venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: (1) UNIONE SINDACALE ITALIANA , ARMANDO BORGHI (1882-1968), VIRGILIA D’ANDREA ( 1895-1933), ALIBRANDO GIOVANETTI (1876-1954)

                                                                     

UNIONE SINDACALE ITALIANA  (USI). Nel 1912,  in reazione alla progressiva dipendenza della  Confederazione Generale del Lavoro  dalla corrente riformista del Partito Socialista Italiano,  fu fondato un sindacato rivoluzionario autonomo da ogni partito politico e antistatalista. Al suo interno convivevano marxisti rivoluzionari e  anarchici. Nel 1915, un anno dopo lo scoppio della I guerra  mondiale, si produsse all’interno di questa organizzazione una grave scissione tra interventisti (Corridoni, De Ambris ed altri) ed antiinterventistiti ( tra cui Borghi,  la D’Andrea, Meschi, Sassi, Giovanetti).  (  su  Armando Borghi e  Virgilia D’Andrea, si veda  il post a parte)  Nel dopoguerra  , durante il biennio rosso,  l’ USI condusse, sino all’instaurazione della dittatura fascista,  numerose lotte operaie . Il simbolo del gatto selvaggio , che ho posto all’inizio di questo post ( e che probabilmente deriva dall’ ‘  INDUSTRIAL WORKERS OF THE WORLD (IWW), movimento sociale rivoluzionario  americano fondato nel 1904) è stato adottato, per quanto ne so, dall’ USI solo ,molto più tardi,  in tempi alquanto recenti . L’ho scelto per evidenziare in qualche modo l’attualità , ancora oggi, di questa organizzazione. Originari sono comunque i colori rosso e nero che sembra siano proprio caratteristici  dell’anarco-sindacalismo italiano e spagnolo e secondo alcuni anche pre-sindacali.
Brano da commentare: “  Unione Sindacale Italiana. A tutti i lavoratori d’Italia. E’ una vecchia gloriosa bandiera quella che  risolleviamo. Essa copre l’opera paziente della preparazione e si  spiega nelle audacie sante alla rivolta, il suo drappo si tinge col sangue dei martiri e non si sbiadirà nei languidi colori della pace sociale. Vesilllo di speranze e di battaglia. All’ombra sua si raccolgono solo i forti cui non impaurisce il sacrificio, i combattenti che sanno affrontare la lotta con gioia.  E’ l’insegna della I Internazionale quella che risolleviamo, compagni! Quanti sentono lo svilimento dello avvenimento presente, Quanti nutrono ancora fede nei destini del proletariato, vengano con noi, in questo esercito di liberi che vuol muovere verso le rosse aurore della Rivoluzione Sociale.  Viva l’organizzazione operaia! Viva L’ Unione Sindacale Italiana !   ( Manifesto dell ‘USI 1913) .                                                                              
ARMANDO BORGHI





Armando Borghi nacque a Castel bolognese e divenne anarchico fin da giovinetto.  Assai attivo ed efficace oratore , subì  continui arresti, processi  e incarceramenti . Il suo anarchismo si ricollegava all’ internazionalismo antiautoritario delle origini e si distingueva fortemente dal” darwinismo sociale”, fondato sulla teoria della selezione naturale applicata in campo sociale, che si stava facendo strada anche tra alcuni cosiddetti anarchici. (cfr. brano da commentare).

Brano da commentare : “ Intrapresi su L’ Aurora una polemica sul tema: Il nostro e l’altrui individualismo […] In sostanza io sostenevo allora, e sostengo tuttora, che non bisogna confondere l’individualismo amoralista con la dottrina degli anarchici autentici. Quella esalta il trionfo dell’ immoralismo. Questa è  motivata da una ferma ispirzione morale. Gli pseudo anarchici alla Tancredi , o individualisti “puri” – come allora si denominavano – affermavano la libertà assoluta, illimitabile dell’individuo. Secondo loro, lindividuo deve obbedire unicamente agli stimoli istintivi, cioè animali, e la sua potenza si estende fin dove possono arrivare le forze proprie e la debolezza altrui. […] Ma la dottrina anarchica autentica, mentre incitava ed educava l’uomo a respingere ogni attentato alla propria  personalità , gli insegnava anche il dovere di arrestarsi dinanzi alla personalità altrui, anche se l’altrui debolezza o acquiescenza gli rendevano possibile oltrepassare quell’argine. […] In che cosa la società anarchica sarebbe superiore a quella borghese, se i deboli e gli inesperti non trovassero garantita la loro esistenza, e se dovessero vedere nei forti non i protettori della loro debolezza, ma gli speculatori autoritari di quella debolezza. Noi accusiamo la società borghese non perché professa, ma perché tradisce certi principi morali, che pur essa proclama. Noi non irridiamo a quei principi. Essi non sono borghesi, sono umani. …” (Armando Borghi, Mezzo secolo di anarchia…)

 Bibliografia : Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, edizioni Anarchismo pp. 78-79 

Nel primo decennio del  secolo si impegnò attivamente, al fianco di MARIA RYGIER  (cfr. post ABBASSO LA GUERRA!) contro il militarismo e la guerra di Libia.  Condannato per avere, in un articolo, approvato il gesto di AUGUSTO MASETTI (cfr. post LA SETTIMANA ROSSA) fuggì in Francia  dove a Parigi venne in contatto con con italiani in esilio, tra cui Amilcare Cipriani e noti compagni anarchici francesi , tra cui James Guillaume, Sebastien Faure , Emile Pouget ed altri  . Fu l’ammirazione per la Confederation General du Travail (CGT), ancora prevalentemente libertaria, che lo spinse , al suo ritorno in Italia,  a partecipare alle lotte del  movimento operaio e sindacale . Dalla sua  iniziale adesione alla Confederazione Generale del Lavoro (CGIL), fondata nel 1907,  si spostò, poi,  su posizioni sempre più rivoluzionarie e aderì all’  Unione Sindacale Italiana (USI) , pur mantenendo costantemente  i suoi ideali anarchici . ( brano da commentare)

Brano da commentare: “ Gli anarchici si dividevano in tre correnti. Una parte era indifferente al nostro lavoro nell’interno della organizzazione operaia perchéP non accettava nessuna forma di organizzazione. La maggioranza lavorava con noi nell’Unione sindacale senza distinzioni e suddistinzioni. Una terza corrente accettava bensì l’Unione sindacale come fatto inevitabile dati i sistemi centralisti e dogmatici, e soprattutto data la dipendenza della Confederazione del Lavoro dal Partito socialista; ma considerava in linea ideologica  l’unità dell’organizzazione operaia come condizione necessaria ad un movimento efficace; la nostra divisione dalla Confederazione era un male inevitabile, ma era un male. Ed aveva ragione. Su quest’ultima linea, cioè l’associazione politica a cui io aderivo e che era ispirata dal Malatesta. L’ Unione anarchica non deve essere confusa con l’ Unione sindacale.  L’Unione anarchica anarchica non era per l’Unione sindacale  quello che il Partito socialista era per la Confederazione”( Armando Borghi, Mezzo secolo di anarchia…)

Bibliografia : Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, edizioni Anarchismo p. 136. Cfr. anche Fabrizio Giulietti, Storia degli anarchici italiani in età giolittiana, Franco Angeli Storia, 2012 p. 225-248, dove l’autore dedica un paragrafo alla concettualizzazione sindacalista anarchica di Armando Borghi.

Nel 1914, dopo l’allontanamento dei dirigenti interventisti,  fu eletto  segretario dell’ USI ,che grazie al suo impegno ed entusiasmo non perse, nonostante il clima di euforia nazionalista che  aveva contagiato tanta parte della sinistra rivoluzionaria, le sue originarie caratteristiche di movimento classista, internazionalista e antimilitarista (cfr.  brano da commentare).
Brano da commentare: “  Così nacque la leggenda di Borghi “fondatore “ dell’Unione Sindacale Italiana” ( parlo a quelli che applaudirono e a quelli che fischiarono) . Se si intende dire che nel settembre 1914 io ricreai in un certo senso l’Unione sindacale italiana, con la mia decisione, perché ero in quel momento il militante più indicato per suscitare lo slancio, l’entusiasmo e la volontà di quanti anelavano a salvare quel movimento da una fine ignominiosa, non ho niente da dire in contrario. Dico anzi che sembra anche a me la verità. Mi vergognerei, se si dicesse che la mandai in malora, quando anche solo come vessillo di internazionalismo o di antiunionsacrée la nuova Unione sindacale italiana aveva la sua ragione di essere, in quel momento storico in cui ogni governo voleva ai suoi piedi un operaio vestito da pagliaccio, che battesse con le ossa dei morti, sul tamburo della guerra, l’inno del militarismo liberatore.” (  Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, pp. 159-160) 
Bibliografia : Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, edizioni Anarchismo pp. 159-160 

Quest’incarico lo mantenne anche , nonostante frequenti interruzioni, dovuti  a periodi in cui era in viaggio  per conto del sindacato ( da ricordare quello nella Russia bolscevica). .  Il 13 ottobre 1920 fu arrestato e  incarcerato a Milano  a San Vittore, dove lo raggiunsero da lì a poco Errico Malatesta e Corrado Quaglino. con cui iniziò il 15 marzo 1921, uno sciopero della fame per protestare contro l'autorità giudiziaria , che li deteneva illegalmente rinviando a tempo indeterminato il processo. Il 30 luglio, dopo un processo , iniziato finalmente il 26 luglio, furono tutti e tre assolti e scarcerati.  ( cfr. post ERRICO MALATESTA: 1914-1932). Dopo l' ascesa al potere  del fascismo Borghi fu costretto ad andare in esilio in Germania,  in Francia,  e infine nel Nord America.  Interessanti sono alcune osservazioni di Borghi sulla realtà americana di quelli anni, , precorritrice, sotto più  aspetti, della  odierna società dei consumi . (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Quando arrivai negli Stati Uniti, alla fine del 1926, la famosa prosperità, frutto del sangue sparso nella guerra  wilsoniana, era al suo zenit. Non mancavano gli straccioni, i rifiuti del macello industriale, i disoccupati e quei sottoproletari che sono i negri. Ma chi arrivava dall’Europa era colpito dall’abbondanza, dallo sperpero dalle tavole imbandite, dalla sazietà, dalle case veri musei di ninnoli e di rarità decorative e meccaniche. […]  C’era in tutta quella “prosperità” una negligenza dei valori ideali, che vi lasciava insoddisfatto. Dipenderà dal fatto che io sono negato ai numeri, ma tutte le statistiche americane mi parevano pavoni che facessero la ruota entro gabbie d’oro esposte all’incendio. E l’incendio venne nel 1929: fortune inabissate nel crack di Wall Street, fallimenti, chiusura di prestiti, proprietà inghiottite nella voragine, case abbandonate che nessuno comprava e che il tempo e il gelo mandavano in rovina. Allora la gente non trovò nelle riserve morali di una povertà ribelle la lena per tenere testa al rovescio. Non vi furono né proteste né rivolte. Vi fu il panico, la mendicità, il suicidio. Povera ricca America! … (Armando Borghi, Mezzo secolo di anarchia…)”

Bibliografia : Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, edizioni Anarchismo pp. 335-336


ARMANDO BORGHI
 

Dopo la II guerra mondiale tornò in Italia e diresse per lungo tempo Umanità Nova. Scrisse numerosi libri , tra cui Mezzo secolo di anarchia , fondamentale , a mio parere, per avere dato una visione appassionatamente vissuta della storia dell'anarchismo italiano nella prima metà del  XX secolo. Morì nel 1968

Concludo infine con un brano posto alla fine di una raccolta di testi  scelti  di Armando Borghi, prevalentemente  pubblicati su Adunata dei refrattari negli anni trenta e quaranta del 1900. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “  …I nodi tornano al pettine . Il progresso nelle mani dell’autorità, divora il progresso. La democrazia nelle mani dello  Stato divora la democrazia. La scienza nelle mani del monopolio distrugge con potenza di esplosione tellurica la stessa ricchezza. E nello spaventoso abisso di ogni ragione, guatano tutte le aberrazioni dogmatiche, cospirano tutte le resurrezioni oscurantiste, che sbucarono dalle notti di terrore dell’uomo nudo di ogni difesa e d’ogni raziocinio, in presenza delle collere e degli stessi sorrisi della natura. Di fronte a tanto flagello del senso comune, la mente umana ha ancora la riserva di qualche minoranza che non appartiene alla razza delle pecore pazze. Quella minoranza deve avere fede in sé stessa. […] Che  la minoranza che ha oggi la torcia della libertà, abbia, eguale alla speranza dei vinti, la fermezza, la chiaroveggenza, la potenza di analisi e di sintesi necessarie ad orientarsi nel caos! ….” ( Armando Borghi, Anarchia e democrazia incatenate  insieme  IX, 27, 5, 1944 )

Bibliografia: Armando Borghi. Un pensatore e agitatore anarchico , pubblicato a cura dei G.I.A. ( Gruppi di Iniziativa  Anarchica) 1988 pp. 442 e 443. Sugli ultimi anni di Armando Borghi e le vicende politiche , in cui fu coinvolto, e di cui io , a quei tempi, avevo capito molto poco, rinvio a Giampiero Landi,  Armando Borghi protagonista e critico del sindacalismo anarchico in Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana,  U.S.I.-A.I.T. 2012 pp. 87-89

 

VIRGINIA D' ANDREA
 :

 

VIRGILIA D’ANDREA ( 1888-1933) poetessa, insegnante, giornalista, scrittrice, anarco-sindacalista . Morta la madre, il padre  si era appena risposato che venne ucciso da un suo rivale  in amore E Virgilia D’ Andrea  fu rinchiusa a sei anni in un collegio  di suore , dove uscì  nel 1909. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ … Avevo perduto padre, madre e due fratelli nel giro di pochi mesi. Il mio tutore, accordo dopo la terribile sventura che aveva distrutto una intera famiglia, mi aveva improvvisamente  strappata dalla bianca, bella casa paterna, tutta rilucente di sole , […] e mi aveva lasciato  sulla soglia del collegio, con queste parole: Ricordatevi che voi siete sola, che voi non avete più nessuno: non potete perciò permettervi i capricci delle altre bambine. Pensate a farvi da sola una vita.” E queste parole così aride e fredde, che erano state dette  solo a scopo di conforto, avevano, invece, fatto maggiormente soffrire la mia piccola anima, …” ( Virgilia D’Andrea, Bresci nei miei ricordi  )

Bibliografia: Virgilia D’Andrea, Torce nella notte , Galzerano  Editore 2003 ( ristampa anastatica della prima edizione americana, New York,  1933) pp. 51-52 Cfr. anche pp. 52-61 dove Virgilia D’Andrea ricorda come, da adolescente, fu la poesia Il regicida di Ada Negri, ad  illuminarla sulle vere motivazioni di Gaetano Bresci, che, quando era ancora una bambina,  la suora, direttrice del collegio, aveva, perentoriamente,   definito “un pazzo ed un criminale”.

Ottenuto nel 1910  il diploma di maestra, Virgilia  D’andrea  insegnò probabilmente nella provincia di Sulmona e poi a Terni. Nel 1915, rimase intrappolata dentro le macerie durante il terremoto di Avezzano e riuscì a malapena a salvarsi.  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “Diplomata maestra, completò i suoi studi nella Università di Napoli, e si dette all’insegnamento, maestrina del popolo. Povera buona maestrina, che era salita alla cattedra con ancora le trecce di fanciulla, e il cuore amareggiato nella rivolta e nel bisogno di giustizia. Visse a contatto con il popolo nella povertà della maestrina. Il terremoto di Avezzano, l’aveva lasciata in vita. Le era rimasto per tutta la vita l’orrore della sventura che piomba nella miseria e nell’abbandono. Aveva un animo gentile e dava  colore e vita di poesia e i pietà ad ogni cosa che le vivesse accanto. Spiritualmente era una lottatrice indomabile.” (Armando Borghi, Mezzo secolo di anarchia…)

Bibliografia : Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, edizioni Anarchismo p. 174

 


Nel 1917 si iscrisse al partito socialista abruzzese e partecipò attivamente alle manifestazioni delle donne socialiste contro il proseguimento della guerra. Ben presto aderì all’anarchismo e   iniziò a collaborare a diverse pubblicazioni libertarie , tra cui il giornale dell’USI, Guerra di classe , insieme a  Armando Borghi, di cui fu la compagna di vita e di lavoro. (cfr. brano) 

Brano da commentare: “ Nella primavera del 1917 capitò a Firenze Virgilia D’Andrea . Era compaesana di Trozzi e insegnava nelle scuole elementari di Terni.  […] . Aveva le mie stesse opinioni. Era una creatura di eccezione Conosceva la gioia di fare il  bene . Seguiva la voce del dovere a qualunque costo.[…]  Ci  intendemmo e presto fummo marito e moglie. Amore “libero”, dicono taluni, come se potesse esistere l’ amore  “schiavo”. Restammo uniti quindici anni di lavoro, di lotte, di ansie, ostracismi, persecuzioni, carcerazioni, esili, immutati e legati sempre l’uno dall’altra dall’affetto e dalla stima ….” (  Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia,

Bibliografia : Armando Borghi, Mezzo secolo d’anarchia, edizioni Anarchismo pp. 159-160 e pp. 173-174

   Durante i periodi in cui Borghi era assente, la D' Andrea resse  la Segreteria dell’U.S.I.  e durante la detenzione nel 1921 di Borghi e Malatesta, si assunse  anche la redazione di Umanità Nuova  e di Guerra di classe.  Tra gli articoli , scritti in quel periodo, quando le forze della reazione passano nettamente all’offensivaa reazione, mi limitò a citare quello scritto in occcasione del primo maggio 1921. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “Primo Maggio 1921. Sorgerà scialbo e smorto d’amarezza: ed avrà il velo dei ricordi penosi, il pallore della morte. Domani sorgerà l’alba del primo maggio salutata con lo stesso pianto alla gola, gli smarriti, i profughi, i latitanti, i senza casa, senza affetti, i vagabondi, l’adolescente con una vita di spine, il vecchio che non avuto una famiglia, la donna sola votata al sacrificio. Ma tutte queste persone, nonostante ciò “lasciano lungo la strada, un petalo di giovinezza e si curvano a baciare la pietra di un breve riposo, ed hanno sul cuore, una bocca d’amore e nelle pupille la luce di un’idea che non può tramontare ( Virginia D’ Andrea, Primo Maggio, in Guerra di Classe, n.12-13, 26 aprile 1921)

Bibliografia: Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana pp. 170-171. Cfr. anche Giuseppe Galzerano, Virgilia D’Andrea, poetessa della libertà e dell’anarchia, , dovevi è tra l’altro una sintesi degli argomenti trattati da Virgilia D’Andrea su Guerra di Classe tra 1l 1920 e il 1921, in Le donne nel movimento anarchico italiano a cura di Elena Bignami, Mimesis /Eterotopie, 2018 pp. 122-127.

 

VEGLIA

                                          

Durante la dittatura fascista  trovò rifugio in diverse città europee, tra cui Parigi dove fondò e diresse,  dal 1926 al 1927, la rivista mensile “  Veglia”,  di cui uscirono 8 numeri , a cui collaborarono noti anarchici, tra cui, Emma Goldman, Alexander Berkman, Camillo Berneri, Leda Rafanelli, Luigi Fabbri , Armando Borghi e l’anarchico anarco-futurista, Tintino Persio Rasi (Auro D’ Arcola) e  ad artisti, di tendenza espressionista  o futurista,  tra cui Gyula Zilzer,  Luigi Melandri, Paul A. Lobel, Albert Daenens. Nel primo numero della rivista, Virgilia espose il fine che con essa si proponeva. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare : “ Vogliamo fare una Rivista mensile, Virgilia? Mi dissero quella sera alcuni amici. Una Rivista bella, ampia e luminosa. Che dica un poco della nostra angoscia. Che sia la risonanza di questa giornata di dolore. Che sia la eco di tutte le nostre voci. Tristi voci che si chiamano da sentiero a sentiero, da colle a colle, da monte a monte, prima di disperdersi nelle vallate profonde. Che sia il volto e l’anima e il saluto di tutti i nostri fratelli smarriti. […] A me parve di vedere, quella sera, dei Veglianti, fedeli e sublimi in attesa del giorno. Attorno a un braciere ardente fra le braccia immense della notte più buia. Per essere  desti alla prima alba domani. Per essere in piedi al primo rintocco domani. Per rispondere ad alta voce al primo cenno domani. …“ ( Virgilia D’Andrea, Braciere ardente in Veglia, anno 1 n. 1 maggio 1926)

Bibliografia:  in Veglia anarchica mensile (1926-1927) diretta da Virgilia D’Andrea a cura di Giorgio Sacchetti, Nova Delphi Accademia, 2020 pp. 23 e 24. Cfr. anche Francesca Piccioli, Virgilia D’ Andrea, storia di un’anarchica, Centro Studi Libertari Camillo di Sciullo, 2002 pp. 82-85. Nella nota n. 11 di p.82 l’autrice commentando la, bella e al tempo stesso inquietante, immagine di copertina , afferma: “  Forse quella donna è l’Anarchia e quei volti, sono quelli delle migliaia di uomini morti per affermarne l’ideale. …”. Nota:  La fig. 1 è opera , credo, del noto artista espressionista GYULA ZILZER (1898-1969) . La fig. 2 è una mattonella  in creta fatta da me, non altrettanto artistica, ma comunque la tentazione  era troppo forte per non provarci..

 

VIRGILIA D'ANDREA IN AMERICA

Nel 1928 raggiunse   Armando Borghi negli USA ,  dove, amatissima da tutti i compagni, tenne numerose conferenze. Alcune di esse, pubblicate sul giornale anarchico L’ adunata dei Refrattari, furono raccolte e pubblicate dalle Edizioni Antistato di Cesena nel 1956, col titolo Richiamo all’anarchia. Mi limito qui ad estrarre, per ragioni di spazio, solo alcuni brevi brani. ( cfr. brani da commentare)

Brani da commentare: “ Tutto quanto è bello e di grande l’ umanità ha raggiunto attraverso il suo periglioso cammino, è stato sempre quando ha combattuto contro l’idea di Dio, del padrone e del governo . […] Le vampe del pensiero, le magnificenze dell’arte, le meravigliose scoperte, le audacie delle invenzioni, appartengono ai periodi rivoluzionari, in cui l’umanità, stanca dei suoi ceppi, ne schiantava le catene e s’arrestava, inebriata, a repirare il soffio del più vasto e libero orizzonte  […]  Noi non domineremo mai. Noi, fino al giorno prossimo o lontano ( e tanto più lontani quanto voi resterete lontani dalle nostre idee) in cui vi sarà una società fondata sull’accordo libero e volontario nella quale nessuno potrà imporre ad altri la sua volontà, perché ad associarsi saranno la libertà, a fine di accrescersi e di svilupparsi, non di sacrificarsi e ridursi … [… ] Resteremo fuori e contro tutti i governi, ad indicare agli uomini le tante vie, fuori e contro il potere, per affrancarsi e prendersi da sé il proprio bene, la propria felicità […… ] Noi pur gelosi della coerenza anarchica, non abbiamo un dogma programmatico. Anarchia, nelle realizzazioni future, significa libertà di cercare sempre le vie migliori.” (  D’Andrea,“ Richiamo all’anarchia”)

Bibliografia:  in Francesca Piccioli, Virgilia D’Andrea. Storia di un’anarchica,  Centro studi libertari Camillo di Sciullo 2002, p. 124 n. n. 59 e 60 e p. 125 n. 67 e 68 e p. 126 nota n. 72

Morì a New York a 38 anni, facendo, appena, in tempo a vedere la prima copia del suo libro, Le Torce della notte .

Per quanto riguarda, infine,  l’opera poetica di Virgilia D’ Andrea, raccolta nel suo libro Tormento pubblicato nel 1922, e per cui fu denunciata nel 1923 ( primo brano), cito la poesia Non sono vinta  (  secondo brano), scritto in carcere a Milano  nel 1920,  e aggiungo anche  un brano tratto dalla suggestiva prefazione di Errico Malatesta a quel libro.

 Poesia da commentare: 1) Il 27 febbraio 1923, Virgilia D’Andrea viene denunciata come autrice della raccolta "Tormento" perché “Il libro è scritto in versi, ed i versi sono trasmodanti di felina bile  contro l’Italia nei suoi poteri e nel suo assetto sociale: sono versi scritti pensantamente e con studio per istigare a delinquere, eccitare all’odio e vilipendere l’Esercito” così recita il rapporto del funzionario di polizia della Questura di Milano, trasmesso a quella dell’Aquila” (Carlo Maria d’Este ( Centro Regionale Beni Culturali ),   Virgilia D’Andrea….)  2) No, non son vinta. Vibra, in me, più forte,/L'ardente fede ne l'angusta cella, / E frange i ferri e batte le ritorte, / L'onda del sogno, che il mio cor flagella. / No, non son morta. Ma più puri e alati / Getta la penna, nei tumulti, i versi, / Ed essi vanno, azzurri e /fascinati, Verso il nitore di bei cieli tersi. / Quando da sola l'anima cammina, / E insidie e frodi il mondo le congiura / E nel fosco de l'ombra essa indovina / Che v'è l'agguato bieco o la sventura, / E passa e lotta e resistente avanza, / Senza sgomento, verso l'alte cime / Ed aspra più diventa la distanza / E più le sembra il sogno suo sublime; / Quando... pur triste... e fragile parvenza / Inchioda, il mondo, ad ascoltar la voce, / Che dalla cupa e turbinosa essenza/ Urla il martirio de la ingiusta croce, /  Allor s'è fatto di granito il core. / E non cede, non muta e non dispera: /Canto è di sogno che, giammai, non muore... / ... Fonte ingemmata di bellezza vera. / Oh! ben lo so... che se cantato avessi / Le vostre glorie e le dorate sale...  / Se nel tumulto de la vita avessi / Anch'io venduto o spento l'ideale, / Certo mi avreste aperto intero il mondo, / Rose m'avreste sparse sul cammino, / Rete di sogno mèmore e profondo... / Forse... l'alloro... in fondo al mio destino. / Ma ho cantato di cenci... e ho calpestato / Tenero, il fior, de le languenti dame; / Ma ho scoperto i solai... e ho profanato /L'aria col tanfo de l'occulta fame. / Ma ho cantato di stanchi e di perduti, / Di desolati nei singhiozzi proni, / Ho pianto sopra i morti ed i caduti, / E merito la gogna... e le prigioni. /Stringete, dunque, ancor... ferri e catene! / Le azzurre strofe mie battono l'ala / Verso le lotte de le grandi arene... /  Le raccoglie la teppa e le immortala.” ( Virgilia D’ Andrea,  Non sono vinta !, scritta nel carcere di Milano il, 28 ottobre 1920); 3)“ …. Virgilia D’Andrea poetessa dell’ anarchia, degna di prendere il posto che lasciò vuoto il nostro Pietro Gori, scrive e canta perché sente e vuole, e perciò riesce più vere e più efficace di tanti poeti maggiori. Ella si serve della letteratura come di un’arma e nel folto della battaglia, in mezzo alla folla ed in faccia al nemico, o da una tetra cella di prigione, o da un rifugio amico che alla prigione la sottrae , lancia i suoi versi come una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un incoraggiamento ai compagni di lotta…” ( Errico Malatesta, prefazione, Roma, aprile 1922)

Bibliografia: Primo brano in Carlo Maria d’Este (Centro reg.le Beni Culturali), Personaggi illustri in Terra D ‘Abruzzo Virgilia D’Andrea (1888 – 1933) scrittrice poetessa sindacalista anarchica in http://bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/01/CMdEste_Dandrea.pdf. Secondo brano in  Virgilia d’ Andrea , Non sono vinta!  copia anastatica della II edizione Fraternelle, Parigi, 1929, Galzerano editore,1976,  pp. 45-46 e  a p. 13 la suggestiva prefazione di  Errico Malatesta a Tormento  . Infine  per uno sguardo complessivo sulle poesie di Virgilia D’Andrea, cfr. Francesca Piccioli, Virgilia D’Andrea. Storia di un’anarchica,  Centro studi libertari Camillo di Sciullo 2002, p. 124 n. n. 59 e 60 e p. 125 n. 67 e 68 e p. 126 n. 72                                                              

 

  
 ALIBRANDO GIOVANETTI (1876-1954). Operaio, sin da giovanissimo, nello Stabilimento Ferriere di Terni fu presto licenziato per le sue idee sovversive.   Dedicatosi a tempo pieno all’attività sindacale, e avvicinandosi sempre più  all’anarco-sindacalismo ricoprì diverse cariche nelle Camere del Lavoro di diverse città ( Terni,  Savona,Ferrara, Modena, Sesti Ponente).Importanti, e sotto certi aspetti ancora attuali, le sue critiche , alla vigilia della prima guerra mondiale, all’ingerenza di politici di pochi scrupoli nei sindacati e nelle Camere del Lavoro  a fini  meramente elettorali e anche  alla  graduale  degenerazione, rispetto alle origini, del sistema cooperativistico. ( cfr. brani)
Brani da  commentare: 1)  “ Ad essi (= onorevoli socialisti facenti parte dell’Unione Nazionale elezionista costituitisi a Ferrara nel 1911)  non importa che per raggiungere l’unità puramente formale del proletariato di questa rossa provincia, lo dividono, lo spezzettano, in sette o otto anemiche camerette la cui direttiva sarebbe dettata o dalle losche camarille locali o dagli opportunistici atteggiamenti del deputato, riformista e tripolino talvolta, rivoluzionario e barricadiero talaltra, amico degli agrari in Loggia e feroce contro l’agraria in piazza, favorevoli agli scioperi nei comizi e contrario al momento decisivo della lotta. Questa unità da burla l’abbiamo sperimentata per troppo tempo e ne siamo stufi ed arcistufi ... Che importa agli onorevoli il coordinamento delle forze proletarie, quando con l’unità formale riescono a consolidare l’organizzazione  collegiale che  loro assicura i voti e le spese elettorali, infischiandosi degli  statuti e dei congressi provinciali che proclamano alto e forte essere i sindacati estranei alle competizioni politiche? …  La frazione sindacalista che si vedrà oppressa dal politicantismo trafficante non intende passar sotto le forche caudine degli ipnotizzatori del proletariato.” (Alibrando Giovanetti in L’Internazionale 14, febbraio 1914 ) ; 2) “ Una delle più grandi illusioni con le quali si pasce l’ingenuo e generoso proletariato è senza dubbio il fargli credere alla propria emancipazione graduale dallo sfruttamento capitalistico attraverso quello sporadico movimento economico che è la cooperazione. E’ questa una tendenza utopistica che ha fatto già larga breccia tra i lavoratori, i quali però incominciano ad aprire gli occhi dopo un breve esperimento cooperativistico fatto a loro spese ….. Si credeva che la cooperazione avrebbe soppresso lo sfruttamento dell’appaltatore, ma questo riappare sotto altre spoglie. I grossi direttori di cooperative, che intascano le quindici, le venti, le trenta lire giornaliere ( un operaio ne percepisce tre lire, due e cinquanta e non di rado anche una lira e cinquanta al giorno) fra stipendi, indennità, percentuali, diarie, ecc. non guadagnano meno di certi imprenditori contro i quali spesso si sono appuntati gli strali  dei lavoratori sfruttati …. Invece una nuova schiera di parassiti ha creato la cooperazione. “ ( Alibrando Giovanetti,  Cooperazione e Movimento sindacale e Cooperazione e Resistenza, “ Guerra di classe, a. 1, n. 2 e n. 6, aprile e maggio 1915)
Bibliografia :  primo brano Alibrando Giovanetti in  L’Internazionale 14, febbraio 1914  e secondo brano in  Alibrando Giovanetti,  Cooperazione e Movimento sindacale e Cooperazione e Resistenza,Guerra di classe, a. 1, n. 2 e n. 6, aprile e maggio 1915in Unione Sindacale Italiana, Le figure storiche dell’Unione Sindacale Italiana, U.S.I.A.I.T.  2012  pp. 178-179 e p. 180
 
  Antimilitarista e antibellicista subì, durante il primo conflitto mondiale, sistematiche persecuzioni poliziesche e arresti. Nel dopoguerra  assunse la carica di segretario della Camera del Lavoro di Sanpierdarena e  Segretario Nazionale dei Metallurgici (1920-1921). Nel 1922 partecipò con Borghi e la D'Andrea alla fondazione dell’ “Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIT) nel Congresso internazionale sindacale a Berlino.  Pur con il fascismo al potere riuscì, per alcuni anni, dal 1925 al 1928, a collaborare con riviste sindacali rivoluzionarie straniere, tra cui  Il Proletario, organo di stampa in lingua italiana   dell' ‘Industrial  Workers of the Word” ( cfr. post : IWW ), dove  apparve, in 38 puntate, un suo  dettagliato resoconto delle lotte condotte dal sindacalismo rivoluzionario in Italia .  ( cfr. brano) Alla caduta del fascismo,  nel 1943,  pubblicò clandestinamente nella tipografia di  ANTONIO e  ALBERTO MORONI  l’appello “Ai lavoratori d’Italia”.  Morì in un ospizio nel 1954.

Brano da commentare: “ L’identità teorica e metodologica del Sindacalismo  rivoluzionario , col quale le forme organizzative ed i principi ispiranti l’ American Federation  of Labour non hanno niente in comune, e dell’Unionismo Industriale è dimostrata dal fatto che essi hanno una stessa dottrina e filosofia come qui da noi si dice, gli stessi metodi di lotta, lo stesso fine. Perché il Sindacalismo rivoluzionario e l’Unionismo industriale   mirano all’abolizione del sistema del salariato, e alla gestione sindacale della produzione e al controllo della ricchezza sociale a mezzo degli operasi associati nelle libere associazioni del Lavoro .L’antagonismo d’interessi tra borghesia e proletariato, generando la lotta di classe, consiglia i lavoratori ad organizzarsi industrialmente se questa lotta si vuole che sia portata ad un felice compimento, e le forme dell’azione diretta, perno sul quale la dottrina e la pratica sindacalista poggiano, sono le armi che il proletariato organizzato deve impugnare per liberarsi da ogni sfruttamento e da ogni tirannia “
Bibliografia:  Alibrando Giovanetti, Il sindacalismo rivoluzionario in Italia, Zero in condotta, 2004  p. 186                                                                      
 

 
 



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