno perché fa loro piacere. “ Sono soddisfatto e ho fiducia che il movimento continui a Trieste , che migliori. … ” ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico …)

Bibliografia:  Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 p. 221-222

 Nel 1970 mise in fuga un nutrito gruppo di fascisti intenzionati a devastare la nuova sede nel centro storico di Trieste. Dal 1976  ca. al 1979 fu direttore responsabile del settimanale  anarchico Umanità Nova e accumulò vari procedimenti giudiziari per reati di opinione, attività antimilitarista e  controinformazione. 

Nel 1980, poco prima di morire,  Tommasini rifiutò di aderire all’ AICVAS ( Associazione Italiana dei Combattenti Volontari Antifascisti in Spagna) costituita sotto la presidenza di  Vittorio Vidali. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Ho motivo di pensare che detta associazione è monopolizzata dal Partito Comunista. Alcuni dirigenti di questo partito, nel periodo del movimento spagnolo si sono resi colpevoli, altri complici morali, di assassinio di miei compagni in Spagna e altrove ( leggi Berneri, ecc. ecc.). Sono certo che questi sono pronti a ripetere simili misfatti in qualsiasi momento. Perciò la mia coscienza non mi permette di collaborare con simili persone” ( Lettera di rifiuto indirizzata a Vidali, in Germinal n.44, settembre 1980)    

Bibliografia:  Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 p. 66 nota n. 217

 

                                                          

 ENRICO ZAMBONINI   (1893-1944)  nacque  a  Secchio di Villa Minozzo presso Reggio Emilia. Nel 1912 dovette partire militare in Libia dove stette sei anni. Tornato in Italia, durante gli anni del biennio rosso, aderì all’USI e nel 1922 per avere  partecipato come attore a  una rappresentazione  teatrale popolare anarchica  subì  una dura aggressione da parte dei fascistì . Dopo l’ascesa del fascismo al potere fuggì all’estero e  tra  il 1933 e il 1934 risedette a Barcellona e partecipò alla rivolta delle Asturie. Nel 1936 fu tra i primi a combattere, sul fronte d’Aragona,  nella sezione italiana della Colonna Durruti. Nel 1937 a Barcellona difese, insieme ad altri compagni italiani le conquiste operaie rivoluzionarie del 19 luglio 1936, tra cui la Centrale telefonica, dalle forze del governo centrale  ( cfr. il post " Le giornate di maggio del 1937") e fu gravemente ferito al volto.

Brano da commentare: “ … “Il 28 Agosto Zambonini combatte a Monte Pelato, il monte tragico e glorioso, sugli spalti del quale tanti compagni italiani, tra i quali Fosco Falaschi, scrissero col proprio sangue una imperitura pagina d’eroismo anarchico. Poi l’avanzata di Huesca, il cimitero, Casa del Angel… Dal fronte lo strappa la militarizzazione delle colonne di volontari. Non può conciliare i suoi principi e le sue personali convinzioni con la disciplina militare. Ma non vuole neppure che si creda il suo ritorno una diserzione, e nella retroguardia continua a combattere per il trionfo e la difesa della rivoluzione spagnola, pronto, se necessario, a riprendere le armi. L’occasione gli si offre nelle settimane di maggio 1937. La CNT e la FAI sono aggredite dalle forze coalizzate della contro-rivoluzione, e Zambonini è sulle barricate. […] Partecipò alla difesa della sede del gruppo “ Los de ayer y losdehoy”. Pretese e ottenne un fucile, assicurando che sarebbe stato in buone mani. Continuò a fianco dei suoi compagni di lotta non ostante una grave ferita nel fianco destro. Solo una nuova ferita alla testa potette abbatterlo. Consegnò il fucile a quelli che l’assistevano  … “ Continuate voi. Io muoio contento”. Poiché lui si sentiva morire, ed i suoi compagni ritirarono  il suo corpo credendo di ritirare un cadavere.  Enrico Zambonini vive miracolosamente. Si è salvato – si può affermare- a forza di fede.  E’ stato ferito al ventre, alla faccia, in un occhio, in un orecchio. […]  Osserviamo, commossi, il suo volto solcato da una ferita terribile, il suo occhio  spento, la sua bocca contorta, la sua guancia verso l’orecchio, lacerata. E’tranquillo,sereno.  ……“ ( Aldo Aguzzi, Il caso Zambonini, “non ha niente di particolare”, Guerra di classe. A. II n. 24, 8 agosto 1937 p.3)

 Bibliografia: in Giuseppe Galzerano, Enrico Zambonini . Vita e lotte dell’anarchico emiliano fucilato dalla  Repubblica Sociale Italiana, Galzerano Editore. Atti e Memorie del popolo, 2009, pp. 105-106

 Rimasto, comunque, in Spagna  si impegnò per la costituzione di una colonia “L’ adunata dei refrattari”  per bambini spagnoli. Dopo la vittoria del franchismo  si rifugiò in Francia , dove fu internato in un campo di  concentramento. Consegnato dal governo di Vichy all'Italia fascista fu  confinato prima  a Ventotene e poi a Renicci.  Appena fu libero, tornò a Reggio Emilia e divenne un attivissimo  organizzatore di bande partigiane sugli appenini tosco-emiliani. Catturato dai fascisti, nel 1944, fu  fucilato insieme ad altri antifascisti. Morì , dopo avere rifiutato  i “conforti” religiosi , gridando: “ Viva l’Anarchia”!”  
Ballata da commentare: “  “Dall’Appenino, dove ancora/ viveva il ricordo degli ultimi/ assalti dei lupi agli ovili/ delle ultime aquile sopra/i sassi del Cusna, come ebbi ali/volai verso il mare/intravisto nei chiari tramonti/conobbi la città e il porto/il dondolio delle navi/ la parola di chi lottava/per liberare l’uomo/ Varcai le frontiere del vasto mondo/ penetrai la terra nera del carbone/ conobbi l’Europa, amai Parigi, e, follemente la Spagna/ violenta e tenera/ e Barcellona di tute blù/  e mani fraterne, dove il nuovo / mondo nasceva  tra mille vessili rossi e neri/ Mi chiamai Lucifero, non ché portassi la luce/ ma perché l’amavo come/non mai dopo l’inferno del Borinage / Contro i neri caproni di Franco/ difesi la Catalogna, ma i rossi /caproni di Stalin/mi tarparono le ali/ che sbattevo furioso/ in una cella di Barcellona/ Oltre i Pirenei di neve/ trovai una diversa Francia/ nei campi dei miliziani sconfitti/ sconfitto e prigioniero/ fui reso alla mia terra// A Ventottene nessuno mai capiva/ il sogno anarchico di libertà/ per tutti era svanito/ Poi l’ultimo volo sui miei monti/e di nuovo cercavo compagni/ per la lotta/: mi ripresero i neri caproni/ e un nero prete brandì la sua croce / davanti alla mia morte/ Io lo respinsi/ Nel freddo di gennaio del quarantaquattro/ soltanto il cielo bianco vedevo/ oltre le mura dello scannatoio/ verso quel cielo gridai:/ l’ultimo saluto all’anarchia ( Ballata di Enrico Zambonini, anarchico, parole di Antonio Zambonelli (1974)
 Bibliografia:  Ballata di Enrico Zambonini, anarchico di  Antonio Zambonelli in Giuseppe Galzerano, Enrico Zambonini, Galzerano Editore, 2009 pp. 229-230  

 “Sponsorizzata” dalla rivista  anarchica italo-americana “Adunata dei refrattari” nacque, su iniziativa di Enrico Zambonini , di Fosca Corsinovi e di  Armando Rodriguez , una  Sulla colonia , chiamata  “L’ Adunata”, nata su  iniziativa di Enrico Zambonini, Fosca Corsinovi e di Armando Rodriguez, e sponsorizzata dalla rivista anarchica, Adunata dei  refrattari,  ) capace di ospitare  una trentina di bambini resi orfani dai  violentissimi bombardamenti  fascisti su Barcellona  tra la fine del 1938 e gli inzi del 1939.   Purtroppo, appena tre giorni dopo l’inaugurazione della Colonia,  la caduta di Barcellona pose fine a questa esperienza . Restò tuttavia in circolazione un film documentario sui  bambini residenti nella Colonia e anche  alcune  loro foto e testimonianze   apparse sul Bollettino della Colonia, L’Adunata  de los  Pequenos.  
                                                                             
    
 FOSCA CORSINOVI (1897-1972)  nacque  a Casellina e Torri , commessa, divenne la compagna dell'anarchico  DARIO CASTELLANI (1894-1969) condiveidendone le idee e la militanza nel movimento.. Quando Castellani,  per evitare una condanna per sovversivismo fuggì in Francia, Fosca Corsinovi  presto lo raggiunse con figlia di tre anni, Luce. Dopo l'espulsione di Castellani dalla Francia, la Corsinovi ,rimasta sola, e continuando a militare attivamente all'interno del movimento , fu costretta più volte a cambiare città. A Ginevra conobbe  FRANCESCO BARBIERI  e nel luglio 1936 andarono insieme  in Spagna, dove era scoppiata la rivoluzione .   Visse a Barcellona, svolgendo il ruolo di infermiera  e nel 1937,  fu testimone  dell’arresto del suo compagno Francesco Barbieri e di Camillo Berneri da parte di sicari stalinisti, che ebbe come esito finale  il loro l’assassinio. Dopo questo tragico episodio restò, comunque  in Spagna e si impegnò, assieme ad Enrico Zambonini e a  Armando Rodriguez nella fondazione della Colonia con l’aiuto della rivista italo-americana, L’Adunata dei refrattari.  
Brano da commentare: “ …”Tempo fa prendemmo in considerazione la possibilità da parte nostra  di adottare qualche orfano dei compagni nostri morti per la causa […] Oggi, di fronte all’inaudito, quest’idea si riaffaccia delineandosi sotto l’autosuggestione come una necessità impellente, di fronte alla straziante visione di bimbi, che al ritorno dalla scuola, o per fortunata circostana ritirati salvi, o leggermente feriti, dalle macerie fumanti, consegnati a sconosciuti, cercarono la loro mamma, i parenti, il luogo dove fu la loro casa,[….] Vittime della trilogia patria-clero-capitalismo, che non ha uomo, che non ha patria, che non ha fede, erano stati barbaramente colpiti da italiani, discendenti di quei romani, cui la Bibbia marchia della leggendaria strage degli innocenti, per colpirvi un possibile futuro re- oggi divenuta realtà atroce la leggenda, per colpire un futuro novatore e realizzatore delle comuni  aspirazioni. Dopo inventario delle nostre possibilità- che non sono che buona volontà, non quotata in borsa- ci siamo decisi a rivolgerci a voi. Disponete di mezzi? Credete utile ed attuabile questa nostra iniziativa ?...." ( Enrico Zambonini, Fosca Corsinovi, Armando Rodriguez , stralci da un appello alla rivista Adunata dei Refrattari (5 aprile 1938)  
Bibliografia:  in Giuseppe Galzerano, Enrico Zambonini, Galzerano Editore, 2009 pp. 118-119
 Dopo la vittoria di Franco fu detenuta prima in un campo di concentramento francese e poi   confinata alle isole Tremiti. Dopo la Liberazione contribuì alla riorganizzazione del movimento anarchico. 
                                                                                        
TOSCA TANTINI ( 1913 -1940 ?) Nata a Bologna dal padre antifascista Giuseppe e la madre Attilia Melonari.  All'avvento del fascismo i Tantini, chi prima e chi  un pò dopo emigrarono tutti in Francia. Nell' Agosto 1936 Tosca partì col suo compagno BRUNO GUALANDI  e con suo fratello , noto anarchico,   FERRUCCIO TANTINI (1903-1979)  per lla Spagna e, arruolati nella Sezione Italiana della Colonna  " Francisco Ascaso" partecipò ai combattimenti di Huesca, dove Bruno Gualandi morì, e  , poi, ad Huesca. 
Nel dicembre 1936 da Parigi, dove forse stava in licenza, scrisse una lettera al Comitato di Difesa di  Barcellona, se ho capito bene,  per chiedere di essere impiegata in qualche  incarico al servizio della rivoluzione  e dove , tra l’altro, espresse alcune considerazioni sul   processo rivoluzionario in corso a Barcellona.

Brano da commentare: “ … Grazie pure dell’invio del Bollettino d’informazione, mi dispiace non averlo avuto fino al n. 5. Pazienza, comprendo bene che in un momento tale quale si attraversa in  moto rivoluzionario, vi è fin troppo ordine, a parte il pessimismo (raro) raccontato da qualcuno, in maggior parte la voce corre di grande ottimismo, e sperando di tutto il cuore, e che dopo tante lotte si arrivi a qualche po’ di esperienza nostra. Certo sarebbe  bene che un fronte unico proletario  per una socializzazione e cooperazione fraterna si realizzasse , e forse  se i capi dei partiti ambiziosi e vanitosi di potere non mettessero il becco, sono certa che la classe operaia riuscirebbe ad accordarsi in una fraterna collaborazione. In ogni modo non si può pretendere che da tanti temperamenti e vedute , vi possa essere tutta quell’ armonia mia desiderata, soprattutto in un mondo d’egoismo e di cattive abitudini inculcati attraverso un marasma sociale quale avemmo fin qui.  Del resto le discordie e i malintesi non mancarono, e furono in certi momenti anche un po’ esagerati nel nostro campo stesso, ma come si è sempre preveduto nei momenti di aspra lotta tutti sono d’accordo nel dare il massimo del  possibile per il bene della rivoluzione. Auguriamoci che continui e che venga il giorno del nuovo turno per l’Italia . (…)  Farò del mio meglio per essere utile in altro modo, e nel caso dovessi essere utile, nelle mie modeste capacità, in un prossimo  avvenire costì , scriveteci che si verrà,  sebbene non sia un guerriero, non avendo mai preso un fucile tra le mani ,  ma so bene che vi sono tanti altri lavori necessari nella rivoluzione, e non per imboscarsi, perché tanto dell’esistenza nostra sebbene necessaria in certi  momenti, ma in un mondo così brutto in cui viviamo non è niente affatto felice e d’orgoglio di viversi .  …” ( lettera di Tosca Tantini, al Comitato di Difesa di Barcellona , Parigi 27 dicembre 1936)
Bibliografia: in Augusto Cantalupi – Marco Puppini,  “Non avendo mai preso un fucile tra le mani” . Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939 “. Prefazione di Laura Branciforte,  WWW.AICVAS.ORG pp. 112-113

Tornata in Spagna, durante le giornate di maggio del 1937 viveva a Barcellona,  , insieme a Fosca Corsinovi,  nella stessa abitazione di  Camillo Berneri e Francesco Barbieri a Barcellona e assistette alla loro cattura. Alla fine del 1937 tornò in Francia. Alcune notizie, però non ufficiali, la dettero per morta nel marzo del 1940. Sulle ultime ore di Camillo Berneri la Tantini scrisse una toccante testimonianza che inviò ad  ADALGISA FOCHI, mamma di Camillo Berneri. (cfr. brano)
Brano da commentare:  …”  Verso sera vennero  otto individui per eseguire una perquisizione. Fu solo allora che comprendemmo di essere chiusi in un cerchio dal quale difficilmente si sarebbe usciti. Ci guardammo preoccupati, solo Camillo sorrideva: “ Non è il momento di sorridere” gli dicemmo.  “ Lo  so – ci rispose -  ma che volete farci? Chi poteva precedere una cosa simile? “ Gli invasori cominciarono un via vai ; asportarono molte cose fra cui in nostri materassi. Tutti eravamo nervosi per quanto succedeva, escluso il suo Camillo, che continuava a lavorare. “ Lavorate anche voi – ci disse – nel lavoro troverete la calma.” A un certo momento uno della pattuglia incominciò ad osservare gli incartamenti che  Berneri teneva sopra il tavolo da lavoro.   Subito dopo l’investigatore uscì e per le scale lo sentimmo gridare : “ Arriba està un assunto muy serio”. Poi diede disposizioni perché una camionetta venisse a prendere tutto. Fu solo allora che Berneri perdette la sua serenità, il suo ascetico viso si fece rosso infiammato, poi bianco. “ Piuttosto che mi tocchino una sola cartella – ci disse – preferisco che mi taglino una gamba. Anche la vita sono disposto a dare, ma che non tocchino una carta.”  Si rimise tosto a tavolino e , mano a mano , che  il suo lavoro proseguiva, il suo viso si ricomponeva, tanto che la serenità ritornò nel suo sguardo. Verso le sei delkgiorno 5 lo pregammo di tralasciare e, cedendo alle nostre insistenze , venne nell’anticamera con noi. E poiché il mortaio tirava verso la nostra casa  egli per distrarci faceva dello spirito e ci raccontava delle storielle divertenti.  In quelle condizioni di spirito lo trovarono i carnefici, quando verso le sette vennero a prenderlo. Pochi  istanti prima Berneri aveva preparato le scarpe  e l’impermeabile a portata di mano, come presentisse di dovere uscire. Si vestì con la massima calma e, tranquillamente sulla soglia ci strinse la mano sorridendo,  come per incorraggiarci. Che nobiltà d’animo,! Che coraggio! Dopo due giorni di ricerche l’ho rivisto all’ospedale clinico crivellato di pallottole.  Gli occhi erano spalancati ed in essi si leggevano non la paura, ma il disprezzo. Il pugno alzato era chiuso come volesse colpire qualcuno. Quella tragica visione è scolpita nella mia memoria “. ( Tosca  Tantini, lettera alla madre di Camillo Berneri)
Bibliografia:  in  Stefano  D’Errico , Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo, il programma minimo dei libertari nel terzo millennio . Rilettura antologica e biografica di Camillo BerneriMimesis 2007 pp. 597-598
                                                                                       
MARIA ZAZZI
 MARIA ZAZZI ( 1904- 1993 )  ( nota anche con il sopranome di  “Tante Marie)   Nata  da una famiglia di contadini, a 19 anni , nel 1923,   si trasferì in  Francia,  per aiutare il fratello, LUIGI,  un  socialista  che viveva a Parigi, dopo essere sfuggito alle persecuzioni fasciste,   rimasto   , da poco vedovo, con una bambina appena nata.   A Parigi  conobbe  molti antifascisti italiani, tra cui  l’anarchico  ARMANDO MALAGUTI (1897- 1955) . (cfr, brano)
Brano da commentare: “   All’ epoca non ero ancora coscientemente anarchica, ma già, istintivamente, avevo uno spirito libertario. Appena in Francia poi conobbi Armando Malaguti, che molto tempo dopo diventerà mio marito, anarchico, fuggito da Bologna, per una lite con un  pezzo grosso fascista . Tramite lui cominciai a frequentare compagni ed ambienti anarchici e gradatamente mi ritrovai nelle loro idee, anarchica anch’io . […] In quel periodo , la nostra attività era volta soprattutto all’assistenza ai rifugiati ed alla propaganda , particolarmente, nei luoghi di lavoro .   A Parigi conobbi la famiglia Berneri, a cui fui molto legata e che ricordo sempre con molto affetto.  La nostra attività procurò ad Armando vari arresti e la  nostra vita fu per questo molto movimentata . Infatti nel 1927 ci trasferimmo nel Lussemburgo poi in Belgio a causa di un mandato di espulsione che aveva colpito Armando. Prima andammo a Seraing, poi a Liegi , per fermarci infine a  Bruxelles. Anche a Bruxelles entrammo subito in contatto con i compagni anarchici. Qui conobbi anche  Ida Mett e suo marito Nicola Zarevic, fuggiti dalla Russia. Più avanti conobbi anche Durruti e  Ascaso.  […] Anche qui a Bruxelles la nostra attività continuava tra la propaganda e l’assistenza ai rifugiati. Ricordo che in precedenza a Liegi , mi occupavo soprattutto di portare cibi, vestiti e saluti ai compagni in carcere e siccome mi presentavo sempre come zia del compagno di turno che cercavo, i secondini mi affibbiarono il soprannome di “ Tante Marie”. In Belgio fu molto importante l’agitazione a favore di  Sacco e Vanzetti. Questa campagna culminò il giorno dell’esecuzione con uno sciopero generale organizzato da noi  ….“  ( Intervista di Rosanna Ambrogetti,  a  Maria Zazzi , aprile 1981)
Bibliografia: Rosanna Ambrogetti, Vivere da Anarchica in A Rivista Anarchica n. 197, febbraio 1993
                                                                         
ARMANDO MALAGUTTI  e MARIA ZAZZI
Ricercati entrambi dalla polizia belga  Maria e Armando tornarono a Parigi, dove, tra l’altro , entrarono in contatto con  NESTOR MAKHNO  e   VOLIN. Nel 1936  Maria Zazzi , allo scoppio della rivoluzione sociale in Spagna, in seguito al fallimento del colpo di Stato dei “miltari” ribelli,  si trasferì a Barcellona , insieme ad Armando Malagutti, che si arruolò nella Colonna Ascaso e combatté sul  Monte  Pelato . Sul ruolo svolto da Maria Zazzi in Spagna non si sa molto.  Comunque sul periodo da lei trascorso  a Barcellona  ci restano i suoi ricordi espressi  durante l’intervista di Rosanna Ambrogetti. (cfr. brano)
Brano da commentare: E del periodo "Spagna": cosa puoi dirmi? Quando scoppiò la guerra di Spagna, Armando andò subito a Barcellona e di lì andò con la colonna Ascaso, a combattere a Monte Pelato, sul fronte d'Aragona. Poco dopo andai anch'io a Barcellona.  Maria , ciò che noi leggiamo su Barcellona è più vicino al mito o alla realtà ? :   Barcellona era una cosa fantastica . Arrivando là si entrava in un altro mondo. Si vedeva veramente da ogni cosa, dalla più grande alla più piccola, che era  avvenuto un grande cambiamento. Si viveva in piena solidarietà e fraternità con la coscienza di lottare non solo per abbattere il fascismo, ma per costruire un mondo migliore basato sull’uguaglianza e la libertà . Oltre agli anarchici, quali erano le altre forze politiche che lavoravano in questo senso ?  : Per quel che vidi io, oltre agli anarchici ed al piccolissimo POUM, non c’erano altri che si impegnassero sinceramente per far trionfare questi principi rivoluzionari. I comunisti, contrariamente a quanto si legge nei loro libri, erano del tutto assenti e solo dopo i fatti del maggio 1937 riuscirono ad avere posto nella vita di Barcellona.  Io comunque non mi fermai  molto in Spagna e poco dopo tornai a Parigi. Armando  tornò dalla Spagna in licenza nel 1937 , ma fu subito arrestato. A Parigi mi occupavo soprattutto di sistemare i compagni che tornavano dalla Spagna. Trovavo  loro documenti e alloggio e vi assicuro che non c’era molto tempo per fermarsi ( Intervista di Rosanna Ambrogetti,  a  Maria Zazzi , aprile 1981)
Bibliografia: Rosanna Ambrogetti, Vivere da Anarchica in A Rivista Anarchica n. 197, febbraio 1993

Durante l’ occupazione tedesca in Francia  e il governo collaborazionista di Vichy , Maria Zazzi fu più volte interrogata e picchiata dalla Gestapo, che voleva informazioni  su  Malagutti , che, arrestato, venne mandato prima in Germania e poi in Italiana  a Ventottene. Anche la Zazzi , quando fu sicura  di questo trasferimento lo raggiunse a Ventottene, dove per poterlo  andare a visitare con una certa frequenza , seguendo i consigli di due autorevoli confinati ,  PERTINI  e TERRACINI, che fecero da testimoni  decisero di sposarsi.  Malagutti fu poi trasferito ad Ustica e poi a  Renicci d’ Anghiari, da dove, dopo l’ 8 settembre,  evase  per unirsi, insieme a Maria Zazzi,  alla  resistenza. Nel 1955 Malagutti morì e  Maria divenne la compagna  dell’anarchico, Alfonso “ Libero”  Fantazzini, con cui fondò , nel 1968, il circolo  Carlo Cafiero”. Sino  alla prima metà degli anni ottanta quando fu colpita  da una grave malattia   Maria Zazzi fu molto attiva nel movimento anarchico e un  importante punto di riferimento per  i giovani .
                                                         

SIBERIA GIGLIOLI
  
SIBERIA GIGLIOLI ( 1908-2006 )   Figlia di Onofrio  Gilioli e sorella di nove fratelli, tra cui Rivoluzio ed Equo Gilioli,   emigrarono tutti in Francia  e si stabilirono a Fontanay-sous-Bois   vicino Parigi, in una villetta con giardino. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nel 1924 decidemmo di uscire da Parigi. Ci informammo che a Fontanay c’era una vecchia disposta a dare  in vitalizio un suo chalet con un bel giardino in un passaggio privato con solo sei casette, proprio in Faccia a un bar. Appena  abbiamo visto questo chalet, ne siamo rimasti meravigliati ed abbiamo subito accettato le condizioni della vecchia che era esigente: 3900 franchi all’anno erano molti ma data la nostra numerosa famiglia era impossibile alloggiare diversamente e ben contenti si fece subito l’affare “ ( cfr. Andrea Pirondini, Storie di anarchici tra Modena e  provincia in A Rivista Anarchica n.377, febbraio 2013 )
Bibliografia : Andrea Pirondini, Storie di anarchici tra Modena e  provincia in A Rivista Anarchica n.377, febbraio 2013 p.  114
 
  Questo chalet  divenne ben presto un noto punto di riferimento per i compagni italiani e stranieri in fuga dai l paesi di origine, dove aveva prevalso il totalitarismo,  ed anche una sede   del Comitato pro vittime politiche e luogo di riunioni politiche.  Tra i fuoriusciti che frequentavano quella casa vi fu anche  RENZO CAVANI detto BRUNO che era fuggito dall’Italia , in quanto nel 1921 aveva intrapreso con altri compagni  ( fulminee azioni  armate  contro i fascisti   (cfr. post  : ARDITI DEL POPOLO), che ben presto divenne il compagno di Siberia, da cui nacque  il figlio Jacques. Allo scoppio della rivoluzione spagnola   Siberia Gilioli raggiunse a  Port Bou Renzo Cavani, che dopo avere partecipato alla battaglia di Monte Palato , svolse incarichi investigativi alla frontiera . E’ assai probabile che con lo pseudonimo di Ermina Cavalieri Siberia abbia svolto anche lei la medesima attività.    Tornata  in Francia , dopo gli scontri con gli stalinisti nelle giornate del maggio 1937, si stabilì definitivamente  a Fontanay-le-bois  dove morì nel 2005.
 

MINON LUCIA  ( detta  LUCI) ( 1903- ?) . Nata a Trieste fu attiva , dopo la prima guerra mondiale,   nel gruppo giovanile delle Donne  Comuniste   e del circolo “Spartaco”, ma si avvicinò gradualmente sempre più verso gli ideali libertari. Nel 1927   fu arrestata per il possesso di un volantino comunista e dei testi  delle canzoni Addio Lugano Bella e   Inno dei socialisti anarchici, ma  al processo fu assolta  dal reato di propaganda sovversiva per insufficienza di prove.  Divenuta compagna dell’ anarchico  ALPINOLO BUCCIARELLI (  1901-?)  ebbe da lui  il figlio  LIBERO.
 Perseguitati dalla polizia  e dai fascisti espatriarono clandestinamente, dopo avere attraversato la Jugoslavia, l’ Austria e la Svizzera,  in Francia e  la loro casa ad Alfort-Ville (Seine) divenne un rifugio per gli antifasciti all’estero, tra cui UMBERTO TOMMASINI e la sua compagna ANNA RENNER .  La drammaticità della vita in esilio delle donne antifasciste  , soprattutto se madri, è ben sintetizzata in una lettera scritta da Lucia Mignon alla madre  alla vigilia della  partenza, con il suo compagno, per  la Spagna, dove era  scoppiata  la rivoluzione. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ “ Mi perdonerai ancora per il mio silenzio, non credere che sia per ingratituidine, ma la vita che siamo costretti a fare in terra straniera. Se un giorno ci rivedremo, e che ti racconterò tutta questa vita di randagio, saprai comprendermi.  (…) Sono stata costretta a mettere il bambino alla campagna in una buona istituzione per la sua educazione perché quest’anno ha perduto la scuola causa che mi avevano ritirato le carte e ho dovuto vivere un anno clandestina (…)  sono stata a vederlo ieri, si è già abituato al nuovo ambiente …”  (  lettera di Lucia Minon alla madre )
 Bibliografia: in Augusto Cantalupi – Marco Puppini, “ Non avendo mai preso un fucile tra le mani, www. AICVAS 2014 p. 78

Arrivati a Barcellona  entrarono a far parte della Sezione Italiana della Columna Ascaso della CNT-FAI, dove Lucia Minon svolse il ruolo di infermiera .  Tornati in Francia , dopo un tentativo fallito di espatriare in America,  Lucia Minon e Alpinolo Bucciarelli  furono arrestati ed estradati in Italia, dove vennero inviati al confino all’ isola di Ventotene. Nel giugno 1943 , insieme ad altri anarchici e  ai prigionieri slavi furono mandati al  campo di concentramento di Renicci d’ Angari (cfr. post:  ANARCHICI AL CONFINO ) . Evasi , si rifugiarono a Roma.  Per quanto ne so, non si conosce la data di morte né di lei né di Alpinolo Bucciarelli.
                                                                       
    EMILIA BUONACOSA (1895-1976)    Figlia di genitori ignoti fu adottata da una famiglia operaia di Nocera Inferiore. Frequentatrice  assidua  della Camera del Lavoro di Nocera Inferiore si avvicinò, ancora  giovanissima, alle idee anarchiche .  Tra il  1914 e il 1915 ebbe una relazione politica e affettiva con l'anarchico  ERNESTO DANIO con cui convisse due anni. Mi piacerebbe poter leggere un giorno la dissertazione,  di Nunzia Gargano,  Storia di amore e di anarchia. L'esperienza antifascista di Ernesto Danio ed Emilia Buonacosa, 2009. Dopo essere stata  vittima di un grave incidente alla testa nella fabbrica di conserve, dove lavorava come operaia, si trasferì a Milano dove si  sposò con il compagno anarchico ANTONIO GIORDANO USTORI , redattore di Umanità Nova, che morì alcuni anni dopo per una infezione post-chirurgica..  Espatriata in Francia,  in seguito al consolidarsi della dittatura fascista in Italia  entrò in stretto contatto con gli ambienti  antifascisti in esilio, facendosi sempre di più la fama di “anarchica pericolosa”. Allo scoppio della rivoluzione sociale in Spagna si recò a Barcellona , dove svolse alcuni incarichi politici.  Tornata in Francia,  fu arrestata  nel 1940  dai nazisti e inviata prima in Germania e poi in Italia dove fu condannata a cinque anni di confino all’isola di Ventottene e poi a Fraschette  Alatri.  Dopo la caduta del fascismo  il 25 luglio 1943 , in condizioni di  salute assai  gravi,  protestò  per le pessime condizioni a  cui lei e tutte le altre confinate continuavano ad essere sottoposte nel nuovo Governo Badoglio, formalmente antifascista,  e chiedendo per tutte la  liberazione (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ … l’alimentazione è un’alimentazione di fame. Tutte le tessere sono state ritirate e per questo non si riceve neppure la metà di roba che ci spetta secondo la legge d’alimentazione in tempo di guerra. Ancora peggiore è il fatto che tutta la mazzetta di lire 9 – la quale ci spetta come confinate ed internate politiche – viene presa per due razioni di minestra uso acqua calda e per 100 grammi di pane. A noi non rimane nemmeno una lira per i nostri bisogni personali, per la frutta della quale abbiamo assolutamente bisogno come di altra roba fresca . […] Facciamo presente che tra di noi la maggioranza non può ricevere nulla dalle famiglie e fra di noi ci sono delle ammalate di TBC, ammalate di stomaco, di reni, cuore e quelle che hanno subito operazioni molto gravi e che devono continuamente curarsi. Noi tutte protestiamo energicamente contro questo trattamento e chiediamo la nostra immediata liberazione come confinate ed internate politiche.
Con osservanza in nome di tutte (8 slave e una italiana) Buonacosa Emilia. Confinata politica Fraschette 27/8/ 1943” )
Bibliografia :  Annunziata Gargano, Emilia Buonacosa in  http://www.istitutogalanteoliva.it/wp-content/uploads/2013/09/emiliabuonacosa.pdf p. 26 e per altre ben documentate  informazioni dell’ assurdo trattamento accanitamente persecutorio subito  da Emilia Buonacosa, durante  il suo confino a Ventotene  dal 1940 al 1944, e del rifiuto sistematico da parte del ministero degli interni fascista di  tutte  o quasi le richieste avanzate da lei per motivi famigliari e  di salute, cfr. pp. 14-24. Cfr. anche
Giuseppe Aragno, Emilia Buonacosa in Dizionario biografico degli anarchici italiani, Biblioteca Franco Serantini volume primo, 2003 p. 274

 Uscita dal campo di concentramento il sette agosto 1944  Emilia Buonacosa si stabilì a Nocera Inferiore. Ancora nel 1959 , in seguito alla sua richiesta di pensione come perseguitata politica dal regime fascista, all’ interno del governo repubblicano, nato dalla resistenza antifascista, le informazioni poliziesche  che circolavano su di lei la descrivevano ancora “ come sovversiva pericolosa” e ” che la persecuzione è andata a cercarsela e, in fondo, se l’è meritata”. Morì nel 1976

                                                                               
 EMILIA NAPIONE  ( 1901- ?)   Aderì giovanissima   ai gruppi anarchici-individualisti di Torino, accumulando ben presto  fermi e arresti, acquisendo fama di “anarchica pericolosa” .  Iinsieme al marito, l’anarchico DOMENICO ROSSO  espatriò  clandestinamente in Francia ..   Usando  solitamente generalità false viaggiò instancabilmente  per tutta l’  Europa e parte dell’Africa, facendo per vivere la ballerina e dando  lezioni di ballo. Le segnalazioni poliziesche che la riguardano  furono numerose . Ne cito come esempio alcune:
Brani da commentare: 1)  Dispone di un ben fornito guardaroba e possiede gioielli apparentemente di valore. Ha preso contatti in Casablanca con noti sovversivi italiani […] ha ricevuto da questi pacchi di giornali e manifestini sovversivi […] nascosti sotto le vesti le stampe e gli esplosivi e li introduce così clandestinamente nel Regno” ( Nota da Casablanca , in data 17-11-1932) ; 2)  Di carattere ribelle, ha poca educazione ed è proclive all’ozio e al vagabondaggio […] La predetta […] è ritenuta capace di commettere atti criminosi , […] Si vantò di essere anarchica e di voler persistere nelle sue idee libertarie “ ( Cenno biografico della Prefettura di  Torino in data 16/3/1938 )
Bibliografia: Napione Emilia in  Cantiere biografico degli anarchici in Svizzere in http://w.w.w.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=1181&PHPSES. 

Nel 1936, già prima  dell’inizio  della rivoluzione sociale spagnola,  Emilia Napione si recò a Barcellona per restarvi poi dopo il fallito colpo di stato dei militari ribelli   e le impressioni che   ebbe della Spagna si ritrovano in alcune lettere spedite alla madre. (cfr. brani)
 Brani da commentare: 1)  Cara mamma […] in questo paese la libertà si può dire intera, è il luogo più libero d’Europa […] Il 15 di questo mese è finito il Congresso di Saragozza […] La CNT  va  a porre le sue rivendicazioni […] Ci sta nel popolo un entusiasmo, una fiducia grande, molti giornali e riviste di propaganda. Il primo maggio ha una manifestazione […] come non ne ho mai viste, si può dire che tutti gli operai sono contro il fascismo, che qui non attacca [sottolineato a mano] Ti devo dire che la grande parte del popolo è armata e che la rivoluzione prossima è possibile […] Per Mussolini è il principio della fine. E non solo per lui, ma per il fascismo e il capitalismo pure […] Ti abbraccio , Melia” ( lettera alla madre (s.d.  Ma prima del 19/7/1936) ;  2)  Carissima mamma […]  Sono ritornata in Spagna a causa della rivoluzione e sono contenta di avere preso questa decisione. La ragione è che sono sempre soddisfatta quando posso essere utile, e qui è il caso che si tratta di fratelli, voglio dire di esseri che lottano per il mio medesimo ideale di giustizia e di libertà. In Cataluñya i comunisti libertari sono i più forti, speriamo ch e continuino ad esserlo, sarà per il più gran bene dell’umanità. Intanto vi sono grandi cambiamenti: si va a comprare  con vale  e guadagna tanto un medico quanto qualsiasi manovale, ed è logico  e giusto che sia così  e non altrimenti […] Preti non se ne vedono più e non esistono più chiese. Sì, lo so che il mondo intero guarda la Spagna, la sua futura economia, il nuovo ordine, e dal trionfo di questa rivoluzione  dipende l’avvenire delle nazioni vicine. Salud! ( è il nostro saluto al posto di addio e salute). […] Ti abbraccio, tua figlia ( lettera alla madre ( dopo il 19/7/36)
 Bibliografia: Napione Emilia in  Cantiere biografico degli anarchici in Svizzere in http://w.w.w.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=1181&PHPSES.   Cfr. anche Augusto Cantalupi –Marco Puppini, Non avendo mai preso un fucile tra le mani. Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939. Prefazione di Laura  Branciforte, www.AICVAS.ORG, 2014 pp. 92-93

  Durante la rivoluzione  Emilia Napione  svolse il ruolo di infermiera  sul fronte aragonese con la colonna  Ortiz e poi, probabilmente a Madrid con la colonna Durruti. Nel 1937 fu  arrestata dalla Ceka stalinista e accusata di essere una spia. Passò 5 mesi in carcere e poi pur  prosciolta dall’accusa fu espulsa dalla Spagna. Rilasciata in Francia fu arrestata dalla polizia francese per falsa identità e consegnata alle autorità italiane  che la condannarono a cinque anni di confino ( prima a Ventottene, poi Ustica e infine a Fraschette d’Alatri). Tornata in libertà, le sue tracce si smarrirono per sempre.
 
MARIA VAUTHIER
  MARIE  VAUTHIER (nota anche come PIERINA o PIERETTE (1908-1908). Nata a  Rhemes Saint Georges, nella Val d’ Aosta. A 14 anni, in cerca di lavoro, si trasferì in Francia, dove iniziò a frequentare ambienti anarchici e in quanto tale fu  ben presto schedata.   Più tardi col tempo le si aggiungeranno nel descriverla epiteti come "famosa", "nota", "pericolosissima", “attentatrice” .  In uno dei primi verbali che la riguardano erano espressi anche giudizi morali. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “A Parigi, ove dimorò per molti anni, lavorò dapprima da cameriera presso diverse famiglie, indi si diede alla prostituzione.” ( Prefettura di Aosta 1930-31)

Bibliografia:  Diego Graziola,  “ Spagna ’36. Una donna anarchica (unica valdostana) contro franchismo e fascismo) in A rivista anarchica n. 431 febbraio 2019, p. 13

Si è già riscontrato più volte  in questo blog come sia comune nei verbali polizieschi l’associazione anarchica/prostituta. Era sufficiente una convivenza, al di fuori  del matrimonio con un compagno per essere definita tale o quantomeno "donna di facili costumi" e pertanto da mettere all'indice religioso e sociale. E in quel periodo Marie Vauthier era  liberamente unita con l’anarchico  RUGGERO BACCINI,( detto anche OCCHIONI) (1886-1931) . (cfr. brano)

Brano da commentare: Vauthier Maria detta Pierina fu Giuseppe Bernardo e di Favre Maria Giorgina, nata a Rhemes St Georges Aosta  13-2- 1908: cameriera-prostituta-anarchica già amante del defunto Baccini Ruggero” (pagina iniziale del fascicolo della Divisione Politica e Affari Generali e riservati.)

Bibliografia: in  Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier  1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in  http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html

  La loro casa a Tolosa ( in lingua occitana e Toulouse in francese) fu, spesso, riparo di anarchici in fuga tra Spagna e Francia. Nel 1931 raggiunse in Spagna Ruggero Baccini, che espulso dalla Francia, era stato ricoverato per tifo nell’ospedale di Barcellona, dove di lì a non molto, morì. Andata a ritirare alla dogana  delle valigie intestate a Baccini la Vauthier fu arrestata ed espulsa (cfr. primo brano).  La stampa, sopratutto anarchica, dette molta rilevanza a questa notizia. (cfr. secondo, terzo, quarto brano)

Brani da commentare: 1) "E' giunta a Barcellona una certa Maria Vauthier di Joseph, nata a Rehmes il 13.2.1908 domiciliata abitualmente a Torino. Alta circa 1,60, occhi chiari, capelli castano chiari. Costei è portatrice di due bauli dalla Francia diretti al sovversivo Ghillani. In detti bauli credesi vi sia della stampa di propaganda. Sono direttamente indirizzati al Ghillani sotto il nome di Occhioni. Occhioni è il secondo soprannome dato al Ghillani; l'altro è il Parma. Il soprannome Occhioni viene usato come nome per usi postali."  ( dal Ministero dell'Interno al Ministero degli Affari Esteri, al Prefetto di Torino e per conoscenza al Casellario Politico Centrale,) ; 2) "La repressione in Spagna contro le vittime di Mussolini. Le espulsioni e le estradizioni per compiacere Mussolini sono all'ordine del giorno  in Spagna. In pochi giorni quattordici compagni italiani sono stati incarcerati a Barcellona: pesa su  di loro la minaccia dell'espulsione. Questo non è nulla in confronto allo scandaloso arbitrio compiuto ai danni della compagna Maria Vauthier. Il suo compagno è morto una settimana fa: per questo motivo è disperata e, per colmo di disdetta, senza motivo né fondamento, è stata arrestata. Fino a quando dureranno questi abusi senza limiti del governo?" (Solidaridad Obrera , organo di stampa della CNT, martedì 22 settembre 1931); 3) "La Repubblica si difende. E si difende espellendo dal suo territorio una donna infelice, che ha appena perduto il suo compagno. Abbiamo parlato di questo caso due giorni fa: la compagna italiana Maria Vauthier, due giorni dopo la morte del suo compagno, fu arrestata presso il suo domicilio, su richiesta del Console fascista di Barcellona, e condotta in carcere. Poi fu condotta alla frontiera, senza che le fosse dato tempo né permesso di raccogliere le sue cose. Il colpo è magnifico, soprattutto dopo il discorso di Alcala Zamora, paragonato a Dante da un rappresentante di una  Delegazione italiana. La Repubblica non poteva arrivare a meno né i repubblicani a più." (Solidaridad Obrera, 24 settembre 1931); 4) "La Repubblica ha paura delle donne. E' stata espulsa una donna italiana in condizioni tali che dovrebbero far arrossire chi lo ha ordinato, supponendo che gli sia possibile arrossire. Si chiama Maria Vauthier. E' un delitto avere delle idee. Ai governanti della Repubblica sta bene che le uniche donne straniere che possono venire nel nostro paese e rimanerci siano le legioni di prostitute che infestano le strade della nostra città. Sicuramente interesserebbe loro meno se approfittassero dei nostri soldi. Però, sebbene ciò non ci interessi, dobbiamo protestare per il fatto di essere governati da certi uomini così codardi da temere una donna ed espellerla nei momenti difficili, dopo che si è guadagnata la vita lavorando una lunga giornata in fabbrica. Queste infamie sono intollerabili e ne diamo questa unica spiegazione: la paura che ha la Repubblica delle donne che non sono né duchesse né prostitute...o viceversa." ( Solidaridad obrera, 25 settembre 1931)

Bibliografia: Tutti e quattro i brani si trovano in  Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier  1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in  http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html

A rendere sgradita alle autorità spagnole la presenza di Maria Vauthier contribuì anche la sua assidua frequentazione di anarchici spagnoli e italiani, visti con estremo sospetto dalle forze dell'ordine per le loro idee , nonostante la recente proclamazione della repubblica in Spagna, che aveva acceso speranze, rivelatisi ben presto vane, tra gli antifascisti italiani.  (cfr. brano)

Brano da commentare : “Ma oltre a queste considerazioni di carattere generale, bisogna tener conto anche dei rapporti di amicizia intrattenuti a Barcellona da Ruggero Baccini e Maria Vauthier con un'altra coppia di anarchici italiani: Ilario Margarita e Giuditta Zanella. Sono noti alla polizia italiana sin dall'inizio degli anni venti e giungono a Barcellona dopo aver vissuto negli USA e a Cuba. Nella casa di Giuditta e Ilario, dove probabilmente Maria Vauthier alloggia, vive Paco ( nota mia: detto anche Quico, diminutivi ambedue di Francisco), figlio di Trinidad Ferrer, figlia a sua volta di Francisco Ferrer y Guardia, uno dei più importanti esponenti del libero pensiero in Spagna all'inizio del Novecento e fucilato nel 1909 a Barcellona dopo un processo farsa con l'accusa di essere stato uno degli ispiratori della rivolta detta della "settimana tragica". La stessa Trinidad Ferrer è tornata in Spagna dopo aver vissuto in Francia e in quel momento è una delle più note intellettuali del movimento anarchico catalano. "

Bibliografia:   Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier  1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato . 

 Tornata a Tolosa (cfr. primo brano)  la vigilanza delle forze dell'ordine ,  preoccupate, tra l’altro,  della amicizia della Vauthier con l’anarchico, considerato molto pericoloso, PLACIDO SALVATORE ANGELO BORILLO  /1897-1843) si riattivò con accanito vigore. (cfr. secondo e terzo brano)

Brani da commentare:  1) "Tolosa 10 febbraio 1932. Alla festa anarchica non è intervenuto nessuno dal di fuori forse perché il 20 come ti dissi avremo la grande festa della LIDU con ballo e riunione dei diversi rami. Erano presenti tutti gli anarchici spagnoli, una studentessa anarchica polacca diversi anarchici e sindacalisti di Muret Bandiera ed altri, Cuzzani e Bacciotti ed altri di Toulouse. Era presente una giovane anarchica italiana, che è stata espulsa dalla Spagna. Si fa chiamare Pierina. Ha preso alloggio in casa Cuzzani. Non si tratterà per caso della Emma di cui mi parlasti? Avrà 35 anni, belloccia, faccia bianca e rossa, statura 1,65 circa. Veste con paletot di cuoio alla automobilista." ( informazione anonima di una spia fascista); 2) A complemento di quanto riferito con l'appunto 500/23497 del 15 corrente, informasi che, giusta comunicazioni fiduciarie, la nota anarchica Vauthier Maria, detta Pierina, si è recata il 14 corrente da Perpignan a Tolosa, in compagnia di un individuo che identificherebbesi per l'anarchico pericoloso Borrillo Placido Salvatore di Carlo], con precedenti presso il Casellario Politico Centrale e del quale ignorasi da qualche tempo la residenza. Mentre detto Borrillo è rimasto solo a Tolosa, la Vauthier è partita frettolosamente per Parigi - e si dubita siasi colà recata per organizzare qualcosa di losco, con la probabile partecipazione dello stesso Borrillo." 3)"Viene segnalato ripresa intensa attività sovversiva nota anarchica Vauthier Maria intesa Pierina di Giuseppe residente in Francia in assidui contatti con anarchici colà residenti fra cui noto pericoloso Borrillo Placido Salvatore Angelo di Carlo et Martinelli Maria, nato 15 ottobre 1897 Castelnuovo Daunia (Foggia) residente Tolosa stop- Aggiungesi che predetta est partita frettolosamente da Tolosa diretta a Parigi dubitasi per organizzare propositi delittuosi con probabile partecipazione suddetto Borrillo stop- Richiamando circolare telegrafica n° 14844/40464/96171 data 22 giugno 1932 rinnovasi disposizioni attente misure vigilanza per rintraccio fermo rigorosa perquisizione predetta Vauthier qualora entrare aut entrata Regno stop- Analogamente provvedasi confronti predetto Borrillo stop- ( in  Stefano Viaggio, Borillo, Placido Salvatore Angelo …)

Bibliografia: Stefano Viaggio, Borillo, Placido Salvatore Angelo  in Dizionario biografico on line degli anarchici italiani, Biblioteca Franco Serantini

In questo periodo sono inoltre frequenti anche i rapporti  di Maria Vauthier con GIUSEPPE PASOTTI (1888-19519 capo dell’Ufficio di Investigazione politica della CNT/FAI  e fiduciario di zona della LIDU, residente a Perpignan. (cfr. brano)

Brani da commentare : 1) "Negli ambienti sovversivi di Perpignan, persiste uno strano fermento. In queste ultime settimane è stata notata la presenza di A. De Ambris, Mione Augusto, Pedrini, Bartoluzzi e altri elementi sospetti di cui non è stato possibile stabilire l'identità. Tale impossibilità è derivata dal fatto che questi ultimi si sono fermati a Perpignan poche ore. Il luogo dei convegni è presso il noto Pasotti, mentre le riunioni degli iscritti alla LIDU hanno generalmente per sede una sala del caffè Odeon, rue Grand La Real n. 2. Ciò che ha maggiormente attirato l'attenzione di questo R. Ufficio è stata la presenza presso il Pasotti della figlia dell'ex agitatore spagnolo Ferrer (nota mia: Trinidad Ferrer), fucilato nel 1909. Questa era accompagnata da Vauthier Maria seguita ad una certa distanza da un individuo di cui non si è potuto stabilire l'identità (nota mia: probabilmente Lorenzo Giusti) né rilevare la traccia. Nulla è fino ad ora trapelato degli abboccamenti di cui sopra, che a mio parere non può essere quello di un semplice programma di propaganda."  ; 2) "Trascrivo quanto mi comunica la R. Agenzia Consolare di Port Vendres. Con telegramma posta n° 678/62 comunicavo che il giorno 5 c.m. si era notata la presenza a Perpignan della nota anarchica Vauthier Maria detta Pierina in compagnia di un uomo che non è stato ancora possibile identificare e di una donna zoppa. Stando a notizie qui pervenute da fonte seria, la donna zoppa si identificherebbe nella figlia dell'ex agitatore spagnolo Ferrer, fucilato nel 1909. Sembra inoltre che la Vauthier sia stata ospite nel 1931 (luglio-agosto) di detta Ferrer a Barcellona."

Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier  1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in  http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html

Con il suo nuovo compagno LORENZO GIUSTI , allo scoppio della  rivoluzione sociale spagnola, la Vauthier , lasciata Tolosa, si arruolò a Barcellona  nella sezione italiana Ascaso. Dopo i tragici fatti del maggio 1937 e l'avvio, sotto il governo Negrin,   di  una lunga e cruenta caccia agli anarchici e a tutti coloro che dissentivano dallo stalinismo ,  calò su di lei un lungo periodo di silenzio. Dopo la seconda guerra mondiale, in pieno regime franchista, la Vauthier  risultò presente  a Barcellona, dove lavorava, per quel che si sa, come guardarobiera. Nel 1967  tornò in Val d’Aosta e morì a Morgexnel luglio 1973, in un incidente stradale.

 

GIUDITTA ZANELLA  E ILARIO MARGARITA

GIUDITTA ZANELLA (1885-1962) Figlia di  Liberale Zanella, fu soggetta,  sin dall'infanzia, a causa del lavoro di casellante del  padre, a frequenti spostamenti . finché la famiglia si stabilì definitivamente a Torino. Lavorò come operaia tessile e ben presto divenne un’agitatrice sindacale assai attiva. Dapprima militante nel Partito Socialista aderì,  presto,  al movimento anarchico (cfr. brano)

Brano da commentare: “ … frequenta assiduamente i compagni di fede…Gode di una certa influenza specialmente sull’elemento femminile operaio… Fa attiva propaganda tra la classe operaia femminile, con profitto. Ha preso spesso la parola nei pubblici comizi … ha sempre preso parte a manifestazioni sovversive e fu più volte arrestata per suo carattere ribelle” (Cenno biografico della Prefettura di Torino, in data 10.11.1920, in ACS, CPC, busta 5516)

 Bibliografia; Tobia Imperato, “ Barricata. Una vita militante” in Centro Studi Libertari, Archivio  G. Pinelli. n. 11 agosto 1998,  p. 23. Cfr. anche   Augusto Cantaluppi Marco Puppini, “Non avendo mai preso un fucile tra le mani,Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939. Prefazione di Laura Branciforte,www AIVAS.ORG. p. 118.

 Nel 1914  Giuditta Zanella partecipò  ai moti della Settimana rossa, Nel 1917  fu tra le organizzatrici delle manifestazioni contro il proseguimento della prima  guerra mondiale. Durante il cosiddetto “biennio rosso” conobbe l’anarchico ILARIO MARGARITA  e divenne  la sua “inseparabile compagna di vita”, (vedi più avanti).  Collaborò ,  alla rivista  “Cronaca Sovversiva” di Luigi Galleani (cfr. post: ANARCHICI ITALO-AMERICANI. LUIGI GALLEANI...) e  “ Il Risveglio/ Le Reveil” di Luigi Bertoni ( cfr post; ANARCHICI SVIZZERI…) con articoli, rivolti principalmente alle donne.

Nel 1924 raggiunse Ilario Margarita all’estero, dove era stato costretto, dopo l’ascesa al potere del fascismo, ad emigrare e iniziò un  loro lungo periodo di peregrinazione  in Europa (Francia, Belgio, Spagna )  e nelle due Americhe (del  Sud e del  Nord ) condividendo con lui le continue   avversità frapposte a loro dalle polizie locali . Vivendo per lo più clandestinamente assunse  numerose identità false: Lopez Eive, (0716) Rosati Judith (0717); Rosati Giulia (0718),  Sylesia Evelina (0719),  Bonets Giuditta (0721) (cfr. Pseudonimi di Giuditta Zanella schedina N. 0715 anno 935. Ministero Interni (C. P. C.), 18. 11. 935 in .http://www.antifascistispagna.it/wp-content/uploads/2018/11/BDRSovversivi-1935-015.pdf. )

 Dopo Cuba e Boston insieme a Ilario Margarita si trasferì a Barcellona dove abitarono nella casa di  Francisco ( Quico) Ferrer, nipote del celebre maestro libertario spagnolo FRANCISCO FERRER ( cfr. qui post: SCUOLE MODERNE IN EUROPA TRA LA FINE DELL' '800 E …)  e ospitarono, se ho capito bene,  Marie Vauthier durante la sua permanenza a Barcellona, nel 1931, prima di essere arrestata ed espulsa ( vedi sopra ). Qualche anno dopo la situazione si invertì. Nel 1933  furono Ilario Margarita e Giuditta Zanella , dopo essere stati espulsi dalla Spagna, a riunirsi con  Maria Vauthier a Tolosa , nella cui casa la Zanella, per un certo periodo,  restò come ospite (cfr. brani)

Brani da commentare:  1) "In seguito agli appunti 500/17100 e 500/18073 rispettivamente del 12 e del 24 u.s., s'informa codesta On. Divisione che è stata decisa dalle Autorità di polizia barcellonesi l'espulsione dalla Spagna di MARGHERITA ILARIO e della sua compagna, sotto i nomi si intende di Iglesia e Rosati. Si ignora se l'accompagnamento, prestabilito per la frontiera di Port Bou, sia già avvenuto o debba ancora avvenire,. Comunque l'ufficio scrivente ne sarà informato, e riferirà, appena in possesso, di ulteriori notizie, a codesta On. Divisione. E' quasi certo che il Margherita, e la sedicente Rosati o Rosatti, si porteranno a Tolosa, ove si ripromettono di trovare appoggio e forse anche ospitalità, dalla nota MARIA VAUTHIER, intesa Pierina."   ( CPC. Copia dell’appunto della Divisione Politica n. 500/19064, fascicolo Maria Vauthier) ; 2) "...si comunica a cotesto On Ministero che il noto anarchico Margherita Ilario, fu Carlo, secondo notizia fiduciaria, nella seconda metà di settembre u.s. si recò a Tolosa per visitare la propria amante Zanella Giuditta la quale si trova da qualche tempo in quella città, ignorasi per quale motivo. Il Margherita dopo qualche giorno di permanenza a Tolosa fece ritorno a Barcellona, mentre la Zanella vi rimarrà ancora, essa si tiene in relazione con la nota anarchica Vauthier Maria detta Pierina." ( documento inviato al Ministero degli Esteri il 21 ottobre 1933)

Bibliografia: in  Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier  1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in  http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html

Nel 1936, allo scoppio della rivoluzione sociale, Giuditta Zanella  si arruolò col nome di "Judith" , nel gruppo internazionale della Colonna Durruti, insieme a  Quico Ferrer, al cui assassinio di stampo stalinista, durante le tragiche giornate del  “Majo Sangriento”,  assistette. ( cfr. post infra VOLONTARI  FRANCESI IN SPAGNA...) . Nel 1938 Giuditta e Ilario si sposarono.  Nel febbraio del 1939  tornarono in Francia e fu internata  nel campo di Saint Clement (Corréze).  Dopo la seconda  guerra mondiale si ricongiunse a Torino con Ilario Margherita ( cfr. brano)

Brano da commentare:  “Sopravvissuta alla guerra dopo la Liberazione riprende l’attività politica nel movimento libertario. Gestisce con il marito una conosciutissima bancarella di libri usati, sotto i portici di Corso Vinzaglio” ( Augusto Cantaluppi Marco Puppini, Non avendo mai preso un fucile tra…)

 Bibliografia: Augusto Cantaluppi Marco Puppini, “Non avendo mai preso un fucile tra le mani, Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939. Prefazione di Laura Branciforte, www AIVAS.ORG. p. 119

 Giuditta Zanella morì a Torino nel 1962

ILARIO E GIUDITTA

ILARIO MARGARITA (1887- 1974):  Già dal 1906  Ilario  Margarita ( detto “Barricata”) fu  schedato dalla polizia regia come un  “anarchico pericoloso” (cfr. brano)

 Brano da commentare: «[…] è di carattere violento e soverchiatore, educato grossolanamente, di deficiente intelligenza ed affatto privo di coltura. Lavoratore fiacco e svogliato, vive miseramente [...], la qualità di pericoloso appare subito, sempre che si tenga presente che il Margarita, pur di obbedire ai suoi compagni di fede più furbi e più degenerati di lui, sarebbe capace di commettere qualsiasi stranezza delittuosa» (Cenno biografico della Prefettura di Torino, in data 1/10/1906, in ACS [Archivio Centrale dello Stato], CPC [Casellario Politico Centrale], busta 3053).

Bibliografia: Tobia Imperato, “Barricata “. Una vita militante,  Centro Studi Libertari. Archivio G. Pinelli n. 11- agosto 1998 p. 19 .

Nel 1909    scrisse Senza Patria. Foglio di propaganda anarchica  (numero unico. ). Nel 1914 , sulla scia dei moti durante la Settimana Rossa,  fu tra i fondatori del “Fascio Libertario Torinese” di cui divenne segretario. Durante la prima guerra mondiale fu più volte arrestato per  avere partecipato a dimostrazioni antimilitariste e infine condannato a tre anni di prigione  per avere istigato a  disertare quella ” maledetta guerra”.   Durante il  cosiddetto “biennio rosso”  fu segretario dell’  U.S.I.) ( cfr. qui  post UNIONE SINDACALE ITALIANA) e un anno dopo organizzò a Torino  gli   “Arditi del Popolo”. Nel 1922 scrisse un  duro articolo contro il regime dittatoriale imposto in Russia dal bolscevismo. (cfr. brano)

 Brano da commentare: «[...] mentre in qualsiasi governo costituzionale borghese, monarchico o repubblicano, esistono delle leggi che contemplano l’esistenza di un margine di libertà per i partiti avversi al regime costituzionale vigente, al contrario in Russia, sotto il governo bolscevico, questo margine di libertà non esiste e quindi per logica conseguenza sono negati l’esistenza e il riconoscimento dei partiti non aderenti alle sacre tavole del partito comunista, cioè del partito di governo. [...] quel tanto di libertà di stampa, di parola e di organizzazione [...] in Russia sono negate e chiunque tenta di farne uso viene soppresso con la violenza. [Per questi motivi...] il governo bolscevico non rappresenta un progresso, e quindi esso è l’assassino della Rivoluzione russa ed un pericolo per la rivoluzione mondiale» (I. Margarita, Il governo bolscevico e il progresso, «Il Vespro Anarchico») 26.1.1922)

Bibliografia; Tobia Imperato, “ Barricata. Una vita militante” in Centro Studi Libertari, Archivio  G. Pinelli. n. 11 agosto 1998,  p. 19

Coinvolto in un grave  scontro tra anarchici e fascisti  appoggiati dalla  polizia  Margarita, sfuggito all’arresto,  decise di evitare una sicura condanna fuggendo all’estero. Ebbe così inizio una vita  di peregrinazioni , particolarmente avventurosa e coerente con i propri ideali di libertà e  rivoluzione sociale, intorno al mondo, insieme alla sua compagna Giuditta Zanella.  Di questo quasi ventennio intensamente vissuto riporto quanto lui stesso, sintetizzando, ricordò, più tardi in una intervista. (cfr. brano)

Brano da commentare “Verso la metà di maggio del 1923 un gruppo di fascisti invase il mio alloggio in via Giorgio Pallavini 16 con intenzioni tutt’altro che pacifiche. In quel mentre io mi trovavo fuori di casa cosicché i furibondi fascisti furono accolti dalla mia  compagna Giuditta Zanella. Ma seccati di non trovarmi in casa si sfogarono saccheggiandomi l’alloggio, asportando libri ed alcune fotografie, fra le quale quella di Elisée Reclus, e minacciando di farmi la pelle non appena mi avessero incontrato. Stando così le cose, non mi restava che prendere la strada dell’esilio ed affrontare le avversità della vita. Non appena varcato la frontiera, da Ventimiglia mi recai direttamente a Parigi dove avevo indirizzi di compagni. Di là passai la frontiera belga e olandese e mi recai ad Amburgo con l’intenzione di imbarcarmi per gli Stati Uniti. Ma dopo due mesi di infruttuose ricerche, rifeci il viaggio in senso contrario e mi stabilii a Parigi lavorando da muratore (il mio mestiere). Nel frattempo la mia compagna dovette svendere quella poca mobilia ed affrontare il pericolo di attraversare le Alpi in pieno inverno, pagando un contrabbandiere. Dopo sei mesi di vita di stenti a Parigi decidemmo di decidemmo dl passare a Marsiglia, dove dopo circa sei o sette mesi riuscimmo ad imbarcarci per Cuba. Dopo tre anni di vita in quella beata isola dovemmo far fagotto per sfuggire alle persecuzioni del General Machado, eletto presidente nell’anno 1924; passammo, sempre clandestinamente e con passaporti falsi, negli USA. Dopo cinque anni di dura vita clandestina in quel ricco Paese, decidemmo di ripassare l’Atlantico rifugiandoci nella Spagna repubblicana. Era l’estate del 1931; dopo un anno e cioè nell’estate del 1932 fui arrestato e dopo tre mesi di carcere fui espulso in Francia assieme alla mia inseparabile compagna. Ma dopo tre settimane a Toulouse rifacemmo la strada in senso contrario, sempre clandestinamente, e ritornammo a Barcellona, dove prenderemo parte all’insurrezione del 19 luglio 1936 contro Franco; quindi, arruolati volontariamente dai primi giorni di guerra antifascista, io nella 2° colonna Ortiz al fronte di Berchite e la mia compagna nella colonna Durruti al fronte di Saragozza.Fallita la guerra antifascista per cause molteplici ma soprattutto per la mancata solidarietà dei governi democratici, il 4 febbraio del 1939 arrivammo in Francia stanchi e morti di fame per il lungo viaggio a piedi, continuamente molestati dagli aeroplani del fascismo. Giunti in Francia Francia fummo disarmati e convogliati alla spiaggia di Argeles-sur-mer ove restammo per due mesi, in pieno inverno, accovacciati in buche da noi scavate con le mani nella sabbia. Dopo ci convogliarono a Gurs nei Pirenei occidentali; attraversammo la Francia in vagoni merci per 48 ore sempre pigiati in promiscuità indecente. Dopo 16 mesi in baracche di legno, nelle quali entravano non solo le ventate gelide dell’inverno ma anche i non pochi rettili che in quei paraggi abbondavano per la temperatura atmosferica umida (sotto 25 centimetri di terra scorreva l’acqua). Con l’invasione del Belgio da parte delle truppe tedesche fummo arruolati e portati a 25 chilometri dalla frontiera belga a fortificare un fiume di nome La Cambre. Ma dopo pochi giorni i tedeschi raggiunsero la frontiera francese mettendo in fuga le guardie che ci sorvegliavano nei lavori, e così noi ci trovammo automaticamente liberi, ma in un inferno. Fu così che noi dovemmo deambulare per 15 giorni ritirandoci in qualsiasi casa all’ora del coprifuoco e mangiando quello che si trovava… quando ce n’era. Di fronte ad una simile situazione con due o tre compagni decidemmo di fare di tutto per rientrare clandestinamente in Italia, dove ci sarebbe stato più facile realizzare qualche cosa per la cacciata del fascismo. Ma non appena raggiunto il Brennero ci acciuffarono e ci portarono alle carceri di Vipiteno. Dopo 48 ore fui spedito a Torino per tradotta da due carabinieri. A Torino fui sottoposto a due lunghi e serrati interrogatori e poi condotto alle carceri. Dopo 17 giorni il prefetto mi appioppò 5 anni di confino all’Isola di Tremiti. Durante il razionamento indirizzai un’epistola alla direzione della Colonia reclamando per tutti i confinati un aumento di grassi e generi alimentari per sopperire alla mancanza di alimenti. Questo mi valse 3 mesi di prigione che scontai nelle Carceri di Lucera. Finalmente l’8 settembre fummo liberati come conseguenza della caduta del Duce; ma quando arrivai a Torino i tedeschi e i fascisti erano già ritornati i padroni della situazione. Viste così le cose, dopo aver pernottato nella Stazione ferroviaria di Torino, al mattino presto, invece di recarmi in questura a consegnare il foglio di via, mi recai a Nole (Valle di Lanzo) dove avevo un mio nipote sfollato in quel paese; e così per tutto il periodo della Repubblica di Salò vissi da quelle parti con escursioni fino a Balme con i partigiani. Solo dopo le giornate trionfali dell’aprile del 1945 ho potuto di nuovo riprendere la vita normale del mio lavoro. Ora, con 80 anni sulle spalle, per guadagnarmi qualche cosa da non morir di fame, devo sopportare il freddo invernale passeggiando tutto il giorno davanti ad un carrello con pochi libri usati. “ (intervista a Ilario Margarita  fatta da Paolo Gobetti e conservata presso l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino.)

Bibliografia: Tobia Imperato, “ Barricata”. Una vita militante, Centro Studi Libertari, Bollettino Archivio Pinelli  pp. 22- 23

Rimasto vedovo, dopo la morte di Giuditta Zanella,  continuò la sua militanza nel movimento anarchico.  Memore di quanto aveva vissuto in prima persona in Spagna e altrove assunse posizioni  in netto contrasto con il “ comunismo autoritario.  (cfr. brano)

Brano da commentare: ”La posizione dell’anarchico sta sempre dalla parte dove si difende la libertà con lo scopo di ampliarla sempre più ostacolando quelle forze e quei partiti che non vogliono riconoscere il diritto alla critica all’operato dei dirigenti attuali. Per questo motivo la mia posizione è prima di tutto contro ogni tendenza totalitaria. [...] Quindi, tutto malgrado, anche contro la vecchiaia, continuo a mantenermi diritto sul terreno dell’anarchismo, senza farmi mai prendere dalle infatuazioni marxiste autoritarie e senza cadere davanti ad infatuazioni di altro carattere” (I. Margarita, Infatuazioni marxiste nel movimento anarchico, «Volontà», n. 3, mag.- giu. 1974, p. 220).

Bibliografia: Tobia Imperato, “ Barricata”. Una vita militante, Centro Studi Libertari, Bollettino Archivio Pinelli  pp. 20-21

Nel 1949 Ilario Margarita fu tra i promotori della ricostruzione dell’ USI in opposizione a quegli anarchici, tra cui Umberto Marzocchi, che scelsero di stare, mantenendosi su posizioni critiche, nella CGIL, sebbene, al suo interno,  fosse predominante  l’egemonia stalinista. ( cfr. brano)

Brano da commentare: “ Gli anarchici d’Italia si trovano ancora allo stato di dubbio  sul problema sindacale.  Gli intellettuali del nostro movimento non sanno ancora che pesci pigliare e optano per l’unità sindacale nei quadri totalitari della CGIL. Sui portavoce del movimento si leggono sovente tirate contro ogni tentativo di dare vita a qualche organismo schiettamente rivoluzionario, basato sulla lotta di classe e l’azione diretta, come sarebbe una USI, aggiornata con i tempi che corrono […] La USI che noi proponiamo di ricostituire in Italia pel bene del movimento anarchico e dei lavoratori sarà un fedele  riflesso della comunità libertaria di domani quando i mezzi di produzione e di consumo saranno passati nelle mani dei lavoratori ( Red (Ilario Margarita),  Guerra di Classe, novembre 1949, Torino)

Bibliografia: in   Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus , 2020, p. 59 e sugli argomenti avanzati da Marzocchi in difesa della partecipazione anarchica nella CGIL, cfr. p. 37

Negli anni sessanta  Ilario Margarita prese, in contrasto con la maggioranza di anarchici male informata, una posizione netta contro l’ involuzione reazionaria avviata dal castrismo sin già all’inizio dell'  ascesa al potere a Cuba. (cfr. brano)

Brano da commentare: “In Italia la FAI – nell’illusione che la rivoluzione cubana potesse avere uno sviluppo libertario assunse attraverso il suo settimanale Umanità Nova un atteggiamento di aperta simpatia nei confronti del regime castrista, sostenuto a spada tratta dal suo direttore, Armando Borghi. […] Furono proprio i  torinesi del gruppo Bakunin, ispirati da Margarita, che i compagni cubani li conosceva bene, avendo soggiornato per alcuni anni all’ Avana nella seconda metà degli anni Venti, a contrastare per primi questa posizione […] Mentre il movimento anarchico internazionale non era in grado di prendere una posizione netta e precisa, gli anarchici cubani continuavano ad essere incarcerati, torturati e fucilati da Castro” ( Tobia Imperato, Io di fronte alla legge….)

Bibliografia:  Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus , 2020, p. 90.   Cfr. Frank Fernandéz, Cuba Libertaria, Storia dell’anarchismo cubano, Zero in Condotta. 2003,  p. 131 dove Ilario Margarita viene citato tra i  pochi compagni anarchici che a livello internazionale avevano solidarizzato  con gli anarchici cubani perseguitati da Castro e accusati di essere manipolati dalla CIA.

Concludo ricordando come talvolta le posizioni fortemente critiche di Ilario Margarita nei confronti della FAI potevano far sorgere fraintendimenti soprattutto tra i giovani che ignoravano i trascorsi rivoluzionari del vecchio anarchico torinese. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il primo impatto lo ebbi nella piazzetta del Teatro degli Animosi : ( nota mia: dove si svolgeva nel settembre del 1968 il Congresso Internazionale delle Federazioni Anarchiche) c’era naturalmente una grande animazione , gente che veniva da tutto il mondo che confluiva lì e si fermava a parlare, ed anch’io mi fermai ad osservare: mi colpì un vecchio anarchico col basco, con i capelli lunghi e grigi accompagnato da una donna molto giovane che stava facendo una “piazzata” tremenda dicendo che lui, anarchico conosciuto, non poteva entrare al Congresso. Ero sconcertato, potevo entrare io che ero l’ultimo degli arrivati e lui no: mi sembrò un fatto molto strano. A ripensarci in seguito capii invece che era una cosa molto giusta e ovvia: probabilmente questo personaggio era un’eredità di quel vecchio individualismo ... “  ( Massimo Ortalli , Nota autobiografica)

Bibliografia: in Alla prova del sessantotto l’anarchismo internazionale al Congresso di Carrara, Teatro degli animosi 31 agosto-3 settembre1968, a cura di Roberto Zani, Zero in condotta p. 238. Cfr. anche  Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus , 2020, p. 91, ove si precisa  che “a Margarita era stato negato l’accesso con la scusa di non appartenere ad alcuna federazione, in quanto il Congresso era delle  Federazioni e non di tutti gli anarchici”.

  Morì  a Torino nell’ottobre del 1974.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
                                                                          

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