venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: ABBASSO LA GUERRA ! NELLA GIACOMELLI ( 1873- 1949), LEDA RAFANELLI (1880-1971), CLELIA PREMOLI (1899 - 1974) ; PRISCILLA FONTANA POGGI E JESSA FONTANA PIERONI (1883-1961) ; FANNY DAL RY (1877-1961); MARIA RYGIER ( 1985 -1953)


  ABBASSO LE GUERRE !


Premetto che una dura opposizione, in Italia,   alle guerre coloniali  e  alla prima guerra mondiale coinvolse molte donne , anche socialiste, tra cui, per esempio  ROSA GENNONI (1867-1961),  tuttavia, io, mi limiterò   a segnalare, in questo blog,  le lotte antimilitariste e anti-belliche  di alcune compagne anarchiche e libertarie.

 
 . NELLA GIACOMELLI ( 1873-1949) ( cfr. post ANARCHICI A MILANO ...)  fu una fervente antimilitarista, antibellicista e antirazzista già dall’inizio del secolo (cfr. primo brano) e durante le guerre colonialiste criticò duramente i crimini contro l'umanità commessi dall'esercito italiano, emersi , tra l'altro, durante il processo/farsa contro il tenente Modugno. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1)    1)“ Siamo tutti esseri umani: è inutile dirci spagnoli, turchi o italiani, siamo uomini, ciò basta per amarci. Amare la terra tutta è più bello, è più grande che non amare il piccolo paese in cui si è nati. Ritenere straniero e nemico chi nasce al di là d’una siepe, d’un monte o d’un fiume, è gretto e infame. La natura fa gli uomini uguali e la vita li accomuna. La terra, il sole, l’aria, l’acqua esistono per tutti, non si frazionano e non si scindono, beneficano chiunque indistintamente. Tutti nasciamo alla vita nello stesso modo; scendiamo nella tomba per lo stesso processo di morte. Funzioni e facoltà sono universali; universale è il piacere ed il dolore, il cuore ed il cervello. L’intelligenza è attributo dell’uomo, qualunque sia il suo luogo di abitazione. La scienza è una per tutti, e sorse dal lavoro e dal contributo dei genii, cresciuti in ogni angolo della terra. […] Perché parlare di razze, quando un sola è la specie?  Abbattiamo le frontiere; che i linguaggi, gli istinti, gli usi si mischino, si incrocino e si fondano; ne uscirà un’ Unità potente di mezzi e di energie per conseguire il magico ed eterno sogno d’una umanità libera e felice! “ ( Nella Giacomelli,  Guerra e pace , Il grido della folla, 10 giugno 1905); 2) “ Hanno assolto il tenente Modugno – sapete bene, quel grande esportatore di viviltà che in Cina ha compiuto le  militari prodezze di frustare, ammazzzare, torturare e rubare senza remissione. L’hanno assolto e l’hanno appunto in questi giorni rimandato a dasa sua, circonfuso da un’aureola di innocenza e di intemeratezza. I suo concitadini, quelli di Bitonto, l’hanno aspettato alla stazione e l’hanno portato in trionfo.  […]  L’uccidere e il saccheggiare è l’espressione più vera della forza, della baldanza, dell’intrepidezza di un soldato. L’assaltare una casa, il passare i cittadini a fil di spada,  il mozzar loro il naso e le orecchie, flagellarli, il seppellirli vivi, è fra le operazioni più brillanti di guerra.- Forse che i soldati non sono fatti per queste cose? A che servirebbero dunque le spade, i wetterly, i cannoni e le mitragliatrici se non fossero usati per trucidare, fucilare e distruggere? [] Nelle spedizioni militari a scopo di civilizzazione, questi fatti sono comuni e generali. Al Tranvaal, al Congo, in India, nel Sudan, in Cina, ovunque i soldati sono andati in missione, hanno portato la civiltà della divisa: violenze, stupri, rapine, assassini, crudeltà. Sono essi i soli colpevoli? [….]”  (Nella Giacomelli, La protesta umana” ottobre 1906)
Bibliografia: Primo Brano in  Ercole Ongaro, Nella Giacomelli. Un’anarchica controcorrente, Zero in condotta, 2019 pp 53-54 . Secondo brano in  Mirella ScriboniAbbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni,  2008 p. 93

Nella Giacomelli condannò,  nel 1914,    nonostante le sue molte amicizie con interventisti ex anarchici , tra cui  Oberdan Gigli  una sempre più prevedibile   entrata in guerra dell’Italia al fianco della Francia e dell'Inghilterra . (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ E’ sommamente doloroso constatare le debolezze, le transigenze, i deviamenti dei nostri migliori uomini nelle occasioni in cui si ha tutto il diritto di aspettare da loro, la massima dirittura e la più tranquilla fermezza per l’affermazione alta e solenne delle comuni idee e della fede. Invece , non è più soltanto nel campo socialista che mena strage il microbo patriottico: anche fra gli anarchici il morbo si diffonde. Dopo Mario Gioda , Oberdan Gigli. E chi altri ancora seguiranno? […] Io non ammetto che in tempo di pace si canti – sognando la resurrezione dei popoli - I confini scellerati cancelliamo dagli emisferi - , e poi si voti ad un’immane carneficina umana migliaia di uomini per salvaguardare la santità dei confini. Non ammetto si predichi la solidarietà e la fratellanza dei popoli, e poi con l’arma alla mano ci si scanni a vicenda per conservare intatti ed immutabili le linee di separazione. L’idea della fratellanza universale è la sola grande idea che può condurre alla soluzione di tanti problemi umani davanti ai quali si dimostra assolutamente impotente la società di oggi.” ( Pétit Jardin/ Nella Giacomelli, In pieno patriottismo!!! Da Hervè a Mussolini: da Mario Gioda a Oberdan Gigli, Volontà  22 agosto 2014)

Bibliografia:  in Ercole Ongaro, Nella Giacomelli. Un’anarchica controcorrente, Zero in condotta, 2019 pp. 73-74

Portò avanti la sua propaganda antimilitarista anche durante gli anni della  prima guerra mondiale e fu più volte arrestata. Fu probabilmente, per gran parte, scritto da lei il testo del noto manifesto contro la guerra rivolto alle donne italiane in occasione della grande manifestazione contro la guerra il primo maggio del 1916.. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Donne di tutto il mondo, unitevi ! […] Nel tragico e forsennato smarrimento in cui si dibattono oggi gli spiriti […] bisogna che una voce possente – la voce della RAGIONE  e dell’AMORE – si elevi al di sopra delle torbide e selvagge passioni e dica la fine di quest’orrendo sterminio che va tramutando le Nazioni in vasti cimiteri e gli uomini – ieri pionieri di civiltà – in feroci strumenti di violenza e di strage . Donne d’Italia! Unitevi tutte al grido di Abbasso le armi ! Sia vostro il vanto e vostra la gloria di lanciare per prime questo grido di resurrezione e di pace. Voi che perpetuate la Vita per un cieco impulso di natura insorgete ora a salvarla con spirito di generosa e cosciente  volontà. Il vostro intervento non rimarrà senza frutto. […] E’ troppo universale il dolore  ed è troppo eguale al vostro il male di tutti, perché all’ incitamento pietoso non rispondano da ogni parte d’ Europa i cuori delle altre donne. Se l’amore che dite di sentire per i vostri figli, pei vostri mariti, per i vostri fratelli non è una menzogna ed un basso egoismo, se l’esistenza dei vostri cari vi è veramente sacra, se non siete delle creature insensibili e vili, curanti appena del vostro tornaconto materiale, ed estranee ad ogni palpito di sentimento e di ideale, unitevi tutte nel fatidico grido: Giù le armi! Il 1° Maggio faccia quest’anno sfolgorare più luminosa ad opera e merito vostro la sublime aspirazione della fratellanza dei Popoli.  […] Donne di tutto il mondo, unitevi Q! Per l’Umanità, per la Civiltà, per l’ Avvenire. […]  Viva la Pace! Sulla tempesta di fuoco e di sangue che imperversa senza tregua da oltre venti mesi […] risuoni alto e vibrante il vostro grido generoso: Giù le armi! Viva la Fratellanza umana !” ( Volantino “ Donne di tutto il mondo, unitevi!  -  fine aprile 1916)

Bibliografia:  in Ercole Ongaro, Nella Giacomelli. Un’anarchica controcorrente, Zero in condotta,2019 pp. 73-74 Cfr. anche  Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche Edizioni Blu, 2012 pp. 8
                                                                            
 LEDA RAFANELLI (1880-1971) ( cfr. post ANARCHICI A MILANO ...).  Tra i suoi articoli anticolonialisti e contro le guerre mi limito a citare alcuni brani tratti da " L'odio di razza"  (1913 ) e La legge del deserto (1914) (cfr. brani)
Brani da commentare:  1)  “Esiste la diversità delle razze: l’uomo civile  odia l’uomo incivile  e viceversa. Ma che cosa sono le divisioni delle razze al confronto della divisione- profonda, acuta, indistruttibile- con la gente che vive accanto a noi nella stessa città, e che possiamo seguire nella sua vita e della quale intendiamo la vuota  e sonante favella? Differenza  tra me, tra chi sente come me, e i nostri fratelli arabi- nemici oggi per i sudditi italiani devoti alla monarchia? Nessuna differenza: fratellanza vera, simpatia calda, comunione istintiva. Ma con tanti e tanti “compatrioti “ invece …”  (da L'odio di razza,  Libertà,  25, 10, 1913) 2)
Bibliografia: Bibliografia: Mirella Scriboni: Anarchiche e antimilitarismo in età giolittiana,  Mimesis /eterotopie,  2018 pp. 54 e 55-56. Il primo brano si trova anche in   Mirella Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni,  2008  p. 126 e (secondo brano) pp. 148-149.

 Quando dopo un anno di scontri fisici o tramite stampa tra  neutralisti, interventisti  e anarchici, in quanto da sempre internazionalisti,  anticapitalisti e antimiitaristi, fu  dichiarata ufficialmente dal re Vittorio Emanuele III, incurante della maggioranza parlamentare neutralista, l'entrata in guerra dell' Italia al grande conflitto mondiale, Leda Rafanelli  pubblicò l' appassionante opuscolo Abbasso la guerra (1914-1915).  
Brano da commentare :” E’ dunque vero . La guerra europea è una realtà […] E i popoli tutti chiamati a raccolta daranno il loro sangue. Anderanno pur troppo, in massa, le falangi  umane, eccitate da un grido, guidate da una bandiera, ubbriacate da un entusiasmo fittizio, a portare in olocausto la loro vita, la salute e la salvezza dei figli, il frutto di secoli di lavoro, la sintesi di un’ idea superiore che per anni e anni ormai ha cercato far nascere nei cuori e nei cervelli una nuova coscienza e un nuovo pensiero. […] Abbasso la guerra, dunque. Abbasso  questa Nemesi  cieca che passa come un turbine avvelenato, miete le migliori vite, e lascia solo chi ha voluto la strage a dividersi  la  gloria  e il frutto delle rapine sui troni    […] E ora che – per la volontà di un gruppo di coronati – (chi sono? Io non li conosco, io non li sento vivi e veri! Sono un gruppo di fantasmi quasi inverosimili oggi, che sembrano uscire dalle cornici delle vecchie stampe come nei racconti fantastici!) – una voce si alza a dire a milioni di uomini : Morite per noi! Andate, correte dove la strategia della guerra vi destinerà. Lasciate tutto ciò che è vostro, dai  vostri padri ai vostri figli! – abbandonate tutto ciò che formava la vostra vita – dal vostro lavoro al vostro pensiero – andate a uccidere – per la gloria delle nostre corone – per la grandezza delle nostre dinastie.  Uccidete uomini di altri  popoli che ieri avreste accolto da fratelli; fatevi uccidere da chi non vi conosce, da chi mai saprà il vostro nome. […] E’ la guerra, bisogna combattere ! Così dice oggi il gruppo di teste coronate. E poi ? …  poi il cavallo pallido della carestia, il cavallo nero della morte … Le fonti eterne della vita esauste, la dispersione di tutto ciò che è bellezza e amore. E questa rovina deve procurarsela il popolo, il proletariato che sarà il primo ad andare a combattere, il primo a soffrire delle terribili conseguenze! No, no, no! Abbasso la guerra, indietro la visione paurosa di sangue e di morte […]  In quest’ora torbida non è possibile seguire l’episodio singolo, ma solo per questo dobbiamo ricordare che il nemico ogni popolo  lo ha dentro i confini della sua terra, e che, quello per primo va combattuto. E se il vento di follia omicida assalirà anche il proletariato italiano , al quale possiamo dare il nostro consiglio, una sola parola d’ordine si levi contro la guerra. Questa: Una causa da difendere, al di sopra della politica dei monarchi, noi l’ abbiamo. Se dobbiamo impugnare delle armi, se dobbiamo uccidere o essere uccisi, ebbene che la nostra guerra sia per la libertà del proletariato tutto, contro chi ha voluto spingerlo al macello. “ ( Leda RaffanelliAbbasso la guerra! Società editoriale Milanese, Milano 1914-1915?)


Bibliografia Mirella ScriboniAbbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni,  2008 pp. 148-149. Per una lettura integrale di questo opuscolo cfr.  Leda Rafanelli, Abbasso la guerra! a cura di Elena Bignami, Associazione Amici dell' Archivio Famiglia Berneri- Aurelio Chessa, 2015

                                                                           
CLELIA PREMOLI


CLELIA PREMOLI (1899-1974) Giovanissima, fu assunta alla Pirelli e, a 17 anni,  partecipò ,  a Milano, il 30 aprile 1916, insieme alle sue sorelle, Ida e Ines  a una grande  manifestazione contro la guerra. La polizia, a Piazza Duomo,  caricò con estrema violenza e Clelia e le sorelle furono arrestate . Alcun mesi dopo,, Clelia , durante il processo, riuscì  ad   esprimere tutta la sua avversione contro quella “guerra maledetta” . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ “Io ero entusiasta di poter gridare  ai giudici del tribunale e a tutto il popolo, perché il tribunale era gremito fino  di fuori di gente, la maggior parte erano compagni e socialisti è…* Al mio turno mi feci una difesa in milanese, spiegando che ero andata in piazza del Duomo per fare la manifestazione contro la guerra. Parlai del lato umano e buono degli uomini e alla fine gridai abbasso la guerra, la guerra sia maledetta dall’umanità. Immaginarsi , i giudici e la polizia erano sbigottiti, la folla gridava di gioia, ho avuto tanti applausi, io ero raggiante avevo potuto dire quello che volevo facendo impallidire il tribunale” ( Clelia PremoliHo fatto impallidire il tribunale”)
Bibliografia:  in Antonio Senta , utopia e azione per una storia dell’anarchismo in Italia (1848-1984) , elèuthera, 2015 p. 130 . Cfr. anche  Antonio Senta, “ Ho fatto impallidire il tribunale”. Clelia Premoli nell’anarchismo internazionale, “ Bollettino Archivio G. Pinelli” n. 37, giugno 2011, p. 22.
  Fu condannata a 5 giorni  di prigione e divenne amica di alcune compagne detenute ,, tra cui Nella Giacomelli , che , una volta libere, la introdusse negli ambientianarchici, dove, tra altri, conobbe UGO FEDELI  ,  che divenne  il suo compagno  (cfr. post : ALFONSO FAILLA ED ALTRI). Assai attiva nel movimento anarchico Clelia Premoli condivise quasi tutte le avventurose peregrinazioni di Ugo Fedeli in Europa ( Parigi, Bruxelles)  e infine si trasferirono , nel 1929,  a Montevideo capitale dellUruguay, dove nacque il figlio, Ughetto. Quando poi Ugo Fedeli fu espulso dall’ Uruguay e deportato in Italia lo seguì con il suo bambino nelle più rinomate per la loro disumanità e brutalità  località di confino e campi di concentramento ( Ponza, Cerisano, Colfiorito, Monteforte Fiorino, Ventottene ).  ( cfr. post ANARCHICI/E AL CONFINO DURANTE IL FASCISMO). E fu , purtroppo, in gran parte, a causa di quelle  condizioni di vita così  dannose per la salute , che il piccolo  Ughetto morì a  8 anni nel 1941 . Durante la guerra  Clelia , che si  era rifugiata a  Bucchianico  presso Chieti, fu arrestata , per le sue note idee anarchiche,  e  rinchiusa  nel campo di concentramento di Chieti. Riuscita ad evadere  si ricongiunse con Ugo Fedeli nel paese di Bucchianico  e, alla fine della guerra,  insieme parteciparono , nel settembre 1945, alla fondazione della Federazione Anarchica Italiana a  Carrara. Negli anni cinquanta seguì Ugo, divenuto bibliotecario della Olivetti, in vari istituti culturali europei ,  tra cui l’IISG di Amsterdam.
                                                                               
PRISCILLA POGGI FONTANA E JESSA FONTANA PIERONI


PRISCILLA POGGI FONTANA ( 1861-1949) nota anarchica di Pisa, compagna di ETTORE FONTANA, con cui ebbe 5 figli fu segretaria della Lega Tessile Femminile nella Camera del Lavoro  di Pisa, che fu, tra l’altro, secondo una definizione di Filippo Turati “ il crogiuolo di una grande educazione”. Nel 1901 partecipò attivamente alle manifestazioni  anticlericali in commemorazione di Giordano Bruno insieme alla sua figlia primogenita  JESSA FONTANA.  Sulla scia di queste manifestazioni pro- Giordano Bruno e Galileo Galilei,  Priscilla, polemizzò , poi, per alcuni mesi, sulle pagine  del giornale democratico-popolare, L’ Arno con il giornale cattolico conservatore La Croce pisana .  Nel 1905  partecipò al congresso regionale degli anarchici toscani a Pontedera  e nel 1908 agì in appoggio a un lungo sciopero di contadini  nella provincia di  Parma. Priscilla e la figlia Jessa  collaborarono, per lungo tempo, al settimanale “ L’ Avvenire Anarchico”, dove curarono  una rubrica fissa  dal significativo titolo  La Palestra femminile  , in cui veniva dibattuta la “questione  femminile” con particolare riferimento al ruolo educativo  e rivoluzionario delle madri proletarie  nei confronti dei figli .  (cfr. brano ) . Alla vigilia dell' entrata in guerra dell' Italia nella prima guerra mondiale apparve la rivista L' Alba Libertaria che aveva come sottotitolo Periodico femminile di propaganda femminile anarchica, organo del gruppo libertario femminile di Pontremoli, di cui uscirono 4 numeri tra febbraio e maggio 1915, in cui furono privilegiati temi quali l'antimilitarismo e l'opposizione alla  guerra da un punto di vista prettamente anarco-femminista. A questa rivista collaborò attivamente anche Priscilla Poggi (cfr. brano)

Brano da commentare: "Una povera madre era con le braccia avvinte al collo del figlio che indossava la casacca militare  e doveva partire per servire la patria. Quella donna singhiozzando gli diceva : Figlio mio non mettere in pratica il tuo progetto : se anche il nostro governo entrerà in guerra , vai e combatti; dio è buono e la sorte ti arriderà.  Mamma, rispondeva il giovane, fino a questo giorno non ebbi mai il coraggio di far male ad alcuno; avrei avuto la ragione di vendicarmi con chi dopo avermi cotidianamente  sfruttato,  mi gettò nella via privandomi di lavorare e di poter supplire ai miei e ai tuoi bisogni, perché politicamente non condividevo le sue idee . Pur non lo feci! Perché dunque domani dovrei assassinare chi mai mi offese, chi mai conobbi? Ti giuro, o  mamma, che mai fui un assassino,né lo sarò domani … Ma tu sarai carcerato, quindi fucilato. Io morrò, o impazzirò di dolore saperti un traditore della patria!  E cadde esamine sul pavimento. Indignata dalle parole di quella madre incosciente, confortai il povero giovane ed insieme deponemmo quella misera su  di un letto. Ripresi il mio cammino, più mesta che mai e col pensiero rivolto a quelle madri che incoscientemente crescono i loro figli nei pregiudizi sociali e religiosi. La donna dovrebbe essere più emancipata, ad essa spetta impartire ai suoi nati la via del vero, del bello, del giusto. Allorché i suoi bimbi le domandano  cosa sia dio, la patria, quel siano i nostri nemici, ella dovrebbe  ad essi rispondere che dio è una fantasia ad arte messa in rilievo dal prete per truffare ed imbrogliare questo popolo ciarlone; che la patria è il mondo intero, che i nostri nemici non sono gli uomini delle altre nazioni, ma bensì tutti coloro che ci sfruttano, che ci affamano ogni giorno. Che non vogliamo la guerra dei capitalisti, dei coronati sempre avidi di dominio, ma la nostra guerra che sarò quella della nostra redenzione; la rivoluzione sociale. Se la donna educasse così i suoi figli, non vi sarebbero più tante lotte fraticide . ( Priscilla Poggi Fontana, Alle donne incoscienti ,in   L' Alba libertaria 15 febbraio 1915) 
Bibliografia :  Mirella Scriboni, Abbasso la guerra. Voci di donne da Adua al primo conflitto mondiale, bfs, 2008  pp. 146-147 Elena Bignami, “Se le guerre le facessero le donne”. L’opposizione delle anarchiche italiane alla guerra (1903-1915)  in Vivere in guerra. Le donne italiane nel primo conflitto mondiale / Living in War. Italian Women in World War I in Deportate, Esuli, Profughn (DEP) . Rivista telematica di studi sulla memoria femminile.n. 31, 2016 pp. 71-72  e il recente studio di Laura Fournier-Finocchiaro, « Anarchismo e femminismo nelle riviste La donna libertaria (1912-1913) e L’Alba libertaria (1915) », Laboratoire italien [En ligne], 26 | 2021 in http://journals.openedition.org/laboratoireitalien/6955 ; DOI

 Durante il fascismo Priscilla  fu sottoposta a stretta sorveglianza sia per il suo passato di militante anarchica e sia per avere, oltre  due figlie, Jessa e Selica,  anche due figli libertari, Vasco e Selica,  emigrati in Francia per  sfuggire al fascismo e continuare la lotta dall'estero.  Morì  a Pisa nel 1949. 
 
JESSA FONTANA PIERONI  (1883-1961)  Nacque a Pisa da Ettore Fontana e  Priscilla Poggi, attivi militanti libertari e sorella dei libertari  Severo, Vasco e  Selica.  Nel 1901 , durante le manifestazioni  anticlericali  per Giordano Bruno e Galileo Galilei, fu arrestata  e condannata a due  mesi di carcere “per istigazione a delinquere” . Operaia tessile, come la madre,  svolse un ruolo  assai attivo all'interno della sua fabbrica e collaborò assiduamente all'importante rivista settimanale pisana, L'Avvenire Anarchico.  , dove scrisse, come sua madre Priscilla, numerosi articoli, rivolti particolarmente alle donne,  contro la guerra  , sia durante l'impresa libica (1912) sia alla vigilia della  prima guerra mondiale (1914-1915).  (cfr. brano) Nel 1910 Jessa sposò  il suo compagno   Giuseppe Pieroni ed ebbero come figli Elso e Unico.  Durante il fascismo lei e tutti i suoi familiari furono sottoposti a continui controlli e vessazioni. Morì nel 1961 a Pisa. 
Brano da commentare:   . “… Noi donne, che non sentiamo di essere  italiane, né austriache, né tedesche etc., ma bensì compagne, madri e sorelle  di uomini e fanciulli del mondo che non hanno patria da ampliare  perché la nostra patria non ha frontiere, noi vi diciamo che non consentiremo giammai a che i nostri figli prendano parte alla vostra guerra infame, ma ce li serberemo per la nostra rivendicazione sociale; noi non permetteremo che essi abbandonino i loro, i nostri vecchi che tremanti aspettano un tozzo di pane; noi non ci separeremo da colui a cui abbiamo unito i nostri cuori, non ci toglierete i nostri figli, che hanno bisogno di educazione, affinché imparino fin dall’infanzia, a considerare gli uomini fratelli e a difendere gli oppressi a qualunque razza e nazione appartengano ….”  ( Jessa Fontana Pieroni in L’Avvenire anarchico, 26 febbraio 1915); 2)
 Bibliografia:  Mirella Scriboni, Abbasso la guerra. Voci di donne da Adua al primo conflitto mondiale, bfs, 2008   p. 147. Non disponendo di un' immagine di Jessa Pieroni l' ho inventata, appena troverò una sua foto o ritratto la cambierò.  
 
Nel 1910 Jessa sposò  il suo compagno   Giuseppe Pieroni ed ebbero come figli Elso e Unico.  Durante il fascismo lei e tutti i suoi familiari furono sottoposti a continui controlli e vessazioni. Morì nel 1961 a Pisa.                                                                     
FANNY DAL RY
  FANNY DAL RY ( 1877- 1961)  maestra elementare ,  socialista rivoluzionaria, assai vicina  alle idee libertarie, fu un’ appassionata antimilitarista  e per i suoi scritti venne più volte sottoposta ad arresti, processi e condanne. Tra i suoi  scritti mi è sembrato
particolarmente interessante  e , a dire la verità,  è anche uno dei pochi, che ho trovato,  Gloria, pubblicato sul giornale antimilitarista, La Pace, nel novembre 1906.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “   Uomini contro uomini  in una mischia orrendamente feroce, invasi da un inconcepibile pazzo furore ; eserciti sterminati cozzanti in urto formidabile gli uni contro gli altri fra urli da belve e in un baleno ridotti al silenzio, resi putrido ammasso di obliati carcami, sovra cui  solo il vento, pietoso, stende triste lenzuolo funereo di vizze foglie; intere flotte sprofondate negli abissi oceanici; città ruinanti  fra il bagliore spaventoso degli incendi ed il rimbombo cupo dei cannoni, orrendo spettacolo di corpi squarciati e di terrificanti volti umani tragicamente irrigiditi dalla morte, nell’ultima contorsione di spasimo; fanciulle ignare sorridenti  alla vita selvaggiamente passate a fil di spada; ed angosciosi, laceranti gemiti di feriti, e disperato pianto di madri, e suprema tristezza indicibile di teneri bimbi vestiti a lutto … E’ la gloria che passa. […]  Ma, tra il promettente  fiorire di più evolute idealità, che aiutate dai risultati della scienza sospingono verso migliori forme di convivenza sociale, si delinea nitida ormai  la risposta alla domanda manzoniana: - No, non fu vera gloria. Gloria  di condottiero, gloria di conquistatore, è gloria di assassino. Di contro al monumento di Bonaparte, nell’Elba, ne sorgerà un altro, della glorificazione sanguinaria solenne protesta, risoluta negazione: quella di Hugo. […]  Spogliata dal suo manto ingannatore , la gloria bellica apparirà in tutto il suo aspetto orribile di falciatrice crudele, d’ossuta megera ingorda di giovani vite; e perduto ormai ogni fascino, più non sarà possibile trarre le masse laboriose nell’orrendo baratro in cui precipitarono i miliardi d’illusi che ne seguirono le orme. E allora la civiltà vera avrà inizio” ( Fanny Dal Ry, Gloria , La Pace, novembre 1906)
Bibliografia:  in Mirella Scriboni, Abbasso la guerra. Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915)  BFS edizioni, 2008, pp. 94-95
 Visse alcuni anni , dal 1905 al 1917, con  EZIO BARTALINI,  direttore  di  La Pace.  Allo scoppio della prima guerra mondiale fu una decisa anti-interventista e  scrisse veementi articoli e opuscoli contro la guerra. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Le guerre delle nazioni civili, organizzate, proprio comne la tetha , o razzia,, per lo sfruttamento, per la spoliazione di un gruppo sociale più debole, si fanno al riparo d’ogni sorta di frasi roboanti: si fanno per pretese idee civilizzatrici e politiche, per la  libertà, per l’umanità, per la nazionalità, per la fede, o anche per l’equilibrio europeo . […] Ciò che meraviglia è la facilità colla quale le folle e anche persone di una certa levatura, cascano negli stessi tranelli, anche a breve distanza. Parecchie di queste formule in discorso hanno avuto immediata  fortuna all’inizio del presente tremendo conflitto europeo: la necessità di piegare la Germania prevaricatrice per garantire la pace … futura; il dovere di difendere la  Francia, baluardo della democrazia e della libertà; il dovere di cooperare al trionfo, alla vittoria definitiva della razza superiore. I maggiori quotidiani, in titoli pomposi, a caratteri cubitali, parlarono di guerra di razze, come a radicare l’idea della fatalità di tale guerra, da considerarsi la continuazione d’un processo storico ineluttabile. Ora considerando come da un lato siano Germania ed Austria (ed ora anche la Turchia) e dall’altro Francia, Inghilterra, Russia, la mala fede non potrebbe essere più palese. Si sa  infatti che non esistono ormai razze pure e che ogni  Stato è un miscuglio di varii elementi etnici eterogenei. [...] E’ quindi ben disonesto gabellare per guerra di razze, procedente da  irresistibile impulso, l’ingorda contesa economica, niente affatto inevitabile, degli Stati Europei, in ognuno dei quali, pure ammettendo la preponderanza di un dato elemento etnico, essa non potrebbe assolutamente giustificare, data la tesi sostenuta, la compartecipazione alla guerra  degli altri elementi differenti, posti nell’eventualità di combattere contro elementi della loro propria origine  […] Vinti di tutto il mondo, alla riscossa! Al mostruoso grido : Lavoratori  di tutto il mondo, sgozzatevi! L’Internazionale operaia contrapponga con fierezza nuova:  Lavoratori di tutto il mondo uniamoci! E si avvii risoluta verso quelle definitive vittorie, che saranno le vittorie, non di date  razze, ma di tutta l’umanità”. ( Fanny Dal Ry,  Guerra di razze,  La Pace, novembre 2014)
Bibliografia:  in Mirella Scriboni, Abbasso la guerra. Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915)  BFS edizioni, 2008, pp. 135-136
E’ anche da ricordare l’impegno pedagogico di Fanny Dal Ry, che si concretizzò , tra l’altro, in importanti scritti , tra cui  La scuola e l’evoluzione sociale, ove vengono criticati i metodi educativi adottati  dalla scuola di Stato e  formulato il principio basilare di una nuova  forma di educazione  autenticamente evolutiva . (cfr. brano) 
Brano da commentare :    L’intelligenza è gravemente deteriorata nella scuola se non spenta affatto in seguito ai metodi adottati da tutti gli insegnanti, compresi i migliori, i quali non hanno modo di spezzare la ferrea cerchia disciplinare la quale, pur dissentendo, sono costretti a d esplicare la propria attività […] L’attività del pensiero libera e felice, che è l’ estrinsecazione del bisogno divorante del fanciullo di conoscere ed imparare è sostituita dal lavoro forzato pesante e penoso, che tramuta lo studio in noia e sofferenza. Inoltre tutto è detto, tutto è insegnato. Non si guida il fanciullo a far da sé le ricerche, ad intuire le conseguenze delle sue scoperte, non gli si lascia alcuna in iziativa. […] Se vuole essere veramente generatrice delle forze avvenire, (l’ educazione)  deve preparare gli uomini all’autonomia, che è la strada tracciata dall’evoluzione. Essa deve ispirarsi al principio dello sviluppo  spontaneo dell’individuo, di tutte le facoltà, di tutte le potenze, che sono in lui, se intende collaborare all’evoluzione e preparare  le ascese future .”  ( Fanny Dal Ry, La scuola e l’evoluzione sociale, )
Bibliografia:    Fabrizio Giulietti, Storia degli anarchici  italiani in età giolittiana, Franco Angeli editore, 2012 , p. 203 n. 127 e p. 209 n. 151. 
Dopo l’ascesa al potere del fascismo  Fanny Dal Ry lasciò l’insegnamento per non giurare fedeltà al regime.
                                                                                                                                                    
                                                                    


   Una considerazione a parte deve essere poi fatta per  MARIA RYGIER ( 1985 -1953)  , notissima anarchica antimilitarista che, allo scoppio della prima guerra mondiale,  cambiò improvvisamente  opinione e divenne una fervidissima nazionalista ed interventista.  Figlia di un agiato  scultore polacco, aderì nel 1904 al Partito socialista italiano e collaborò a diversi periodici socialisti, tra cui L’avanguardia socialista di Arturo Labriola. Nel 1907 fondò insieme a  FILIPPO CORRIDONI il giornale antimilitarista “ Rompete le file” e nel 1908  circolava, in tutta Italia,  una sua cartolina/ritratto assunta come simbolo del sovversivismo più estremo. Si avvicinò sempre di più  all’anarchismo e gli furono attribuiti  i soprannomi  di “Louise Michel d’Italia” e di “eroina dell’anarchia”.  Mentre stava scontando, nel 1912,  in prigione una ennesima condanna , alcune anarchiche di Parma, tra cui  AMELIA LEGATI, dettero il nome di Maria Rygier a un   “Gruppo femminile libertario " da loro fondato. La Rygier svolse poi un ruolo di primo piano nella difesa di AUGUSTO MASETTI e durante la "settimana rossa". (cfr. post “ LA SETTIMANA ROSSA”) .  E poi d’ un tratto, allo scoppiare della prima  guerra mondiale, probabilmente influenzata dalla massoneria francese di cui faceva parte, si spostò su posizioni  belliciste e collaborò con il giornale “ Il popolo d’Italia " fondato da Mussolini. (cfr. brano). La sorpresa e l’amarezza che questo suo improvviso voltafaccia produsse tra i suoi vecchi compagni è ben riassunta da Armando Borghi   ( cfr. brano).

Brano da commentare: “… Maria Rygier mi chiamò da Bologna. Era stata in Francia un anno prima in un giro di propaganda pro Masetti che io le avevo combinato attraverso le conoscenze fatte da me a Parigi durante la mia permanenza colà. Vi era tornata subito dopo la  Settimana Rossa, per precauzione contro un eventuale arresto. A guerra scoppiata eccola di ritorno. Io la sapevo portata alle decisioni estreme, ed ero preparato ad ascoltare da lei le proposte più impensate contro la guerra. Rimasi di sasso quando mi trovai di fronte ad una  Rygier, che con la massima semplicità mi parlava di una guerra ad oltranza. Per lei non c’era altro da fare che buttarsi a corpo morto in favore della Francia, mettere tutto a soqquadro per imporre alla monarchia questo intervento. Io la guardavo, e mi domandavo se era proprio lei. Il suo accento era convinto come quando in passato parlava di rivolta e di rivoluzione. Si dichiarava sicura che io sarei stato con lei. Che era dunque avvenuto? Si falsifica una moneta, ma non si può falsificare un essere umano. No, era sempre lei : e sempre anche nella nuova veste , col suo terribile  temperamento esplosivo. Gli altri cominciarono coi ma e con i se. Lei si buttò subito dall’altra parte della barricata … “.  (Armando Borghi,  Mezzo secolo di anarchia (1898-1945)
Bibliografia: Armando Borghi,  Mezzo secolo di anarchia (1898-1945)  Edizioni Anarchismo 1989 pp. 154-155
 Il suo atteggiamento fu invece assai gradito alle autorità italiane, che però, come si deduce  dalla relazione, nel 1916, del console generale di Marsiglia, città, dove Maria Rygier, risiedette, spesso,  durante la I guerra mondiale, diffidavano alquanto del suo carattere "nervoso" e trascinatore di folle. 
Brano da commentare: “… E’ fuori dubbio che essa è diventata  una mazziniana per principio e dottrina; ma in fondo c’è tutta la forza di una ardente nazionalista con delle tendenze quasi reazionarie inesplicabili se non si tenesse conto del suo temperamento sempre esaltato per cui essa abbraccia un’idea spingendola e spingendosi sempre agli estremi […] Quindi nulla più di anarchia né di socialismo nella Rygier, la quale non nasconde anzi che disprezza gli anarchici e compatisce i socialisti.[…] La Rygier dunque è sempre quella grande impulsiva di un tempo, è sempre un elemento capace di eccitare passioni, provocare atti insani, sollevare masse, e, dato il suo temperamento nervoso” potrebbe da un giorno all’altro, quando fatti nuovi di orientamenti diversi la conturbassero o la dissilludessero, riprendere la sua vita di agitatrice.” con atteggiamenti della stessa violenza che nel passato...”  ( relazione del console generale di Marsiglia su Maria Rygier nel 1916 )
 Bibliografia : in  Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche, Blu , 2012  pp. 72-73
 Nel 1926  Maria Rygier ruppe clamorosamente e  definitivamente con il fascismo e si trasferì, per tutto il "ventennio" in Francia.  Nel secondo dopoguerra tornò in Italia   e  si impegnò  con zelo in favore della monarchia .
                                                                                

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