sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: CARLO TRESCA ( (1879-1943)

                                                                                


CARLO TRESCA ( (1879-1943). Fu in gioventù socialista e si distinse  per il suo entusiasmo e per le sue capacità organizzative . Redattore del giornale socialista, Il Germe,  fu più volte  per i suoi impetuosi articoli contro i vari notabili locali, accusato  del reato di diffamazione e condannato .  Per sfuggire a una persecuzione poliziesca e giudiziaria , che si faceva sempre più pesante lasciò l' Italia e, dopo un periodo in cui  viaggiò per l' Europa, emigrò definitivamente  in America , dove,  dopo, avere collaborato su  vari giornali socialisti, come Il Proletario e la Voce del popolo, si spostò gradualmente su posizioni libertarie  e fondò un proprio giornale, La plebe, accumulando sempre più condanne e periodi di detenzione per reati di stampa.  Più tardi fondò L'Avvenire , dove, tra l'altro, scrisse, sotto pseudonimo un articolo intitolato  L' Ammazzatoio"  in cui esaltava la figura di Gaetano Bresci. Sin dalla fondazione  dell' I.W.W. partecipò attivamente , pur non essendo iscritto, alle lotte di questa organizzazione.  Decisivo fu , dopo l’arresto di ETTOR e GIOVANITTI, il suo impegno nell’organizzare, assieme a  BILL HAYWOOD ( Big Bill) e a  ELIZABETH GURLEY FINN (con cui intrattenne, tra l’altro, una relazione, che durò parecchi anni,  e che è stata descritta da lei con dovizia di particolari nella sua autobiografia, La Ribelle,  quando era già membro del  "partito comunista americano", di cui divenne presidentessa nazionale nel 1961)   lo sciopero di Lawrence nel 1912 .

Brano da commentare: Lawrence allargò la mia visione. Invece di essere solo contro tutti come mi ero sempre sentito in passato, mi accorsi di essere uno tra  le migliaia di  persone in marcia verso la vittoria, uno fra i tanti soldati di un grande esercito […] Lawrence è una pietra angolare nella storia sindacale americana. L’ IWW , la magnifica, piccola, ma attiva ed eroica organizzazione sindacale del West, stava andando all’assalto dell’Est ricco e industrializzato. L’IWW nato a Chicago ad opera dei lavoratori americani  per i lavoratori americani,  stava portando sotto le sue bandiere le masse dimenticate ed intensamente sfruttate dei lavoratori immigrati. Nel nome del sindacalismo industriale e rivoluzionario e in un coro di voci di tutte le nazioni, stava venendo alla luce una nuova forza: la forza del proletariato immigrato che si era ridestato [….]  Lawrence fu per me  una nuova era …..” ( da Carlo Tresca: Autobiografia)  

 Bibliografia: Carlo Tresca, Autobiografia,  Monografie Anicia, 2006 p. 96 e p. 209

  Ebbe anche  stretti contatti con ALEXANDER BERCKMAN ed EMMA GOLDMAN  (primo brano da commentare)  e godette della loro incondizionata stima anche  quando fu  duramente attaccato da una larga frangia del movimento anarchico italo-americano, che faceva capo alla famosa rivista L'Adunata dei Refrattari, ispirata al purismo rivoluzionario ed antiorganizzatore di LUIGI GALLEANI  ( 1861- 1931)  che, senza sosta,  accusava  Carlo Tresca  di essere, a seconda delle circostanze, una spia fascista  o  «una spia sovietica finanziata direttamente da Mosca. Contro di Tresca fu persino imbastito, nel 1928, un fac-simile di processo che promulgò  come verdetto la conferma dell'accusa di spionaggio rivolta a Tresca, il che suscitò, tra molti altri,  la reazione indignata della Goldman (  secondo brano da commentare)
 Brani da commentare: 1) "Union Square era il campo di battaglia degli anarchici. Insieme a loro, nella campagna verbale per un nuovo mondo e nell'aspra condanna di quello in cui vivevamo, c'erano quei membri dell' IWW, che erano inclini a lavorare più nel campo dell'agitazione che in quello meno spettacolare e più costruttivo dell'organizzazione dei posti di soccorso e dei centri creativi di aiuto reciproco tra i disoccupati. Benché l'IWW fosse ben rappresentato sul palco degli oratori di rara abilità, tuttavia gli anarchici riuscivano a mettersi alla ribalta  con Alexander Berkman, instancabile lavoratore,  organizzatore pieno di risorse ed oratore incisivo, e con Emma Goldman, la più colorita e brillante oratrice che io abbia mai conosciuto. ,Io ero una sorta di anello di congiunzione tra l’ IWW e gli anarchici, perché parlavo italiano e trascinavo in ogni meeting una gran massa di socialisti, sindacalisti ed anarchici, emigrati dall’Italia” (da Carlo Tresca, Autobiografia );   2) “ Credetemi, mi sentii oltraggiata io stessa quando, l’altro giorno, ricevetti un allegato da Sasha – una lettera che egli aveva ricevuto  da qualche anarchico di Newark- che accusava C. Tresca d’essere una spia. Accuse di tal genere sono state così spesso lanciate nei vari movimenti sociali, che il mio primo impulso fu di lasciar cadere il libro e di scrivere a quegli stolti mandandoli al diavolo.  […] Così anche ora, io sento che le accuse contro Tresca sono false e come voi giustamente osservate, animate da motivi personali. Ho conosciuto C. Tresca  per molti anni… il ritenerlo una spia è assurdo. Io non posso e non voglio crederlo” ( Emma Goldman dice, Il Martello , XIII, 31, 11 agosto 1928
Bibliografia:    Primo brano in Carlo Tresca, Autobiografia,  Monografie Anicia, 2006 p. 209, Secondo brano in Concettina Falconi Salvini, Il Martello di Carlo Tresca, Galzerano Editore, 2019 p. 317. Cfr. anche Stefano Di Berardo, La poesia dell’azione. Vita e morte di Carlo Tresca, Franco Angeli, 2013 p. 254 e Nunzio Pernicone, Carlo Tresca. Ritratto di un ribelle, ea Anicia, 2019 pp. 230-233

 Comunque anche nei momenti di maggiore tensione con L' Adunata dei Refrattari  Tresca non  si  rifiutò mai di prestare aiuto ai singoli “Adunatisti”, incappati nelle reti dell’ingiustizia classista e razzista americana,   con articoli, conferenze , raccolte di fondi, organizzazione di comitati di difesa. Tra di essi sono principalmente da ricordare ANDREA SALSEDO, ( che poi prima del  processo fu gettato dalla finestra del quattordicesimo piano del palazzo di giustizia , dove era rinchiuso illegalmente da parecchi giorni) ,   BARTOLOMEO VANZETTI E NICOLA SACCO   e  poi gli anarchici CALOGERO GRECO  e DONATO CARRILLO, accusati, ma poi risultati innocenti, di avere ucciso due fascisti italo-americani. Nel 1917 Tresca fondò  un suo giornale "  Il Martello , che presto assunse come sottotitolo la dicitura: Settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca ,  su cui condusse, sino alla sua morte,  coraggiose   lotte contro la guerra, contro il fascismo, contro lo stalinismo e a favore del controllo delle nascite . (cfr. brani) 
Brani da commentare: 1) “ L’identità politica del Martello come quella di Tresca era troppo ecclettica e poco ortodossa per essere classificata secondo una tipologia standard. Tresca era un anarchico sui generis e altrettanto il suo giornale. Lo scopo primario per il Martello, come per Tresca, non era di occuparsi della propaganda evangelica in favore del “Movimento” o dell’Idea, ma di combattere le battaglie in favore della classe operaia.  2)“Che cosa è il giornale. Il giornale è un’arma di combattimento. Il nemico è potente: il capitalismo. Prima di colpirlo nel cuore bisogna colpire le corazze che lo difendono e cioè il pregiudizio economico, politico e religiose. E perciò oltre che un’arme, il giornale è anche una fiamma che illumina. Il pregiudizio economico, politico e religioso, tiene incatenato al suolo il moderno prometeo, il proletariato. Dire al lavoratore la verità che a lui vuole tenere celata il capitalismo: mostrare alla luce del sole le basi economiche della costituzione sociale; andare, armato di ragione, a spazzare nel cielo o nei meandri della terra per fugare dio da per tutto e poter quindi gridare: dio non esiste, alzati e cammina; entrare nel tempio della giustizia e in quello della patria per cacciarne i mercanti – fare tutto ciò significa illuminare. La mente libera di pregiudizi è la mente di uno schiavo che ha spezzate le catene. La via da battersi poi è trovata. Il giornale è bandiera. Rossa come la nostra fede.” ( Carlo Tresca, Che cosa è il giornale, in Il Martello, 24 novembre 1923 )
Bibliografia: Primo brano in Nunzio Pernicone, Carlo Tresca. Ritratto di un ribelle, ea Anicia, 2019 pp. 230-233. Secondo brano in Concettina Falconi Salvini, Il Martello di Carlo Tresca, Galzerano Editore, 2019 p.  87


La sua  morte,  che suscitò un gran clamore,  avvenne per mano di sicari in una via di New York nel gennaio 1943. I killer non furono mai scoperti. Fascisti, mafiosi, stalinisti? Chissà!  Tresca se li era inimicati tutti.
                                                
                                                                          


E’ uscito recentemente  il libro –fumetto , Le vite di Sacco e Vanzetti   , Edizioni Panini , 2014, scritto e illustrato da Rick Geary , dove in modo molto  dettagliato l’autore ricostruisce questa vicenda soffermandosi soprattutto  sulle varie fasi di un processo  caratterizzato  sino all’inverosimile dalle prevenzioni e dai pregiudizi della corte e della giuria giudicante .

   
Nelle ultime pagine  vi  è questa  vignetta che fa riferimento  all'  ammissione di Carlo Tresca  della colpevolezza di  Nicola Sacco. Ed è, a mio parere,  bene ricordare, a questo proposito, che tale ammissione di Tresca, sulla base , della documentazione ,  che è giunta a noi,  è solo "presunta".  Mai nei suoi scritti o conferenze pubbliche, Tresca,  in nessun momento della sua esistenza,  ha  espresso alcun dubbio sulla innocenza di Sacco. La notizia si fonda  solo sulla  testimonianza rilasciata separatamente da  tre intellettuali americani ( lo scrittore  Max Eastman,  il leader socialista Norman Thomas,  il professore universitario  John  P. Roche) dopo la morte di Tresca , il che , pertanto,  rendeva  impossibile    ogni  sua eventuale smentita o conferma di tale   ammissione.    Per limitarmi  alla testimonianza di Max Eastman, che in quanto stretto amico di Tresca poteva  ottenere  la sua confidenza  più degli altri due ,  si  veda quanto dice  sulla questione, l’editore anarchico,  Giuseppe Galzerano nel 2006, basandosi anche sull' articolo dello storico americano Nunzio Perticone . (cfr. brano). 
Brano da commentare: “ ....... quando nel 1927 Sinclair  raccoglieva  notizie per il suo libro Boston  si recò a trovare Rosina Sacco, che trovò molto sospettosa e poco collaborativa nei suoi confronti. L'atteggiamento della donna contrastava con la collaborazione e la cordialità ricevuta invece dagli amici di Vanzetti, la famiglia di Brini e per questo Sinclair concluse che la donna gli voleva nascondere qualcosa, ovvero la colpevolezza di  Sacco.   Di questo particolare venne a conoscenza dopo una quindicina  di anni, Max Eastman, e, nel 1943, si rivolse a  Carlo Tresca, l’unico in grado di chiarire la questione. I due erano vecchi amici e alla secca domanda di Eastman,  Carlo Tresca avrebbe risposto: “ Sacco era colpevole, ma Vanzetti no”. Prima che Eastman  potesse chiedere a Tresca spiegazioni, nella stanza entrarono altre persone e il discorso fu interrotto e appena qualche settimana dopo Tresca verrà assassinato e Max Eastman non ebbe la possibilità di approfondire. Con quasi vent’anni di ritardo lo riferirà in Is  This the Truht about Sacco and Vanzetti, pubblicato dal “National Review” XI, 21 ottobre 1961, pag. 261-264. Su questa ammissione messa in bocca  a Tresca si baserà anche Francis Russel per affermare, nel suo libro, la colpevolezza di  Nicola Sacco. Nunzio Pernicone fa presente che i collaboratori più stretti di Carlo Tresca, come la figlia Beatrice, Giuseppe Popolizio, Joseph Jenuso e lo stesso giudice Michael Musmanno hanno affermato  che se Tresca dubitava dell’innocenza di  Sacco sarebbero  stati i primi a saperlo. ( Giuseppe Galzerano , Aria fritta  , 2006 )
Bibliografia: Giuseppe Galzerano,  Aria fritta, in  A rivista anarchica, anno 36, marzo 2006  p. 43  Cfr anche  l’articolo di Nunzio Pernicone, Carlo Tresca and the  Sacco-Vanzetti  Case,  in The Journal of American History, volume 66,n. 3  dicembre 1979 pp. 535-547

Sulla presunta ammissione di Carlo Tresca della colpevolezza di Sacco  si  rivela importante anche quanto afferma  , in un suo recente libro, Stefano Di Berardo , dopo una dettagliata rassegna delle fonti su questo argomento  .  (cfr.brano) 
Brano da commentare: “….  In conclusione, le prove della veridicità di tali affermazioni da parte dell’anarchico abruzzese non sono rintracciabili. Esse quindi vanno valutate attentamente prima di dare loro grande importanza, almeno fino a  che non verranno alla luce nuovi importanti risvolti del caso Sacco e Vanzetti. L’uso che ne è stato fatto fino ad ora, è stato semplicemente revisionistico, attribuendo a queste voci più importanza di quella che uno storico dovrebbe concedergli”.
Bibliografia:  Stefano Di Berardo, La poesia dell’azione. Vita e morte di Carlo Tresca, Franco Angeli, 2013 p. 167

 Personalmente, io ritengo che Tresca non abbia mai , come affermano le persone che più gli erano vicine,  fatto quella ammissione sulla colpevolezza di Sacco, ma anche se l'avesse fatta resterebbe  come problema irrisolto  il sapere in quale senso Tresca intendesse il termine “ colpevole” riferito a Sacco . Come sappiamo, secondo quanto dice Eastman, Tresca non ebbe il tempo di spiegarsi. Prescindendo, per un momento,  da Tresca, esaminiamo  l'ipotesi di una eventuale colpevolezza di Nicola Sacco.  Sono  ben noti,  attraverso   gli scritti , che ci sono pervenuti di Sacco e dalla sua stessa vita ,  il  suo  coraggio e la sua  fierezza nel rivendicare sempre e in ogni circostanza  il suo  “essere anarchico “. (cfr. post BARTOLOMEO VANZETTI E NICOLA SACCO).   Nel caso  che Sacco avesse lui compiuto l' azione di cui era accusato  per motivi  ideologici e come risposta all’ ingiustizia e alla violenza   della società borghese capitalista (cfr.  Francis  Russel,  La tragedia di Sacco e Vanzetti , Mondadori 2005,  p. 508 ) certamente se ne sarebbe assunta la piena responsabilità in puro stile "galleanista" (cfr. post LUIGI GALLEANI)Altrettanto, ritengo che mai e poi  mai  Sacco avrebbe , senza fare obiezioni,  trascinato con sé sulla sedia elettrica  Bartolomeo Vanzetti , verso cui provò sempre, sino all'ultimo istante, un' incondizionata stima ed affetto, per un fatto, di cui lui solo fosse stato responsabile
 Non volendo terminare questo post  su  "voci" ( o per meglio dire "chiacchiere") che, secondo quanto afferma Stefano di Berardo,  non sono basate , sotto il profilo storico, su nessun riscontro oggettivo,  concludo, invece,  citando un brano   di Nunzio Pernicone,  estratto dalla sua introduzione all' Autobiografia di Carlo Tresca ,  che dà  a Carlo Tresca il giusto riconoscimento che merita come  "uomo" e come strenuo difensore dei diritti della classe operaia, e in particolare degli strati di essa più sfruttati e sottopagati, come erano, per esempio gli emigranti italiani in America, e come accanito oppositore di ogni dittatura sia di destra che di sinistra. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ In vari momenti della sua carriera, Carlo Tresca ha definito se stesso, socialista, sindacalista e anarchico. Per gli studiosi che insistono con le etichette, anarco-sindacalista è la definizione che meglio descrive la posizione di  Tresca nella gamma dei movimenti e delle ideologie rivoluzionarie. Ma Tresca non può essere classificato nettamente e messo in una casella.  Tra i meno settari dei rivoluzionari, giudicava gli uomini dalle loro azioni, non dalla bandiera  alla quale prestavano obbedienza. A causa del suo approccio pragmatico  al pensiero e all’azione (senza contare il suo disinvolto stile di vita), Tresca resta un personaggio fuori dei ranghi tra gli anarchici italiani in America. Molti di costoro lo amavano; altri lo consideravano persona non grata . Di conseguenza, gli angusti limiti del movimento anarchico non  costituiscono il contesto appropriato per studiare e apprezzare l’uomo che Max Nomad  definì in modo molto appropriato come “ribelle senza uniforme”. La sua carriera deve essere collocata invece nei più vasti confini del radicalismo e del sindacalismo italoamericani. Questo fu l’ambiente culturale e politico nel quale, per circa quarant’anni Carlo Tresca si distinse come ardente freelance della rivoluzione, tribuno dinamico che guidò i lavoratori italiani immigrati in innumerevoli battaglie contro le forze del capitalismo, del fascismo e del comunismo...”  (da  Nunzio Pernicone, Introduzione all’autobiografia di  Carlo Tresca) 
Bibliografia: in  Autobiografia di  Carlo Tresca con introduzione e note di Nunzio Pernicone, Anicia, 2006 p.  IX.


Aggiungo, ora che ne sono da poco a conoscenza, anche alcuni frammenti del profilo biografico di Tresca scritto dal suo amico Max Eastman. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Tresca si definisce un sindacalista ed è più vicino all’ I.IW.W. dei partiti politici, Socialista o Comunista. Ma non è uomo d’apparato. Non puoi etichettarlo. Non puoi classificarlo, nemmeno come anarchico […] Quando Tresca arriva in un distretto dove è in corso uno sciopero, i giornali e le autorità che cercano di tenerlo sotto controllo lo definiscono generalmente come “ Tresca, il troublemaker”. Questa è una bassa calunnia. Tresca non ha mai creato disordini. Egli semplicemente va dove c’è disordine, lo coltiva, lo cura fin nei minimi particolari, ne puntella i punti deboli, lo alleva e assiste fino a che un piccolo, meschino, miserabile disordine diventa una meravigliosa, grande, tumultuosa catastrofe, prossima a una crisi di proporzioni nazionali. Ciò è quanto ha fatto a Paterson, Lawrence, Pittsburgh, Westmoreland, Mesabi Range, Calumet, nel grande sciopero dei lavoratori alberghieri del 1913, e in molte altre meno memorabili battaglie. Quasi non esiste un grave conflitto operaio, una genuina rivolta dei lavoratori negli ultimi vent’anni della nostra storia, in cui Carlo Tresca non abbia raggiunto l’avanguardia per stare in prima linea sotto il fuoco. […]  Sì, solo un amore istintivo per la lotta può spiegare vite come quella di Tresca. Solo l’adrenalina può spiegarlo. Un uomo deve essere cresciuto combattendo per potere vivere una tale vita. Io posso lottare, se devo, ma farlo mi ripugna. Tresca sta male a non combattere. …. " (  Max Eastman, Carlo Tresca  l’eroe agitatore )
Bibliografia : Max Eatsman, L'eroe agitatore da  Gli eroi che ho conosciuto  preceduto da un ritratto di Tresca disegnato dalla compagna di  Max Eastman, Eliena Krylenko ) in Concettina Falconi Salvini, Il Martello di Carlo Tresca, Galzerano Editore, 2019 pp. 506, 507 , 519.


Da ricordare infine  i due testi teatrali da lui scritti negli anni venti, di cui  il più noto,   intitolato L'attentato di Mussolini ovvero il segreto di Pulcinella  era una commedia burlesca,  ispirata al tentato assassinio di Mussolini attuato dall’eroe di guerra e deputato socialista, Tito Zaniboni, fu rappresentata con successo nel 1926 presso la Music Hall di New Haven. (cfr. brano)
 Brano da commentare: “ Carlo Tresca oltre che ad essere stato un fervido propagandista e un instancabile editore di Giornale fu autore di due bozzetti teatrali, Il vendicatore. Dramma sociale antifascista in quattro atti e L’attentato a Mussolini ovvero il segreto di Pulcinella. Ciò non dovrebbe sembrare inusuale; dalla lettura, infatti, delle maggiori riviste anarchiche del tempo, quali “Umanità Nova” di Milano, “Il Monito” di Parigi,” Il Risveglio” di Ginevra, “Adunata dei Refrattari “di New York, “Cronaca Sovversiva” di Barre (Vt) si può notare quanto il teatro rappresentasse una delle tante metodologie usate ai fini di propaganda e di educazione. Il fenomeno del teatro anarchico si espresse soprattutto attraverso l’opera delle filodrammatiche, si distinse dal teatro borghese per le tematiche, più vicine alle esigenze del proletariato, e per l’uso della lingua, l’italiano, che poteva sopperire al bisogno dell’universalità del messaggio. Si tendeva a riscontrare, inoltre, nell’uso del teatro, una funzione più efficace dell’articolo, del comizio, della conferenza perché maggiore era la possibilità dello spettatore di sentirsi partecipe delle speranze e delle sofferenze , della volontà di lotta e dei di rinnovamento in esso espressi .” (  Niccolò Baldari,  Tutto il teatro è teatro politico)
Bibliografia: Niccolò Baldari,  Tutto il teatro è teatro politico in Arnaldo Picchi, iconografia di un regista pedagogo a cura di C. Ossicini, Culture teatrali, n. 17, autunno, Edizioni I Quaderni del Battello ebbro, Bologna 2007pp. 56-62 . Cfr anche Niccolò  Baldari, L’attentato di Mussolini: un esempio di drammaturgia anarchica  durante il ventennio in

http://dspace-unipr.cineca.it/bitstream/1889/1407/1/BALDARI-attentato.pdf

 
 
 

                                                                    
                                                                                    

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