venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICI/E SVIZZERI/E : LA FEDERAZIONE DEL GIURA, JAMES GUILLAUME (1844-1916) , ADHEMAR SCHWITGUEBEL (1844-1895), CONGRESSO DI SAINT IMIER ( SETTEMBRE 1872),LUIGI BERTONI (1872-1947), CARLO FRIGGERIO ( 1878-1966) , ANDRE’ BÖSINGER ( 1913-2005 ), LUCIEN TRONCHET ( 1902-1982) ; CARLO VANZA (1872-1947); ANTONIO GAGLIARDI (1866-1927), ROSALIA FAGANDINI GRIFFITH ( 1872-1952), GIUSEPPE BONARIA (1891-1930) , ANTONIETTA GRIFFITH (1896-1980); GIUSEPPE PERETTI (1887-1966)


                                    


 

La FEDERAZIONE DEL GIURA, associazione operaia, composta prevalentemente da orologiai ,si costituì originariamente, nel 1864, senza un programma politicamente omogeneo, ma complessivamente attratti dall’ Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL).  Furono JAMES  GUILLAUME e ADHEMAR SCHWITGUEBEL a spingerla, gradualmente, tanto più si avvicinavano essi stessi alle idee di Bakunin, su posizioni sempre più nettamente rivoluzionarie e libertarie. Contro le decisioni  centraliste e autoritarie della componente marxista ,deliberate durante la Conferenza di Londra del settembre 1871, la Federazione del Giura divenne una roccaforte del pensiero  anarchico e bakuninista contribuendo, in modo rilevante,  dopo l’energica protesta nel Congresso di Sonviller, alla finale costituzione dell’Internazionale antiautoritaria  di Saint- Imier  del settembre 1872.

Canzone da commentare: La Jurasienne: Ouvrier, la faim te tord les entrailles/ Et te fait le regard creux/ Toi qui sans repos ni ttreve travailles// Pour le ventre des hereux./ Ta femme s’echine et tes enfants maigres/ Sont des vieillard à duuze ans,/ Ton sort est plus dur  que celui des négres.  Sous les fouets abrutissants.

Négre de l’usine/ Forçat de la mine/  Ilote du champ/ Léve tou, peuple puissant;/ Ouvrier prende la machine!/ Prends la terre, paisan!.  ……

Bibliografia: in CIRA, Un siècle de  chansons  p.4

 


           

 

JAMES GUILLAUME (1844-1916). Discepolo e amico di Bakunin.  Nato a Londra, figlio di un orologiaio repubblicano di Neuchatel. Nacque a Londra. Tre anni dopo la sua famiglia tornò a Neuchatel, dove compì gli studi e a 22 anni divenne professore di storia. nel 1847 .  Quale  membro dell’ “Associazione Internazionale dei Lavoratori”  (I Internazionale), dovette lasciare la sua professione e  per vivere  fece il tipografo.. Stabilitosi  nel Giura Svizzera e, divenuto amico e sostenitore delle idee di Bakunin assunse la carica di segretario della Federazione del Giura e fu uno dei principali ispiratori dell Congresso di Souviller nel novembre del novembre 1871 e dell Congresso Internazionale di Saint_Imier  del settembre 1872 , dove si misero le basi per una Internazionale antiautoriraria opposta a quella marxista, che aveva il suo vertice nel Consiglio Generale di Londra. La circolare a tutte le federazioni dell'AIL, redatta da  James Guillaume dopo il Congresso di Sonviller la conosco in due versioni tra di loro alquanto differenti. Ne cito alcuni estratti da entrambe le versioni.

Brano da commentare:  1) « .. E’un fatto incontestabile mille volte confermato dall’esperienza, l’effetto corruttore che produce l’autorità su coloro che ne sono in possesso. E’ assolutamente impossibile che un uomo che ha il potere sui suoi simili rimanga un uomo morale.  Il consiglio  generale non poteva sfuggire a questa legge fatale. […] Il mandato di membro del Consiglio generale è diventato, tra le mani di alcuni individui, una proprietà personale [...] Essendo diventati, ai propri occhi, una specie di governo era naturale  che le loro particolari idee  apparissero a se stessi come la teoria ufficiale …dell’Associazione, mentre le idee divergenti emesse da altri gruppi sono apparse, non più la legittima manifestazione di un’opinione di diritto eguale alla loro, ma una vera eresia... "; ( Circolaire à toutes le federations... in  La Revolution sociale 14 decembre  1871) 2) ...Ma se ci spieghiamo queste tendenze e questi fatti , non ci sentiamo meno l’obbligo di combatterli, in nome di questa rivoluzione sociale che resta il nostro obbiettivo, e il cui programma è «Emancipazione dei lavoratori tranmite i lavoratori stessi» al di fuori di ogni autorità direttrice, anche quando  detta autorità fosse eletta e approvata dai lavoratori. Come si potrebbe immaginare una società egualitaria e  libera nata daun’organizzazione  autoritaria? E’ impossibile. L’Internazionale , embrione della futura società umana, è tenuta fin da ora, l’immagine fedele dei nostri principi di libertà di federazione , e a respingere dal suo seno ogni principio tendente all’autorità , alla dittatura" ( Il  congresso di Sonviller. Circolare a tutte le federazioni dell' Associazione internazionale degli operai 1871)

Bibliografia: Primo brano: versione della circolare in  Marianne Enckell, La Federazione del Giura, introduzione di Carlo Masini, Edizioni della Baronata, 1981, p. 74 . Secondo brano, versione della medesima circolare in Mathieu Leonard, La Prima  Internazionale. L’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi, Alegre 2013 pp. 260-261.  

 

Nel 1876 su richiesta di  Cafiero , Guillaume scrisse un saggio con il titolo  Idee sull’organizzazione sociale , dove vengono affrontati i problemi più disparati  ( lavori pubblici, scambio, alimentazione, statistica, igiene, sicurezza, educazione,  assistenza), di una società  , strutturata in comuni o federazioni locali, improntata a principi, il più possibile , anarchici libertari. Questo ingegnoso opuscolo fu pubblicato nel febbraio 1877  da Andrea Costa a cura de Il Martello di Bologna premettendo alcune sue considerazioni. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: « … Si farà poi veramente così? Lo crediamo: ma  chi sa a che cosa mai, tuttavia, la Rivoluzione ci serba: e quale svolgimento possano avere frattanto, le idee socialiste-rivoluzionarie. Limitiamoci, adunque, a dire: questo crediamo, che sia: non già questo deve essere il nuovo ordinamento sociale. Vero, pertanto, si è, che le idee esposte da Guillaume sono quelle, che noi crediamo le più positive e pratiche e le terremo per tali sino a tanto che l’esperienza non ci avrà convinti del contrario. Esse saranno il nostro passaporto per l’avvenire».

Bibliografia: James Guillaume, Idee sull'organizzazione sociale, edizioni La Baronata , 2016 p. 70

 

Nel 1914 fu nuovamente pubblicato a cura dell’Internazionale di Parma  con il titolo  Dopo la rivoluzione. In una lettera del 25 luglio del 1912 in una lettera al sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris  Guillaume aveva confermato l’esistenza di un legame tra gli  Internazionalisti antiautoritari della fine del secolo XIX  e i sindacalisti rivoluzionari  ( o anarco-sindacalisti) degli inizi del XX secolo, ma ancora precisando che « sulla società futura non si doveva dare una dottrina ortodossa e obbligatoria»  il che avrebbe necessariamente  contraddetto il peculiare  carattere critico e sperimentale di un metodo di lotta libertaria.

.  La sua opera più importante è  L’ Internazionale, documents et souvenirs . Allo scoppio della I guerra mondiale fu a favore dell’ intervento della Francia .

                                                       

ADHEMAR SCHWITGUEBEL (1844-1895), orologiaio, internazionalista  svizzero,   Nel 1869 partecipò come delegato svizzero al Congresso dell’AIT a Basilea.  Tra il 1871 e il 1872, aderì, insieme a Guillaume alla corrente bakuninista antiautoritaria e, sin dall’inizio, si schierò,  con fermezza contro il sempre crescente autoritarismo del Consiglio Generale di Londra pur invitando  a  non incrementare un conflitto interno all’Internazionale che avrebbe immediatamente favorito la borghesia al potere. ( cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: « Compagni, in presenza di simili pretese, che possono essere la rovina dei principi innovatori della nostra Associazione, era nostro dovere chiamarvi per deliberare e per prendere decisioni conformi all’interesse dell’Internazionale […] Manteniamo alto e deciso lo stendardo dell’autonomia della libera Federazione dei gruppi contro ogni autorità, ogni dittatura, ma evitiamo nell’interesse della causa del proletariato di offrire alla borghesia europea lo spettacolo del laceramento del patto internazionale, nel nome del quale abbiamo cominciato l’azione della liberazione integrale del proletariato. Evviva l’Associazione internazionale  dei lavoratori» ( La Révolution sociale, 23 novembre 1971).

 Marianne Enckell, La Federazione del Giura, introduzione di Carlo Masini, Edizioni della Baronata, 1981, pp. 72-73

 A partire dal 1891, si allontanò dal movimento anarchico per dedicarsi a tempo pieno ad attività sindacali e fondò La Federation Ouvriere Horlogere. Morì a Bienne nel 1895.

 

ANSELMO LORENZO MICHAIL BAKUNIN JAMES  GUILLAUME ADHEMAR SCHWITGUEBEL, GIUSEPPE FANELLI, ANDREA COSTA, ERRICO MALATESTA, CARLO CAFIERO    

  
 
CONGRESSO DI SAINT IMIER ( SETTEMBRE 1872):  Dopo l’ espulsione della corrente bakuninista dalla I Internazionale, voluta da Marx ed Engels, durante il  Congresso dell’ Aja ,   un importante punto di riferimento per i socialisti libertari   fu l’ “Internazionale Antiautoritaria” fondata, a Saint Ymier,  nel 1872 e costituita soprattutto da tre federazioni, quella del Giura (Svizzera), l’italiana e la spagnola., Gli obiettivi finali di questo Congresso , ispirati da Bakunin furono  comuni  a tutte e tre le federazioni.  pur adottando esse mezzi differenti, a seconda del contesto in cui agirono. Prevalentemente gli anarchici  italiani procedettero attraverso fatti insurrezionali provocati  da più o   meno da più o meno piccole bande di insorti, ,  quelli spagnoli  puntarono, invece, tutte le volte  che era possibile, , alla costruzione di  una grande organizzazione rivoluzionaria di massa  e infine  i giurassiani dettero vita ad attivi,  sindacati locali. Anni più tardi Errico Malatesta commentò così i principi anarchici formulati a Saint-Imier  (cfr. brano da commentare)  Più recentemente nel 2012 durante cinque giorni (8-12 agosto 2012 si è svolto un Incontro internazionale anarchico.

 Brani da commentare: 1)“ PRINCIPI ANARCHICI FORMULATI A SAINT IMIER:  1) La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. 2) Ogni organizzazione d’un potere politico , sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungere a tale distruzione non può esserte che un inganno di più, e sarebbe così pericoloso per il proletariato come tutti i governi oggi esistenti . 3) Respingendo ogni compromesso per giungere al compimento della Rivoluzione  sociale i proletari di tutti i paesi devono stabilire, all’infuori di ogni politica borghese, la solidarietà dell’azione rivoluzionaria”. Questi principi continuano a segnare per noi la retta via. Chi ha tentato d’operare contraddicendoli si è smarrito, perché, comunque  compresi,  Stato, dittatura, parlamento non possono che ricondurre le masse in schiavitù. Tutte le esperienze fatte insino ad oggi l’hanno definitivamente provato. Inutile aggiungere che per i congressisti di Saint Imier, come per noi e per tutti gli anarchici, l’abolizione del potere politico non è possibile senza la distruzione  simultanea del privilegio economico”  ( Errico Malatesta, Il mio primo incontro con Bakunin in Pensiero e Volontà, 1926); 2) Sui geologicamente famosi Monti del Giura Svizzero sorge la cittadina di Saint-Imier. La storia del movimento internazionale dei lavoratori è passata di qui almeno tre volte: la prima per le lotte degli orologiai locali, la seconda per il congresso di Saint-Imier del 1872 (punto di partenza dell'internazionale antiautoritaria e dell'anarchismo), la terza – a 140 anni di distanza – nell'agosto del 2012.  […] Ne ha fatta di strada il movimento anarchico da quel 1872 e quanto è cambiato attraversando la fine dell'800 e tutto il '900... e quanto è rimasto uguale a 140 anni fa. […] Se non siamo ancora fermi lì, come movimento politico e come nostra capacità propositiva verso i nostri naturali interlocutori nella società, allora è giunto il momento di commemorare Bakunin, Guillaume, Cafiero, Malatesta e gli altri di Saint-Imier 1872, lavorando per l'unità degli sfruttati e degli oppressi, per il coordinamento delle federazioni anarchiche nel porsi come orientamento delle idee anti-autoritarie ed anti-capitaliste in tutta la società, per ricostruire le condizioni della nostra emancipazione dal capitalismo e dallo Stato. Non ne abbiamo la forza? Allora ricostruiamola. Stando nella materialità del durissimo scontro sociale in corso, tra coloro che hanno sovente fatto forte nella storia il movimento anarchico internazionale, gli sfruttati e le sfruttate e le loro organizzazioni e i movimenti capaci di esprimere prassi libertaria. Senza fughe in avanti. Senza fughe indietro.” (Donato Romito, Dibattito a Saint-Imier, Senza fughe in avanti, né indietro,…)

Bibliografia: Primo brano in Errico Malatesta, Pensiero e volontà  . Scritti  (1924-1932). 3 v,  edito  a cura del Movimento anarchico italiano 1975 p. 244 e secondo brano in Donato Romiti, Dibattito a Saint-Imier, Senza fughe in avanti, né indietro, in A rivista anarchica 377 febbraio 2013, p. 25 e 28. Anche Antonio Senta, Saint-Imier cinque giorni di anarchia e Maria Matteo, Dopo Saint-Imier , Il futuro che non c’è più in A rivista anarchica 374 ottobre 2012, pp. 19-22 e pp. 22-23

 





























 
LUIGI BERTONI  (1872-1947), originario di Lottigna  (Canton Ticino),  fondò nel 1900 il quindicinale bilingue (italiano-francese) IL RISVEGLIO , uno dei giornali più rappresentativi e autorevoli dell’anarchismo internazionale.  A causa delle sue azioni e  dei suoi articoli anarco-sindacalisti e antimilitaristi fu  più volte processato e condannato. 
Brano da commentare:  “ Ci sono dei sentimenti umani, comuni a tutta l’umanità uscita dalla barbarie, ecco ciò su cui possiamo e dobbiamo lavorare.  Il più forte degli istinti, quello di conservazione, sarebbe dovuto bastare a evitare ogni pericolo di guerra. Ma questo istinto è stato rimosso, creando la fede in un’altra vita, della quale questa non sarebbe che un doloroso anticipo. Il cristianesimo, disprezzando il mondo, dichiarandolo una valle di lacrime, ha contribuito non poco a realizzare questa visione.  E, inoltre, perché non dirlo,  la guerra è sempre l’effetto di un pensiero religioso, e non per niente , tutti i belligeranti pretendono di essersi assicurati l’alleanza della divinità.  Togliete l’idea di rappresentare un principio superiore da imporre per mezzo dell’autorità, o detto altrimenti, per mezzo della violenza, e la mentalità bellicosa scomparirà.    […] Colui che ripete: Il Maestro lo ha detto! – riferendosi  al padrone del cielo, è per questo preparato ad ubbidire ai padroni della Terra. Non c’è religione senza la sottomissione piena e completa ad un potere assoluto, ma non è questo il fondamento essenziale del militarismo?  Per obbedire solo a quello che la nostra dignità, la nostra ragione, la nostra umanità esigono, è necessario che  il fantasma divino non ci turbi più, che noi possiamo esaminare, pesare, giudicare tutto in piena indipendenza; è necessario che  non ci sia un cosiddetto principio, esterno e superiore a noi, che esiga un nostro sacrificio; è necessario che noi distruggiamo ogni entità  superiore all’uomo – Dio, Nazione ,ecc. – affinché l’uomo non si distrugga da sé. […] La spada del guerriero e la croce di Cristo hanno concluso un’alleanza secolare, noi dobbiamo lottare contro l’uno e contro l’altra; esse sono nemici comuni e se mai vi fu eccezione, è per confermare la regola.  La religione è la catena dello spirito, l’esercito quella del corpo; noi dobbiamo spezzarle entrambe per far spazio alla società del domani, dove la ragione del più forte cessando di essere la migliore, la ragione del migliore sarà la più forte. ( da “ Religione, Autorita' Militarismo in Le reveil anarchiste, 31-3- 1928. Non so se  quest’articolo non firmato era di Bertoni, però mi sembra abbastanza probabile . Comunque ne condivideva certamente il pensiero).
 Bibliografia: in  L’antimilitarismo libertario in Svizzera, a cura di Gianpiero Bottinelli, Edizioni La Baronata 1989 p. 120


 Probabilmente  anche per l’attualità , in Svizzera,  nel primo decennio del  ‘900, in Svizzera, della “questione femminile” e dei dibattiti sul “libero amore” suscitati, tra l’altro, dalla indefessa  propaganda su questi temi  ad opera di MARGARETHE FAAS –HARDEGGER , anche Luigi Bertoni intervenne  su questi argomenti. cfr. brano)
Brano da commentare: “ … La donna tanto esaltata, per la quale si finge di avere ogni genere di riguardi, è, nella realtà, sminuita nell’intimità come un essere inferiore e sovente non è trattata altrimenti o considerata di più di un operaio dal suo padrone o di una serva.  Ne consegue che nella nostra vita di tutti i giorni, grazie ai nostri costumi e pregiudizi, contribuiamo direttamente a mantenere nell’asservimento la metà del genere umano, e perciò diventa facile per i padroni e i governanti fare la stessa cosa per l’altra metà […]   E’ veramente doloroso pensare a qual punto contribuiamo a creare un ambiente di schiavitù, precisamente con il nostro atteggiamento di fronte a creature che dovrebbero esserci le più care, con le quali passiamo tutta la nostra vita e che troppo spesso non sappiamo trattare da eguali, anche quando le amiamo sinceramente. La schiavitù familiare forma la più grande parte della schiavitù sociale “ (Luigi Bertoni,  L’amour libre, Almanach du Travailleur pour l’année 1913,  Losanna 1912 )
Bibliografia:  Gianpiero Bottinelli,  Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico  Edizioni la Baronata 1997 p. 85
 
LUIGI BERTONI

Nell’ aprile 1918,   furono arrestati a Zurigo e in altre città, con l’accusa di essere detentori di armi e di esplosivi, numerosi anarchici , tra cui  gli italiani Bruno Misefari, Francesco Ghezzi e altri.  A maggio fu incarcerato Luigi Bertoni , senza che gli venissero  neanche comunicati i capi d’accusa o nominare un avvocato. Contro questo “sequestro” si sollevarono numerose proteste, ma  solo dopo otto  mesi poté ricevere la visita di  un avvocato, che lo informasse dei capi di accusa.  Finalmente dopo 13 mesi di carcere preventivo si celebrò il processo, divenuto famoso come “l’affare delle  bombe”, che ebbe una grande risonanza  e dopo una sua “ammirabile autodifesa” fu assolto insieme agli altri imputati. Alla sua uscita dal carcere venne accolto da una grane folla festosa. (cfr. brano da commentare):

 Brani da commentare: 1) “C’ era una folla che il “Genevois” radica le ha stimato a 15000 persone e per contenerla centocinquanta  poliziotti e gendarmi, che vennero travolti al mio apparire […] Del resto il Consiglio di Stato aveva accordato per ricevermi il nuovo Batiment éléctoral, ossia l’edificio più ufficiale, la cui grande sala venne costruita per diecimila persone. Ed era zeppa e  molti non poterono entrarvi. La cosa mi seccò molto sulle prime, ma ora pensandoci bene, mi dico che non era di troppo quell’assoluzione popolare” ( Lettera  di Luigi Bertoni al cugino Brenno Bertoni) ; 2) “ questo ricevimento trionfale, tale che nessun uomo ne conobbe di simile a Ginevra, gli causò un’intensa emozione. Ma la sua modestia e la sua timidezza davanti agli onori era così grande che ci confidò che se avesse  previsto una tale accoglienza sarebbe sceso dal treno a Versoix”” ( testimonianza di Alfred  Amiguet) ; 3) “ Davanti alla stazione di Cornavin la piazza era gremita di migliaia e migliaia di cittadini di tutti i ceti; la circolazione era completamente interrotta. Appena discesi i gradini del treno, Luigi fu sollevato da robuste braccia e venne passato di spalla in spalla, fino nel bel  mezzo della folla.” (  testimonianza di  A. Copetti in  L’ Adunata dei  refrattari, New York 9- 7- 1949)

 Bibliografia :  Gianpiero Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, prefazione di Marianne Enckell, Edizioni La Baronata, 1997 pp. 109-110 e nota n. 30

Dopo l’ascesa al potere del  fascismo Bertoni, per tutto il ventennio, avviò  frequenti campagne  antifasciste dalle colonne del suo giornale e in frequenti comizi , particolarmente famoso nel 1926 fu quello,  in commemorazione dell’assassinio di  Giacomo Matteotti avvenuto due anni prima,  dove i fascisti che tentarono con la violenza di interrompere ildiscorso di Bertoni, vennero clamorosamente cacciati. Furono anche istituiti, sempre su iniziativa di Bertoni ed altri compagni,   negli anni venti e trenta, attivi comitati di soccorso sia per i perseguitati politici  e le loro famiglie dal fascismo e sia per i perseguitati dalla dittatura comunista nell’URSS. Per l’importante contributo dato da Bertoni alla rivoluzione spagnola e in particolare per il suo viaggio a Barcellona nell’ottobre 1936 e per gli articoli dopo il 1937 sulla politica controrivoluzionaria di Stalin in Spagna cfr. post  MINISTERIALISMO ANARCHICO E…. )

 LUIGI BERTONI

 

 Durante la seconda guerra mondiale,  il movimento anarchico svizzero, per l’introduzione crescente di leggi e decreti governativi liberticidi, fu costretto ad agire nella quasi totale clandestinità.  Bertoni morì a Ginevra a causa di un’emorragia cerebrale nel 1947

 
  


Dal 1 maggio 1918 al 1 maggio 1930 nel “ IL RISVEGLIO “ furono pubblicate  le bellissime xilografie di ALEXANDRE MAIRET (1880-1947). Quella (Il becchino della libertà) a cui mi sono ispirato  si trovava su “Il Risveglio n. 777 ed io l’ho potuta vedere solo in bianco e nero.
 Bibliografia:  Alexandre Mairet. Un artista contro il fascismo    cfr.  Rivista storica dell’anarchismo 
anno 2 n. 1 (gennaio-giugno 1995)   pp. 113-118


                                                                                    
CARLO FRIGGERIO
CARLO FRIGGERIO ( 1878-1966) Nato a Berna  da padre italiano e da madre svizzera. Studiò a Milano e aderì molto giovane al movimento anarchico, divenendo amico di Pietro Gori ed di Errico Malatesta, con cui intrattenne una fitta corrispondenza. . Arrestato più volte  si trasferì  nel 1898 a Ginevra  dove collaborò, insieme  a  LUIGI  BERTONI  ,  in  varie pubblicazioni libertarie e nel 1901,  guadagnandosi la vita come tipografo, si recò a Londra, dove, anche lì,  fu redattore di numerose pubblicazioni anarchiche.  Partecipò al Congresso Internazionale di Amsterdam, dove erano confluiti  parecchi noti anarchici tra cui Malatesta, Emma Goldman ed altri.  Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si schierò decisamente , con Malatesta, la Goldman ed altri , e firmò il Manifesto Internazionale  Anarchico contro la guerra ( cfr.  Il post. LA GUERRA MALEDETTA) . Negli anni della guerra , risedette dapprima in Inghilterra e poi  espulso da quella  nazione si trasferì in Svizzera. Alla fine della guerra, durante il cosiddetto “biennio rosso”  si stabilì in Italia dove fu redattore, prima a Milano e poi a Roma,  di Umanità Nova  e, poi, nel 1924, di Pensiero e Volontà.. Con l’ascesa al potere del fascismo rientrò in Svizzera,  dove collaborò assiduamente al Risveglio Anarchico e  organizzò un  comitato  per il sostegno ai figli dei detenuti politici italiani. Fu membro, tra il 1933 e il 1937,  della  sezione svizzera  della” Lega dei diritti dell’uomo” (LIDU) e fu molto critico nei confronti della Società delle Nazioni.    Allo scoppio della rivoluzione sociale spagnola Friggerio  si recò con la sua compagna Aline, sin Spagna, dove collaborò,  per un certo periodo di tempo,  alle più  importanti pubblicazioni anarchiche, tra cui Solidalidad Obrera. Nel dopoguerra fu responsabile dal 1947 al 1950 della versione italiana del Risveglio anarchico  e, tra l’altro, affrontò il problema sul come impedire una eventuale nuova guerra mondiale, tenendo in debito conto dei vani tentativi pacifisti  , opposti dalle grandi organizzazioni internazionali, sia liberal-borghesi che operai, nell’impedire   sia la prima che la seconda guerra mondiale. (cfr. brano)
Brano da commentare : “… L’esistenza della pace non deve trovarsi alla mercé della convenienza o meno di possenti ed incontrollabili interessi internazionali, finanziari o politici, ma deve essere la risultante della volontà imperiosa ed operante degli stessi popoli interessati. Solo una pace basata su tale volontà cosciente ed attiva dei lavoratori di tutti i paesi  potrà eliminare le cause della guerra e garantire a tutti i popoli un’era duratura e di prosperità e di progresso sociale, nel rispetto della vita e della dignità di ciascuno. Intanto la soluzione anarchica conserva tutto il suo valore primitivo : guerra ad oltranza ai fautori di guerra, vale a dire al capitalismo ed allo Stato, sempre e in ogni luogo. Resistenza aperta al militarismo e agli ordini di marcia, in caso di mobilitazione. Rifiuto dei lavoratori di produrre o trasportare armi e munizioni. E’ domandare di troppo ai popoli di fronte agli orrori che ci riserverebbe una nuova guerra? ( Carlo Friggerio,  Come impedire la guerra ?, Il Risveglio  anarchico, novembre -dicembre 1947 )
Bibliografia:  L’antimilitarismo libertario in Svizzera. Dalla Prima Internazionale ad oggi, a cura di Gianpiero Bottinelli e Edy Zarro, Edizioni la Baronata, 1989 p. 164

Fu uno dei fondatori del  Centre International des recherches sur l’anarchisme “(CIRA), a cui donò, prima di morire nel 1966, una parte consistente dei suoi archivi

                                                                            

ANDRE’  BÖSINGER ( 1913-2005 ) : Trasferitosi dal Giura a Ginevra  iniziò a lavorare come muratore e aderì al sindacato   edile della F.O.O.B.   (Federazione dei  lavoratori del legno  e dell’edilizia) , di cui era segretario CLOVIS PIGNANT ( 1884-1950 )   e dove conobbe  LUCIEN TRONCHET , con cui, insieme ad altri compagni, nel 1929,  dettero vita  alla  LAB ( Lega d’azione diretta edile), che qualcuno ha definito " il braccio armato" della F.O.O.B.  ( cfr.  brano)  
Brano da commentare: “ … Aderisco al sindacato FOBB […] stringo amicizia  con gli altri compagni della  LAB, tutti anarchici, mi mettono al corrente della loro attività nel corso dei durissimi scioperi condotti sin dal 1925, che hanno avuto il loro coronamento nel 1929, con la firma dell’attuale contratto collettivo. I compagni sono tutti profondamente impregnati dalle idee sindacaliste rivoluzionarie, ispirate dalla CGT francese degli anni 1905-1910, quella di  GRIFFOUELHES  e di  Emile Pouget.  Questo sindacalismo – a differenza dell’attuale che tende a regolare lo sfruttamento esistente – voleva lottare, non solo per migliorare le condizioni di lavoro, ma anche per sopprimere il salariato, il denaro e il padronato, al fine di instaurare  una società libera di lavoratori. Così, la LAB si era fissata un triplice compito: fare rispettare i contratti con le imprese, formare militanti libertari e fornire loro conoscenze giuridiche e pratiche necessarie per la lotta sindacale; aprire le menti per preparare i lavoratori ad assumere la produzione e il consumo  generali; costituire collettività in tutti i campi della vita sociale.  In breve, tendere in direzione dell’avvento di un’altra società […]  I militanti della LAB erano solidamente organizzati : locale di riunione, provvisto di un telefono e di una grande mappa della città e del Canton Ginevra, con delle bandierine per indicare i cantieri, di colore diverso, a seconda  se rispettavano o meno gli oneri del contratto collettivo. […] Quando la discussione e la negoziazione si rivelano impotenti a convincere i recalcitranti, prevale l’azione diretta del sindacalismo rivoluzionario. L’audacia e la temerarietà dei compagni fanno il resto.  […] La LAB interveniva  ugualmente  in altri settori: pignoramenti e sfratti. C’erano allora 100000 disoccupati a Ginevra in estrema difficoltà nel fronteggiare i loro “obblighi “.  Le prestazionidella disoccupazione non erano sufficienti a coprire il canone di locazione e presto o tardi, i disoccupati erano colpiti dallo sfratto o dal pignoramento […] e si ritrovavano quindi sul lastrico […] Al momento del pignoramento o dello sfratto, alcuni militanti  della LAB abbandonavano il proprio lavoro e si recavano sul posto per impedire fisicamente questa ingiustizia  ….”( tratto da Andre Bösiger,  Souvenirs d’un ribelle )
Bibliografia: André Bosiger ,  Souvenirs d'un ribelle,  Canevas Editeur 1992  pp.  33 ss. . Cfr. anch  www.anarca-bolo.ch/vocelibertaria/pdf/vozlib-06.pdf 
André Bösiger partecipò alla manifestazione antifascista del 9 novembre 1932, che si concluse tragicamente  con la morte  di tredici lavoratori operai e il ferimento di molti ad opera della polizia , sostenuta dall’esercito. Nel 1934 fu condannato a due anni di prigione per rifiuto del servizio militare. Durante la guerra di Spagna prima e poi nella  II guerra mondiale  si impegnò sempre fattivamente  nell’aiuto di chi combatteva per  la libertà . Medesimo impegno lo dedicò durante  la guerra d'indipendenza algerina (1956-1962). (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Praticamente, d’intesa con la “ Croissant Rouge” [Mezzaluna Rossa]  Algérienne, diretto da BenTami, io mi impegnai durante sei anni ad assicurare il passaggio in Svizzera di Algerini perseguiti dalla polizia francese. […] Con gli Algerini che io facevo talvolta passare in gruppo , io ho egualmente aiutato dei renitenti e disertori dell’esercito francese che rifiutavano di andare a combattere in Algeria. Tutti mi erano segnalati da vari canali ( filiéres)  che funzionavano traverso tutta la Francia. I passaggi avevano luogo in quattro o cinque luoghi differenti della frontiera, beneficiando ben inteso della complicità di doganieri, sia francesi che svizzeri, che mi segnalavano i mezzi migliori per attraversare i passaggi…” ( André Bösinger, Souvenirs  d’un ribelle)

Bibliografia: André Bösinger, Souvenirs  d’un ribelle Canevas  Editeur, pp. 96-97

 Nel 1957  fu uno dei fondatori del  Centre International de recherches  sur l’anarchisme  (“CIRA)   e responsabile del “ Reveil anarchiste”. ( cfr. post STORICI/E ANARCHICI infra PIETRO FERRUA) . Anche negli ultimi anni della loro vita Bösiger e la sua compagna Ruth continuarono a militare attivamente nel movimento.

                                                                               

 LUCIEN TRONCHET ( 1902-1982) . Dapprima pasticcere e poi muratore.  Aderì, giovanissimo,  alla F.O.B.B. ( Federation des ouvriers du bois et bâtiment) .  Nel 1922 fu arrestato per rifiuto del servizio militare.  Dal 1922 e !928 partecipò a diverse  “azioni dirette “  in campo economico-sindacale e  politico . La , tra cui per es.  Il 9  novembre 1932 scampò al massacro  degli operai ( 13 morti e parecchi feriti, tra cui il suo fratello Pierre )  che  manifestavano contro un raduno fascista.   (cfr. brano)  
Brano da commentare: “ …. Quella sera un ufficiale svizzero credette di coprirsi di gloria , dando l’ordine di tirare a bruciapelo  su una folla agitata ma pacifica e senza armi. Quella notte , l’esercito svizzero ha potuto metteremo al suo attivo la morte di tredici cittadini e di sessantacinque feriti. E’ la continuazione della Storia della classe possidente elvetica. Dopo la battaglia di Marignano, gli Svizzeri hanno deciso di non partecipare più a guerre straniere; è dunque sui lavoratori che l’esercito, nel corso degli anni ha usato i fucili. Per 40 anni il velo dell’oblio è stato gettato su questa pagina oscura della storia di Ginevra. …. Il 9 novembre l’Union National, il Partito  Fascista il cui capo era l’istrione Géo Oltremare, aveva chiamato dal primo all’ultimo reazionario di Ginevra a riunirsi nella sala comunale di Plainpalais. L’oggetto della riunione era “ la messa sotto accusa dei signori Nicole e Dicker”m dirigenti del partito socialista ginevrino. Questa volta però non si trattava solamente di una manifestazione fascista  ordinaria, ma di un tribunale fascista  che pretendeva pronunciare una condanna contro due accusati dei quali rifiutava la presenza.  Ora, perfino,  in un regime borghese, la non presenza degli accusati è intollerabile…. Così il Partito Socialista decise di andare alal riunione e di imporre la presenza di Nicole e Dicker  sul podio della sala. Ricordo pure che Léon Nicole mi aveva trasmesso un invito personale chiedendo l’appoggio dei miei compagni anarchici e sindacalisti.  Davanti all’atteggiamento deciso dei lavoratori, il governo ebbe paura  e chiamò la truppa. Fu la tragedia.  Gli ufficiali diedero l’ordine di sparare. Al boulevard  del Pont -dArve, i soldati fecero fuoco con le loro armi, ci furono tredici morti e sessantacinque feriti, tra questi ultimi, mio fratello Pierre. ….  Quella notte i militanti operai non andarono a dormire! Il progetto di sciopero generale nasceva spontaneamente … E ricominciarono gli arresti …” ( Lucien Tronchet, Combats pour la dignité ouvrière ,  1979 )
Bibliografia: in  L’antimilitarismo libertario in Svizzera, a cura di Gianpiero Bottinelli e Edy Zarro, Edizioni La Baronata 1989, pp.  133-134
Ricercato nei giorni seguenti dalla polizia Lucien Tronchet , , insieme al fratello , che era riuscito a far evadere dall’ospedale. fuggì a Parigi, dove  tra l’altro, conobbe Makhno . Tornato a  Ginevra, nel 1935 ,  fu arrestato e condannato per  avere partecipato alla distruzione  di alcune abitazioni malsane  ginevrine. ( cfr. brano) 
Brano da commentare: “… Visto il gran numero dei senza tetto, lo Statio alloggiava i disoccupati provvisoriamente in caseggiati insalubri. La LAB intervenne, occupò e distrusse a picconate questi tuguri per renderli completamente  inabitabili, al fine che le persone fossero alloggiate in appartamenti più moderni e confortevoli. Questo diede luogo a uno scontro memorabile con la polizia: quattro di noi furono arrestati e condananti a pene leggere, il massimo a  un mese di prigione […] ( tratto da André Bösiger,  Souvenirs d’un ribelle )
Bibliografia: in  www.anarca-bolo.ch/vocelibertaria/pdf/vozlib-06.pdf
Durante la rivoluzione sociale spagnola Lucien tronchet  si prodigò  nel collegamento tra le collettività agricole  spagnole e le cooperative  svizzere e nell’ottobre del 1936 accompagnò Luigi Bertoni  a Barcellona.  Nel dopoguerra si allontanò dal l’ anarchismo e aderì al Partito socialista svizzero, pur non  abbandonando l’attività sindacale e non  trascurando  di partecipare a battaglie  sociali come il diritto all’autodeterminazione   del corpo della  donna ,                   
 
CARLO VANZA

  CARLO VANZA ( 1901-1976) Nacque a Biasca (Canton Ticino) .  Ancora molto giovane si iscrisse al Partito Socialista Svizzero, che però nel 1922 lasciò per aderire all’ anarchismo.  Una decisione , che gli costò, tra l’altro, la perdita del suo lavoro di insegnante in una scuola elementare comunale.
Brano da commentare :  "Al mio ritorno trovai la sgradita sorpresa della vendetta consumata ai miei danni dai socialisti reggitori del mio comune, i quali, non sapendo superare il risentimento, per avere io abbandonato il loro partito, non trovarono di meglio che di negarmi la riconferma che doveva avvenire proprio in quei giorni, togliendomi per sempre la possibilità di esercitare il magistero al quale con fiducia mi ero dedicato" (Umanità Nova, 1.10.1966 - in "G. Peretti non è più").
Bibliografia: Carlo Vanza in Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=812
In stretto contatto con compagni ticinesi, tra cui ANTONIO GAGLIARDI,  ROSALIA GRIFFITH, GIUSEPPE BONARIA, GIUSEPPE PERETTI ed altri  costituì con loro una rete, che divenne, poi, nei venti anni della dittatura fascista,  sempre più operosa, finalizzata a far espatriare clandestinamente in Svizzera,, attraverso per lo più le montagne del Gambarogno, antifascisti italiani e le loro famiglie.   (si veda più avanti). Il gruppo era comunque già attivo nel 1922 quando aiutò Errico Malatesta a passare clandestinamente in Svizzera per partecipare al cinquantesimo anniversatrio della fondazione dell’Internazionale  antiautoritaria di Saint Ymier. Non potendo più insegnare, salvo alcune precarie supplenze,  si sostenne economicamente gestendo una piccola bottega di alimentari e svolgendo alcuni lavori come assicuratore , segretario patriziale ( il  “patriziato” è nel Canton Ticino in Svizzera un ente pubblico avente la funzione di gestire beni comuni di proprietà della collettività) , contadino ed altri lavori saltuari. Animatore del gruppo anarchico di Biasca fu nel 1929, fondatore, insieme ai fratelli  Vella,  Randolfo ed Antonio. la rivista  mensile di cultura sociale, storica e letteraria Vogliamo! , che si prefiggeva in particolare di fermare la “incessante penetrazione fascista nella Svizzera, in particolare modo nel Ticino”.  Sino al 1931 svolse  l’incarico di redattore responsabile e nell’ ultimo periodo anche di direttore. Nel secondo dopoguerra fu attivo  nelle lotte contro il programma del potenziamento militare in nome del mito della difesa nazionale della Confederazione, a Biasca e in altri villaggi limitrofi , in sintonia con le lotte delle popolazione dell’ Ajoie, in Svizzera francese. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Per tal modo i pacifici  biaschesi, sconfessando, da quegli antimilitaristi tradizionali ed istintivi che sono, le domestiche vestali del patriottismo coccardiero, che dalla pretesa difesa del patrio suolo si fanno scudo e  bandiera, hanno manifestato chiaramente la loro volontà di non volerne sapere di nuove opere militari apportatrici di perturbazioni della loro tranquillità e sicurezza: che industrie, macchine e opere di bonifica ci occorrono per favorire l’ulteriore sviluppo del nostro borgo, e non carri armati, cannoni, aeroplani, fortini e piazze d’armi, che, per altro,  agli armamenti moderni e massicci posseduti dalle nazioni che ci circondano, non saranno in grado di offrire un ben debole ed effimero ostacolo […]Questa è la verità. Ma al nostro militarismo succhione, come del resto lo sono tutti i militarismi  sotto qualsiasi latitudine, ed al manipolo dei suoi fornitori in armi, munizioni ed equipaggiamenti, ed alla corte di bottegai fornitori minori, conviene mantenere in vita, ed alimentare sempre più il mito della difesa nazionale, per potere spillare incessantemente milioni su milioni alle casse dello Stato, sottraendoli ad altri settori della vita economica del paese”  ( Carlo Vanza, Dal Ticino : affermazione antimilitarista in  Il Risveglio anarchico, Ginevra gennaio-febbraio 1958)
Bibliografia: L’antimilitarismo libertario in Svizzera. Dalla  Prima Internazionale a  oggi, a cura di Gianpiero Bottinelli e Edy Zarro, Edizioni  La Baronata

Dal 1968 Carlo Vanza partecipò attivamente alla crescita del movimento anaarchico ticinese  divenendo, tra l’altro, un importante punto di riferimento per quei giovani che, negli anni settanta dettero vita alla Organizzazione  Anarchica Ticinese (OAT) e al periodico  Azione  Diretta (1973-1986). Nel 1986, 10 anni dopo la morte di Carlo Vanza, fu fondato il  “Circolo Anarchico Carlo Vanza” ( CCV), il cui duplice scopo consiste nel
-        - costituire un archivio per la conservazione della memoria del pensiero e del movimento anarchico (locale e internazionale) e più in generale libertario/antiautoritario.
-        - promuovere appuntamenti culturali: manifestazioni, presentazione di libri, aperitivi letterari, filmati, dibattiti.
-         La Biblioteca dispone di 5600 libri ed opuscoli (oltre a un importante archivio e numerose riviste). Dal 2005 pubblica annualmente  il Bollettino.    
    Bibliografia: Per una visione d’insieme del movimento anarchico ticinese , cfr. il bel  dossier       Un’altra Svizzera a cura di Edy Zarro in A rivista anarchica n. 439 dicembre  2019- gennaio 2020 pp. 85-105
Da sinistra a destra: ANTONIO GAGLIARDI , ROSALIA FAGANDINI, GIUSEPPE BONARIA, ANTONELLA GRIFFITH, GIUSEPPE PERETTI

      Sul gruppo di Bellinzona impegnato nell’espatrio clandestino di antifascisti e delle loro famiglie , costituito , oltre che da Carlo Vanza e altri, , da ANTONIO GAGLIARDI (1866-1927), ROSALIA FAGANDINI GRIFFITH ( 1872-1952),  GIUSEPPE BONARIA (1891-1930) , ANTONIETTA GRIFFITH (1896-1980) E DA GIUSEPPE PERETTI (1887-1966) e che agì sovente con l’aiuto di altri gruppi svizzeri come i zurighesi e i basilesi, si dispone della seguente testimonianza di  FERDINANDO BALBONI  ( 1893-1984):
     Brano da commentare: “ … munito di una fotografia di riconoscimento inviata da Vanza e Peretti, accoglie gli esuli e li aiuta a passare clandestinamente in Francia, mescolati agli operai di una cava, situata sulla frontiera franco-elvetica. Ne ricorda, purtroppo solo alcuni: Dorotea, la compagna di Leonida Mastrodicasa, Covelli, Macchi, Astolfi, Bacigalupo, l’avv. Schiavini nel 1931, la moglie poi la figlia di Luigi Fabbri, la sorella dell’avvocato comunista milanese Buffoni, la moglie di Nino Napolitano, Gigi Damiani, Adolfo Ustori, Emilio Canzi, Carlo Castagna, la compagna del socialista Cagni …” ( intervista rilasciata a Edy Zarro e G. Bottinelli.)
      Bibliografia : in  Gianpiero Bottinelli, Luigi Bertoni, La coerenza di un anarchico, Prefazione di Marianne  Enckell, Edizioni La Baronata, 1997 p. 152  nota n. 134

 Nel concludere, accenno ad alcune notizie biografiche sul gruppo di Bellinzona:


   ANTONIO GAGLIARDI (1866-1927). Nato a  Biogno-Breganzona ,  studiò a Lugano e frequento gli ambienti anarchici luganesi  già dall’età di 19 anni.  Nel 1890 con altri soci, anche loro anarchici,  gestì un’ attività commerciale in vini. Nel 1891 partecipò al Congresso di Capolago, dove conobbe  tra altri, Errico Malatesta, Pietro Gori e Amilcare Cipriani. Fu tra i fondatori del Circolo “ Humanitas” che oltre ad essere un circolo culturale era anche, di fatto, una sezione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario, fondato durante il Congresso di Capolago. Nel 1893 Antonio Gagliardi aprì , insieme a un altro compagno,  il Caffè Rossini che divenne un ritrovo di  luganesi e di italiani , a Lugano, alla ricerca di lavoro o per motivazioni politiche.  Il caffè fu anche, su iniziativa di Gagliardi,  luogo per conferenze e ad alcune di esse partecipò anche Sante Caserio, prima di andare in Francia ad  attentare alla vita di Sadi  Carnot. Fu appunto, dopo la morte di Carnot, alla ricerca da parte della forze dell’ordine, di eventuali mandanti e complici  di Caserio che si fece il nome , oltre che di Pietro Gori, anche di  Antonio Gagliardi e del suo amico piemontese, Edoardo Milano. Circolava persino la voce che  Gagliardi, Milano e  Caserio avessero  “cantato a squarciagola”, dopo una di quelle conferenze  un “ Ça ira anarchico”. Nel 1896 o 1897 conobbe  la moglie del conte Griffith, Rosalia Fagandini  e , innamorati , decidono di andare a vivere insieme con la piccola figlia di lei, Antonietta dapprima a Lugano e poi a Zurigo.  Sempre impegnato politicamente e collaboratore assiduo di Luigi Bertoni, svolse, per un certo periodo di tempo l’incarico di segretario della commissione  di corrispondenza con gli anarchici italiani in Svizzera.  Rientrato a Lugano, tra  il 1917 e il 1919, dopo, avere lavorato  in campagna in una tenuta, presa in affitto, dove si coltivavano pomodori e frutta. Nel 1921  insieme a Rosalia ead Antonietta, ormai venticinquenne,  si stabilì a Bellinzona e riprese la sua attività di commerciante in vini e chiamò per aiutarlo l’anarchico Giuseppe Bonaria, che aveva conosciuto a Zurigo. Nel 1922 Giuseppe Bonaria sposò Antonietta e l’attività commerciale si trasformò nella ditta di vini "A. Gagliardi e  G. Bonaria % Cie." Da quell’anno periodo iniziò inoltre, con l’unanime consenso di tutta la famiglia e con l’appoggio di altri compagni, tra cui Carlo Vanza e Giuseppe Peretti,  ,  una intensa attività di soccorso nei confronti dei compagni italiani che volevano clandestinamente espatriare in Svizzera. Uno dei primi a beneficiare di questa efficientissima  “ rete di fuga” fu Errico Malatesta  , desideroso di partecipare clandestinamente alla commemorazione del cinquantenario del Congresso di Saint Ymier  e che riuscì , poi, a lasciare indenne  la  Svizzera, nonostante la mobilitazione generale della polizia svizzera , che aveva infine scoperto la sua presenza.  Negli anni successivi numerosissimi furono i compagni e i loro familiari  sottratti alle persecuzioni fasciste  da Antonio Gagliardi e il gruppo bellinzonese e con il concorso anche dei gruppi zurighese e basilese. Antonio  Gagliardi morì poi, di una dolorosa malattia, nel maggio del 1927 e intorno alla sua bara si riunirono commossi  molti suoi compagni, tra cui  Luigi Bertoni. (cfr. brano)
   Brano da commentare :  "... Se intorno a questa bara fossero riuniti quanti compagni, esuli fuorusciti, latitanti, che il nostro Antonio accolse con la sua schietta cordialità, che colmò di aiuti, che salvò dai persecutori, dando loro consigli e mezzi, la sua figura tanto modesta, ritirata, aliena da ogni orgoglio che non fosse quello di un grande ideale .... apparirebbe una delle maggiori, non solamente del nostro piccolo movimento svizzero, ma di quello internazionale..." (dal discorso funebre di  Luigi Bertoni, Il Risveglio    maggio 1927).
     Bibliografia: Gagliardi Antonio, in Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=340

   FAGANDINI GRIFITH ROSALIA  (1872-1952).  Nata a Parma,  a vent’anni sposò il conte, di idee tendenzialmente libertarie,  Giuseppe Griffith e si trasferirono a Lugano, dove nacque la figlia Antonietta.  Lasciò il marito, che partì per il Brasile, per unirsi all’anarchico ANTONIO GAGLIARDI, proprietario di un’azienda di vini. Dal 1921 si stabilirono definitivamente a Bellinzona, dove formarono un gruppo  assai attivo nel fare espatriare  chi in Italia, prima e  soprattutto dopo l’ascesa al potere del fascismo, aveva desiderio  e spesso necessità di sfuggire dalle maglie di una quotidiana e soffocante vigilanza poliziesca. (cfr. brano)
     Brano da commentare: “… Donna di squisita sensibilità, di grande comprensione e cuore generoso, affrancata dai vieti pregiudiziali sociali, religiosi e morali (s'intende della morale ortodossa bacchettona e conformista), la "buona signora Rosalia" come da ognuno era chiamata, ebbe la fortuna di raggiungere una così tarda età in piena efficienza di sensi e di mente. Il contributo portato dalla cara estinta alla costruzione della civiltà da noi propugnata fu soprattutto a base di opere e coll'esempio pertinace di ogni giorno, nella pratica di una proficua opera di solidarietà che i molti che, soprattutto nei periodi cruciali delle bufere reazionarie, passarono da casa Gagliardi ricevendone assistenza materiale  e conforto e rincuoramento morale, certo ricorderanno. … ( ricordo della defunta Rosalia Fagandini Griffith firmato  : un compagno) ( probabilmente Carlo Vanza)
      Bibliografia: Fagandini Griffith Rosalia in Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in
      http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=403


   GIUSEPPE BONARIA (1891-1930) detto Peppino emigrò giovanissimo dal suo paese natio Orino Valcuvia in Lombardia, provincia di Varese nel Canton Ticino , dove lavorò come apprendista manovale edile e venendo immediatamente in contatto, e sulla propria pelle, con lo sfruttamento quotidiano padronale e la necessità di opporre responsabilmente  ad esso una quotidiana resistenza. (cfr. brano)
    Brano da commentare "... Un giorno, mentre riuniti insieme masticavano il pane duro e sudato, decisero di chiedere al padrone, un più equo trattamento. Gli anziani stesero la petizione, che nessuno voleva firmare per il primo: il ragazzetto che assisteva alla gara di scaricamenti, preso il foglio e lo restituì colla sua firma. Così imparò ad assumere sempre per il primo la responsabilità della lotta" (ricordo di  Nino Napolitano (1893-1958) che , durante la dittatura fascista visse  per parecchio tempo in Svizzera sotto falso nome grazie all’aiuto di Luigi Bertoni ed altri. ) 
     Bibliografia : Napolitano Antonino in Santi Fedele,  Dizionario Bibliografico degli anarchici italiani on line in  http://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14202-napolitano-antonino/

  Sul viaggio di Giuseppe Bonaria per fare giungere clandestinamente Errico Malatesta a Saint Ymier,  cfr. post ERRICO MALATESTA: 1914-1932. Nel 1922 si trasferì a Bellinzona, dove divenne amico e socio di Antonio Gagliardi,  anarchico di vecchia data e  proprietario di un’azienda di vini, chiamata con il significativo  nome  “Risveglio” (forse però non ho capito bene) e sposò la figlia adottiva di questi, Antonietta Griffith. Insieme al gruppo bellinzonese aiutò indefessamente  i compagni italiani esuli in Svizzera.
   Brano da commentare: "...compagni disseminati per ogni dove ricorderanno il Bonaria anche per obbligo di vita. Compagni di tutte le tendenze, pionieri di tutte le audacie" (Nino Napolitano). "...lo ricorderanno i molti che a lui dovettero la propria salvezza dall'inferno fascista, e giunti sul suolo elvetico, ne ebbero assistenza piena e completa, anche per raggiungere un asilo più sicuro e meno precario di quanto non lo offra la Svizzera, per la dedizione de' maggiori suoi governanti al fascismo..." (Risveglio).
     Bibliografia: Giuseppe Bonaria  in Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=32
     

    Bonaria morì    nell’ospedale di  Zurigo dopo un intervento chirurgico  nel dicembre del 1930. Luigi Fabbri lo conobbe nel 1926 a Bellinzona, e così lo ricorda in una lettera da Montevideo del gennaio 1931 a Il  Risveglio , giornale fondato e diretto da  Luigi Bertoni  (primo brano) e in un ‘altra, di contenuto più privato, destinata a Errico Malatesta (secondo brano) .
   Brani da commentare.:  1)"...Fermo nelle sue idee, fedele all'anarchismo fino all'intransigenza, ma cortese e umano con tutti, pur preferendo di dedicare l'opera sua all'aiuto ed al salvataggio dei compagni, concorse sempre volentieri anche in favore di perseguitati d'altre fedi o partiti, senza settarismo.... Né il suo concorso alla causa si limitava ad un intelligente lavoro di "croce rossa" del movimento nostro. Modestamente, e senza voler apparire, partecipava e aderiva a tutte le nostre iniziative di propaganda e di azione..." (Lettera di Luigi Fabbri a  Il  Risveglio. . 7.3.1931) ;  2) Avrai certo saputo della morte del nostro povero Peppino Bonaria, il 3 dicembre. Io ne ho avuto notizia proprio il  1° dell’anno. Tutti noi tre, che conoscevamo e amavamo lui e le sue care e buone donne, puoi figurarti come siamo restati. Prima il vecchio Antonio [nota mia: Gagliardi] , poi lui,  ed ora quelle due donne sono restate tutte sole; in quella grande casa deserta. E’ che schianto anche laggiù, mi ha scritto Luigi  [nota mia: Bertoni] anche fra gli intiimi; e che perdita per tanti sventurati che da lui trovavano sempre conforto e aiuto! “ ( Lettera di Luigi Fabbri da Montevideo a Errico Malatesta 16/1/ 1931)
      Bibliografia: Primo brano : Giuseppe Bonaria in  Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=32 . Secondo brano : Luigi Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) a cura di Roberto Giulianelli,  BFS , 2005 p.303 lettera n. 221
    
    ANTONIETTA GRIFFITH  (1896-1980)  Nel 1922, stabilitasi con la sua famiglia, la mamma Rosalia e il padre adottivo Antonio Gagliardi si sposò con Giuseppe Bonaria e divenne anche essa parte integrante della rete anarchica di soccorso ai profughi/e politici/e e a coloro che volevano espatriare dall’ Italia  “liberale” prima e  fascista dopo  in Svizzera.  Un’attività che, bisogna ricordare, era estremamente  rischiosa in quanto giudicata dalle autorità e dalle forze dell’ ordine svizzere, illegale e punibile con gravi pene tanto più se quei fuoriusciti/e  erano anarchici/e. Rimasta vedova di Bonaria nel 1933 il suo secondo matrimonio con Giuseppe Peretti, già da tempo molto legato a quella famiglia fu accolto molto favorevolmente da chi li conosceva, tra cui i Fabbri. (cfr. brano)
    Brano da commentare: “ …” Come vedo, le notizie che mi dai di te e delle buone Rosalia e Antonietta non sono poi cattive, al contrario! Vero è che tu non ci parli della salute delle tue donne, che una volta lasciava un po’ a desiderare. Ma il fatto che non ce ne parli significa che stanno bene, e questo ci fa un gran piacere. E più piacere ci fa ancora il sapere che tu ti unirai in matrimonio all’ Antonietta. Sai che Bianca e Luce ci pensavano? Esse hanno detto più volte, tempo addietro, quando si parlava di te: “ Come farebbe bene Peretti a unirsi con l’ Antonietta!” Proprio così la pensavo anch’io. Così buoni tu e lei, con tanti ricordi comuni del passato, sfuggirete nel modo migliore in avvenire a quella solitudine che col passare degli anni è così triste tanto per l’uomo che per la donna. Bene, benissimo! E tanti affettuosissimi auguri… pensiamo che anche la cara Rosalia ne sarà contentissima, e ne siamo felici pure per lei.”  ( Lettera di Luigi Fabbri da Montevideo a Giuseppe Peretti, 3 aprile 1933)
     Bibliografia: Luigi Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) a cura di Roberto Giulianelli,  BFS , 2005 p.422 lettera n. 296
       

    PERETTI GIUSEPPE ( 1887-1966) : Nato a Bellinzona,  alpinista appassionato, ferroviere e capo reparto verniciatore nelle ferrovie, schedato dalla polizia svizzera ben presto come anarchico, ma, cosa rara, anche riconoscendolo come un "operaio attivo e onesto". Nel 1918 Peretti  fu uno dei promotori delle proteste per l’incarcerazione di Luigi Bertoni e altri compagni oltre i limiti legali. Fu tra i più attivi ed ingegnosi corrieri, come ricordò in più occasioni Luce Fabbri (cfr.post  LUIGI FABBRI e…),  nel riuscire a passare  la frontiera per portare  aiuti ai compagni, perseguitati,  rimasti in Italia ed anche a far passare  in Svizzera  coloro che volevano espatriare. Nel 1929 fu però arrestato, forse , in seguito , secondo quanto riferisce Luce Fabbri, alla spiata di un albergatore. (cfr. brano)
   Brano da commentare: “ Poco dopo la nostra partenza per l’America, il nostro albergatore Parmiani, ch’era un agente segreto della polizia fascista, ostentando un’amicizia con noi che non era mai esistita e inventando favori resi a mio padre, persuase Peretti ad aiutare una sua nipote all’espatrio e lo fece cadere nelle mani delle autorità italiane. Così il nostro buon amico pagò per la sua generosità con tre anni di prigione in Italia e solo la sua qualità di cittadino svizzero lo salvò da mali peggiori .” ( ricordo di Luce Fabbri in  Luigi Fabbri. Storia di  un……)
     Bibliografia:  Luce Fabbri,  Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero, BFS, 1966, pp. 170-171

     E’ comunque probabile che i  frequenti contatti tra Giuseppe Peretti e il ferroviere, allora anarchico,  Pietro Costa (1900-1982) , capo della rete clandestina   milanese, avessero già destato qualche sospetto nella polizia italiana. Comunque sia, dopo l’arresto  di Peretti e la condanna di due anni  da passare nel carcere di Finale Ligure e tre di vigilanza speciale, in Svizzera i compagni  organizzarono subito manifestazioni  antifasciste per la sua  liberazione  ottenendo nell’opinione pubblica svizzera una generalizzata indignazione nei confronti dell’ Italia fascista, tale da  determinare un intervento persino del ministero degli esteri della Confederazione Elvetica. Nel 1930 fu, dopo un anno e  26 giorni, liberato e nel 1933 sposò Antonietta Griffith.  Sino alla sua morte avvenuta nel 1966 fu molto attivo nel movimento anarchico ticinese e con ampi contatti  con l’estero. Importante, per esempio, anche per il contenuto un po’ misterioso, la lettera di Luigi Fabbri a Giuseppe Peretti , scritta il 23 marzo 1933. (cfr. brano)
    Brano da commentare: “ Ora ti scrivo di nuovo, per incarico di Costa, che a mezzo di un amico mi manda a dire quanto segue (ti riporto le sue parole testuali): A suo tempo, quando la disgrazia ci aveva accompagnati ed uniti, Giuseppe mi aveva fatto cenno sulla possibilità, una volta a casa, di potermi cedere in via eccezionale la formula di una vernice isolante, adatta per locomotori elettrici, dinamo, motori elettrici e simili. Ora mi trovo in condizioni di potermi muovere, così che potrei industriarmi a fare qualcosa. Direttamente non ritengo il caso di scrivere a Giuseppe. Se ne potrebbe interessare Gigi (cioè io). Sarebbe un tentativo, ma almeno proverei a cercare qualcosa dopo tanta disoccupazione”. Queste le parole precise di Costa. Non essendo del mestiere, non capisco di che si tratta. Ma se è cosa che possa giovargli personalmente a trovare lavoro, non vedo inconveniente a che tu possa essergli in qualche modo di aiuto. Se però si trattasse d’altra cosa, -  a questo mondo tutto è possibile, - allora il mio parere sarebbe di non occuparsene, almeno per ora, dati i precedenti. Ma tu farai come crederai meglio. “ (  Lettera di Luigi Fabbri a Giuseppe Peretti, Montevideo, 28 marzo 1933) 
       Bibliografia: Luigi Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) a cura di Roberto Giulianelli,  BFS , 2005 p.417 lettera n. 293 .


     Interessante, inoltre, come testimonianza di quanto Peretti seguisse con passione gli avvenimenti rivoluzionari spagnoli e le vicissitudini personali dei volontari italiani che erano laggiù a combattere il "fascismo" internazionale, è la lettera indirizzata  a Camillo Berneri nel 1936.
    Brano da commentare: “  Ho ricevuto a suo tempo un tuo scritto che mi portava i saluti da Randolfo [ Vella] . Solo ultimamente ho ricevuto cinque copie del numero quattro di “Guerra di classe” la settimana scorsa ho ricevuto cinque copie del numero cinque e due giorni dopo altre 5 copie del medesimo numero. […] Il giornale ci soddisfa e hai fatto bene a colmare una lacuna. Ricevo pure regolarmente l’ “Espagne Antifasciste”. […] Ho saputo da Luigi che sei minorato d’udito; evidentemente i disagi e le molteplici sofferenze cui hai dovuto sottostare in questi tempi ove la guigne ti fu pressoché compagna non ti risparmiò. Faccio voti che tu possa rimanere al tuo posto di battaglia e portare quel prezioso contributo in quest’ora storica che ci lusinga di sperare verso una società migliore. […] A te  caro Camillo e ai tuoi collaboratori il mio più cordiale saluto con l’augurio che da tanta abnegazione e generoso sacrificio sorga domani l’auspicata  era nuova. …”  ( lettera di Giuseppe Peretti a Camillo Berneri  del dicembre del 1936)
     Bibliografia:  Camillo Berneri, Epistolario inedito volume secondo,  Archivio Famiglia Berneri Edizioni Pistoia , 1984, pp. 203-204. Mi manca invece nell’epistolario , di cui dispongo ( ho solo il secondo volume) la lettera di Camillo Berneri a Giuseppe Berneri , di cui si fa cenno in Giuseppe Peretti,  in Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera  in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=640

Nota: In un mio libro che ho da tantissimo tempo e a cui tengo moltissimo, Monte Verità. Le Mammelle della Verità, Electa  Editrice, p. 52, ho , recentemente, notato un particolare che mi era sempre sfuggito. In una celeberrima foto di Pietro Gagliardi Errico Malatesta e Luigi Bertoni al ritorno dal Congresso di Saint-Imier, nel 1922,  riprodotta anche in molti altri  libri vi è nella didascalia il nome del fotografo, che l’ha scattata: Bruno Misefari. Bisogna dedurre che è uno sbaglio dell’editore o Bruno Misefari stava davvero tornando anche lui dal Congresso di Saint-Imier con i suoi compagni/amici: Luigi Bertoni ed Errico Malatesta ?


PIETRO GAGLIARDI, ERRICO MALATESTA, LUIGI BERTONI, BRUNO MISEFARI ?

(cfr. post ERRICO MALATESTA : DAL 1914 AL 1932 e post BRUNO MISEFARI…….)



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

                                                        
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
    
                                                           


 
 
                                            

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