giovedì 28 aprile 2011

ANARCHICINI: ERRICO MALATESTA (1853 -1913) (1)


 
ENRICO MALATESTA COLLEGIALE
 ERRICO MALATESTA (1853-1932) nato  a Santa Maria Capua Vetere i  una famiglia  della media borghesia abbastanza agiata  ( il padre  era proprietario  terriero e di una  fabbrica di cuoio). Secondo alcuni   (cfr. la voce Errico Malatesta  in Wikipedia la sua famiglia era alla lontana imparentata con il ramo meridionale della nobile  e antica famiglia  dei Malatesta). I primi anni del liceo  in un collegio dei padri scolopi, dove si distinse per il suo carattere ribelle e fortemente critico rispetto   all’insegnamento e all’ educazione , che gli veniva impartita  e al contesto sociale in cui viveva (cfr. brano)
Brano da commentare: “  Più di quindici anni orsono (1868)  -dice Malatesta – ero un giovinetto dedito allo studio della  retorica, della storia romana e della filosofia di Gioberti. I miei insegnanti non riuscirono a soffocare in me la forza della natura, talché io potei conservare nell’ambiente stupido e corruttore di una scuola moderna la sanità dell’intelletto e  la verginità del cuore. Dotato d’indole  ardente  e buona , sognai un mondo ideale dove  tutti si amassero e fossero felici. Quando, però, stanco dei miei sogni, mi diedi ad osservare la realtà, vidi attorno a me degli sventurati tremanti dal freddo ed imploranti umilmente una elemosina, fanciulli piangenti, uomini che maledivano ed il mio cuore si fece di ghiaccio. […]Il cuore mi si gonfiò d’indignazione, pensai ai Gracchi e a Spartaco e sentii  in me l’ anima di un tribuno e di un ribelle….” (  Errico Malatesta, La repubblica dei giovinetti e quella degli uomini con la barba  in La Questione Sociale. Organo Comunista Anarchico, gennaio 1884)
Bibliografia: in Max Nettlau Errico Malatesta. Vita e pensieri con una prefazione di Pedro Esteve, Edizioni Immanenza, 2015 p. 22. Cfr. per alcune leggere varianti  Gianpietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico internazionale 1872-1932 , Franco Angeli, Storia, 2003 p. 12  e Errico Malatesta, Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, p. 74
Quando era quattordicenne scrisse,una lettera contro Vittorio Emanuele II e fu arrestato .  Il padre, facendo notare la sua giovane età, riuscì a farlo rilasciare , anche se., davanti alla polizia il giovanissimo Malatesta persisteva nel mostrare  un atteggiamento fieramente  ostinato.  (cfr. brano )
Brano da  commentare: “ Debbo dichiarare che nessun consiglio o suggestione  ho ricevuto da mio padre né dal mio maestro a redigerla. Se volete una prova ch’io sia quegli che ha scritto la lettera, mandate in casa mia che ne troverete delle simili, che io ho sempre sottratto  all’esame del mio maestro e di mio padre. . La polizia si recò a casa di Malatesta e sequestrò alcune carte di Errico, tra cui un sonetto all’Italia.”  ( in Autobiografia mai scritta)”.
Bibliografia: Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 75-76
Appena pochi anni dopo, a  18 anni,  quando era  studente universitario al terzo anno di  medicina , fu arrestato per  avere  partecipato , insieme al suo fratello maggiore, Aniello,  a una manifestazione studentesca repubblicana. Condannato ad alcune settimane di prigione  fu immediatamente  sospeso dall’ Università .  Nel 1871 dopo  la repressione repubblicana della  Comune di Parigi e la critica di essa da parte di Giuseppe Mazzini  , Malatesta così come altri giovani di quegli anni passò dal repubblicanesimo all’internazionalismo  anarchico.   (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … V’è repubblica nella Svizzera e v’è miseria, e dominano i preti protestanti o cattolici, e non si può abitare in una città senza il permesso di soggiorno , e i liberi cittadini svizzeri mercanteggiano il voto per qualche bicchiere di birra . V’è  repubblica in Francia (allora era surta da poco) e iniziò la sua vita massacrando 50mila parigini e continua infeudandosi ai preti e mandando i suoi soldati dovunque i lavoratori levano il capo, per costringerli a sottomettersi ai padroni e sopportare sommessi la loro miseria . […]  presi in orrore la repubblica che è una forma di governo buona solo a sanzionare e difendere, come tutti i governi, i privilegi esistenti – e divenni socialista.”  ((  Errico Malatesta, La repubblica dei giovinetti e quella degli uomini con la barba  in La Questione Sociale. Organo Comunista Anarchico, gennaio 1884)
Bibliografia: Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 79-806
ERRICO MALATESTA  GIOVANE 
   Proficue per la sua formazione socialista libertaria furono le sue frequenti discussioni con Giuseppe Fanelli ( cfr. post GIUSEPPE FANELLI  E ANSELMO LORENZO)  e nel 1872n partecipò alla Congresso di  Saint-Imier, in Svizzera insieme  a Carlo Cafiero. In quell’occasione conobbe  Bakunin  che, vedendolo malaticcio, gli prodigò affettuose cure. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nel passare il Gottardo di notte (allora non c’era il tunnel e bisognava varcare la montagna nevosa in diligenza) mi ero raffreddato e giunsi a Zurigo nella casa dove stava Bakunin, di sera, con la tosse e la febbre. Dopo le prime accoglienze, Bakunin mi accomodò un lettuccio, quasi mi forzò, a stendermivi su, mi coprì con tutte le coperte ed i pastrani che potette mettere insieme, mi dette del tè bollente e mi raccomandò di star tranquillo e dormire. E tutto ciò con una premura , una tenerezza materna, che mi andò al cuore. Mentre stavo ravolto sotto le coperte e tutti credevano ch’io dormissi, intesi che Bakunin diceva, a bassa voce, delle cose amabili sul mio conto e poi aggiungeva melanconicamente: “ peccato che sia così ammalato; lo perderemo presto, non ne ha per sei mesi”. [….] L’indomani mi svegliai  guarito, ed incominciammo con Bakunin e gli altri, svizzeri, spagnoli e francesi, quelle interminabili discussioni a cui Bakunin sapeva dare tanto incanto …” (  Enrico Malatesta, Il mio primo incontro con Bakunin,  in Pensiero e Volontà, luglio 1926)
Bibliografia: Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 92-93 
 Nel 1874 in contemporanea con il tentativo rivoluzionario, organizzato dal  "Comitato Italiano per la Rivoluzione Sociale" poi fallito, a Bologna ( cfr.  IL post MICHAIL BAKUNIN (2) Malatesta tentò un’insurrezione a Castel di Monte in Puglia,  che purtroppo ebbe lo stesso esito negativo. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Più centinaia di congiurati avevano promesso di trovarsi a Castel del Monte, mi dirigo al Convegno, ma al luogo dell’appuntamento di centinaia  che avevano giurato ci troviamo in sei. Non importa, si apre la cassa delle armi… è piena di vecchi fucili ad avancarica, a pistone; non fa niente, ci armiamo e dichiariamo la guerra all’esercito italiano. Battiamo la campagna per diversi giorni, cercando di trascinare i  contadini, ma senza trovare eco. Il secondo giorno abbiamo uno scontro con otto carabinieri, che ci fanno fuoco addosso, credendoci moltissimi: tre giorni dopo ci accorgiamo di essere circondati dai soldati. Non c’è altro da fare: si seppeliscono i fucili e si decide di disperderci; io mi nascondo in un carro di fieno e così riesco ad uscire dalla zona pericolosa “ ( da J. Guillaume Documents et souvenirs (1864-1878), Paris 1909)
Bibliografia: in  Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, p.95
 Tuttavia il processo che ne seguì  riscosse un grande interesse nell’opinione pubblica e si concluse  nell’assoluzione di Malatesta e degli altri suoi  compagni imputati. Tre anni dopo, nel 1877,   Malatesta partecipò con Cafiero, Ceccarelli ed altri ai moti del Matese. Il fallimento dell’impresa non lo scoraggiò., confidando, a ragione, nella risonanza che anche questo processo avrebbe suscitato   nell’opinione pubblica italiana ed internazionale.   ( cfr. infra I MOTI DEL MATESE infra post CARLO CAFIERO)
MALATESTA  NEL 1890 CIRCA
    Liberato dal carcere, Malatesta  soggiornò brevemente  ad Alessandria d’Egitto.Passò poiUno dei motivi della sua presenza in quella città fu probabilmente il desiderio , come ricorderà più tardi  , di dare alla ribellione anticolonialista araba una prospettiva più internazionalista e libertaria .  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: « Mi trovavo a Londra quando scoppiò la rivolta di Arabi Pacha e gli inglesi bombardarono Alessandria. Allora a Londra c’erano dei compagni che avevano vissuto a lungo in Egitto e che conoscevano la lingua e i costumi degli  arabi. Poiché dicevano che sarebbe stato possibile trasformare il moto nazionalista in moto sociale, decidemmo di partire per vedere quel che si poteva fare, e partimmo ….»  ( lettera di Errico Malatesta a Max Nettlau, Londra 22 marzo 1912 )

Bibliografia : Errico Malatesta Autobiografia mai scritta . Ricordi ( 1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, edizioni Spartaco , 2003 pp. 109-110l

 
Dopo la repressione inglese della rivolta Malatesta passò, attraverso la Siria, a Ginevra  dove , conobbe Elisée Reclus e Piotr Kropotkin.  (cfr. i rispettivi post a loro dedicati) prima di essere espulso dalla Svizzera per avere scritto , insieme all’anarchico  Francesco Ginnasi, un manifesto contro il re  d’ Italia ,Umberto I . Vagò  poi  di  nazione in nazione ( Romania,  Parigi,  Bruxeles )Egitto, Londra ecc.)   sempre perseguitato dalle polizie  di ogni paese, in  cui si rifugiava.    Nel 1883  tornò clandestinamente in Italia e risiedette , per lo più a Firenze, dove pubblicò insieme ai compagni fiorentini, tra cui  Francesco Natta, Luisa, detta Gigia, Minguzzi e il suo marito/compagno Francesco Pezzi   il giornale anarchico intitolato La questione sociale  . Quando  nel  1884, scoppiò a  Napoli un’  epidemia di colera andò  con quei compagni , a cui si era aggiunto  Galileo Palla,. a soccorrere  i napoletani.  
                    
FRANCESCO NATTA , FRANCESCO PEZZI, LUISA MINGUZZI (PEZZI), ERRICO MALATESTA, GALILEO PALLA

Assolto questo compito, essendo tutti e cinque  ricercati dalla polizia per passati reati  fuggirono avventurosamente dall’ Italia e si recarono in Sudamerica. , dove  rimasero  sino al 1889. La prima tappa fu Buenos Aires, dove Malatesta  e i suoi compagni ,  fondarono  il  primo giornale anarchico in lingua italiana, anch’esso col  titolo, La questione sociale”
                        
ERRICO MALATESTA, GALILEO PALLA E UN ALTRO COMPAGNO CERCATORI D'ORO

 Mentre  Francesco Natta, Francesco Pezzi e Luisa Pezzi restarono a Buenos aires, Errico Malatesta insieme a Galileo Palla e alcuni altri compagni andarono poi in Patagonia per cercare l'oro, col fine non di arricchire se stessi, ma per metterlo a disposizione della causa rivoluzionaria, ma questa  impresa si concluse in  un  insuccesso.  (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Anni orsono stavamo a Buenos Ayres quando si seppe che al  Capo delle Vergini, all’ultimo estremo meridionale della  repubblica Argentina, si erano scoperti dei ricchi depositi di arena aurifera.  Ci venne a cinque compagni fra cui il Palla l’idea di andarvi  e profittammo del primo battello che si recava in quei paraggi. Ma eravamo arrivati da pochi giorni e cominciavamo appena a fare le nostre prime prove nella levatura dell’arena, quando giunse un signore, il quale conduceva seco una schiera di operai salariati e si diceva rappresentante di una compagnia proprietaria dei terreni auriferi e dichiarava proibito il lavoro a chiunque non era al servizio della compagnia.  Egli era scortato da una compagnia di soldati e molti poliziotti, che davano valore esecutivo ai suoi decreti. Il governo argentino, violando la costituzione del paese (ah! Le costituzioni)  […] aveva concesso ad una compagnia di capitalisti, a capo della quale vi era il fratello del presidente della repubblica, la proprietà o il monopolio di quei tratti di spiaggia sui quali si era scoperto dell’oro. A noi dunque non restava che partire da  quel paese  desolato e glaciale …” (Errico Malatesta, Galileo Palla e i fatti di Roma, in La Rivendicazione, 23 maggio 1891 )
Bibliografia: in  Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 120-121                        

 Tornati  nel 1887, a Buenos Aires  , passando attraverso molte peripezie, Errico Malatesta e   Galileo Palla aprirono una piccola  tipografia, da dove avviarono , sia attraverso giornali , opuscoli e conferenze una intensa  attività di propaganda grazie alla quale, contribuirono, tra l’altro, alla nascita  del Sindacato dei fornai. ( "Sociedad cosmopolita  de resistencia y colocacion de obreros panaderos "). Lo statuto di questo sindacato scritto personalmente da Malatesta servì, poi, come  esempio per gli statuti di altre associazioni operaie , che poi più tardi confluirono nella F.O.R.A. ( "Federacion Obrera Regional Argentina").  Nel 1989  partì da parte del governo la denuncia contro  quella piccola tipografia  di fabbricare moneta falsa.  Accusa che poi si rivelò falsa.(cfr. brano)

Brano da commentare : «Verso la fine del 1888 si sparse la voce in Buenos Aires che correvano dei biglietti falsi del Banco di Cordova, di 50 nazionali . Ciò gettava panico nella città dove c’erano in giro molti biglietti di quel taglio.  La polizia non sapeva che farsi ed i giornali incominciarono  a insinuare che i  biglietti falsi emanavano dallo stesso governo. Finalmente un giorno  trovando che Galileo Palla abitava in una casina fuori dall’abitato, lo arrestò e trovandogli addosso precisamente un biglietto del taglio del sospetto, aprì un’ inchiesta sul suo conto come indiziato di fabbricazione o spendita  di biglietti falsi. Il Palla per non far noia ad alcuno si rifiutò di nominare i suoi amici; ma la polizia scoprì che era amico mio e lo comunicò  a dei giornalisti i quali, col sistema americano, incominciarono a fare degli articoli sensazionali dai titoli « La grande cospirazione anarchica capitanata da Malatesta; Di dove gli anarchici pigliano i quattrini, ecc. ecc. Risultato di tutto questo fu che dopo poco tempo Palla fu rimesso in libertà per inesistenza di reato e si ebbe restituito il biglietto sequestratogli che fu riconosciuto buono . Contro di me poi non fu nemmeno iniziato un procedimento.... «  ( Errico Malatesta in L’ Agitazione, 23 aprile 1898)

Bibliografia : Errico Malatesta Autobiografia mai scritta . Ricordi ( 1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro di Pe aola, edizioni Spartaco , 2003 pp. 125 e anche Massimo Michelucci, Galileo Palla (1856-1944) Anarchico notissimo, audacissimo, pericolosissimo  ISRA Istituto Storico Resistenza Apuana,  2014 p. 64.

 
Tornato in Europa, dopo un breve soggiorno a Nizza dove pubblicò il giornale L'Associazione si trasferì insieme a  Luisa Minguzzi , Francesco Pezzi e Gaetano Palla,  a Londra.   

CONGRESSO DI CAPOLAGO : ERRICO MALATESTA,MARIA LUISA PEZZI, AMILCARE CIPRIANI, FRANCESCO MERLINO, PIETRO GORI, PAOLO SCHICCHI
 Verso la fine del 1890, insieme a Luisa Pezzi, Malatesta si recò al Congresso di Capolago ( gennaio 1891) , in Svizzera, a cui parteciparono, tra gli altri,  anche  Francesco Saverio Merlino, Pietro Gori, Amilcare Cipriani e dove sulla tendenza  antiorganizzatrice  e individualista promossa tra altri da Paolo Schicchi prevalse quella organizzatrice e socialista finalizzata a promuovere  agitazioni tra le masse operaie e contadine. Per il raggiungimento di tale  fine si costituì  la “Federazione di un partito socialista anarchico rivoluzionario internazionale “ i cui obiettivi furono riconfermati da Malatesta anche un anno dopo sul giornale francese  La Révolte(cfr. brano)
Brano da commentare: “Noi non ci contentiamo del godimento aristocratico di conoscere o credere di conoscere la verità. Vogliamo la rivoluzione fatta dal popolo e per il popolo ….  E quindi,  “per quanto possibile oggidì, vogliamo conquistare le masse alle nostre idee, e perciò dobbiamo restare sempre tra le masse, lottare e soffrire con loro e per loro … entrare nelle associazioni operaie e dove queste non ci sono crearne …. Organizzarci nei nostri gruppi per coordinare le nostre forze e intenderci per rendere più efficaci i nostri sforzi [ …  ] “ Noi crediamo che l’accordo, l’associazione, l’organizzazione sono la legge della vita e il segreto della forza, oggi come dopo la  rivoluzione “ ( Errico Malatesta, Questioni di tattica  in La Révolte  ottobre 1892)
Bibliografia: in Luigi Fabbri, Malatesta, l’uomo e il pensiero, Edizioni RL 1951 pp. 185-186.  A tali obietttivi , che Malatesta riconduceva alla I Internazionale dei lavoratori, egli fu sempre fedele anche negli anni succesivi, cfr. per esempio  l'articolo Gli anarchici nel movimento operaio in Umanità Nova , ottobre 1921 in Errico Malatesta. Scritti scelti a cura di Gino Cerrito, La  Nuova Sinistra Samonà e Savelli p. 108 ss. e anche , dopo l’ascesa al potere del fascismo,  Un progetto di organizzazione anarchica,in Risveglio , ottobre 1927  in Errico Malatesta, Pensiero e  Volontà, terzo volume  , a cura del movimento anarchico italiano con prefazione di Luigi Fabbri,  pp. 300-301 

Tra il 1891 e il 1892 Errico Malatesta si recò per un giro di conferenze in Spagna in un momento in cui assai alta era la tensione  politica caratterizzata da numerose e  per lo più spontanee  rivolte popolari , tra cui per esempio quella di Jerez de la Frontera.   
        
FUGA IN BARCA  DI ERRICO MALATESTA DA LAMPEDUSA


Nel 1897 clandestinamente  Malatesta fondò ad Ancona  un giornale L’ Agitazione e l’ anno successivo partecipò in quella città ai  Moti del pane del 1898”. Arrestato fu condannato a  sette mesi di reclusione nel carcere di Ancona e poi alla scadenza della pena, fu deportato nella isola di Ustica  e poi in quella di  Lampedusa, da dove Malatesta riuscì nell’aprile del 1899 a fuggire  in una piccola barca insieme ad altri  due compagni, e, attraverso la Tunisia, raggiunse  avventurosamente Londra. Venuto poi a conoscenza che , dopo l’ immediata sostituzione del direttore del carcere, si era abbattuta, sull’ isola, una durissima repressione da parte della polizia carceraria , Malatesta in una lettera, spedita da Londra e  indirizzata al  giornale  socialista italiano L’ Avanti,  scagionò tutti gli altri deportati rimasti nell’isola da ogni responsabilità per la sua  evasione. (cfr. brano)
Brano da commentare:   “ Leggo che i miei compagni di Lampedusa sono fatti segno a noie e persecuzioni a causa della mia fuga. Permettimi di far osservare ai perspicaci birri d’Italia che io non posso avere avuto complici fra i coatti, poiché naturalmente i complici sarebbero stati anche compagni di fuga. Un complice l’ho avuto di certo ed è stato il governo, il quale , mandandomi come coatto all’isola abitata da una popolazione generosa e intelligente, mi assicurò incoscientemente la simpatica cooperazione di centinaia di cittadini “ ( Lettera di Malatesta a L’ Avanti, Londra giugno 1899)
Bibliografia: in  Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 153                        

ERRICO MALATESTA FERITO DA PAZZAGLIA E SALVATO DA GAETANO BRESCI
  Nell’estate del 1899  Malatesta fece un giro di conferenze  negli Stati Uniti e a Cuba.  Particolarmente importante fu  la sosta a Paterson, nel New Jersey, dove vi era una  forte concentrazione di militanti anarchici italo-americani , tra cui , come è noto,  Gaetano Bresci (cfr. post…. )  e  Giuseppe Ciancabilla, direttore della “ Questione Sociale ed esponente di rilievo della corrente antiorganizzatrice.  In seguito  alle conferenze di Malatesta  si giunse a un certo attrito tra organizzatori e antiorganizzatori che degenerarono  in  un attentato fortunatamente fallito  contro  lo stesso Malatesta  da parte di  un certo Domenico Pazzaglia  (o  , secondo   Armando Borghi, Passigli), contro il quale non fu mai sporta denuncia . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ecco i fatti: Malatesta dava una conferenza a West Hoboken (ora Unionj City. N.J.) Vi fu discussione. Interruzioni. Ciancabilla non era affatto presente. Un tipo losco – un tal Passigli – sconosciuto dai più e tenuto in conto di niente dai pochi cui era noto., volle investirsi  della parte contro di Malatesta. Sbraitò alquanto. Rimbeccato, estrasse il revolver e sparò. Errico rimase ferito a una gamba. Il feritore fu disarmato da Gaetano Bresci, che dei più tolleranti, apparteneva al gruppo di Malatesta. Il quale si è portato  nella tomba la pallottola, che gli serviva – diceva talvolta celiando -  a  segnarli … il mutar del tempo. E non attribuì mai a quel gesto una responsabilità che andasse oltre l’incoscienza dello sciagurato che l’aveva compiuto.” ( Armando Borghi,  Errico Malatesta in 60 anni di  lotte anarchiche … )

Bibliografia: Armando Borghi, Errico Malatesta in 60 anni di lotte anarchiche, Samizdat 1999, p.    . Cfr. anche  Gianpietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico internazionale 1872-1932 , Franco Angeli, Storia, 2003  p. 287, dove tra l’altro,  si dice che oltre a disarmare Pazzaglia “pare che Bresci abbia avuto anche il merito di far deviare il colpo .

LA FAMIGLIA DEFENDI: da sinistra : VIRGINIA, ENRICUCCIO, ADELE, COCO',  EMILIA, GIOVANNI, GIANNETTA, GIUGIU', ERRICO MALATESTA. NE HO FATTA, PER SBAGLIO,  UNA IN PIU'


Dopo questi viaggi tornò a Londra, dove restò  per circa 13 anni   lavorando  come meccanico ed elettricista e frequentando assiduamente la famiglia Defendi  composta  da  EMILIA  TRUNZIO ( 1858-1919), moglie dell' l’ex garibaldino GIOVANNI DEFENDI ( 1849-1925),   che, prima di essersi definitivamente  stabilito a Londra per avere partecipato alla difesa  della Comune di Parigi era stato rinchiuso in una prigione francese  per 10 anni e i loro  6 figli : VIRGINIA nata nei primi anni ottanta e poi maritata all’anarchico GIULIO ROSSI), ENRICO   (1883-1913)  militante anarchico da quando aveva  quattordici anni, più volte in carcere per le sue idee ed azioni  , morto di tubercolosi a  30 anni,  ADELE  nata nel 1885,  ATTILIO detto COCO’  nato nel 1888,  GIANNETTA  nata nel 1890  E GIULIETTA (Giùgiugiù)  nata nel 1893.Malatesta fu, durante tutta la sua vita, molto legato a questa famiglia tanto da considerarsi parte di essa. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Dalla fine del 1889 al principio del 1897 [Malatesta] rimase quasi sempre a Londra dove, abbandonata Fulham e successivamente le vicinanze della DEuston station, si recò ad abitare per tutti i rimanenti anni di esilio in casa della famiglia Effendi, prima in High street, Islington , N., e poi nei pressi di Holborm. Non vidi mai la sua officina (per impianti elettrici, ecc.) che era situata non molto lontano. [...] La famiglia che l'ospitava, coi figlioli già divenuti adulti, la bottega italiana, i compagni italiani di passaggio o residenti a Londra, gli crearono intorno un'atmosfera così calda da allietargli anche i giorni più tristi dell'inverno londinese. Fu così nel novanta, fu così trent'anni dopo. Non le comodità, ma neppure l'indigenza e tutto intorno la tranquillità derivante dalla perfetta sicurezza.  " ( Max Nettlau, Errico Malatesta..)
Bibliografia: Max Nettlau, Errico Malatesta. Vita e pensieri. Edizioni Immanenza, 2015, p. 127
A Londra nel 1910 si  tentò inutilmente  di coinvolgerlo in un furto di alcuni emigrati lettoni  ai danni di una  gioielleria situata  nel quartiere Houndsdtich  , che si concluse  con una sparatoria tra  banditi e poliziotti e all’uccisione di tre agenti  e un  rapinatore.  Gli altri componenti della banda riuscirono a fuggire. Dopo qualche  settimana l’abitazione di Sidney Street  in cui i rapinatori  erano rifugiati fu assediata dalla polizia e da reparti dell’ esercitoguidati personalmente dal ministro degli interni Wiston Churchill.   I due ladri furono uccisi e tutti coloro, prevalentemente lettoni  , che avevano avuto contatti con loro  furono sottoposti a processo., da cui furono, poi , assolti(cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Io [Malatesta] naturalmente non avrei avuto nessuna ragione per interessarmi né dell’orefice che era un ricchissimo strozzino, né dei ladri che cercavano di fare illegalmente quello che l’orefice faceva con forme legali, né dei poliziotti che facevano il loro mestiere e dovevano affrontare rischi del mestiere. Ma, come al solito, i giornali dissero che i ladri erano degli anarchici, tanto più che il mio nome comparve in quell’affare per circostanze che sarebbe troppo lungo spiegare e che furono d’altronde rigorosamente vagliate dalla polizia e dai magistrati. Ed io, intervistato, dichiarai che era una calunnia attribuire agli anarchici quel tentativo e che fra tutti coloro che la polizia accusava  non ve n’era  alcuno che avesse mai manifestato delle simpatie per le idee anarchiche. Era la pura verità e fu ammessa da tutti gli accusati, i quali  del resto furono tutti assolti dai giurati”. ( Errico Malatesta,  Scarfoglio,  in Umanità Nova, settembre 1921 )

Bibliografia: in  Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 153                        
Questo tentativo di coinvolgere Malatesta nell’ “affare  Houndstdich “ fu opera soprattutto  dell’  infiltrato/spia nel movimento anarchico,  Enrico  Belilli, le cui continue provocazioni  indussero nell’aprile del 1912,  Malatesta a  denunciarlo ,  all’interno del movimento anarchico, pubblicamente, come spia , in un volantino intitolato Errico Malatesta alla colonia italiana di Londra. Per un fatto personale. Belilli , manovrato dalla polizia politica italiana in probabile collusione con la polizia inglese, ,   approfittò di ciò,   per denunciare all’ autorità giudiziaria inglese. Malatesta del reato di diffamazione Durante il processo  Malatesta ribadì fieramente le sue accuse, che non vennero però  prese in considerazione dai giudici. (cfr. brano)
Brano da commentare :  “ … Quando ho pubblicato la circolare ho detto che molte persone potrebbero pensare che Belelli era una spia della polizia italiana. Quando ho detto che non sta svolgendo un onesto commercio come libraio intendo implicare che riceve il suo denaro come spia della polizia italiana. Quando dico che è un bugiardo, intendo dirlo.  Quando ho detto che posso dimostrare come ricevo ogni mezzo scellino dei miei guadagni, intendevo dire che  guadagno da vivere onestamente. Ho sfidato Bellili  a fare lo stesso. [ …. ]. Non sono andato a casa di Bellili con l'intenzione di dirgli che ero in disaccordo con l'Italia rispetto alla guerra. Non ho detto che ero contro tutti gli italiani - sono un italiano io stesso.  Belilli ha detto alla colonia italiana che desideravo che tutti gli italiani fossero uccisi - o qualcosa del genere - per influenzare la colonia italiana, ma non c'è riuscito. ..... “( Controinterrogatorio di Malatesta durante il processo  - 1913 )
Bibliografia: in  Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 160-161                        
Il tribunale  condannò Malatesta a tre mesi di prigione e ordinò che, dopo  la pena, fosse espulso dall‘ Inghilterra.
 


  
 







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