venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: (2) UNIONE SINDACALE ITALIANA, ALBERTO MESCHI (1879-1958), ATTILIO SASSI (1876-1957), CARLOTTA ORIENTALE (1893- 1980 ), UMBERTO MARZOCCHI (1900-1986)

ALBERTO MESCHI (1879-1958)  E I CAVATORI DI CARRARA:  Alberto Meschi,  muratore, anarchico e sindacalista.  Nel 1907 Meschi  emigrò in Argentina e  fu assai attivo  nel sindacato anarchico argentino ( F.O.R.A.) . Nel  1911 tornò in Italia e fu  chiamato a  reggere la Camera del lavoro di Carrara. Tra il 1911 e il 1914   promosse numerose scioperi e lotte e vennero conquistate le 6 ore lavorative  per i minatori e le  6,5 per i cavatori. (cfr. brano)
 Brano da commentare: “ Il proletariato italiano non può fare a meno di guardare col massimo interesse, anzi con rapimento di ammirazione, al movimento di resistenza in cui si è di nuovo impegnato il proletariato carrarese. Carrara è oggi un nome eroico in Italia: eroico e nobilitato dal sacrificio dei suoi indomiti figli, che avvezzi a guardare in faccia alla morte nella titanica lotta con la montagna, seppero scrivere col sangue delle pagine di gloria che il tempo non può cancellare né i sopravvenuti possono dimenticare. Carrara prosegue adunque le proprie tradizioni e intorno alle sue battaglie prosegue e si raccoglie la solidale tradizione del proletariato tutto ...) (da Armando Borghi, Cavatore 1 aprile 1913)
Bibliografia: in Hugo Rolland, Il sindacalismo anarchico di Alberto Meschi, Samizdat 1996, p. 71-72
 Interessante  è stata inoltre l’opinione del tutto controcorrente di Alberto Meschi rispetto alla propaganda consueta del movimento anarchico nei confronti dell’ antimilitarismo. Invece di appellarsi, come era stato stabilito già dal Congresso Internazionale Anarchico del 1907 e in particolare da Errico Malatesta, “ al  rifiuto isolato e collettivo del servizio militare”, Meschi  invitò in un articolo del 1910 gli anarchici ad entrare in massa  nell’esercito al fine di condurre la lotta antimilitarista dall’interno. (cfr. brano).
Brano da commentare: “ In un articolo sostenevo, e sono sempre dello stesso parere, che gli antimilitaristi non devono disertare, perché la caserma è un terreno adatto per la propaganda sovversiva, e soprattutto perché la rivoluzione, senza l’adesione di una parte degli armati è, se non impossibile, almeno molto difficile. Ciò provocò una lunga polemica, vi intervennero molti compagni, e tutti mi furono contro. Il nostro antimilitarismo deve essere (se così posso esprimermi) attivo; noi non dobbiamo limitarci a disertare le file, a rifiutarci di impugnare le armi, come fanno i seguaci di alcune sette cristiane; noi dobbiamo varcare le soglie delle caserme e portare dentro le medesime le nostre idee di ribellione, la critica spietata, ma giusta dell’attuale stato di cose; far sì che quei proletari strappati al lavoro, alla famiglia e costretti a indossare la sanguinosa e inonorata casacca del soldato, sappiano quali sono i doveri ed i loro diritti dal punto di vista proletario. La caserma è u8n punto adattissimo per la seminagione delle nostre idee; là le ingiustizie sono più palesi, più evidenti; gli arbitrii sono all’ordine del giorno e tutti coloro che ora indossano la fratricida divisa del lacchè dei Savoia che tanti allori hanno mietuti assassinando gli inermi ed affamati operai, sono antimilitaristi. Vi fu un prete che disse: avvicinandosi alla Roma dei papi si perde la fede: io, parafrasando, dico che basta varcare la porta di un quartiere  per diventare antimilitaristi, per odiare tutto ciò che significa autorità, disciplina, ecc.” ( Gaetano Meschi, Gli anarchici e la diserzione in Il libertario , 10 febbraio 1910 )
Bibliografia:  Gaetano Meschi, Gli anarchici e la diserzione in Il Libertario, 10 febbraio 1910 in Hugo Rolland, Il sindacalismo anarchico di Alberto Meschi, Samizdat 1996 pp. 30-31 . Cfr. anche Unione Sindacale Italiana, Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana, U.S.I.A.I.T.  2012  p. 196, dove è riportato anche il  seguente commento di  Giorgio Sacchetti a questo articolo di Alberto Meschi : “ alla base di tale presa di posizione vi è evidentemente una visione in termini più vertenziali che ribellistici della questione militarista … L’antimilitarismo più che un problema delle coscienze, viene così visto da Meschi essenzialmente come parte della più complessa lotta per l’emancipazione sociale”.
 Dopo l’avvento del fascismo Meschi espatriò in Francia e poi partecipò alla guerra civile spagnola. Dal 1945 al 1947 fu  nuovamente segretario della Camera di lavoro di Carrara .
                                                                         

ATTILIO SASSI (1876-1957) e I MOTI RIVOLUZIONARI DEL VALDARNO . Nel 1919 anche i minatori del Valdarno guidati da Attilio Sassi, detto il Bestione,  ottennero dopo durissime lotte  la giornata di sei ore e mezzo. Ma la reazione non tardò e  nel  1921 i minatori dovettero difendersi, con le armi alla mano, oltre che dalla forza pubblica  anche dai fascisti. Seguì una feroce repressione e furono molti i minatori arrestati. Nel 1923 fu  proclamato un processo dove ne vennero condannati 55 e alcuni di loro a 30 anni  di prigione. (cfr. post OTELLO GAGGI,  FRANCESCO GHEZZI ...).   Ad Attilio Sassi  fu inflitta una pena di 16 anni reputandolo l’istigatore morale di quelli che furono chiamati “i moti rivoluzionari” del Valdarno. Nel 1925 fu scarcerato e sottoposto , durante tutto il periodo del regime, a strettissima sorveglianza. Alla caduta del fascismo fu eletto segretario generale della Federazione  italiana minatori e cavatori (FIMEC). I frequenti interventi di Sassi nei Comitati Direttivi della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) dal 1945 al 1956,  ebbero quasi tutti  come obiettivi principali la gestione diretta operai delle miniere, una maggiore democrazia nel sindacato e l’assoluta autonomia dai partiti, le libertà sindacali nei posti di lavoro, ,  il diritto di sciopero e contro la serrata, le 36 ore settimanali per tutti .  Nel 2001 il comune di Cavriglia gli intestò la strada principale del Villaggio Minatori a Santa Barbara.
Brano da commentare: “[…] Voi dite che siete sempre per la lotta di classe, ma coi vostri apprezzamenti la lotta di classe è fatta di Ma e di Se. I monopoli hanno ridotto le officine a caserme. I carabinieri non vanno a cercare i delinquenti, vanno alla ricerca  dei cittadini onesti per il solo fatto che reclamano e vanno anche nelle case ad impressionare i familiari, a turbare quel briciolo di quiete nelle famiglie [….] I lavoratori hanno tradizioni di lotta e di sacrificio e non si deve, come fanno i generali, attribuire agli eserciti le perdite provocate dagli ufficiali. Quando si parla di ripresa ci sono dei dirigenti che affermano che la classe operaia non risponde. Date delle indicazioni e abbiate delle iniziative ben preparate  e vedrete che il proletariato darà una buona lezione a tutti i temporeggiatori” (  Intervento di Sassi al IV Congresso della CGIL del 1956)
Bibliografia: in  Giorgio Sacchetti, Nelle mani di compagni sicuri in A Rivista Anarchica 339 (novembre 2008) p. 71. Cfr. anche Tomaso Marabini, Giorgio Sacchetti, Roberto Zani, Attilio Sassi detto Bestione, Zero in condotta, 2008
 
CARLOTTA ORIENTALE

CARLOTTA ORIENTALE  (1893- 1980 ):  Nata a  Terni , iniziò a lavorare a 16 anni presso lo Jutificio  Centurini  di  Terni .   Tra  le sue compagne di lavoro,    note, con il sopranome di “centurinarie”,   Carlotta Orientale, , ancor prima della sua adesione all'  Unione Sindacale Italiana, di cui divenne dal 1914, a Terni,  una delle più rappresentative e combattive esponenti,  , si distinse presto per le sue  carismatiche capacità di lotta  come risulta dalla seguente testimonianza di un' altra centurinaria , Angela Locci .(cfr. brano)

Brano da commentare: “  era una donna alta e slanciata, che portava un grande ciuffo di capelli, tanta bella donna, un’ agitatrice, faceva dei comizi, agitava le donne, ha condotto battaglie sindacali fortissime “  ( Testimonianza di Angela Locci, sua compagna di lavoro e di lotte)

Bibliografia: Marco Rossi in collaborazione con R. Carocci, T. Marabini, A. Pedone ,  Orientale, Carlotta  in Collezioni digitali. Biblioteca Franco Serrantini (BFS)

Nel 1914   durante la settimana rossa,  mentre era in atto uno sciopero generale, Carlotta Orientale fu accusata dalla polizia di oltraggio , resistenza operaia e violenza privata , per cui, nel 1916 fu condannata a un mese di prigione.   In quello stesso anno fu eletta segretaria  della Camera del Lavoro di Terni , in cui era prevalsa la componente anarco-sindacaòlista,  e mantenne la carica sino al 1917, attirandosi addosso l’ira non solo della stampa borghese , ma anche di quella  socialista riformista.   Collaborò  con articoli  a molte pubblicazioni anarchiche, usando spesso  lo pseudonimo Wanda  e fu redattrice del giornale  anarco-sindacalista  La Sommossa, su cui scrisse nel 1914 un articolo,  L’emancipazione  della donna in cui, tra l’altro ,  denunciava la condizione subalterna  delle  donne in fabbrica . Purtroppo  quest’articolo non l’ho letto e in mancanza  traggo un brano da una intervista  fatta ad Alessandro  Portelli sul Venerdì di Repubblica .   (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ Una mitica segretaria della Camera del Lavoro nel 1916-17 è stata Carlotta Orientale. L’ho rintracciata in un ospizio  poco prima che morisse, i medici e personale sono caduti dalle nuvole all’idea che avesse qualcosa da raccontare. Ho intervistato molte donne  proprio per ribadire che la classe operaia non è fatta tutta di metalmeccanici. In fabbrica erano sfruttate come e più degli uomini e molestate sessualmente; e quando c’era da lottare erano sempre in prima fila anche più dei loro compagni. La Turbina,  giornale socialista, [riformista] scriveva che il lavoro logorava l’organismo femminile a  detrimento della famiglia e della razza e definiva la donna la più  incosciente nemica dell’uomo per la concorrenza che poteva fargli. Le organizzazioni  politiche non digerivano l’incontrollabilità delle operaie, le definivano inadatte a capire la dottrina. E loro rispondevano , perché non ce la spiegate?” ( Paola Zanuttini intervista a Alessandro Portelli in Il Venerdì di Repubblica , 1 settembre 2017 p. 47 sulle Acciaierie di Terni )

Bibliografia:  Paola Zanuttini, Acciaierie di Terni: memorie dall’altoforno in Il Venerdì di Repubblica  1 settembre 2017 p. 47

 
                                                                         
 

UMBERTO MARZOCCHI (1900-1986). Operaio aggiustatore meccanico all’ Arsenale di La Spezia, appena diciassettenne , divenne segretario del sindacato operai metallurgici dell’ Unione  Sindacale italiana. Ancora come segretario, alla fine della guerra, nel cosiddetto biennio rosso (1919-1920) partecipò alle lotte dell’ U.S.I, che diventò, in quel periodo sempre più forte e combattiva.   Si tentò anche con l’aiuto di marinai e soldati a far saltare una polveriera di Val di  Locchi nella roccaforte militare di La Spezia, al fine di impedire l’invio di armi  e munizioni all’esercito bianco russo.
(cfr. brani).

Brani da commentare.1)  “.. Ieri sera ha avuto luogo una numerosa riunione di tutti i compagni ed abbiamo formato un comitato per gettare le prime basi e dar di nuovo vita al movimento sindacale anche a Spezia. Già una parte numerosa di operai, nei vari stabilimenti, reclamano il ritorno alla vecchia e potente lotta di classe e si impegna per la ricostruzione del Sindacato forte e saldo […]; 2) “ …. I lavoratori di tutti i cantieri e di tutte le industrie hanno abbandonato il lavoro per il comizio indetto dalle organizzazioni. I tramvai hanno cessato di circolare, come pure gli Arsenalotti per quanto l’autorità avesse cercato ostacolare l’uscita hanno lasciato deserto l’arsenale “ ; 3) : “  Alle 15 precise del giorno due tutti gli ingressi  delle officine furono solidamente sbarrati e una vigilanza attiva venne immediatamente esplicata con squadre a turno alternatisi giorno e notte. Bandierine rosse e nere issate su ogni ciminiera, in ogni altura dominante sventolano liberamente, mentre intrepide le rosse sentinelle vigilano. Spezia nei suoi dintorni ha acquisito una fisionomia particolare che caratterizza lo stato preludente un movimento rivoluzionario”  (Umberto Marzocchi in Guerra di classe n. 31, febbraio 1919; n. 63, novembre 1919; 3) n. 30  settembre 1920  )

Bibliografia: Estratti da Umberto Marzocchi :  1) Guerra di classe n. 31, febbraio 1919, 2)  n.   63, novembre 1919; 3) n. 30 settembre 1920 in  Unione Sindacale Italiana, Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana, U.S.I. – A.I.T.  2012  pp. 253-255

  Come ardito del popolo, Umberto  Marzocchi partecipò alla vittoriosa  difesa di Sarzana dall’ attacco fascista  (cfr post  "ARDITI E NON GENDARMI"). Molti anni più tardi, Umberto Marzocchi,  inserendosi nel  vivace dibattito che era  seguito al film  Nella città perduta di Sarzana”, diretto , nel 1980, da Luigi Faccini, apportò la sua testimonianza tanto più preziosa in quanto  era uno di coloro che  quei fatti  li aveva vissuti personalmente ( cfr. brano)

Brano da commentare: “ Con l’arrivo a Sarzana, nel tardo pomeriggio del 21 luglio 1921, degli Arditi del Popolo di La Spezia, Carrara ed i paesi intorno a Sarzana, venne organizzata la difesa, dislocando i circa 200 arditi ed un numero maggiore di sarzanesi in blocchi di difesa avanzati verso l’Emilia, verso la Liguria e verso la Toscana. All’interno della città, gruppi di operai e contadini armati vigilavano: sui tetti delle case, sul campanile della chiesa vennero ammucchiati sassi e bombe a mano. Gli arditi si erano severamente autodisciplinati e furono in parecchie circostanze ragionevoli, rispettosi delle istruzioni che ricevevano da ex ufficiali dell’esercito, un socialista di La Spezia, Vallelonga, e due repubblicani di Sarzana dei quali non ricordo il nome. […]Infatti, onde evitare un conflitto con le forze di polizia che perlustravano le vie cittadine, ci eravamo uniti ai sarzanesi più in vista, raggruppati nei posti di blocco, e ciò risulta anche dagli incartamenti processuali nel processo per l’uccisione di Maiani e Bisagno. La critica alle presunte atrocità commesse dagli Arditi del popolo richiede una più dettagliata spiegazione, in quanto essi furono estranei a tali eccessi. […] A dire il vero, le atrocità ci furono, ma si trattò di delitti commessi da una popolazione esasperata, perché vissuta per molti mesi sotto una pesante minaccia; delitti che sembrano non potersi attribuire all’organizzazione degli Arditi del popolo, ma piuttosto a gruppi di contadini che, non potendo essere efficacemente protetti dal Comitato di Difesa cittadino, i cui sforzi erano principalmente concentrati in città avevano provveduto ad armarsi autonomamente ed avevano ricevuto armi e munizioni dallo stesso Comitato di Difesa….” ((U. Marzocchi, La testimonianza di uno che c’era, «La Nazione» (cronaca di Carrara), 5 ottobre 1981,)

Bibliografia: R. Bertolucci, La città perduta. Storie e ritratti di Carrara e del territorio apuano-versiliese tra ‘800 e ‘900, BFS, 2020, pp. 401-403.

 Ben noto ai fascisti fu  costretto, dopo i fatti di Sarzana, a prendere la strada dell’esilio e  rimase sino al 1936 in Francia. ( cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il  Comune dove lavoro è occupato. I fascisti venuti da La Spezia e  quelli di Savona mi cercano, ma io , aiutato dai colleghi, riesco a fuggire riparando a Finale Ligure, e da lì raggiunsi la Francia. E’ l’esilio, ove resto 23 anni, subendo espulsioni e prigione, vivendo con nomi falsi, partecipando a tutte le lotte “ (  Intervista a Umberto Marzocchi a cura di Gianpaolo Biagioni, dattiloscritto, 1978).

Bibliografia: in  Giorgio Sacchetti,  Senza tornare 1922—1945: l’esilio antifascista di Umberto Marzocchi,  Ammentu  n. 3, gennaio-dicembre 2013, p. 67

UMBERTO MARZOCCHI



     Durante la rivoluzione sociale spagnola si recò a Barcellona per combattere nella Colonna italiana "Francisco Ascaso delle milizie C.N:T: ( cfr. post VOLONTARI/E  ANARCHICI/E ITALIANI/E IN SPAGNA).
Di quell'intenso periodo di lotta mi sembra  importante ricordare  la sua testimonianza sugli   effetti, assai sofferti,  della introduzione della militarizzazione  "da caserma" accettata dalla corrente "gubernamentalista" della CNT, sui volontari anarchici italiani . (cfr. brano) 

Brano da commentare: “… Noi ci eravamo recati in Spagna con dei propositi ben chiari, e anche se antifascisti intendevamo rimanervi quali rivoluzionari e anarchici. Nessun raggiro e nessuna prepotenza ci avrebbe obbligati ad essere i soldati di un governo, e tanto meno di quel governo che si era lasciato prendere la mano per un lato dai borghesi dei ceti medi: funzionari, professionisti, commercianti, piccoli proprietari, attirati dal Partito  Comunista con la formula del Fronte Popolare allargato, e per l’altro lato dai bolscevichi che esercitavano sul governo una pressione indecente con il ricatto delle armi russe. […] se non si otteneva dal comando l’autorizzazione di riorganizzare la Colonna in corpo franco   , indipendente politicamente ed in condizione di agire con ampia libertà di movimento, da  utilizzarsi in colpi di mano e in operazioni marginali, che avrebbero  permesso di mantenere il carattere combattente e rivoluzionario al tempo stesso, meglio valeva che ognuno di noi riprendesse la sua libertà, rendendosi utile in qualche collettività anarchica o dove meglio credesse. Come è noto, tale proposta  dei volontari italiani di dare vita ad azioni di guerriglia  , che in qualche modo richiama quanto durante la resistenza antinazi-fascista  sarà poi messo in atto dai partigiani non fu accettata  e  iniziò , tra loro, una  certa  volontaria e talvolta involontaria dispersione . [….] Molti furono gli anarchici che rimasero in Spagna fino alla fine delle ostilità, fino alla disfatta e all’esodo immane. Molti furono anche  gli anarchici italiani incarcerati, trattenuti in prigione senza conoscere il motivo della loro detenzione; molti quelli che s’incorporarono nelle formazioni anarchiche spagnole e subirono di queste le sorti; molti quelli che rimasero nelle collettività agricole e industriali fino al loro violento scioglimento ….” ( Umberto Marzocchi,  Una parentesi rivoluzionaria degli…)

Bibliografia:  Umberto Marzocchi,  Ricordando  Camillo Berneri e gli avvenimenti della rivoluzione spagnola del 1936-1937. Una parentesi rivoluzionaria degli anarchici italiani in Spagna.  in Camillo Berneri nel cinquantesimo della morte Ed. Archivio Famiglia Berneri, Pistoia,  1986,  p. 75, 76, 79-80 . Nota: gli occhiali nerierano dovuti a una temporanea malattia agli occhi.

 Durante la  II guerra mondiale  (1940-1945) combatté  tra le file della resistenza francese. Il brano che cito tratta della fase finale di quel conflitto (cfr. brano)

 Brano da commentare: “ …. Nell’ agosto del 1944, previo consenso del Comitato della resistenza, Marzocchi lascia la zona mineraria dove era ancora dislocato per integrarsi nell’ Unità”spagnola” Maquis delle F.F.I. ( Forces Francaises de l’Interieur) G31 bidon 5 Ariége, Batallon del Rio, , formazione che parteciperà tra l’altro alla liberazione di  Saint Giron, Pamiers, Rimont, Tarbes e del Campo di Vernet. Nel momento in cui si formano i Maquis il nostro opera già in contatto con la resistenza di Tolosa. […] Scartata l’ipotesi di unirsi ai comunisti o di formare un gruppo partigiano autonomo (per le difficoltà di8 approvvigionamento delle armi) si decide di costituire questo Maquis nell’ ambito delle forze francesi dell’interno. Esso è costituito in gran parte da spagnoli, ma ci sono anche francesi e italiani di tendenza politica sia anarchica che socialista. Le armi e i viveri sono riforniti attraverso i lanci effettuati dagli aerei alleati. Il grado conferito ad Umberto dall’ alto comando militare è  “lieutenant”, ossia vicecomandante. Fra le numerose azioni di sabotaggio e guerriglia cui partecipa egli ricorda lo scontro vittorioso e aperto ingaggiato contro una colonna tedesca ed infine la liberazione del Campo di Vernet ( nota mia: dove, dopo l’occupazione nazista, vi  erano internati, in condizioni durissime,    spagnoli antifascisti reduci dalla guerra di Spagna e antifascisti italiani esuli in Francia )… ( in   Giorgio Sacchetti, Senza tornare….)

 Bibliografia: in  Giorgio Sacchetti,  Senza tornare 1922-1945: l’esilio antifascista di Umberto Marzocchi,  in  Ammentu  n. 3, gennaio-dicembre 2013, p. 85

  Tornato in Italia Umberto Marzocchi , dal 1945 alla prima metà degli anni sessanta  fu, tra i promotori della partecipazione  degli anarchici ai Comitati di Difesa Sindacale  (CDS) della Confederazione Generale Italiana del Lavoro ( C.G.I.L.) in opposizione di chi, invece voleva ricostituire (cfr. in questo blog: ILARIO MARGARITA infra  (2 -VOLONTARI ANARCHICI ITALIANI IN SPAGNA) l’ Unione sindacale italiana. (cfr. primo brano).  Le ragioni di questa sua presa di posizione sindacale furono da lui riassunte  in un articolo sul giornale anarchico “ Il Libertario  (cfr. secondo brano). Durante le polemiche tra chi era a favore della riattivazione dell’ USI e chi contro furono mosse contro Marzocchi accuse assai dure tra cui quella di essere “un uomo di Mosca” e di “essere pagato dalla CGIL”, a cui egli rispose contestando, con  fierezza, le accuse . (cfr. terzo brano)

Brani da commentare: 1) “L’ Italia esce dalla Resistenza avvinghiata a un barcollante mito, quello dell’unità delle forze antifasciste (partitiche e sindacali) e su questo ricostruisce sia il sistema parlamentare che l’apparato sindacale. […] Se sul piano politico il prodotto che ne viene fuori è il governo d’unità nazionale sul terreno sindacale la scelta è quella di un’unica organizzazione per tutti i lavoratori: la C.G.I.L. […] Marzocchi, in quegli anni, è un convinto sostenitore dell’ unità sindacale all’interno della C.G.I.L. Penso che possiamo dire che Umberto dal 1945 alla prima metà degli anni sessanta è il più coerente ed attivo esponente dell’anarchismo italiano capace di portare avanti ininterrottamente l’esperienza dei C.D.S. fino alla sua naturale estinzione. …” ( Gianfranco Careri, Umberto Marzocchi …) ;  2) “ Gli anarchici, come me, scelsero di stare nella CGIL, perché ritennero prematura la ricostruzione dell’USI per due ragioni fondamentali […] Primo: perché essendovi un clima di unità proletaria, stabilita dalle nove correnti sindacali in seno all’organizzazione, la ripresa dell’USI sarebbe stata considerata dai lavoratori come un’organizzazione scissionista e quindi per questo solo motivo ripudiata e combattuta. Secondo: perché un’organizzazione sindacale per essere operante necessita di un numero ragguardevole di aderenti (l’USI nacque nel 1912 con 90.000 aderenti) e dirigenti capaci di difendere le rivendicazioni  delle varie categorie…) ( Umberto Marzocchi, Precisazioni, Il Libertario.  19/2/1947) ; 3) “Da molto troppo tempo alcuni bollettini sindacalisti vanno pubblicando  che io sarei un funzionario pagato dalla Confederazione Generale del Lavoro, accusandomi di chissà quali colpe di leso anarchismo. Come fatto, checché insinuino i miei detrattori, non sono funzionario di nessun sindacato. Non sono PAGATO dalla CGIL e non attingo a nessun comitato anarchico e nemmeno alla Commissione di Corrispondenza per tutte le spese, talvolta ingenti, inerenti alla mia attività specifica (telegrammi, telefonate, vaglia e corrispondenze con l’estero). Lavoro alle dipendenze di un Ente-padrone che mi paga male e mi sfrutta con profitto, come avviene per ogni lavoratore […] E’ ora che si sappia che in 48 anni di militanza ho sempre dato e mai, DICO MAI, ricevuto, a non so quale titolo, salario o compenso, anche se sento doveroso mettere al riparo dal bisogno il compagno che si pone a disposizione del movimento (o del sindacato) per tutto il suo tempo. (Umberto Marzocchi,  Una volta per tutte, Umanità Nova n. 12 , 29, 3, 1964)

Bibliografia:  Primo brano in  Gianfranco  Careri, Umberto Marzocchi,  in A.A.V.V. Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana, USI-AIT, 2012, pp. 260 e 261. Secondo brano in Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus p. 37. Terzo brano: Umberto Marzocchi, Una volta per tutte, Umanità Nova n. 12, 29, marzo, 1964 p. 4 in Annate di Umanità Nova 1924-1971 digitalizzate, Zero in Condotta 2021.

 Su iniziativa soprattutto di Marzocchi e dei Comitati di Difesa Sindacale , già, dalla seconda metà degli anni quaranta , si stabilirono rapporti con la resistenza antifranchista spagnola alla dittatura di Franco. (cfr.  primo).  Quegli anni sono stati ricordati, anche se con qualche incertezza, da Pietro Ferrua nel suo bel articolo, L’’ indimenticabile Umberto  Marzocchi” (cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1) “Un altro campo di attività che vede Marzocchi in primissima fila è la solidarietà con i compagni spagnoli (che tentano di riorganizzare clandestinamente il sindacato e la resistenza antifranchista subendo una violentissima e continua repressione.  Questo impegno lo porta ad avere rapporti continui con il Movimento Libertario Espanolo, la C.N.T. e l’ A.I.T. tanto da essere l’uomo di collegamento tra l’esilio francese (coordinato con il movimento che opera in Spagna) e l’anarchismo italiano. Sulla questione dei collegamenti internazionali il C.N.D.S. mantiene una posizione bizzarra, pur essendo componente della  C.G.I.L. (che aderisce alla federazione mondiale dei sindacati.) si apre a un rapporto”di fratellanza” con l’A.I.T. ( di cui condivide i principi) che ovviamente non può concludersi con un’affiliazione. …” ( Gianfranco Carreri, Umberto Marzocchi…) ; 2) Comunque sia, nel suo operato sindacale in seno alla CGIL si è sempre comportato da rivoluzionario e non da riformista ed è stato ammirato da molti non anarchici appartenenti alla base dei partiti della sinistra parlamentare. Un’altra iniziativa di Marzocchi, riguardava l’organizzazione della lotta antifranchista. Era stato volontario durante la Rivoluzione Spagnola e non si dava pace che Franco tiranneggiasse ancora la Spagna. Concepì la creazione di una colonna di volontari per debellare il franchismo. In un mio libro recente menzionai l’adesione di oltre centomila uomini. Un mio quasi coetaneo mi ha fatto osservare che forse ero stato troppo generoso ed ottimista e avevo probabilmente aggiunto uno zero. Può darsi benissimo ch’io mi sia sbagliato per eccesso di entusiasmo o brutto scherzo della memoria, ma son certo che nelle carte di Marzocchi (conservava anche i ritagli di trafiletti apparsi sui giornali quotidiani) si deve poter trovare una risposta accurata. Certamente non avrebbe potuto trovare centomila volontari anarchici, ma io non avevo affermato che fossero tutti militanti nostri e la questione spagnola era viva allora per tutta la sinistra. Se, però, ho avuto torto, farò ammenda onorevole ( Pietro Ferrua, L’indimenticabile Umberto Marzocchi …)

Bibliografia:  Primo brano in  Gianfranco  Careri, Umberto Marzocchi,  in A.A.V.V. Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana, USI-AIT, 2012, p. 261. Secondo brano in Pietro Ferrua, L’indimenticabile Umberto Marzocchi in A rivista anarchica, anno 42 n. 372, giugno 2012 pp. 75-76

 E’ da notare inoltre che dopo il 1965, esauritosi l’esperienza dei  Comitati di Difesa sindacali, l’atteggiamento Di Marzocchi nei confronti dell’USI divenne più aperto e collaborativo sino a sostenere negli anni settanta la sua riattivazione. Marzocchi fu, inoltre assai attivo all’interno della F.A.I., distinguendosi, tra l’altro, per la sua intensa attività di conferenziere e di organizzatore di congressi tra cui, particolarmente importante fu quello del 1968 a Carrara, in cui si costituì l’“ Internazionale delle Federazioni Anarchiche” (IFA).  Un mese dopo apparvero delle note di Umberto Marzocchi sul Congresso, che era stato animato da  intensi dibattiti e dissensi. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il Congresso ha portato a una chiarificazione sulla posizione degli anarchici che è e resta inequivocabile. Dicevamo ,infatti, all’apertura del Congresso:  “Tutta la potenza di espansione libertaria che contengono i movimenti che, in differenti maniere, contribuiscono a liquidare il passato, a creare una frattura rivoluzionaria, ci troverà ad essi uniti nel momento della lotta, ma anche risolutamente avversari, se, a lotta conclusa,  intervengono delle prese di posizione da parte di protagonisti ancorati a soluzioni autoritarie per le quali è assolutamente da escludere che gli anarchici scendano a compromesso”. Ed il Congresso ha confermato. “ ( Umberto Marzocchi, Note ai margini del Congresso, Bollettino Interno della Fai, 10 ottobre 1968)

Bibliografia: in  Alla prova del Sessantotto l’anarchismo internazionale al Congresso di Carrrara, Teatro degli Animosi 31 agosto-3 settembre 1968, a cura di Roberto Zani, Zero in Condotta, 2008 p. 191

Dal 1971 al 1984, Marzocchi fu segretario della " Commission de relations de l'Internationale des Federations anarchistes " (CRIFA) .Nel 1977 fu arrestato in Spagna e poi espulso dalla polizia post-franchista, durante una riunione anarchica internazionale. Nel 1978 insieme a Carlo Cassola ed altri fu tra i fondatori della "Lega per il disarmo Unilaterale dell'Italia" Morì a Savona nel 1986.


Nessun commento:

Posta un commento